Storia della Carta
Fabriano
20/11/2001
Per molti secoli la carta è stato lo strumento più utilizzato per la trasmissione e la conservazione dei pensieri e delle idee. I popoli dell’antichità non conoscevano la carta, e la pietra miliare nell’evoluzione storica dei supporti per la scrittura va ricercata sulle rive del Nilo.
Sembra infatti che già intorno al 3000-3500 a.C. gli Egiziani ricavassero i fogli su cui scrivere dal papiro (cyperus papyrus), una canna palustre dal cui fusto estraevano la parte interna.
Quest’ultima veniva successivamente lavorata: le sottili lamelle del midollo della corteccia venivano incrociate parallelamente e perpendicolarmente creando una fitta rete che costituiva il foglio vero e proprio.
Dal VI secolo a.C. il papiro giunse ai Greci (biblos = papiro, ma anche libro) e da qui ai Romani che però oltre al papiro egiziano utilizzavano anche altre piante, quali l’acero, il platano, il tiglio.
A Roma nella prima metà del II secolo a.C. venne introdotta la pergamena, ottenuta attraverso la depilazione e decalcinazione di pelli di agnello, puledro, montone, asino, vitello e maiale.
Ma il vecchio papiro non venne mai completamente sostituito dalla pergamena: questo ruolo fu ad esclusivo appannaggio della carta proveniente dall’Oriente.
L’idea di formare un foglio flessibile e levigato con la semplice feltratura di fibre vegetali appartiene ai Cinesi, che già conoscevano la carta ricavata da una fibra animale: la seta.
Nel 105 d.C. Tsailun, ministro dell’agricoltura, suggerì l’uso del gelso, del bambù e del china-grass (nome inglese di un’erba, nota anche come “ortica cinese”, che forniva un’ottima qualità di fibra tessile).
In Cina la carta fu impiegata addirittura come oggetto di vestiario: tra il V ed il X secolo i preti taoisti indossavano cappelli di carta come pure gli scolari ed i poeti.
Purtroppo la lavorazione della carta rimase confinata in Cina fino all’VIII secolo, quando approdò dapprima in Corea, quindi in Giappone, fino all’Europa attraverso la Via della Seta.
Nel 751 alcuni prigionieri cinesi portati a Samarcanda lo fecero conoscere alle popolazioni turco-arabe e l’uso presto si diffuse in tutta l’Asia Minore: nel 749 fu fondata una fabbrica a Bagdad, poi una seconda a Damasco.
Gli Arabi estesero il nuovo procedimento nell’Africa del Nord e in Spagna, dove nacque una fabbrica nella città di Jàtiva.
L’industria della carta fece la sua apparizione in Europa solamente nel XIII secolo.
In Italia la prima cartiera fu proprio quella di Fabriano, fondata nel 1276: il primo documento ufficiale siglato su Carta Fabriano porta la data del 1283, ed è l’atto notarile che registra l’acquisto di un edificio da parte di un “carthaio” e di altri sei masti cartai chiamati come testimoni.
Dopo Fabriano, i cartai della penisola costruirono altre fabbriche in Italia e sin dal XV secolo all’estero nonostante l’opposizione degli stessi Comuni. Gli altri centri italiani che in quegli anni fecero dell’industria cartacea un proprio punto di forza economico furono Amalfi, Venezia, Genova, Palermo ma anche città non “marinare”, come le “universitarie” Padova e Bologna.
Dall’Est arrivarono in Europa anche quelle che possono essere considerate un importante fenomeno connesso alla fabbricazione della carta: le carte da gioco. La loro origine, ancora incerta (Cina, India, Egitto), sembra legarle al gioco degli scacchi, ma certamente giunsero in Spagna intorno alla metà del ‘300 grazie agli Arabi, diffondendosi rapidamente in tutta Europa dove variarono per dimensioni e figurazioni di paese in paese.
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