Al Fotomuseum Winterthur zoom sull’arte del XXI secolo
The Hobbyst: a Zurigo la fotografia nell'era del selfie
© Alexander Remnev |
Alexander Remnev, Need Adrenaline! 2014
Francesca Grego
20/10/2017
Per qualcuno è un lavoro, per molti un hobby, ma anche il mezzo d’elezione per raccontare il tempo libero. Oggi come non mai, aspiranti cuochi, sportivi, viaggiatori, amanti dello shopping e piloti per diletto sono inclini a convertire le proprie esperienze in immagini fotografiche da condividere.
Ma cosa c’è dietro questo flusso ininterrotto di rappresentazioni? Come è cambiato negli ultimi 40 anni il rapporto tra hobby e fotografia? Qual è il confine tra fotografia professionale e amatoriale nell’era del digitale?
La mostra al Fotomuseum Winterthur"The Hobbyist – Hobbies, Photography and the Hobby of Photography", che ha aperto a settembre scorso e resterà esposta sino al 28 gennaio 2018, prova a rispondere a queste domande con un reportage ideale.
A comporlo sono gli scatti di Diane Arbus, Chris Burden, Ricardo Cases, Bruce Davidson, Alberto Garcìa-Alix, Stephanie Kiwitt e molti altri, ma anche pubblicità vintage e vecchi strumenti di registrazione dell’immagine, testimonianze di una lunga storia in cui l’uso dei media si è fatto sempre più personale e i suoi prodotti sempre più strategici nella rappresentazione del sé.
Un progetto espositivo insolito, dunque, che rispecchia le peculiarità dei temi trattati: “Un fenomeno così diverso e partecipativo come quello degli hobby difficilmente può essere affrontato in una mostra classica”, spiegano i curatori Pierre Hourquet, Anna Planas e Thomas Seelig.
Eckhard Schaar, Bodybuilder 1993 © Eckhard Schaar
DAGLI HIPPY A INSTAGRAM: IL RACCONTO DEGLI HOBBY E L'HOBBY DI RACCONTARE
Dedicata a fotoamatori e voyeur, a chi ha lo scatto compulsivo e a chi vuole osservare il mondo che cambia, The Hobbyist si muove su un duplice binario. Da un lato esplora i labili confini che oggi separano la fotografia professionale dalla galassia eterogenea del dilettantismo, nutrita da tecnologie digitali sempre più accessibili e incline a sfidare vecchie pratiche e gerarchie dell’arte. Dall’altro la mostra prova a dipanare il complesso intreccio dei rapporti tra immagine e realtà, ripercorrendo la storia della cultura dell’hobby. Dagli hippy alla diffusione dell’elettronica, dalla moda del "Do It Yourself" degli anni Ottanta al movimento contemporaneo dei makers, l’indagine va dritto al cuore del concetto di “tempo libero”, mettendone in luce i legami contraddittori con il mondo della pubblicità e dei consumi.
Se a metà del XX secolo Theodore Adorno definiva il tempo libero “un’ambigua e illusoria protesi del lavoro”, oggi la studiosa Doris Gassert commenta così una delle immagini in mostra :“Quando il fotografo russo Alexander Remnev scala i grattacieli più alti senza misure di sicurezza, con il solo equipaggiamento di uno smartphone e di un bastone da selfie, non è solo per catturare panorami urbani mozzafiato. Il brivido del ‘roofing’ e dello ‘skywalking’ non nasce soltanto da un’impresa rischiosa e illegale, ma anche dalla promessa di notorietà e immortalità mediatica oggi implicita nel gesto del fotografare”.
Oggi gioco, lavoro ed economia si incrociano con logiche sempre più difficili da decifrare, continua Gassert: tra gli interstizi, si muove il fascino perturbante della fotografia.
Benedikt Bock, ALEXANDER HALL, 2017 © Benedikt Bock
DENTRO LA FOTOGRAFIA: IL FOTOMUSEUM WINTERTHUR
L’attualità stringente di The Hobbyist si inserisce perfettamente nell’identità contemporanea del Fotomuseum Winterthur, che dal 1993 indaga la scena della fotografia internazionale in tutte le sue dimensioni. Nei locali riqualificati di una ex fabbrica tessile nei dintorni di Zurigo, con le sue mostre il museo fornisce uno spaccato sempre nuovo su una galassia in continuo mutamento.
Fotografia d’arte e testimonianze storiche trovano cittadinanza tra le sue mura, ma anche fotogiornalismo, immagini di moda e di design, fino ad audaci progetti capaci di spaziare dalla fotografia segnaletica alla medicina.
Nelle proposte espositive il lavoro dei più interessanti interpreti contemporanei si alterna a monografiche su grandi autori del passato, mentre un ricco programma di eventi speciali, incontri e laboratori a tema offre ai visitatori occasioni di scambio e sperimentazione.
Da non perdere una visita alla collezione del museo, che comprende oltre 4000 fotografie di maestri di fama consolidata e talenti emergenti dagli anni Sessanta ad oggi.
Nel ricco repertorio, i nomi di Nobuyoshi Araki, Vanessa Beekroft, Nan Goldin, Robert Frank, Thomas Ruff, William Egglestone, Paul Graham, Nicolas Faure.
Ma cosa c’è dietro questo flusso ininterrotto di rappresentazioni? Come è cambiato negli ultimi 40 anni il rapporto tra hobby e fotografia? Qual è il confine tra fotografia professionale e amatoriale nell’era del digitale?
La mostra al Fotomuseum Winterthur"The Hobbyist – Hobbies, Photography and the Hobby of Photography", che ha aperto a settembre scorso e resterà esposta sino al 28 gennaio 2018, prova a rispondere a queste domande con un reportage ideale.
A comporlo sono gli scatti di Diane Arbus, Chris Burden, Ricardo Cases, Bruce Davidson, Alberto Garcìa-Alix, Stephanie Kiwitt e molti altri, ma anche pubblicità vintage e vecchi strumenti di registrazione dell’immagine, testimonianze di una lunga storia in cui l’uso dei media si è fatto sempre più personale e i suoi prodotti sempre più strategici nella rappresentazione del sé.
Un progetto espositivo insolito, dunque, che rispecchia le peculiarità dei temi trattati: “Un fenomeno così diverso e partecipativo come quello degli hobby difficilmente può essere affrontato in una mostra classica”, spiegano i curatori Pierre Hourquet, Anna Planas e Thomas Seelig.
Eckhard Schaar, Bodybuilder 1993 © Eckhard Schaar
DAGLI HIPPY A INSTAGRAM: IL RACCONTO DEGLI HOBBY E L'HOBBY DI RACCONTARE
Dedicata a fotoamatori e voyeur, a chi ha lo scatto compulsivo e a chi vuole osservare il mondo che cambia, The Hobbyist si muove su un duplice binario. Da un lato esplora i labili confini che oggi separano la fotografia professionale dalla galassia eterogenea del dilettantismo, nutrita da tecnologie digitali sempre più accessibili e incline a sfidare vecchie pratiche e gerarchie dell’arte. Dall’altro la mostra prova a dipanare il complesso intreccio dei rapporti tra immagine e realtà, ripercorrendo la storia della cultura dell’hobby. Dagli hippy alla diffusione dell’elettronica, dalla moda del "Do It Yourself" degli anni Ottanta al movimento contemporaneo dei makers, l’indagine va dritto al cuore del concetto di “tempo libero”, mettendone in luce i legami contraddittori con il mondo della pubblicità e dei consumi.
Se a metà del XX secolo Theodore Adorno definiva il tempo libero “un’ambigua e illusoria protesi del lavoro”, oggi la studiosa Doris Gassert commenta così una delle immagini in mostra :“Quando il fotografo russo Alexander Remnev scala i grattacieli più alti senza misure di sicurezza, con il solo equipaggiamento di uno smartphone e di un bastone da selfie, non è solo per catturare panorami urbani mozzafiato. Il brivido del ‘roofing’ e dello ‘skywalking’ non nasce soltanto da un’impresa rischiosa e illegale, ma anche dalla promessa di notorietà e immortalità mediatica oggi implicita nel gesto del fotografare”.
Oggi gioco, lavoro ed economia si incrociano con logiche sempre più difficili da decifrare, continua Gassert: tra gli interstizi, si muove il fascino perturbante della fotografia.
Benedikt Bock, ALEXANDER HALL, 2017 © Benedikt Bock
DENTRO LA FOTOGRAFIA: IL FOTOMUSEUM WINTERTHUR
L’attualità stringente di The Hobbyist si inserisce perfettamente nell’identità contemporanea del Fotomuseum Winterthur, che dal 1993 indaga la scena della fotografia internazionale in tutte le sue dimensioni. Nei locali riqualificati di una ex fabbrica tessile nei dintorni di Zurigo, con le sue mostre il museo fornisce uno spaccato sempre nuovo su una galassia in continuo mutamento.
Fotografia d’arte e testimonianze storiche trovano cittadinanza tra le sue mura, ma anche fotogiornalismo, immagini di moda e di design, fino ad audaci progetti capaci di spaziare dalla fotografia segnaletica alla medicina.
Nelle proposte espositive il lavoro dei più interessanti interpreti contemporanei si alterna a monografiche su grandi autori del passato, mentre un ricco programma di eventi speciali, incontri e laboratori a tema offre ai visitatori occasioni di scambio e sperimentazione.
Da non perdere una visita alla collezione del museo, che comprende oltre 4000 fotografie di maestri di fama consolidata e talenti emergenti dagli anni Sessanta ad oggi.
Nel ricco repertorio, i nomi di Nobuyoshi Araki, Vanessa Beekroft, Nan Goldin, Robert Frank, Thomas Ruff, William Egglestone, Paul Graham, Nicolas Faure.
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