Un percorso a ostacoli

Soane's Museum
 

19/07/2001

Il museo ai numeri 12-13 e 14 di Lincoln’s Inn Fields si sviluppa su due piani, disseminati d’oggetti in ogni angolo e parete. Dimenticate il rigore degli allestimenti museali tradizionali, con la disposizione cronologica delle opere, la divisione per generi o scuole pittoriche, e lasciatevi incantare da quello che era l’universo privato di Soane, un mondo di bellezze variegate, raramente rispondenti alle leggi dell’unicità e dell’autografia. Entrando nella dining room, prima sala dell’itinerario di visita, interamente ricoperta di rosso pompeiano alle pareti, ci accoglie il bel ritratto di Soane dipinto da Sir Thomas Lawrence nel 1828. In mezzo ad una quantità sterminata di libri, chiusi sotto chiave in teche vetrate, emergono due splendidi vasi etruschi (così venivano chiamati nel Settecento i vasi greci provenienti dall’Italia meridionale), entrambi del IV secolo a.C., ammirati da Soane per “il loro straordinario disegno e la loro conservazione”. Seguono due piccole stanze, la prima delle quali era lo studio dell’architetto. Alla finestra lo scrittoio, sulle pareti una frastornante collezione di frammenti di marmo antico (bassorilievi, busti, capitelli), riuniti a Roma dal mercante Charles Heathcote Tatham intorno al 1790 e rivenduti a Soane nel 1816. Nel corridoio successivo ancora marmi e gessi, incluso quello a misure reali della cornice e di un capitello del tempio di Castore e Polluce nel Foro. Nella picture room sono conservate due serie di dipinti di William Hogarth (1697-1764), tra i maggiori artisti inglesi del XVIII secolo: “La carriera del libertino” e “L’elezione”. Con la pittura Hogarth narrava storie ed elargiva insegnamenti morali: disgustato dalla degenerazione dei costumi e della politica, preoccupato per l’ascesa di una borghesia commerciale avida e arrivista, egli raccontava l’ascesa e la caduta dei nuovi dèi (la prostituta, il libertino, il politico) con occhio cinico e spietato. Di solito portava a termine un paio di repliche su tela del soggetto prescelto e poi si dava alla realizzazione delle corrispondenti incisioni, vendute direttamente al pubblico nel suo studio: esse campeggiavano così sulle pareti delle dimore di città e di campagna e dei negozi, sorta di richiamo alla rettitudine e all’onestà. Nella stanza sono esposti inoltre più di un centinaio di altri dipinti: acquerelli di Turner, disegni di Piranesi dei templi dorici di Paestum, e altre opere. Scendendo una scaletta si arriva finalmente al piano interrato. Il Monk’s Parlour (Salotto del Monaco) era per Soane il luogo della riflessione e dell’isolamento, arredato alla maniera “gotica”, con colori scuri e poche aperture. Soane, paladino del neoclassicismo, considerava il gotico utile ai moderni architetti per creare effetti atmosferici di luce e spazio ma criticava “l’irregolare capricciosità delle forme e la disposizione bizzarra” dell’ornamentazione. La cripta fu organizzata con l’intenzione di ricreare l’atmosfera delle camere sepolcrali romane (le catacombe). Molte delle sculture esposte sono modelli in gesso di famosi marmi antichi, spesso realizzati da artisti noti. La camera sepolcrale contiene il sarcofago del faraone Seti I (morto nel 1279 a.C.): rinvenuto dall’archeologo italiano Giovanni Belzoni nella Valle dei Re, esso fu acquistato da Soane nel 1824 dopo il fallimento di una trattativa con il British Museum. Tre feste serali accompagnarono l’ingresso nella casa-museo del pezzo, alla luce di più di trecento lampade ad olio. Risalendo in superficie si visita l’ala ovest del museo, l’originario n.12 di Lincoln’s Inn Fields: il Beakfast Parlour, con il pergolato dipinto sul soffitto e le incisioni di Roma del Piranesi appese alle pareti; la nuova picture room, aggiunta al museo nel 1890 per esporre tre eccezionali vedute veneziane di Canaletto (Veduta di Rialto, Veduta di Piazza San Marco, Veduta di Santa Maria della Salute) bisognose di un’illuminazione chiara e diffusa. Una scala conduce al primo piano, alla drawing room, la stanza preferita da Mrs Soane, dipinta di un giallo “turneriano” molto di moda al tempo. Un bel ritratto a matita della padrona di casa, autografo di John Flaxman, è appeso alla parete sud insieme ad altri ritratti dei membri della famiglia. La visita termina qui. E’ difficile però lasciare l’edificio, per il quale il viaggiatore più curioso continua ad aggirarsi incredulo.

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