L e identità di Salvatore Fiume

30/08/2012

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L’esposizione presenterà 50 opere - 25 dipinti, 15 disegni, 5 sculture e 5 ceramiche - realizzate dall’artista siciliano, ma lombardo d’adozione, in un arco temporale che dagli anni Quaranta arriva fino agli anni Novanta.

Un’importante personale che celebra la figura di Salvatore Fiume (1915-1997), a quindici anni dalla sua scomparsa.
Curata da Alan Jones, Elena Pontiggia, Laura e Luciano Fiume, promossa dalla Regione Lombardia e dalla Fondazione Salvatore Fiume, in collaborazione con ArteSanterasmo, la mostra, dal titolo Le identità di Salvatore Fiume, presenterà 50 opere - 25 dipinti, 15 disegni, 5 sculture e 5 ceramiche - in grado di tracciare una sintesi della produzione artistica di Fiume nella pittura, nel disegno, nella scultura e nella ceramica tra gli anni Quaranta e gli anni Novanta del secolo scorso, dimostrando come la sua personalità, pur rimanendo intatta nel corso degli anni, si evolse costantemente, concependo nuovi temi e sperimentando nuove tecniche.

Il percorso espositivo si snoda in due sezioni distinte: nella prima, s’incontreranno lavori realizzati tra gli anni '40 e gli anni '60, precedenti alla ‘rivoluzione’ stilistica che fece seguito al suo viaggio a Londra nella metà degli anni '60, mentre, nella seconda, si vedranno opere eseguite nel successivo trentennio.
La rassegna si apre con Cristo deriso dai soldati, un olio su masonite del 1946, firmato con lo pseudonimo di Francisco Queyo, un pittore gitano mai esistito, dietro il quale Fiume si nascose in attesa che la sua pittura di allora, ispirata al Quattrocento italiano e alla Metafisica di de Chirico e Savinio, raccogliesse i consensi che fino a quel momento non aveva ricevuto.
Il successo che i dipinti firmati F. Queyo – ispirati al folklore e alla tradizione spagnola - ottennero alla mostra tenuta alla Galleria Gussoni di Milano nel 1948, fu straordinario. Tutti i quadri vennero acquistati e un autorevole critico come Leonardo Borgese scrisse che molti artisti italiani avrebbero dovuto prendere ispirazione dal maestro spagnolo.
L’itinerario prosegue con 8 opere degli anni '40 e '50, ascrivibili al ciclo delle Città di statue, in cui è manifesta l’influenza dell’arte rinascimentale italiana, come quella delle ricerche metafisiche di de Chirico, Savinio e Carrà.
Fiume propose - questa volta firmando col suo vero nome - questi lavori alla Galleria Borromini di Milano nel 1949, riuscendo a impressionare l’allora direttore del MOMA di New York, Alfred Barr, che decise di acquistarne uno, da allora conservato nelle collezioni del museo americano. Le Città di statue contenevano degli elementi di novità, non solo rispetto alla pittura, ma anche rispetto a un ideale architettonico che prefigurava i futuri progetti di Fiume, costituiti da edifici geometricamente antropomorfi e zoomorfi.
La partecipazione alla Biennale d’Arte di Venezia del 1950 segnò l’incontro con Gio Ponti con il quale Fiume iniziò una lunga collaborazione che lo portò a realizzare enormi dipinti per i transatlantici di cui Ponti avrebbe curato gli allestimenti. In quello per il transatlantico Andrea Doria (48 m x 3) Fiume riprodusse svariati capolavori presenti nel nostro paese allo scopo di offrire ai viaggiatori diretti in Italia un’anticipazione di ciò che avrebbero ammirato dal vivo. Fiume creò una serie di spazi (piazze, vie, loggiati) nei quali inserì riproduzioni di opere di Giorgione, Verrocchio, Donatello, Raffaello, Leonardo, Tiziano, Michelangelo e molti altri.
In mostra vi sarà il bozzetto di uno dei grandi pannelli che decoravano il salone di prima classe dell’Andrea Doria, affondata nel 1956.
Ponti, da grande appassionato di ceramica, e raffinato ceramista egli stesso, apprezzava molto i lavori che Fiume realizzava con questo materiale, e li inserì spesso tra i suoi arredi. A Palazzo Pirelli si troveranno due piatti e tre sculture, tutti del periodo ‘metafisico’.
La prima parte dell’esposizione si chiuderà con il ciclo ispirato alla cultura Beat. Alla metà degli anni Sessanta, infatti, Fiume è a Londra, durante la straordinaria stagione della Swinging London. In quel vivace clima culturale nascono opere caratterizzate da una nuova libertà espressiva, evidente soprattutto in quelle realizzate su carta da parati o nei collage, composti da elementi estranei al linguaggio rigorosamente pittorico e che si discostano dai temi trattati da Fiume fino ad allora.
Un capitolo importante della rassegna milanese sarà dedicato alla figura femminile. In particolare, i due dipinti del 1957 e 1958, ispirati al tema della Donna e toro e della Donna e gallo entrambi caratterizzati da un’inedita sensualità, introducono un nuovo passaggio nell’arte di Fiume, sul piano della trasformazione tematica e su quello evolutivo della materia pittorica che, per la prima volta, si fa più luminosa, corposa ed espressiva, grazie anche alle stratificazioni e alle trasparenze ottenute con l’uso della spatola.
La mostra inoltre documenta un ulteriore approfondimento nella ricerca materica con la serie degli affreschi degli anni '80 - concepiti fin dall’inizio in funzione dello ‘strappo’ e della successiva trasposizione su tela - ispirati ai dipinti murari di Pompei e di quelli delle tombe etrusche di Tarquinia.
Nel 1989 Fiume si dedica a un ciclo di 10 Poemi giapponesi - due dei quali esposti a Palazzo Pirelli - nei quali reinterpreta i temi erotici dell’arte del Sol Levante del ‘700 e dell’800.
La parte dedicata alla pittura si chiude con un grande dipinto dal ciclo delle Ipotesi, in cui Fiume fa coesistere su un’unica tela elementi peculiari della propria pittura, come le Isole di statue, con citazioni da capolavori dell’arte europea (in questo caso da Raffaello, Picasso e de Chirico), esemplificando il concetto a lui caro della contemporaneità di tutta l’arte.
Il percorso si conclude idealmente con le sezioni dedicate rispettivamente al disegno e alla scultura. Nella prima, si potranno ammirare 15 lavori su carta, realizzati tra gli anni '40 e gli anni '80, che dimostrano come il segno di Fiume, pur evolvendo, sia rimasto inconfondibile per la sua forza espressiva. Nella seconda, opere plastiche caratterizzate dalla pluralità dei materiali utilizzati, come la ceramica, il bronzo, il legno e il poliuretano espanso. Tra queste, sono da segnalare le due sculture in legno, Mito africano del 1974, e l’Antropotauro, una figura ‘mitologica’ creata da Fiume sul modello del centauro, nella cui parte inferiore le forme del cavallo sono sostituite da quelle del toro.
Accompagna la mostra un catalogo edito dalla Fondazione Salvatore Fiume.

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