A Mantova lo sfarzo della tavola dal 26 aprile al 17 settembre

L'arte del banchetto alla corte dei Gonzaga

Courtesy of MiBACT | Le posate da viaggio di Maria Teresa d'Austria in mostra a Palazzo Ducale
 

Samantha De Martin

26/04/2017

Mantova - Anche lo sfarzo di un banchetto può diventare arte. È un viaggio tra spettacoli di musica e profumo di vivande, tra vesti floreali, vasellami, cuochi, credenzieri e coppieri indaffarati, quello che trasforma il complesso museale di Palazzo Ducale in un lussuoso “desco” del Rinascimento.

Nell'anno che proclama Mantova, insieme a Bergamo, Brescia e Cremona, Regione Gastronomica Europea, la città rende omaggio all'arte della tavola attraverso una mostra, in programma dal 26 aprile al 17 settembre, che ricostruisce lo sfarzoso scenario della convivialità dei prìncipi nel corso di due secoli, dal Cinquecento al Settecento. In questo trionfo di saliere e vasellami con lo stemma dei Gonzaga, in questa luminosa teatralità di arredi attraverso i quali i potenti hanno affidato per secoli alla tavola il messaggio della propria magnificenza, trovano posto circa cento opere provenienti da mezza Europa - tra Salisburgo, Vienna, Bratislava, Graz - oltre ai servizi di posate che l'imperatore Massimiliano I portava con sé nelle battute di caccia, e alla forchetta e al coltello da viaggio di Maria Teresa d'Austria.

In occasione della mostra Ecco il gran desco splende: lo spettacolo del mangiare farà ritorno a Mantova il piatto che adornava la credenza di Isabella d'Este, posto accanto ad altri raffinati oggetti scampati allo spettacolo fragoroso dell'opulenza di banchetti durante i quali “si levavano, si gettavano, e rompevano e grande era certo il numero...”.

Ci sono piatti istoriati con le storie di Adone e Mirra, le coppe in pietra d’agata e oro di Ottavio Miseroni dalla collezione Esterhazy di Eisenstadt o dal museo degli Argenti di Firenze. E c'è soprattutto lo spettacolo delle tovaglie - dal momento che per i conviti non se ne usava certo una, ma due, tre o anche più - che venivano cambiate a seconda delle portate: una regia spettacolare che si accompagnava anche alle bizzarre creature “plasmate” con i tovaglioli in lino inamidato.

Lo spettacolo del cibo prende forma anche tra i trattati di alta cucina, come il volume a stampa di Cristoforo Messisbugo, cuoco di Carlo V e del cuoco segreto di papa Pio V, Bartolomeo Scappi.

«Il convito rinascimentale - spiega Peter Assmann, direttore del Complesso Museale Palazzo Ducale di Mantova - veste i panni dell’arte e interpreta il fasto di una civiltà in grado di trasformare tutto in arte: è soprattutto questo il significato della mostra che parla lungo le nove sale della sede espositiva di straordinari e suggestivi contributi. Purtroppo, specialmente per il Cinquecento, sono pochi gli oggetti sopravvissuti che ci rimandano a quella temperie. Ma in ogni caso il nostro sforzo si è indirizzato a raccogliere pezzi provenienti dalle maggiori collezioni europee sino a toccare la ricerca dello stupore che ci porta nell’età barocca».

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