Dal 4 novembre al Museo Diocesano
A Milano il Natale ha i colori di Raffaello
Raffaello Sanzio, Adorazione dei Magi, predella della Pala Oddi, 1504. Olio su tavola. Musei Vaticani
Francesca Grego
02/11/2022
Milano - Torna anche quest’anno l’attesa iniziativa “Un capolavoro per Milano”: sarà un gioiello di Raffaello Sanzio in arrivo dai Musei Vaticani a scaldare il Natale 2022 con la sua bellezza. Dal 4 novembre fino al 29 gennaio la predella della Pala Oddi si svelerà a cittadini e turisti presso i Chiostri di Sant’Eustorgio, sede del Museo Diocesano “Carlo Maria Martini”. Fresco di restauro, il dipinto può di nuovo sfoggiare i colori preziosi e vibranti preparati personalmente dal maestro urbinate. Come uno strepitoso racconto per immagini, l’opera mette in scena tre episodi evangelici che ben si accordano con l’atmosfera delle feste: l’Annunciazione evoca il senso dell’attesa, mentre l’Adorazione dei Magi celebra la luce e i doni preziosi dell’Epifania. L’ultimo episodio, la Presentazione di Gesù al Tempio, chiude il periodo natalizio quaranta giorni dopo la nascita del Salvatore.
Raffaello Sanzio, Annunciazione, predella della Pala Oddi, 1504. Olio su tavola. Musei Vaticani
Realizzata per la facoltosa famiglia perugina dalla quale prende il nome, questa raffinata tavola dipinta a olio era originariamente parte di una pala d’altare dedicata alla Vergine, una delle più prestigiose commissioni affidate in Umbria al giovane Raffaello. Nella predella riconosciamo l’influsso del suo maestro, Pietro Perugino, e di Piero della Francesca, che come lui aveva frequentato la corte dei duchi di Montefeltro, ma l’impronta del genio di Urbino è già inconfondibile in un capolavoro pervaso di grazia e di dolcezza.
Se la predella della Pala Oddi è ancora in Italia, lo dobbiamo ad Antonio Canova. Commissionata per la Chiesa di San Francesco al Prato di Perugia, nel 1797 l’opera fu requisita dall’esercito napoleonico e portata a Parigi per volere dell’imperatore, che era un grande appassionato di Raffaello. Ventisette anni dopo, Canova ne negoziò la restituzione per conto di papa Pio VII. I perugini attesero invano il ritorno del capolavoro, che invece entrò a far parte delle collezioni vaticane. Ai Chiostri di Sant’Eustorgio la ammireremo in una mostra curata da Barbara Jatta, direttore dei Musei Vaticani, e di Nadia Righi, direttore del Museo Diocesano di Milano.
Raffaello Sanzio, Presentazione al Tempio, predella della Pala Oddi, 1504. Olio su tavola. Musei Vaticani
Raffaello Sanzio, Annunciazione, predella della Pala Oddi, 1504. Olio su tavola. Musei Vaticani
Realizzata per la facoltosa famiglia perugina dalla quale prende il nome, questa raffinata tavola dipinta a olio era originariamente parte di una pala d’altare dedicata alla Vergine, una delle più prestigiose commissioni affidate in Umbria al giovane Raffaello. Nella predella riconosciamo l’influsso del suo maestro, Pietro Perugino, e di Piero della Francesca, che come lui aveva frequentato la corte dei duchi di Montefeltro, ma l’impronta del genio di Urbino è già inconfondibile in un capolavoro pervaso di grazia e di dolcezza.
Se la predella della Pala Oddi è ancora in Italia, lo dobbiamo ad Antonio Canova. Commissionata per la Chiesa di San Francesco al Prato di Perugia, nel 1797 l’opera fu requisita dall’esercito napoleonico e portata a Parigi per volere dell’imperatore, che era un grande appassionato di Raffaello. Ventisette anni dopo, Canova ne negoziò la restituzione per conto di papa Pio VII. I perugini attesero invano il ritorno del capolavoro, che invece entrò a far parte delle collezioni vaticane. Ai Chiostri di Sant’Eustorgio la ammireremo in una mostra curata da Barbara Jatta, direttore dei Musei Vaticani, e di Nadia Righi, direttore del Museo Diocesano di Milano.
Raffaello Sanzio, Presentazione al Tempio, predella della Pala Oddi, 1504. Olio su tavola. Musei Vaticani
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