Dal 20 ottobre al 28 gennaio al Museo Diocesano
A Milano l'Adorazione dei pastori del Perugino
Pietro Vannucci detto il Perugino, Adorazione dei pastori (Particolare), Tavola, 147 x 263 cm, Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria
Samantha De Martin
30/08/2017
Milano - Una trasferta speciale conduce Pietro Vannucci, detto il Perugino, nelle sale del Museo Diocesano Carlo Maria Martini. L'Adorazione dei pastori, uno dei fiori all'occhiello della Galleria Nazionale dell'Umbria di Perugia e capolavoro indiscusso della maturità dell'illustre maestro di Raffaello, sarà infatti a Milano dal 20 ottobre al 28 gennaio.
Il dipinto, una tavola di grandi dimensioni, fa parte di un polittico eseguito intorno al 1502 per la chiesa di Sant'Agostino a Perugia, su commissione dei frati agostiniani. Ci vollero oltre vent'anni per realizzare quest'opera che non fu mai portata completamente a termine dato che, alla morte del pittore, mancavano ancora alcune rifiniture. Si trattava di una grandiosa pala d'altare a più scomparti e su più registri, e che, composta da oltre trenta tavole, doveva essere alta più di otto metri.
Ma purtroppo, già nel 1654, ebbe inizio la dispersione di alcuni pezzi, dal momento che l'imponente struttura, poco adatta alle nuove disposizioni litiurgiche della controriforma, venne smontata e divisa in più parti. Da allora, alcune di queste finirono in Francia, negli Stati Uniti, o nella stessa Perugia, nella chiesa benedettina di San Pietro, dove è conservato il Cristo sorretto da Nicodemo tra la Madonna dolente e San Giovanni Evangelista. Nella Pinacoteca Nazionale dell'Umbria, dove è conservato il dipinto, sono rimasti gli altri scomparti con Eterno benedicente, Profeti Daniele e David, Arcangelo Gabriele, Battesimo di Cristo, Santi Gerolamo e Maria Maddalena, e dodici scomparti della predella.
Sono stati numerosi i tentativi di ricomposizione dell’assetto originale del polittico. L'allestimento a Milano, cercherà, pertanto di ricostruire lo spazio architettonico cui era destinata l'opera, lasciando immaginare la grandiosa struttura originaria, realizzata dopo il ritorno dell'artista a Perugia, all'indomani dei successi ottenuti in tutta Italia, negli anni in cui riprese gli schemi quattrocenteschi già utilizzati in passato, infondendo in essi nuova inventiva e grande raffinatezza, senza rinunciare a una lirica semplice, pura e commossa.
Nell'Adorazione dei pastori Perugino riprende lo schema già sperimentato nell'affresco del Collegio del Cambio di Perugia, che lo aveva consacrato come il massimo esponente di una realtà artistica in grado di competere con il fecondo panorama fiorentino. Nell'opera ospite al Museo Diocesano, quella purezza formale, il disegno chiaro ed elegante, la dolcezza delle figure, si scorge ad esempio in Maria e Giuseppe che adorano il Bambino, adagiato a terra e avvolto, come in un abbraccio, da un lembo del mantello della Vergine. Lo sfondo è reso all'essenziale, le figure poggiano su un pavimento prospettico. È su di loro che si concentra tutta l'attenzione dell'artista, il cui stile ha segnato l'inizio di un nuovo modo di dipingere che, a partire dal suo illustre allievo, Raffaello, segnerà la nascita della maniera moderna.
Leggi anche:
• Il Perugino, l'arte di dipingere l'aria
• Con Raffaello e Perugino Brera ha un nuovo passo
Il dipinto, una tavola di grandi dimensioni, fa parte di un polittico eseguito intorno al 1502 per la chiesa di Sant'Agostino a Perugia, su commissione dei frati agostiniani. Ci vollero oltre vent'anni per realizzare quest'opera che non fu mai portata completamente a termine dato che, alla morte del pittore, mancavano ancora alcune rifiniture. Si trattava di una grandiosa pala d'altare a più scomparti e su più registri, e che, composta da oltre trenta tavole, doveva essere alta più di otto metri.
Ma purtroppo, già nel 1654, ebbe inizio la dispersione di alcuni pezzi, dal momento che l'imponente struttura, poco adatta alle nuove disposizioni litiurgiche della controriforma, venne smontata e divisa in più parti. Da allora, alcune di queste finirono in Francia, negli Stati Uniti, o nella stessa Perugia, nella chiesa benedettina di San Pietro, dove è conservato il Cristo sorretto da Nicodemo tra la Madonna dolente e San Giovanni Evangelista. Nella Pinacoteca Nazionale dell'Umbria, dove è conservato il dipinto, sono rimasti gli altri scomparti con Eterno benedicente, Profeti Daniele e David, Arcangelo Gabriele, Battesimo di Cristo, Santi Gerolamo e Maria Maddalena, e dodici scomparti della predella.
Sono stati numerosi i tentativi di ricomposizione dell’assetto originale del polittico. L'allestimento a Milano, cercherà, pertanto di ricostruire lo spazio architettonico cui era destinata l'opera, lasciando immaginare la grandiosa struttura originaria, realizzata dopo il ritorno dell'artista a Perugia, all'indomani dei successi ottenuti in tutta Italia, negli anni in cui riprese gli schemi quattrocenteschi già utilizzati in passato, infondendo in essi nuova inventiva e grande raffinatezza, senza rinunciare a una lirica semplice, pura e commossa.
Nell'Adorazione dei pastori Perugino riprende lo schema già sperimentato nell'affresco del Collegio del Cambio di Perugia, che lo aveva consacrato come il massimo esponente di una realtà artistica in grado di competere con il fecondo panorama fiorentino. Nell'opera ospite al Museo Diocesano, quella purezza formale, il disegno chiaro ed elegante, la dolcezza delle figure, si scorge ad esempio in Maria e Giuseppe che adorano il Bambino, adagiato a terra e avvolto, come in un abbraccio, da un lembo del mantello della Vergine. Lo sfondo è reso all'essenziale, le figure poggiano su un pavimento prospettico. È su di loro che si concentra tutta l'attenzione dell'artista, il cui stile ha segnato l'inizio di un nuovo modo di dipingere che, a partire dal suo illustre allievo, Raffaello, segnerà la nascita della maniera moderna.
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