L'arte in spazi insoliti

A Milano, l’arte è nella lobby

Aurelio Amendola, Duomo Milano, 2009
 

Eleonora Zamparutti

20/04/2016

Milano - “Frequento Milano dagli anni della Statale, quando anziché andare a lezione preferivo girare per le gallerie d’arte” afferma Massimo Minini, proprietario dell’omonima galleria di Brescia. Lo incontriamo adesso al Park Hyatt, a due passi da Duomo, per commentare la recente iniziativa che lo vede regista dell’installazione di opere di alcuni grandi artisti della scena contemporanea nei luoghi comuni dell’hotel milanese. “Mi limito a distribuire le opere d’arte un po’ ovunque, è il mio mestiere”.
 
Campeggia nella hall dell’albergo una tela fluorescente di Peter Halley lì dove qualche anno fa lo stesso Minini aveva piazzato un’opera di Anish Kapoor e prima ancora era collocata la Testa di Medusa di Lucio Fontana di proprietà dell’ereditiera spagnola Alicia Kolpowitz, azionista della catena alberghiera. La dirompente presenza di Halley fa parte di un intervento permanente, mentre poco più in là, negli spazi del bar e del ristorante, c’è l’esposizione temporanea di foto di Aurelio Amendola, delle stampe di Ugo Mulas e di due opere di Feldmann. C’è da domandarsi quale sia il parere dell’interior designer a proposito di queste incursioni.
 
Senza scomodare esempi eclatanti come quello del Bellagio Hotel di Las Vegas che ha messo in esposizione artisti del calibro di Roy Lichtenstein, Edouard Monet, Andy Warhol o Frank Stella e che ha una regolare programmazione artistica o veri e propri “musei nell’albergo” come ad esempio a New York il Chambers Hotel con le sue 500 opere in esposizione permanente, sono molti gli alberghi anche nel Bel Paese ad aver portato avanti l’abbinamento con l’arte. Un tema questo sempre più in voga nell’hotellerie e molto apprezzato da critici, galleristi e art collector.
 
Ad esempio altri hotel di lusso ospitano negli spazi mostre fotografiche di pregio e molto spesso vere e proprie installazioni d’arte: il Bulgari Hotel, per rimanere a Milano, in occasione del Salone del Mobile del 2015 aveva collocato la spettacolare opera realizzata dall’architetto e designer Zaha Hadid (Serpenti). A Firenze presso il Borghese Palace Art Hotel si alternano da diversi anni iniziative artistiche con esposizioni di opere di artisti di fama internazionale tra cui ad esempio Marco Lodola.
 
Per il direttore dell’hotel Park Hyatt la collaborazione è perfettamente in linea con la proprietà. E’ un amore di vecchia data infatti quello che lega la famiglia Pritzker, proprietari della catena Hyatt, all’arte. Da sempre sono in prima linea in questo ambito, fondatori tra l’altro del premio Pritzker per l’architettura, ideato da Jay nel 1979.  Si tratta una sorta di premio Nobel, assegnato ogni anno a un architetto che si è particolarmente distinto per progettualità e visione. Quest’anno il vincitore è stato il cileno Alejandro Aravena.

“Speravo che la tela di Richter che ritrae il Duomo, di proprietà del signor Thomas Pritzker e fino a poco tempo fa esposta nell’hotel di Chicago, venisse trasferita qui a Milano, ma purtroppo è stata venduta prima” afferma Gorka Bergareche, direttore dell’hotel. “E’ un momento particolarmente fortunato quello che stiamo vivendo in questi mesi qui a Milano. In città c’è un’ampia offerta di mostre, iniziative, fiere legate all’arte. Per questo abbiamo incluso nei servizi la figura dell’Art Butler, un esperto d’arte a disposizione dei clienti che desiderino esplorare la città e conoscere da vicino i luoghi che raccolgono opere classiche e contemporanee”.
 
Un’iniziativa analoga è stata di recente inaugurata a Bologna al Gran Hotel Majestic, dove uno storico dell’arte su richiesta è in grado di organizzare visite guidate al patrimonio artistico della città e dell’Emilia Romagna e di progettare itinerari d’arte e cultura su misura per i clienti.