Da ottobre in mostra da Bottegantica
Autunno a Milano con il giovane Boccioni
Umberto Boccioni, La madre, 1912, Olio su tela, 35 x 52 cm. Piacenza, Galleria d’arte moderna Ricci Oddi
Francesca Grego
25/08/2021
Milano - Futurista ma non solo. A dispetto della caduta da cavallo che gli troncò la vita a 34 anni, l’arte di Umberto Boccioni è ricca e sfaccettata come quella di un maestro di lungo corso. L’invito a conoscerla più a fondo arriva dalla Galleria Bottegantica con una mostra attesa da tempo.
Che cosa c’è dietro capolavori d’avanguardia come La Città che sale, Elasticità, Forme uniche della continuità nello spazio? Come arrivò il pittore e scultore novecentesco a formulare il suo linguaggio personale? Oltre la travolgente avventura dell’avanguardia, c’è ancora un Boccioni da scoprire? Forse sì, visto che finora nessuna mostra si era mai concentrata sulle origini della sua arte e il periodo giovanile del maestro non era mai stato indagato in profondità. Curata da Virginia Baradel, tra le più accreditate studiose dell’artista, Il giovane Boccioni racconterà un tempo di sperimentazioni e vagabondaggi, di città in città, di suggestione in suggestione, in cui lo studio del passato si lega allo slancio verso il presente e a uno sguardo proiettato prepotentemente verso il futuro.
Roma, Padova, Venezia, Milano sono alcune delle tappe toccate in questo periodo Boccioni, che si sposta lungo la Penisola a seguito del padre, itinerante per motivi di lavoro, e che con l’aiuto dei genitori viaggia alla volta di Parigi o della Russia. In ognuno di questi luoghi il giovane pittore troverà maestri, compagni di strada, illustri capolavori da cui prendere spunto o novità artistiche capaci di infiammare l’immaginazione.
Umberto Boccioni, Trittico. Veneriamo la Madre, 1907-1908. Olio su tavola, 27 x 56 cm. Collezione privata
Nell’universo di Umberto i venti di rinnovamento che percorrono l’arte europea si fondono con la tradizione classica rinascimentale generando corto circuiti imprevisti, mentre alla pratica della pittura, appresa nello studio di un cartellonista romano, si affiancano gli esperimenti nel campo dell’incisione.
Dal maestro Giacomo Balla, di cui Boccioni frequenta la scuola di nudo a Roma, a Gaetano Previati e Giovanni Segantini, gli influssi che colpiscono il giovane artista sono numerosi e variegati. Lo scopriremo meglio da Bottegantica, tra nuove forme di paesaggio e ritratti di grande espressività - come il famoso Madre malata del 1908 - grafiche e oli, trame divisioniste, allucinazioni simboliste, pennellate postimpressioniste, visioni architettoniche e curiose caricature.
Il racconto della mostra si conclude con il trasferimento di Boccioni a Milano dove, anche grazie a lui, la bomba futurista sarà presto pronta a deflagrare. Ma questa è un’altra storia.
Il giovane Boccioni sarà visitabile a Milano presso Galleria Bottegantica dall’8 ottobre al 4 dicembre.
Leggi anche:
• La rivoluzione di Boccioni in una scultura da Guinness
Che cosa c’è dietro capolavori d’avanguardia come La Città che sale, Elasticità, Forme uniche della continuità nello spazio? Come arrivò il pittore e scultore novecentesco a formulare il suo linguaggio personale? Oltre la travolgente avventura dell’avanguardia, c’è ancora un Boccioni da scoprire? Forse sì, visto che finora nessuna mostra si era mai concentrata sulle origini della sua arte e il periodo giovanile del maestro non era mai stato indagato in profondità. Curata da Virginia Baradel, tra le più accreditate studiose dell’artista, Il giovane Boccioni racconterà un tempo di sperimentazioni e vagabondaggi, di città in città, di suggestione in suggestione, in cui lo studio del passato si lega allo slancio verso il presente e a uno sguardo proiettato prepotentemente verso il futuro.
Roma, Padova, Venezia, Milano sono alcune delle tappe toccate in questo periodo Boccioni, che si sposta lungo la Penisola a seguito del padre, itinerante per motivi di lavoro, e che con l’aiuto dei genitori viaggia alla volta di Parigi o della Russia. In ognuno di questi luoghi il giovane pittore troverà maestri, compagni di strada, illustri capolavori da cui prendere spunto o novità artistiche capaci di infiammare l’immaginazione.
Umberto Boccioni, Trittico. Veneriamo la Madre, 1907-1908. Olio su tavola, 27 x 56 cm. Collezione privata
Nell’universo di Umberto i venti di rinnovamento che percorrono l’arte europea si fondono con la tradizione classica rinascimentale generando corto circuiti imprevisti, mentre alla pratica della pittura, appresa nello studio di un cartellonista romano, si affiancano gli esperimenti nel campo dell’incisione.
Dal maestro Giacomo Balla, di cui Boccioni frequenta la scuola di nudo a Roma, a Gaetano Previati e Giovanni Segantini, gli influssi che colpiscono il giovane artista sono numerosi e variegati. Lo scopriremo meglio da Bottegantica, tra nuove forme di paesaggio e ritratti di grande espressività - come il famoso Madre malata del 1908 - grafiche e oli, trame divisioniste, allucinazioni simboliste, pennellate postimpressioniste, visioni architettoniche e curiose caricature.
Il racconto della mostra si conclude con il trasferimento di Boccioni a Milano dove, anche grazie a lui, la bomba futurista sarà presto pronta a deflagrare. Ma questa è un’altra storia.
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