A Milano dal 25 ottobre al 10 marzo
Rodin e la danza sul palcoscenico del Mudec
Auguste Rodin, Movimento di danza D, con testa della Donna slava, 1911. Terracotta, assemblata con barbottina. Musée Rodin, Paris
Francesca Grego
25/10/2023
Milano - Arrivano dal Musée Rodin di Parigi le star della mostra appena inaugurata al Mudec: sono 14 danzatrici plasmate in fragile terracotta, che per la prima volta si ricongiungono a una statuetta “sorella”, proveniente dalla Galleria Nazionale di Roma. Auguste Rodin le creò a partire dal 1900, quando, a sessant’anni e all’apice della carriera artistica, decise di “liberare il movimento” della figura umana in un progetto che chiamò Mouvements de danse.
Mai esposte quando lo scultore era in vita, queste statuine rare e preziose raffigurano ciascuna un passo di danza, una figura in cui molti ballerini potrebbero ritrovare ancora oggi una posizione fondamentale, congelata nell’attimo della scultura. Da oggi, 25 ottobre, fino al 10 marzo, Rodin e la danza racconterà al pubblico una storia di confine. La storia dell’incontro tra due arti solo apparentemente estranee, ma anche tra mondi distanti nello spazio e nel tempo: tra la cultura occidentale dello scultore e quella delle danzatrici asiatiche che colpirono la sua immaginazione durante l’Esposizione Universale del 1900, o tra un grande pioniere del XX secolo e i coreografi contemporanei che continuano a trarre ispirazione dal lavoro di Rodin. In mostra 60 sculture e disegni del maestro francese, ma anche statuette, strumenti musicali e marionette del Sud-Est Asiatico, accompagnate da fotografie e filmati d’epoca e da una ricca selezione di video contemporanei.
Rodin e la danza, Mudec. Foto Carlotta Coppo
In un allestimento dal sapore teatrale, tre momenti scandiscono lo spettacolo. Nella prima parte le ricerche di Rodin sulla resa plastica dei corpi sono messe in relazione con gli sviluppi della danza e con la nascita del cinema. All’inizio del Novecento ballerine e artiste come Loïe Fuller, Isadora Duncan e Vaslav Nijinski, Carmen Damedoz, Adorée Villany, portano nel linguaggio del corpo in movimento una vera e propria rivoluzione. Dal balletto come forma di intrattenimento rigidamente codificata, si passa alla danza come forma artistica a tutti gli effetti, e Parigi è il cuore di questa trasformazione. Con il cinema e con queste ballerine-attrici nasce una nuova idea di danza, basata sugli effetti combinati del dinamismo corporeo con stoffe e luci colorate. Il mondo delle danzatrici permette a Rodin di rappresentare come mai prima il movimento e la plasticità, soddisfacendo il suo desiderio di leggere e tradurre in forma estetica la vita dei corpi, la loro energia ed espressione.
Florin Io Firimita, Untitled #2 (Megan Klamert), 2019. Stampa cromogenica. Musée Rodin, Paris
Nascono così le 15 statuine di Mouvements de danse, uno studio sperimentale del movimento fatto attraverso il materiale modellabile per eccellenza, la terracotta, che in alcuni punti ancora lascia intravedere le impronte digitali dell’artista. Ogni figura è modellata anche per essere vista da più angolazioni, come se fosse il frame di una sequenza fluida e infinita.
In mostra questa sensazione è suggerita attraverso un’installazione video, in cui le sculture prendono vita in relazione con la musica.
Rodin e la danza, Mudec. Foto Carlotta Coppo
Nella seconda sezione “Influenze dall'Estremo Oriente. Cambogia, Giappone e altri orizzonti” seguiamo il maestro nelle sue fantasie esotiche. L’Esposizione Universale del 1900 porta a Parigi danzatori e acrobati da ogni angolo delle vastissime colonie francesi. In particolare, Rodin è colpito dai movimenti delle danzatrici cambogiane, così diversi da quanto visto fino ad allora, che catturerà in una preziosa serie di disegni presentata al Mudec. Durante la Mostra Coloniale di Marsiglia del 1906, invece, fu la giovane attrice giapponese Hanako a conquistare l’attenzione dell’artista, come testimoniano disegni e sculture.
Rodin e la danza, Mudec. Foto Carlotta Coppo
L’ultimo capitolo della mostra ci riporta nella nostra epoca, esplorando i legami tra sette capolavori di Rodin - Il pensatore, L’Età del Bronzo, Donna accovacciata, Idolo eterno, Jean de Fiennes, L’uomo che cammina, Il risveglio – e sei coreografie concepite tra il 1990 e il 2022 da Elizabeth Schwartz, Boris Eifman, Anna Halprin, Julien Lestel, Anne Teresa De Keersmaeker, Alessandra Cristiani. Rodin trascorse la vita ad analizzare i corpi in movimento e fu molto probabilmente il primo artista a cogliere la vera essenza della danza: impossibile passare inosservato presso danzatori e coreografi contemporanei, che ancora oggi trovano nella sua opera continue ispirazioni per il proprio lavoro.
Rodin e la danza, Mudec. Foto Carlotta Coppo
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Rodin e la danza, Mudec. Foto Carlotta Coppo
In un allestimento dal sapore teatrale, tre momenti scandiscono lo spettacolo. Nella prima parte le ricerche di Rodin sulla resa plastica dei corpi sono messe in relazione con gli sviluppi della danza e con la nascita del cinema. All’inizio del Novecento ballerine e artiste come Loïe Fuller, Isadora Duncan e Vaslav Nijinski, Carmen Damedoz, Adorée Villany, portano nel linguaggio del corpo in movimento una vera e propria rivoluzione. Dal balletto come forma di intrattenimento rigidamente codificata, si passa alla danza come forma artistica a tutti gli effetti, e Parigi è il cuore di questa trasformazione. Con il cinema e con queste ballerine-attrici nasce una nuova idea di danza, basata sugli effetti combinati del dinamismo corporeo con stoffe e luci colorate. Il mondo delle danzatrici permette a Rodin di rappresentare come mai prima il movimento e la plasticità, soddisfacendo il suo desiderio di leggere e tradurre in forma estetica la vita dei corpi, la loro energia ed espressione.
Florin Io Firimita, Untitled #2 (Megan Klamert), 2019. Stampa cromogenica. Musée Rodin, Paris
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In mostra questa sensazione è suggerita attraverso un’installazione video, in cui le sculture prendono vita in relazione con la musica.
Rodin e la danza, Mudec. Foto Carlotta Coppo
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Rodin e la danza, Mudec. Foto Carlotta Coppo
L’ultimo capitolo della mostra ci riporta nella nostra epoca, esplorando i legami tra sette capolavori di Rodin - Il pensatore, L’Età del Bronzo, Donna accovacciata, Idolo eterno, Jean de Fiennes, L’uomo che cammina, Il risveglio – e sei coreografie concepite tra il 1990 e il 2022 da Elizabeth Schwartz, Boris Eifman, Anna Halprin, Julien Lestel, Anne Teresa De Keersmaeker, Alessandra Cristiani. Rodin trascorse la vita ad analizzare i corpi in movimento e fu molto probabilmente il primo artista a cogliere la vera essenza della danza: impossibile passare inosservato presso danzatori e coreografi contemporanei, che ancora oggi trovano nella sua opera continue ispirazioni per il proprio lavoro.
Rodin e la danza, Mudec. Foto Carlotta Coppo
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