Dal 18 ottobre alla Fondation Louis Vuitton
A Parigi Rothko come non l'avete mai visto
Mark Rothko, No. 14, 1960, Olio su tela, 290.83 × 268.29 cm, San Francisco Museum of Modern Art - Helen Crocker Russell Fund purchase | © 1998 Kate Rothko Prizel & Christopher Rothko / Adagp, Paris, 2023
Francesca Grego
08/08/2023
Mondo - "Sono diventato un pittore perché volevo elevare la pittura al livello di intensità della musica e della poesia", ha raccontato una volta Mark Rothko, e basta guardare anche uno solo dei suoi quadri per comprendere che è riuscito nel suo intento. Dal prossimo 18 ottobre fino al 2 aprile 2024 la Fondation Louis Vuitton di Parigi ci offrirà l’occasione di ammirare ben 115 opere del pittore americano, in arrivo da collezioni private e musei internazionali come la National Gallery of Art di Washington D.C., la Tate Gallery di Londra e dai familiari dell’artista.
La mostra occuperà per intero gli spazi espositivi dell’edificio progettato da Frank Gehry, per ripercorrere tappa dopo tappa tutta la carriera dell’artista, dai primi dipinti figurativi fino alle tele astratte che gli hanno dato la celebrità. Al cuore del progetto l’attualità della ricerca di Rothko, il suo desiderio di un dialogo senza parole con gli spettatori e il rifiuto della definizione di “colorista”, elementi che conducono a nuove letture del suo lavoro.
Mark Rothko, Green on Blue, 1956. Tucson, The University of Arizona Museum of Art) © 1998 Kate Rothko Prizel & Christopher Rothko - Adagp, Paris, 2023
Il percorso espositivo si aprirà con scene intime e paesaggi urbani – come le visioni della metropolitana di New York – che dominano la produzione dell’artista negli anni Trenta, prima del suo passaggio a soggetti ispirati ai miti antichi e al Surrealismo usati per esprimere la tragica condizione dell’umanità durante la guerra.
Mark Rothko, Untitled (The Subway) (Subway Station), 1937. Elie and Sarah Hirschfeld © 1998 Kate Rothko Prizel & Christopher Rothko - Adagp, Paris
Dal 1946, ci tuffiamo nell’universo dell’Espressionismo Astratto, che Rothko declinò in modo assolutamente originale. La primissima manifestazione di questa tendenza sono i Multi-forms, dove le masse di colore sembrano sospese in equilibrio sulla tela. Non siamo poi così lontani dai dipinti “classici” degli anni Cinquanta, dove forme rettangolari si sovrappongono secondo un ritmo binario o ternario scandito dalle sfumature calde e avvolgenti di giallo, rosso, ocra, arancio, ma anche di blu e bianco.
Mark Rothko, No. 10, 1957. Houston, The Menil Collection © 1998 Kate Rothko Prizel & Christopher Rothko - Adagp, Paris, 2023
Da non perdere il ciclo di pitture create nel ’58 per il ristorante Four Seasons di New York, progettato da Philip Johnson per il Seagram Building, la cui costruzione fu supervisionata da Ludwig Mies van der Rohe. Rothko alla fine decise di tenere per sé l’intera serie – caratterizzata da intense sfumature di rosso - e in seguito donò nove di questi dipinti alla Tate Gallery.
In mostra vedremo anche riprodotta la “Rothko Room” della Phillips Collection, la prima sala di un museo dedicata all’artista in via permanente, che fu progettata con la sua stretta collaborazione. Non mancheranno, infine, le tele nei toni del grigio e del nero dipinte tra il ’69 e il ’70, che qualcuno ha erroneamente associato alla depressione e al suicidio: le troveremo nella sala in cima all’edificio della Fondation Vuitton in dialogo con le sculture di Alberto Giacometti, in un allestimento che evocherà il progetto di Rothko per una commissione Unesco mai realizzata.
Mark Rothko, Light Cloud, Dark Cloud (1957; Fort Worth, Modern Art Museum Fort Worth) © 1998 Kate Rothko Prizel & Christopher Rothko - Adagp, Paris, 2023
La mostra occuperà per intero gli spazi espositivi dell’edificio progettato da Frank Gehry, per ripercorrere tappa dopo tappa tutta la carriera dell’artista, dai primi dipinti figurativi fino alle tele astratte che gli hanno dato la celebrità. Al cuore del progetto l’attualità della ricerca di Rothko, il suo desiderio di un dialogo senza parole con gli spettatori e il rifiuto della definizione di “colorista”, elementi che conducono a nuove letture del suo lavoro.
Mark Rothko, Green on Blue, 1956. Tucson, The University of Arizona Museum of Art) © 1998 Kate Rothko Prizel & Christopher Rothko - Adagp, Paris, 2023
Il percorso espositivo si aprirà con scene intime e paesaggi urbani – come le visioni della metropolitana di New York – che dominano la produzione dell’artista negli anni Trenta, prima del suo passaggio a soggetti ispirati ai miti antichi e al Surrealismo usati per esprimere la tragica condizione dell’umanità durante la guerra.
Mark Rothko, Untitled (The Subway) (Subway Station), 1937. Elie and Sarah Hirschfeld © 1998 Kate Rothko Prizel & Christopher Rothko - Adagp, Paris
Dal 1946, ci tuffiamo nell’universo dell’Espressionismo Astratto, che Rothko declinò in modo assolutamente originale. La primissima manifestazione di questa tendenza sono i Multi-forms, dove le masse di colore sembrano sospese in equilibrio sulla tela. Non siamo poi così lontani dai dipinti “classici” degli anni Cinquanta, dove forme rettangolari si sovrappongono secondo un ritmo binario o ternario scandito dalle sfumature calde e avvolgenti di giallo, rosso, ocra, arancio, ma anche di blu e bianco.
Mark Rothko, No. 10, 1957. Houston, The Menil Collection © 1998 Kate Rothko Prizel & Christopher Rothko - Adagp, Paris, 2023
Da non perdere il ciclo di pitture create nel ’58 per il ristorante Four Seasons di New York, progettato da Philip Johnson per il Seagram Building, la cui costruzione fu supervisionata da Ludwig Mies van der Rohe. Rothko alla fine decise di tenere per sé l’intera serie – caratterizzata da intense sfumature di rosso - e in seguito donò nove di questi dipinti alla Tate Gallery.
In mostra vedremo anche riprodotta la “Rothko Room” della Phillips Collection, la prima sala di un museo dedicata all’artista in via permanente, che fu progettata con la sua stretta collaborazione. Non mancheranno, infine, le tele nei toni del grigio e del nero dipinte tra il ’69 e il ’70, che qualcuno ha erroneamente associato alla depressione e al suicidio: le troveremo nella sala in cima all’edificio della Fondation Vuitton in dialogo con le sculture di Alberto Giacometti, in un allestimento che evocherà il progetto di Rothko per una commissione Unesco mai realizzata.
Mark Rothko, Light Cloud, Dark Cloud (1957; Fort Worth, Modern Art Museum Fort Worth) © 1998 Kate Rothko Prizel & Christopher Rothko - Adagp, Paris, 2023
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