La città fiamminga meta d’arte con il nuovo Musée royal des Beaux-Arts

Anversa ha il suo museo del futuro: dopo 11 anni il KMSKA ritorna alla città

KMSKA, Salone di Rubens | Foto: © Karin Borghouts
 

Samantha De Martin

27/09/2022

Mondo - Simile a un gigante di luce, immerso nel vivace quartiere Zuid, il nuovo KMSKA invita a sfogliare i suoi sette secoli di arte in un viaggio accattivante tra antico e moderno guidati dalla forma e dal colore.
L’esperienza nel nuovo Musée royal des Beaux-Arts d'Anvers, che ha riaperto le porte alla città lo scorso 24 settembre, inizia già all’esterno, nel silenzioso giardino pubblico, un’anticamera popolata di statue che anticipa quello che il visitatore vedrà varcata la soglia questa wunderkammer garbata che si allunga dagli inizi del XIV secolo a oggi, in un percorso da gustare senza fretta.
L’effetto meraviglia si accende una volta entrati nell’ingresso monumentale con il doppio scalone che accompagna verso i grandi maestri. Sarà sufficiente, per i visitatori più tradizionalisti, sganciarsi dall'aspettativa dell'allestimento cronologico, ed ecco che il nuovo Koninklijk Museum voor Schone Kunsten mostrerà davvero a tutti coloro che torneranno a visitarlo dopo 11 anni di chiusura e restauri, a cura dello studio olandese KAAN Architecten, il suo sorprendente volto di scrigno d’arte del futuro.


KMSKA | Foto: © Karin Borghouts

La più grande collezione delle Fiandre
Addentrandovi nella più grande e ricca collezione delle Fiandre, con i suoi 8400 oggetti, dei quali oltre 650 esposti, potrebbe per esempio capitarvi, nella sala dedicata alla Sofferenza, di scorgere il Calvario di Antonello da Messina a dialogo con L’Uomo dei dolori di Bill Viola e con la Santissima Trinità di Peter Paul Rubens. Come nella sala dedicata al “Colore” - un abbagliante pavimento bianco in poliuretano ad attivare un gioco di ombre e di riflessi - è il bianco, scalzata la cronologia, a fungere da elemento di raccordo tra Il censimento a Betlemme di Pieter Brueghel e La Spirale di Günther Uecker (1967), L’estrema unzione di Albert Servaes (1910) o La tentazione di Sant’Antonio di James Ensor (1927).
Ed è proprio il pittore di Ostenda, del quale il KAMSKA vanta la più grande collezione al mondo, a fungere da cerniera tra gli antichi maestri, che abitano il secondo piano del museo con opere realizzate prima del 1880, e i colleghi moderni, post 1880, al piano 1.

Un viaggio tra antico e moderno
“Abbiamo decisamente optato per una presentazione in due grandi periodi - spiega Carmen Willems, direttore del KMSKA -. Gli antichi maestri sono raccolti nella parte storica, gli artisti moderni in quella più recente. James Ensor è il punto cardine. A lui è dedicata un'intera ala”.
Quella del KMSKA è una collezioni che rispecchia i tempi, i gusti eclettici di collezionisti di epoche diverse, la coscienza collettiva della comunità fiamminga.
“L'apertura di KMSKA - commenta Jan Jambon, ministro presidente delle Fiandre - è l'evento culturale che definisce il 2022. I musei non rappresentano solo la memoria delle generazioni che ci hanno preceduto, ma anche dei luoghi che anticipano i cambiamenti sociali. I musei sono in cima alla lista come fari di speranza e fiducia. In questi tempi incerti svolgono un ruolo sempre più importante”.
Ed è forse per questo che dopo l’assenza per undici anni dalla scena cittadina, il ritorno del KMSKA con il suo spazio espositivo accresciuto del 40% grazie agli interventi di KAAN Architecten, per un totale di 21.000 metri quadrati di spazio museale, e una spesa complessiva che ammonta a cento milioni di euro, incarna davvero l’evento culturale di punta della città nella quale Rubens si spense.


KMSKA | Foto: © Karin Borghouts

Rubens e il KMSKA
Ma veniamo al padrone di casa al quale il KMSKA ha riservato il suo elegante salone. Il Museo accoglie 27 dipinti di Rubens e circa 600 incisioni che consentono agli ospiti di seguire la carriera dell’artista fiammingo, dal primo periodo in Italia agli ultimi anni di vita. Nella grande sala a lui dedicata il Battesimo di Cristo, commissionato dal duca Vincenzo Gonzaga per la Chiesa dei Gesuiti di Mantova, dialoga con L’Adorazione dei Magi, uno dei fiori all’occhiello del museo, il monumentale pannello che l’artista dipinse nel 1626 in sole due settimane. Il dromedario che fa capolino nell’opera è stato riprodotto nella stanza del museo sotto forma di comodo divano, una divertente trovata pensata soprattutto per i più piccoli.
Nel 1794, durante la grande spoliazione di opere da parte dei francesi, L'Adorazione dei Magi fu parzialmente tagliata per essere trasferita a Parigi ed è quindi un miracolo che ancora oggi la si possa ammirare in tutto il suo splendore.

La più grande collezione al mondo di Ensor e Rik Wouters
Nonostante qualche assaggio nella sala 4, è al primo piano del nuovo KMSKA che gli scheletri, le maschere ghignanti, i demoni, con cui Ensor traduce in satira gli aspetti più tipici del mondo borghese, assalgono con forza lo spettatore travolgendolo in un vortice di sensazioni. Dal Carnaval de Binche a I bagni di Ostenda, dal celebre Intrigo a Scheletri che si disputano un impiccato, la collezione dedicata a Ensor, che da sola vale il viaggio ad Anversa, incanta con la sua vena grottesca che oscilla tra ironia ed inquietudine, in una sorta di incubo in cui sogno e realtà si confondono.

In Large View over the Rooftops of Ostend le maschere cedono il posto a un cielo che minaccia tempesta. Tra gli spessi strati di pittura e l’impiego delicato del colore il pittore rappresenta il paesaggio che vede dal suo studio in soffitta, mentre lo sguardo, dalla città, spazia alle piccole fattorie con i tetti rossi nei polder.

Un altro potente cavallo di battaglia del KMSKA è rappresentato dalla collezione dell'artista di Anversa Rik Wouters, la più grande al mondo, donata, nel 1989, dal barone Ludo van Bogaert e da sua moglie Marie-Louise Sheid. D’altra parte in questo nuovo tempio dell’arte nel cuore della città non poteva mancare l’artista che realizzò ritratti, paesaggi, nature morte avendo a cuore la luce.


KMSKA, Allestimento | Foto: © Karin Borghouts

Un allestimento audace
Del Musée royal des Beaux-Arts che riapre le sue porte con un allestimento dinamico e audace, che non dimentica tuttavia il prestigio storico dell’edificio, piace la scelta non convenzionale degli accostamenti, il restyling calibrato con il quale il museo ha acquisito progressivamente un nuovo DNA, tra i colori delle pareti che cambiano a seconda della stanza, dal rosso pompeiano al verde oliva. Piace quel dialogo illuminante tra antico e moderno, tra i linguaggi che si intrecciano, mentre la pittura lascia spazio al multimediale che invita letteralmente a entrare nelle creazioni degli “old masters”. Così il pubblico è invitato ora a seguire il movimento di un’enorme mano rossa rotante che incombe dall’alto, ora a immergersi tra il fruscio di piume dei grandi maestri, a scrutare dettagli, captare l’essenza della pittura. A proposito di multimediale un piccolo plauso va all’atelier virtuale di Rubens, che rivive in realtà aumentata, ricostruito sulla base delle fonti, e al divertente (e interessante) apparato di schermi touch che aiuta il pubblico a esplorare alcune opere nelle sale, connettendole al presente.
Un esempio? Basta seguire l’approfondimento dedicato a La donna che stira di Rik Wouters per conoscere tutti i segreti della piega perfetta.
Molto utile è l'app del museo, che consente di saperne di più, in più lingue e in tempo reale, sulle opere e sulla loro disposizione all'interno delle sale.

L’esperienza al museo stimola più sensi. Nella Sala "Cielo" gli artisti danno forma all’invisibile in un trionfo di angeli messaggeri e forze extraterrestri. Gli strumenti delle creature angeliche di Hans Memling escono dall’opera per diventare strumenti tangibili sulle pareti.
Insomma l’obiettivo del museo di suscitare le "Sentiment le plus Gracieux" nel corso di un'esperienza a 360 gradi sembra raggiunto.


KMSKA, Allestimento Sala Cielo | Foto: © Karin Borghouts

Un po’ di Italia
Un po’ di patriottismo spinge a frugare tra le sale alla ricerca di italianità. Ed ecco Jacopo Pesaro presentato a san Pietro da papa Alessandro VI, la prima opera conosciuta di un Tiziano poco meno che ventenne, o ancora un Nudo seduto di Amedeo Modigliani, il Calvario di Antonello da Messina, il Polittico Orsini di Simone Martini, un Concetto Spaziale di Lucio Fontana, La danza di Fausto Melotti e un luminoso Omaggio al cosmonauta di Arnaldo Pomodoro.
Ma, al di là dell'orgoglio tricolore, ci sono molti altri capolavori che restano agganciati allo sguardo, dalla Giuditta di Jan Massijs all’intrigante Santa barbara di Jan van Eych e ancora Cleopatra di Alaxandre Cabanel o la seducente Donna che riposa di Wouters, un monumentale Dalì e la fugace bellezza di Madame Récamier imprigionata in una bara da Magritte.

Una collezione ancora in divenire
La collezione del museo, tuttora in evoluzione, è il frutto di donazioni, lasciti, acquisizioni avvenuti nel corso degli anni, a partire dal 1382 quando era attiva la Gilda di San Luca che riuniva pittori del calibro di Jan Brueghel. Quando questa corporazione fu sciolta la collezione d’arte passò all’accademia che nel frattempo David Teniers il Giovane aveva fondato per offrire un corso completo di scienze e arti plastiche a giovani artisti. Il 5 maggio 1810, la creazione del museo di Anversa per decreto imperiale di Napoleone, nel 1815 la restituzione da parte dei francesi di un gran numero di opere saccheggiate.
Nel 1841, il cavaliere Florent van Ertborn lasciò in eredità al museo 144 opere d'arte dal XIV al XVI secolo, tra le quali il capolavoro di Jean Fouquet, Madonna circondata da Serafini e Cherubini, autentico masterpiece del KAMSKA. Tra un acquisto e l’altro, nel 1875 si giunge alla decisione di costruire un nuovo museo nel distretto di Zuid, che l’11 agosto 1890 apre le sue porte. Il resto è una storia che sfida le due guerre mondiali, nel tentativo (fortunatamente riuscito) di porre in salvo le opere in botole appositamente costruite nei sotterranei.


Jean Fouquet, Madonna circondata da serafini e cherubini, 1450 ca, Olio su pannello, 83.5 x 92 cm

Un museo per tutti
“Nel ripensare l’allestimento - spiega uno dei curatori - abbiamo seguito il criterio della qualità, ma non solo. Abbiamo pensato alle storie degli artisti che volevamo raccontare. Nella scelta tematica abbiamo voluto tenere conto del fatto che una parte del nostro pubblico è costituito non soltanto da esperti, ma da persone prive di un background artistico. Vorremmo che anche i visitatori sforniti di una preliminare conoscenza dell’arte possano sentirsi accolti e a proprio agio, come anche gli ospiti con un background non cristiano. L’attenzione del pubblico, come sappiamo, è limitata. Abbiamo privilegiato un percorso attrattivo che funga da guida e consenta di scoprire e cogliere i dettagli a nostro avviso più interessanti”.

Un laboratorio di restauro aperto ai visitatori
Oltre a una biblioteca scientifica e un archivio che documenta l’attività del museo dal 1816, un gabinetto per le arti grafiche, il KMSKA ospita anche un proprio laboratorio di restauro affacciato sui tetti di Anversa. Istituito nell'aprile del 1999, il laboratorio, che si è inizialmente concentrato sul restauro dei dipinti, si occupa oggi anche di sculture, cornici e opere su carta e sarà aperto al pubblico, offrendo uno sguardo sulle attività dei restauratori.

Una piccola chicca prima di andare via
Durante la vostra passeggiata al KMSKA vi imbatterete in una curiosa Scena di locanda del pittore olandese Adriaen van Ostade. Il quadro è decisamente storto. Non è una svista dei curatori, e non provate assolutamente a raddrizzarlo, anche se sarete tentati.
Forse questa insolita posizione vi aiuterà a cogliere meglio un dettaglio che non sveleremo. E ad innamoravi ancora di più di questo gioiello, piccola isola di acqua e di luce, cuore di bellezze nella perla sulla Schelda.


KMSKA | Foto: © Karin Borghouts