Dal 25 agosto al 16 febbraio
Arte, colonialismo, restituzione. Il Benin dialoga con il Museo Rietberg di Zurigo
Omoregie Osakpolor, Ingresso di Igun Street: Omaggio alla storia, al presente e al futuro di Benin, Nigeria, Benin City, 2024, realizzato per conto del Museo Rietberg
Samantha De Martin
20/08/2024
Mondo - Il passato, il presente e il futuro del patrimonio culturale del Regno del Benin, un tempo collocato nell'attuale Nigeria, si racconta in una mostra pronta a inaugurare al Museo Rietberg di Zurigo dal 25 agosto al 16 febbraio.
Organizzato in stretta collaborazione con studiosi residenti in Nigeria e rappresentanti della diaspora, il percorso, intitolato In dialogo con il Benin: arte, colonialismo, restituzione, considera per la prima volta, l'arte del Benin in una prospettiva di confronto storico-culturale.
L’esposizione affronta il tema del saccheggio dei beni artistici da parte della potenza coloniale britannica e la loro vendita sul mercato internazionale affrontando la questione della restituzione.
Nel 1897 l'esercito britannico conquistò il regno riducendo in macerie il palazzo reale e mandando in esilio l’allora sovrano Ovonramwen. Migliaia di manufatti pregiati caddero in mano inglese finendo sul mercato dell'arte. Da trofei di guerra, preziose sculture in avorio, figure commemorative e placche in ottone lavorate a rilievo vennero strappate dal loro contesto originario e trasformate in merci, quindi in oggetti da esposizione che andarono ad arricchire le vetrine dei musei europei. Tra questi anche il Rietberg, le cui collezioni sono ricche di manufatti culturali saccheggiati in quel periodo.
Placca in ottone con rilievo raffigurante Oba Ozolua, Ama, Corporazione reale dei fonditori di bronzo (Igun Eronmwon), Nigeria, Regno del Benin, XVI/XVII secolo, Inv. n. RAF 602. Dono di Eduard von der Heydt; probabilmente saccheggiato dall'esercito britannico nel 1897
Negli ultimi quattro anni, il museo zurighese ha sposato l'iniziativa Benin Svizzera attraverso una misson espositiva finalizzata a rendere nota la storia del colonialismo e a riconoscerne le ingiustizie commesse.
Anche con questo fine il Museo sta portando avanti una serie di ricerche sulla provenienza degli oggetti parte delle sue collezioni, al fine di ricostruire la loro origine e il viaggio compiuto.
Con la loro storia travagliata le opere del Benin illustrano anche le attività di cooperazione portate avanti insieme alla Nigeria, che si spingono anche oltre il tema della restituzione. Le quattro curatrici, Josephine Ebiuwa Abbe, Solange Mbanefo, Michaela Oberhofer e Esther Tisa Francini – alcune residenti in Nigeria, altre in Svizzera – hanno sviluppato i contenuti, i testi, il design e il programma della mostra, raccogliendo filmati e interviste con esperti e studiosi provenienti da musei e università.
Anche artisti contemporanei come Cherry-Ann Morgan e Kwaku Opoku si sono confrontati con temi quali la schiavitù e il patrimonio culturale, la memoria e la guarigione.
Il visitatore potrà aggirarsi in spazi interni che richiamano i cortili inondati di luce del palazzo reale, mentre il rosso corallo che domina l’allestimento rappresenta il simbolo della regalità e delle cerimonie di corte. Gli spazi esterni, che accolgono la “biografia” delle opere con rimandi alla storia contemporanea, sono invece dominati dal verde-azzurro, colore dell'acqua e del dio del mare Olokun.
Copia dalla baronessa Catherine d'Erlanger, fotografo sconosciuto, Charles Ratton, anni Trenta. Riproduzione © National Portrait Gallery, Londra, NPG Ax105831
Un film prodotto in Nigeria, che presenta i traumatici eventi del 1897 quando gli inglesi conquistarono e saccheggiarono il Benin, ripercorre l’occupazione coloniale e le sue conseguenze. Una nuova scultura in ottone e i canti funebri di Josephine Ebiuwa Abbe esprimono poi l’incessante dolore della società Edo per quei tragici eventi.
Ai sedici oggetti beninesi del Rietberg si affiancheranno opere provenienti dalla collezione africana appartenente al museo e prestiti concessi dal Bernisches Historisches Museum e dal Musée d'ethnographie di Neuchâtel.
La mostra si arricchisce anche di opere contemporanee come l'installazione It is complicated con cui l'artista caraibica Cherry-Ann Morgan affronta il tema della schiavitù e delle proprie radici africane, mentre Nipadu del ghanese Kwaku Dapaah Opoku offre un’interpretazione artistica del saccheggio del Benin paragonando i musei a luoghi di sepoltura.
Veduta della mostra “Arte dall'Africa nera” al Kunsthaus Zürich. Zurigo, 31 ottobre 1970-10 febbraio 1971. Kunsthaus Zürich, Biblioteca, Foto: © Walter Dräyer
Organizzato in stretta collaborazione con studiosi residenti in Nigeria e rappresentanti della diaspora, il percorso, intitolato In dialogo con il Benin: arte, colonialismo, restituzione, considera per la prima volta, l'arte del Benin in una prospettiva di confronto storico-culturale.
L’esposizione affronta il tema del saccheggio dei beni artistici da parte della potenza coloniale britannica e la loro vendita sul mercato internazionale affrontando la questione della restituzione.
Nel 1897 l'esercito britannico conquistò il regno riducendo in macerie il palazzo reale e mandando in esilio l’allora sovrano Ovonramwen. Migliaia di manufatti pregiati caddero in mano inglese finendo sul mercato dell'arte. Da trofei di guerra, preziose sculture in avorio, figure commemorative e placche in ottone lavorate a rilievo vennero strappate dal loro contesto originario e trasformate in merci, quindi in oggetti da esposizione che andarono ad arricchire le vetrine dei musei europei. Tra questi anche il Rietberg, le cui collezioni sono ricche di manufatti culturali saccheggiati in quel periodo.
Placca in ottone con rilievo raffigurante Oba Ozolua, Ama, Corporazione reale dei fonditori di bronzo (Igun Eronmwon), Nigeria, Regno del Benin, XVI/XVII secolo, Inv. n. RAF 602. Dono di Eduard von der Heydt; probabilmente saccheggiato dall'esercito britannico nel 1897
Negli ultimi quattro anni, il museo zurighese ha sposato l'iniziativa Benin Svizzera attraverso una misson espositiva finalizzata a rendere nota la storia del colonialismo e a riconoscerne le ingiustizie commesse.
Anche con questo fine il Museo sta portando avanti una serie di ricerche sulla provenienza degli oggetti parte delle sue collezioni, al fine di ricostruire la loro origine e il viaggio compiuto.
Con la loro storia travagliata le opere del Benin illustrano anche le attività di cooperazione portate avanti insieme alla Nigeria, che si spingono anche oltre il tema della restituzione. Le quattro curatrici, Josephine Ebiuwa Abbe, Solange Mbanefo, Michaela Oberhofer e Esther Tisa Francini – alcune residenti in Nigeria, altre in Svizzera – hanno sviluppato i contenuti, i testi, il design e il programma della mostra, raccogliendo filmati e interviste con esperti e studiosi provenienti da musei e università.
Anche artisti contemporanei come Cherry-Ann Morgan e Kwaku Opoku si sono confrontati con temi quali la schiavitù e il patrimonio culturale, la memoria e la guarigione.
Il visitatore potrà aggirarsi in spazi interni che richiamano i cortili inondati di luce del palazzo reale, mentre il rosso corallo che domina l’allestimento rappresenta il simbolo della regalità e delle cerimonie di corte. Gli spazi esterni, che accolgono la “biografia” delle opere con rimandi alla storia contemporanea, sono invece dominati dal verde-azzurro, colore dell'acqua e del dio del mare Olokun.
Copia dalla baronessa Catherine d'Erlanger, fotografo sconosciuto, Charles Ratton, anni Trenta. Riproduzione © National Portrait Gallery, Londra, NPG Ax105831
Un film prodotto in Nigeria, che presenta i traumatici eventi del 1897 quando gli inglesi conquistarono e saccheggiarono il Benin, ripercorre l’occupazione coloniale e le sue conseguenze. Una nuova scultura in ottone e i canti funebri di Josephine Ebiuwa Abbe esprimono poi l’incessante dolore della società Edo per quei tragici eventi.
Ai sedici oggetti beninesi del Rietberg si affiancheranno opere provenienti dalla collezione africana appartenente al museo e prestiti concessi dal Bernisches Historisches Museum e dal Musée d'ethnographie di Neuchâtel.
La mostra si arricchisce anche di opere contemporanee come l'installazione It is complicated con cui l'artista caraibica Cherry-Ann Morgan affronta il tema della schiavitù e delle proprie radici africane, mentre Nipadu del ghanese Kwaku Dapaah Opoku offre un’interpretazione artistica del saccheggio del Benin paragonando i musei a luoghi di sepoltura.
Veduta della mostra “Arte dall'Africa nera” al Kunsthaus Zürich. Zurigo, 31 ottobre 1970-10 febbraio 1971. Kunsthaus Zürich, Biblioteca, Foto: © Walter Dräyer
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