Art & the City
Il Metropolitan Museum si prepara al lancio del Met Breuer

Alice Neel (American, 1900-1984), James Hunter Black Draftee, 1965, Oil on canvas, 60 x 40" (152.4 x 101.6 cm), COMMA Foundation, Belgium | © The Estate of Alice Neel
Ludovica Sanfelice
19/02/2016
Mondo - Da quando il Whitney Museum si è trasferito nella nuova sede progettata da Renzo Piano con affaccio sull’Hudson River, gli spazi che lo avevano ospitato per quasi mezzo secolo all’angolo tra Madison Avenue e la 75esima non sono rimasti vacanti molto a lungo.
Trascorse poche ore, l’edificio modernista progettato da Marcel Breuer è entrato nei radar del Metropolitan Museum da tempo in cerca di territori da annettere per espandere la propria azione sul XX e sul XXI secolo attraverso un programma differenziato di mostre, performance, commissioni, residenze che, secondo quanto si legge in una nota avranno il respiro dell’enciclopedica collezione del Met.
Qui, dunque, con un restauro del complesso è stata fissata la dimora del distaccamento che sul modello di moltiplicazione per talea, sperimentato con successo dalla Tate, fiorirà in primavera sotto il nome di Met Breuer.
Per la stagione inaugurale che prenderà il via il 18 marzo, il programma propone prima di tutto “Unfinished: Thoughts Left Visible”, un percorso curatoriale dedicato alle opere inconcluse dal Rinascimento ai giorni nostri che esporrà lavori di Tiziano, Leonardo da Vinci, Rembrandt, Turner e Cezanne insieme a tavole mai viste di Twombly, pezzi di Jackson Pollock e più recenti sculture di Bruce Nauman. Un’ampia riflessione sul concetto di finito che si avvarrà di esempi di incompiutezza accolti come parte integrante del processo creativo o dovuti al preciso rifiuto di un “finale” e si snoderà lungo un percorso articolato e contestualizzato in diversi momenti della storia, nel quale in tutti i casi spetterà all’osservatore trarre le conclusioni.
Accanto a questo singolare excursus si ritaglierà spazio anche una monografica sull’artista minimalista indiano Nasreen Mohamedi, a cui seguiranno nei mesi successivi incursioni nell’opera di Diane Arbus e Kerry James Marshall.
Il pericolo da fugare per la nuova sfida intrapresa dal Met Beuer è di svicolarsi da eventuali ingaggi con il MoMA, ma si confida nel fatto che i primi ad averlo chiaro siano di stanza al civico 1000 della Fifth Avenue.
Trascorse poche ore, l’edificio modernista progettato da Marcel Breuer è entrato nei radar del Metropolitan Museum da tempo in cerca di territori da annettere per espandere la propria azione sul XX e sul XXI secolo attraverso un programma differenziato di mostre, performance, commissioni, residenze che, secondo quanto si legge in una nota avranno il respiro dell’enciclopedica collezione del Met.
Qui, dunque, con un restauro del complesso è stata fissata la dimora del distaccamento che sul modello di moltiplicazione per talea, sperimentato con successo dalla Tate, fiorirà in primavera sotto il nome di Met Breuer.
Per la stagione inaugurale che prenderà il via il 18 marzo, il programma propone prima di tutto “Unfinished: Thoughts Left Visible”, un percorso curatoriale dedicato alle opere inconcluse dal Rinascimento ai giorni nostri che esporrà lavori di Tiziano, Leonardo da Vinci, Rembrandt, Turner e Cezanne insieme a tavole mai viste di Twombly, pezzi di Jackson Pollock e più recenti sculture di Bruce Nauman. Un’ampia riflessione sul concetto di finito che si avvarrà di esempi di incompiutezza accolti come parte integrante del processo creativo o dovuti al preciso rifiuto di un “finale” e si snoderà lungo un percorso articolato e contestualizzato in diversi momenti della storia, nel quale in tutti i casi spetterà all’osservatore trarre le conclusioni.
Accanto a questo singolare excursus si ritaglierà spazio anche una monografica sull’artista minimalista indiano Nasreen Mohamedi, a cui seguiranno nei mesi successivi incursioni nell’opera di Diane Arbus e Kerry James Marshall.
Il pericolo da fugare per la nuova sfida intrapresa dal Met Beuer è di svicolarsi da eventuali ingaggi con il MoMA, ma si confida nel fatto che i primi ad averlo chiaro siano di stanza al civico 1000 della Fifth Avenue.
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