Al cinema dal 12 al 14 ottobre in "Maledetto Modigliani"

L'altra faccia di Modì. Intervista a Marc Restellini

Marc Restellini nel docufilm Maledetto Modigliani I Courtesy of Nexo Digital
 

Lucia Gigli e Francesca Grego

06/10/2020

Mondo - Un nuovo ritratto di Modì sta per svelarsi al pubblico. Non porta la firma di un pittore, ma quella del team cinematografico di 3D Produzioni e Nexo Digital. Diretto da Valeria Parisi su soggetto di Didi Gnocchi, dal 12 al 14 ottobre Maledetto Modigliani porterà sul grande schermo uno dei più celebri protagonisti dell’arte del XX secolo a 100 anni dalla sua scomparsa. Incursioni esclusive nei musei che ne conservano l’opera, spettacolari riprese dei dipinti, ricostruzioni e testimonianze restituiranno al pubblico il fascino e la storia di un artista tra i più amati di sempre, con qualche sorpresa.

Ospite atteso del docufilm è il noto storico dell’arte e curatore Marc Restellini, tra i massimi esperti di Modigliani, attualmente impegnato nella stesura del catalogo dell’artista e nella realizzazione della mostra Modigliani - Picasso. The Primitivist Revolution per l’Albertina di Vienna.
Aspettando l’evento cinematografico, abbiamo raggiunto Restellini per saperne di più sulle sue ultime ricerche e conoscere da vicino Amedeo Modigliani, un artista su cui pensavamo fosse stato già detto tutto e che invece è ancora in grado di sorprenderci.


Un fotogramma da Maledetto Modigliani I Courtesy of Nexo Digital

Chi era veramente Amedeo Modigliani, al di là del mito che lo circonda da 100 anni?
“In Modigliani è molto interessante lo scarto tra il mito e il personaggio reale: sono due figure completamente diverse che non hanno niente in comune. Il mito è quello del bohémien, del seduttore mediterraneo circondato da donne, dedito alle droghe e all’alcol che muore nella miseria. La verità è che Modigliani è un intellettuale, un poliglotta che parla perfettamente francese e italiano, grazie alla cultura e apertura mentale di sua madre. È interessato all’esoterismo e alla religione, è pittore di avanguardia, un artista che arriva a Parigi e si inserisce nelle ricerche che sono in corso in modo molto interessante. È chiaramente in competizione con Picasso, mentre ha un’amicizia molto forte con Derain e Soutine. Quello che cerca è una sintesi estremamente precisa tra diversi tipi d’arte: il risultato sarà un linguaggio molto personale, unico. Conosco pochi artisti con un’immagine così lontana dalla realtà. Per questo non troviamo molti Modigliani nei musei francesi: il suo carattere di seduttore, leggero, decorativo ha fatto sì che sia passato più o meno un secolo perché venisse preso in considerazione. Sul piano umano è un personaggio carismatico. Non penso fosse simpatico, apparentemente era arrogante, uno che ha una visione di se stesso e dell’artista come di un individuo al di sopra di ogni cosa, che sa tutto e che ha la capacità di vedere oltre. È anche un uomo sensibile, fisicamente molto bello. Forse l’unica cosa che coincide tra realtà e la leggenda è la sua bellezza”.

Da artista povero che fatica a vendere i suoi quadri a icona dell’arte con quotazioni milionarie. Come è avvenuto questo passaggio nella storia di Modì?
“Quando Modigliani arriva a Parigi è sostenuto finanziariamente dalla sua famiglia. Vive un momento difficile negli anni 1913-16, quando chi lo sostiene viene a mancare e non è ancora entrato in contatto con i mercanti Guillaume e Zborowski. Ma espone e vende quadri, ha dei collezionisti che lo seguono. Non è milionario, ma neanche povero come Van Gogh. Negli ultimi anni della sua vita vende opere anche negli Stati Uniti, e a caro prezzo. Il dramma di Modigliani è che è scomparso prematuramente a causa di una malattia di lunga data e non ha avuto il tempo per diventare l’artista che sarebbe potuto essere, questo è innegabile. Ma poi, soprattutto in seguito al suicidio della compagna Jeanne, il mondo artistico ha empaticamente fatto propria l’immagine tragica di un artista maledetto, tormentato e sofferente che muore nella miseria. Questo dolore è diventato una specie di simbolo e i prezzi dei quadri sono lievitati. Il successo commerciale di Modigliani è nato da un equivoco, non da riconoscimenti accademici”.


Amedeo Modigliani (Livorno,1884 - Parigi, 1920), Bambina in abito azzurro, 1918, Olio su tela, 73 x 116 cm, Collezione Jonas Netter

Ci sono aspetti poco noti dell’arte e della vita di Modigliani che meriterebbero di essere approfonditi?
“Negli ultimi anni Modigliani sta suscitando molta attenzione negli studiosi che si occupano delle avanguardie storiche. Il secondo periodo di Modigliani, quello delle Cariatidi, è il cuore del suo lavoro, ma finora è stato piuttosto trascurato. Recentemente è stato al centro di una mostra in corso a New York, io stesso ho realizzato una mostra sul primitivismo in Giappone e il progetto espositivo che sto curando per l’Albertina di Vienna (Modigliani – Picasso. The Primitivist Revolution, in programma dal 17 settembre 2021 al 9 gennaio 2022, n.d.r) riposizionerà Modigliani in questo contesto. Il primitivismo è una specie di ponte tra il XIX e il XX secolo. Dura cinque, massimo dieci anni, ma influenza molti artisti: scaturiranno di qui tutti i movimenti più importanti del Novecento, dai Fauves al Surrealismo. Si manifesta in un desiderio di ritorno alla natura, di distacco dalla civiltà e dalla società industrializzata, in un nuovo interesse verso la forma. È interessante notare come il tema del ritorno alla natura si ripresenti ciclicamente. Per esempio lo ritroviamo nel Rinascimento italiano, dove dà vita a una bellezza ideale che è totalmente costruita, molto lontana dalla natura stessa. Modigliani la studia e realizza quasi 1000 disegni di cariatidi. Qualcosa di simile capita ad altri artisti come Picasso, Derain, Brancusi”.

Che cosa ha di speciale il primitivismo di Modigliani rispetto a quello dei suoi contemporanei?
“Mentre per gli altri il primitivismo è solo un passaggio, Modigliani rimarrà legato per sempre a questo filone di ricerca. È l’unico artista che abbia seguito fino in fondo la strada del primitivismo e lo ha fatto secondo un progetto consapevole e ben costruito: i ritratti ne sono la prova. L’anonimato delle cariatidi acquista vita e individualità attraverso personaggi reali, riconoscibili, per sfociare in veri e propri ritratti, cui manca però qualsiasi riferimento al mondo esterno. Siamo di fronte a figure astratte, simboliche: per evidenziare il loro distacco dalla realtà, Modigliani non rappresenta mai gli interni in cui si trovano i suoi modelli. Nemmeno un evento come la Prima Guerra Mondiale gli fa cambiare idea: nelle opere che vanno dal 1914 al 1918 nulla ci fa pensare che ci sia un conflitto in corso”.


Un fotogramma da Maledetto Modigliani I Courtesy of Nexo Digital

Modigliani e Picasso: può darci qualche anticipazione sulla grande mostra che sta curando per l’Albertina a Vienna?
“Sarà una mostra fondamentale sul rapporto tra due grandissimi protagonisti dell’arte moderna e analizzerà l’influenza del primitivismo su entrambi. Siamo al cuore di qualcosa di estremamente importante. Si dice che Modigliani e Picasso si detestassero. Io penso che Modigliani avesse un rapporto conflittuale con Picasso, che a sua volta lo ammirava. Picasso era già ricco e molto conosciuto. Modigliani, più giovane, era sicuramente geloso. Il loro rapporto è interessante perché mette a confronto due temperamenti che sono l’uno l’opposto dell’altro. Modigliani ammira le capacità di Picasso, il suo feeling immediato. Quando Picasso visita il museo del Trocadéro e si avvicina alle sculture africane che ispireranno Les demoiselles d’Avignon, ha un approccio istintivo, basato sulle emozioni. Modigliani è un intellettuale: osserva, analizza, organizza, cerca una specie di sincretismo tra mondi diversi. Nel Ritratto di Picasso che Modigliani dipinge nel 1915 è evidente la considerazione per il talento del collega spagnolo, ma non manca una punta di ironia, come rivela la scritta “savoir” sulla destra della tela. La rivalità è inevitabile tra due personalità così in vista nel panorama artistico dell’epoca. E, tornando al mercato, è interessante notare che si tratta anche dei due artisti più quotati dell’arte moderna! La mostra di Vienna verterà sul rapporto che Modigliani intrattenne con gli altri artisti, sfaterà il mito del genio solitario e, al contrario, mostrerà la fitta rete di scambi e influenze che si andava tessendo nella Parigi di inizio secolo, dove artisti provenienti da tutto il mondo si incontrarono in circostanze irripetibili”.

All’Institut Restellini lei si occupa di verificare l’autenticità delle opere attribuite a Modigliani. Come mai esistono così tanti falsi Modigliani e come si fa a riconoscerli?
“Lo scoprirà nel nuovo catalogo dell’opera di Modigliani a cui sto lavorando! Stabilire l’autenticità di un dipinto è il risultato di un complesso lavoro di triangolazione tra indagini scientifiche, documenti d'achivio e testimonianze. L’Istitut Restellini comprende un centro di documentazione con sede a Parigi e un centro a Ginevra dove si eseguono le analisi scientifiche: pigmenti, datazione, verifica delle etichette… In realtà Modigliani non è più falsificato di altri artisti: anche nei musei, ci sono più falsi Corot che falsi Modigliani. Modigliani viene falsificato perché si pensa che sia più facile, in più è decorativo, bello da vedere. Sono apparsi anche dei quadri con firme di autenticazione di gente vicina alla sua famiglia. E ci sono dei falsari che negli anni Cinquanta hanno riprodotto i dipinti di Modigliani quasi su scala industriale. Ma è molto facile smascherarli, a meno che non riescano a ricreare esattamente la tavolozza dell’artista”.


Un fotogramma da Maledetto Modigliani I Courtesy of Nexo Digital

Quali novità troveremo nel catalogo di Modigliani di cui è curatore?
“Il catalogo uscirà nel 2021 e sarà sicuramente rivoluzionario. Prima di tutto perché riguarderà tutti i dipinti di Modigliani, comprese molte opere non incluse nei cataloghi precedenti: ognuna vista, selezionata, confermata da ricerche di archivio e analisi scientifiche. In più sto lavorando al catalogo dei disegni, che non so ancora quando sarà pubblicato”.

Modigliani è ancora in grado di regalarci sorprese?
“Certamente sì. Ne è esempio una mostra che ha aperto tra poco in Messico (El París de Modigliani y sus contemporáneos, fino al 31 dicembre al Palacio de Bellas Artes di Città del Messico, n.d.r.) e che ho curato per indagare su un aspetto semisconosciuto della vita di Modigliani. Nel 1914 l’artista condivise per circa sei mesi uno studio a Parigi con Diego Rivera, il grande pittore messicano. Ho trovato questo incontro assolutamente appassionante: mi ha permesso di scoprire cose nuove sull’arte di Modigliani e sul Messico. Credo che i due artisti si siano compresi molto bene. Modigliani realizzò cinque ritratti di Diego, tra cui due dipinti. Mi aspettavo semplicemente di poter rintracciare l’influsso di Modigliani nell’arte di Rivera, invece mi sono reso conto di come abbia avuto un peso su tutta la scuola messicana, con pittori che hanno cercato di improvvisare sul suo stile. Modigliani, da parte sua, con Rivera ha avuto modo di sviluppare la nozione di sincretismo, che per chi è nato in Messico non è certo una novità. Qui già nel XVI secolo le culture dei Maya e degli Aztechi iniziarono a fondersi con quella cristiana portata dai conquistatori. Modigliani in pittura fa lo stesso: prende l’arte dell'Africa, dell'America, dell'Oceania, la innesta sulla tradizione classica italiana, aggiunge un pizzico di esoterismo, e crea qualcosa che non si era mai visto prima”.

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