Al Jeu de Paume dal 13 febbraio al 26 maggio
L'occhio della rivoluzione. Tina Modotti a Parigi con oltre 200 scatti
Tina Modotti, Contadina zapoteca con una brocca sulla spalla, 1926 Platinotipo, stampa d'epoca 17,5×21,2 cm, Collezione e archivio del Fondazione Televisa, Messico | Courtesy Jeu de Paume
Samantha De Martin
30/11/2023
Mondo - “Cerco di produrre non arte ma fotografie oneste, senza distorsioni o manipolazioni, mentre la maggior parte dei fotografi cercano ancora effetti artistici".
Tina Modotti, più che un’artista, si considerava una fotografa. Una fotografa di strada che usò l’obiettivo come "strumento di indagine e denuncia sociale".
Dal 13 febbraio al 26 maggio Jeu de Paume le rende omaggio con Tina Modotti. The Eye of the Revolution, la più grande mostra mai dedicata a Parigi alla fotografa e attivista nata a Udine.
Plasmata dal suo attivismo militante e dallo stile di vita nomade che l'ha condotta via dall'Italia, la straordinaria traiettoria di Tina Modotti non ha mai smesso di affascinare. Il suo lavoro, prodotto principalmente tra il 1923 e il 1930, colpisce per l'intensità caratterizzata da un’ideologia ben definita, cucita da mani di operai, falce e martello.
Forgiato nel Messico post-rivoluzionario, il suo sguardo sensibile e critico ha catturato i movimenti sociali e le disuguaglianze in scatti schietti che non hanno mai trascurato l'aspetto estetico della fotografia.
Tina Modotti, Mani di donna che lavano i panni, 1928 Stampa alla gelatina d'argento stampata successivamente da Manuel Collezione Álvarez Bravo e archivi della Fundación Televisa, Messico
La mostra a Parigi, a cura di Isabel Tejeda Martín, riunisce quasi 240 scatti, oltre a documenti di archivio e riviste d'epoca in prestito da musei internazionali e collezioni private. Il percorso abbraccia la carriera unica di questa attivista rivoluzionaria amica e confidente di pittori come Frida Kahlo e Diego Rivera. Tina Modotti ha trascorso gran parte della sua vita in mezzo a disordini segnati da alcuni degli eventi storici più significativi tra il 1920 e il 1930. Emigrata negli Stati Uniti quando aveva sedici anni, ha trovato lavoro a San Francisco come sarta prima di essere assunta come modella in un prestigioso negozio di moda. Nel 1918 la carriera cinematografica, tre anni dopo l’incontro con Edward Weston del quale diviene modella e amante. Con lui si trasferisce in Messico nel 1923 dove apre il proprio studio dando ufficialmente inizio alla carriera fotografica.
Il suo lavoro artistico si alimenta del contatto con gli intellettuali messicani e con le interazioni con il Partito Comunista messicano. Dal punto di vista creativo Modotti trova il suo posto nella disputa tra formalismo e arte partecipando al dibattito relativo al cambiamento radicale che la società stava attraversando.
L'esposizione parigina esplora, in cinque sezioni, il percorso cronologico e tematico della fotografa. Fin dall'inizio il visitatore entra in contatto con la vita di questa protagonista dallo spirito libero e un’acuta coscienza sociale. Se la prima sezione fa rivivere la sua breve carriera a Hollywood attraverso la proiezione di Pelle di tigre, film muto nel quale Modotti ha recitato nel 1920, restituendo anche un album fotografico, dove indossa i pantaloni, già prefigurando il suo spirito anticonformista, la seconda sezione si concentra sulle prime opere caratterizzate da una timida ricerca influenzata dal formalismo di Edward Weston.
Tina Modotti, Senza titolo (Indiani che trasportano carichi di bucce di mais per la preparazione dei “tamales”), 1926-1929, Gelatina stampa ai sali d'argento, San Francisco Museum of Modern Art, Donazione dell'Art Supporting Fondazione, John “Launny” Steffens, Sandra Lloyd, Shawn e Brook Byers, il signor e la signora. George F. Jewett, Jr. e donatori anonimi
Il cuore della mostra esplora soprattutto le caratteristiche originali dell’arte di Modotti, dalla perfezione delle forme astratte alla fotografia sociale in un Messico in preda a un grande sconvolgimento politico e sociale. Non manca il contributo offerto da Modotti al mondo dell’editoria, con le collaborazioni con riviste come Folklore messicano, Horizonte, Forma e El Machete. L’amicizia con i muralisti, in primis con Rivera, rafforza il suo attivismo politico e sociale al punto da trasformare Modotti nella fotografa “ufficiale” del movimento muralista messicano.
Il resto del percorso è dedicato ai tanti ritratti che immortalano gli abitanti del Messico, contadini, facchini, venditori del mercato, lavandaie, bambini poveri. Il suo reportage fotografico sulle donne di Tehuantepec mostra il desiderio di opporsi alla condizione delle donne concepite come meri oggetti di piacere visivo. Modotti preferisce rappresentarle come soggetti che lavorano, partecipano alla politica, vivono, soffrono, si prendono cura di altri esseri umani.
Lo sguardo di Jeu de Paume su una delle protagoniste della fotogafia mondiale si conclude con la fotografia politica, sapientemente rappresentata dalla celebre Donna con Bandiera. Modotti si è sforzata di porre al centro dell'attenzione il lavoro estenuante e poco dignitoso, ma anche le disuguaglianze e la povertà nelle aree urbane. Fotografie come Lavoratore che legge “El Machete” (1927) prefigurano alcune delle opere di Walker Evans e Dorothea Lange.
Tina Modotti, più che un’artista, si considerava una fotografa. Una fotografa di strada che usò l’obiettivo come "strumento di indagine e denuncia sociale".
Dal 13 febbraio al 26 maggio Jeu de Paume le rende omaggio con Tina Modotti. The Eye of the Revolution, la più grande mostra mai dedicata a Parigi alla fotografa e attivista nata a Udine.
Plasmata dal suo attivismo militante e dallo stile di vita nomade che l'ha condotta via dall'Italia, la straordinaria traiettoria di Tina Modotti non ha mai smesso di affascinare. Il suo lavoro, prodotto principalmente tra il 1923 e il 1930, colpisce per l'intensità caratterizzata da un’ideologia ben definita, cucita da mani di operai, falce e martello.
Forgiato nel Messico post-rivoluzionario, il suo sguardo sensibile e critico ha catturato i movimenti sociali e le disuguaglianze in scatti schietti che non hanno mai trascurato l'aspetto estetico della fotografia.
Tina Modotti, Mani di donna che lavano i panni, 1928 Stampa alla gelatina d'argento stampata successivamente da Manuel Collezione Álvarez Bravo e archivi della Fundación Televisa, Messico
La mostra a Parigi, a cura di Isabel Tejeda Martín, riunisce quasi 240 scatti, oltre a documenti di archivio e riviste d'epoca in prestito da musei internazionali e collezioni private. Il percorso abbraccia la carriera unica di questa attivista rivoluzionaria amica e confidente di pittori come Frida Kahlo e Diego Rivera. Tina Modotti ha trascorso gran parte della sua vita in mezzo a disordini segnati da alcuni degli eventi storici più significativi tra il 1920 e il 1930. Emigrata negli Stati Uniti quando aveva sedici anni, ha trovato lavoro a San Francisco come sarta prima di essere assunta come modella in un prestigioso negozio di moda. Nel 1918 la carriera cinematografica, tre anni dopo l’incontro con Edward Weston del quale diviene modella e amante. Con lui si trasferisce in Messico nel 1923 dove apre il proprio studio dando ufficialmente inizio alla carriera fotografica.
Il suo lavoro artistico si alimenta del contatto con gli intellettuali messicani e con le interazioni con il Partito Comunista messicano. Dal punto di vista creativo Modotti trova il suo posto nella disputa tra formalismo e arte partecipando al dibattito relativo al cambiamento radicale che la società stava attraversando.
L'esposizione parigina esplora, in cinque sezioni, il percorso cronologico e tematico della fotografa. Fin dall'inizio il visitatore entra in contatto con la vita di questa protagonista dallo spirito libero e un’acuta coscienza sociale. Se la prima sezione fa rivivere la sua breve carriera a Hollywood attraverso la proiezione di Pelle di tigre, film muto nel quale Modotti ha recitato nel 1920, restituendo anche un album fotografico, dove indossa i pantaloni, già prefigurando il suo spirito anticonformista, la seconda sezione si concentra sulle prime opere caratterizzate da una timida ricerca influenzata dal formalismo di Edward Weston.
Tina Modotti, Senza titolo (Indiani che trasportano carichi di bucce di mais per la preparazione dei “tamales”), 1926-1929, Gelatina stampa ai sali d'argento, San Francisco Museum of Modern Art, Donazione dell'Art Supporting Fondazione, John “Launny” Steffens, Sandra Lloyd, Shawn e Brook Byers, il signor e la signora. George F. Jewett, Jr. e donatori anonimi
Il cuore della mostra esplora soprattutto le caratteristiche originali dell’arte di Modotti, dalla perfezione delle forme astratte alla fotografia sociale in un Messico in preda a un grande sconvolgimento politico e sociale. Non manca il contributo offerto da Modotti al mondo dell’editoria, con le collaborazioni con riviste come Folklore messicano, Horizonte, Forma e El Machete. L’amicizia con i muralisti, in primis con Rivera, rafforza il suo attivismo politico e sociale al punto da trasformare Modotti nella fotografa “ufficiale” del movimento muralista messicano.
Il resto del percorso è dedicato ai tanti ritratti che immortalano gli abitanti del Messico, contadini, facchini, venditori del mercato, lavandaie, bambini poveri. Il suo reportage fotografico sulle donne di Tehuantepec mostra il desiderio di opporsi alla condizione delle donne concepite come meri oggetti di piacere visivo. Modotti preferisce rappresentarle come soggetti che lavorano, partecipano alla politica, vivono, soffrono, si prendono cura di altri esseri umani.
Lo sguardo di Jeu de Paume su una delle protagoniste della fotogafia mondiale si conclude con la fotografia politica, sapientemente rappresentata dalla celebre Donna con Bandiera. Modotti si è sforzata di porre al centro dell'attenzione il lavoro estenuante e poco dignitoso, ma anche le disuguaglianze e la povertà nelle aree urbane. Fotografie come Lavoratore che legge “El Machete” (1927) prefigurano alcune delle opere di Walker Evans e Dorothea Lange.
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