Fino al 9 gennaio 2022 al Museo Thyssen-Bornemisza
La pittura italiana, da Beato Angelico a Giacomo Ceruti, va in scena a Madrid
Giacomo Ceruti, Gruppo di mendicanti, 1737 circa, Collezione Thyssen-Bornemisza, in deposito presso il Museu Nacional d'Art de Catalunya (MNAC)
Samantha De Martin
16/11/2021
Mondo - Anche i capolavori a volte ritornano. Quando il Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid aprì per la prima volta le porte al pubblico, una selezione rappresentativa di quasi 80 opere delle scuole italiana e tedesca fu spedita al Monastero di Pedralbes a Barcellona, per raggiungere, nel 2004, il Museu Nacional d'Art de Catalunya (MNAC) dove può essere oggi ammirata, concessa in deposito.
In occasione del centenario della nascita del barone Hans Heinrich Thyssen-Bornemisza, illuminato imprenditore e collezionista d'arte olandese naturalizzato svizzero, dieci di questi capolavori raggiungono Madrid per dialogare, fino al 9 gennaio, con la collezione permanente del museo.
Questa selezione include la Vergine dell'Umiltà di Beato Angelico, uno dei capolavori della collezione Thyssen ed esposto al museo solo in due occasioni, nel 2006 e nel 2009.
Pietro da Rimini, La Natività e altri episodi dell'infanzia di Cristo, 1330 circa, Collezione Thyssen-Bornemisza, in deposito presso il Museu Nacional d'Art de Catalunya (MNAC) | Courtesy Museo Thyssen-Bornemisza
Ad aprire il percorso espositivo sono tre pannelli del pittore fiorentino quattrocentesco Bicci di Lorenzo: L'Angelo Annunciato, La Crocifissione con la Vergine e San Giovanni e la Vergine Annunciata. Accanto a questi, la tavola con La Natività di Taddeo Gaddi, forse dipinta per un oratorio privato, in deposito presso il Museo delle Belle Arts a Boston tra il 1876 e il 1977, prima di entrare, nel 1979, nella collezione Thyssen.
La pittura di Gaddi riflette l'arte del suo maestro Giotto, nel cui studio ha lavorato per 24 anni, ma anche le innovazioni che che l’artista stesso ha introdotto. La cura nei dettagli e la predominanza di linee definite, tipiche della pittura di Lorenzo Monaco, uno dei massimi esponenti della pittura tardogotica a Firenze, sono evidenti ne La Vergine in trono col Bambino con sei angeli. Bellissima La Natività e altri episodi dall'infanzia di Cristo di Pietro da Rimini, il cui stile, specie nello sfondo dorato e nel carattere decorativo di alcuni dettagli, riflette i modelli bizantini.
Taddeo Gaddi, Natività, 1325 circa, collezione Thyssen-Bornemisza Collection, in deposito presso il Museu Nacional d’Art de Catalunya (MNAC)
Tuttavia, il lavoro di Pietro da Rimini include anche una serie di innovazioni, riflettendo l’intenzione di conferire espressività ai volti e ai gesti dei personaggi e di dare alla scena profondità attraverso la rappresentazione prospettica del paesaggio roccioso. Nella Madonna dell'Umiltà - masterpiece della sezione dedicata al Quattrocento italiano - Beato Angelico impiega un tipo di luce e una gamma cromatica che rappresentano caratteristiche innovazioni quattrocentesche, esemplificando nuove tecniche - come l'uso dell'incisione per conferire volume ai tendaggi - che il maestro aveva già sperimentato in altri lavori. Nella stessa sala il visitatore scruta La lapidazione di Santo Stefano (1525 circa) attribuito ai fratelli Dosso e Battista Dossi e L'Adorazione dei Magi (1520) di anonimo, meglio conosciuto come Il Maestro dell’Adorazione Thyssen, attivo in Baviera e in Austria intorno al 1520. Il paesaggio evoca gli sfondi raffigurati da artisti del nord Europa, mentre alcune delle figure richiamano modelli italiani di Raffaello e Giulio Romano.
Francesco Maffei, L'Arcangelo Michele che rovescia Lucifero, 1656 circa, Collezione Thyssen-Bornemisza, in deposito presso il Museu Nacional d'Art de Catalunya (MNAC)
Il movimento esplode infine tra le ali e le pieghe del mantello dell'Arcangelo Michele che rovescia Lucifero, del pittore barocco Francesco Maffei, mentre il Gruppo di mendicanti, prima opera del pittore lombardo settecentesco Giacomo Ceruti, chiude il percorso assieme a Il sacrificio di Isacco (1715 circa), un'opera giovanile che condensa lo stile tenebrista del veneziano Giambattista Piazzetta.
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Questa selezione include la Vergine dell'Umiltà di Beato Angelico, uno dei capolavori della collezione Thyssen ed esposto al museo solo in due occasioni, nel 2006 e nel 2009.
Pietro da Rimini, La Natività e altri episodi dell'infanzia di Cristo, 1330 circa, Collezione Thyssen-Bornemisza, in deposito presso il Museu Nacional d'Art de Catalunya (MNAC) | Courtesy Museo Thyssen-Bornemisza
Ad aprire il percorso espositivo sono tre pannelli del pittore fiorentino quattrocentesco Bicci di Lorenzo: L'Angelo Annunciato, La Crocifissione con la Vergine e San Giovanni e la Vergine Annunciata. Accanto a questi, la tavola con La Natività di Taddeo Gaddi, forse dipinta per un oratorio privato, in deposito presso il Museo delle Belle Arts a Boston tra il 1876 e il 1977, prima di entrare, nel 1979, nella collezione Thyssen.
La pittura di Gaddi riflette l'arte del suo maestro Giotto, nel cui studio ha lavorato per 24 anni, ma anche le innovazioni che che l’artista stesso ha introdotto. La cura nei dettagli e la predominanza di linee definite, tipiche della pittura di Lorenzo Monaco, uno dei massimi esponenti della pittura tardogotica a Firenze, sono evidenti ne La Vergine in trono col Bambino con sei angeli. Bellissima La Natività e altri episodi dall'infanzia di Cristo di Pietro da Rimini, il cui stile, specie nello sfondo dorato e nel carattere decorativo di alcuni dettagli, riflette i modelli bizantini.
Taddeo Gaddi, Natività, 1325 circa, collezione Thyssen-Bornemisza Collection, in deposito presso il Museu Nacional d’Art de Catalunya (MNAC)
Tuttavia, il lavoro di Pietro da Rimini include anche una serie di innovazioni, riflettendo l’intenzione di conferire espressività ai volti e ai gesti dei personaggi e di dare alla scena profondità attraverso la rappresentazione prospettica del paesaggio roccioso. Nella Madonna dell'Umiltà - masterpiece della sezione dedicata al Quattrocento italiano - Beato Angelico impiega un tipo di luce e una gamma cromatica che rappresentano caratteristiche innovazioni quattrocentesche, esemplificando nuove tecniche - come l'uso dell'incisione per conferire volume ai tendaggi - che il maestro aveva già sperimentato in altri lavori. Nella stessa sala il visitatore scruta La lapidazione di Santo Stefano (1525 circa) attribuito ai fratelli Dosso e Battista Dossi e L'Adorazione dei Magi (1520) di anonimo, meglio conosciuto come Il Maestro dell’Adorazione Thyssen, attivo in Baviera e in Austria intorno al 1520. Il paesaggio evoca gli sfondi raffigurati da artisti del nord Europa, mentre alcune delle figure richiamano modelli italiani di Raffaello e Giulio Romano.
Francesco Maffei, L'Arcangelo Michele che rovescia Lucifero, 1656 circa, Collezione Thyssen-Bornemisza, in deposito presso il Museu Nacional d'Art de Catalunya (MNAC)
Il movimento esplode infine tra le ali e le pieghe del mantello dell'Arcangelo Michele che rovescia Lucifero, del pittore barocco Francesco Maffei, mentre il Gruppo di mendicanti, prima opera del pittore lombardo settecentesco Giacomo Ceruti, chiude il percorso assieme a Il sacrificio di Isacco (1715 circa), un'opera giovanile che condensa lo stile tenebrista del veneziano Giambattista Piazzetta.
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