A Lugano dal 22 settembre al 12 gennaio
Le Vide et Le Plein. Yves Klein e Arman dialogano alla Collezione Olgiati
Arman, Premier portrait-robot d’Yves Klein, le Monochrome, 1960, Oggetti in una scatola di legno e plexiglass 76 × 50 × 12 cm Collezione privata © Arman Studio Archives New York / 2024, ProLitteris, Zürich
Samantha De Martin
22/08/2024
Mondo - Yves Klein e Arman, i due maestri francesi esponenti di punta del “Nouveau Réalisme”, si incontrano a Lugano.
Nativi entrambi di Nizza e a lungo sodali in gioventù, gli artisti saranno al centro di un affascinante “faccia a faccia” nell’ambito della mostra Yves Klein e Arman. Le Vide et Le Plein, accolta presso la Collezione Giancarlo e Danna Olgiati dal 22 settembre al 12 gennaio.
A presentare al pubblico per la prima volta due aspetti antitetici e complementari della poetica dei due maestri, Le Vide et Le Plein (il Vuoto e il Pieno) saranno sessanta lavori, parte di un percorso a cura di Bruno Corà, realizzato in collaborazione con la Fondazione Yves Klein di Parigi.
L’allestimento, disegnato e curato da Mario Botta, accompagna il confronto tra le opere. Nella mostra, le poetiche opposte e complementari legate a Le Vide et Le Plein prendono forma in un dialogo frontale tra il linguaggio di Klein e Arman. Le due entità scelte da Yves Klein e da Arman per orientare la propria azione artistica sfiorano discipline diverse, dalla fisica alla filosofia, dalla poesia all'immaginario popolare. Se per Klein, precursore della Body art, il Vuoto si identifica anche con la dimensione poetica di "immaterialità” verso cui tende tutta la sua vicenda artistica, influenzata dalla filosofia Zen, Arman, servendosi del concetto di Plein, esalta, invece, l’oggetto frutto della produzione industriale duplicandone la presenza fisica fino alla saturazione.
Se nel 1958 Klein mostra Le Vide alla galleria di Iris Clert di Parigi lasciando completamente vuoti gli spazi espositivi, due anni più tardi Arman, nel medesimo posto, compie un’operazione di segno contrario, riempiendo lo spazio di detriti, oggetti e vecchi mobili, dando vita a una vetrina che il pubblico può osservare solo dall’esterno.
Yves Klein, Portrait relief d’Arman, (PR 1), 1962-1989, Pigmento puro e resina sintetica su bronzo su pannello ricoperto di foglia d’oro 176 × 96 × 26 cm Collezione privata © Succession Yves Klein / 2024, ProLitteris, Zürich
“Se Klein con Le Vide opera un'innovativa contaminazione tra la cultura orientale e quella occidentale, aprendo un nuovo capitolo della sensibilità verso la realtà - spiega il curatore Bruno Corà - Arman, con l'accumulazione di oggetti e rifiuti della realtà urbana sembra voler enfatizzare l'importanza dell'oggetto e il processo della quantificazione produttiva, portandolo alle estreme conseguenze della saturazione, quasi profetizzando le società consumistiche e del surplus dell'intero Occidente, e non solo”.
Klein accoglie i visitatori con un ciclo di monocromi che coprono la fase “storica” della stagione del monocromatismo. Accanto ai dipinti declinati nel blu, come i due Monochromes bleu sans titre (IKB 38) e (IKB 246), ci saranno anche monocromi del giallo, del rosa e del bianco, fino a Monochrome or sans titre (M 59), in foglia d’oro su vetro.
Le Antropometrie, impronte dei corpi di modelle cosparse di pigmento puro blu e resina sintetica su carta e su tela, che recano quella che l’artista definiva una “traccia di vita”, si declinano in mostra in cinque esempi, realizzati nel 1960, come l’Anthropométrie sans titre (ANT 7) e l’opera Monique (ANT 59). Le meditazioni cosmologiche giovanili di Klein riecheggiano invece nelle Cosmogonie, dove le differenti elaborazioni a base di pigmento puro blu e leganti restituiscono allo sguardo impronte di fenomeni naturali come il vento, il sole, la pioggia.
Per Klein la tela è un campo aperto, sulla quale fare agire elementi primigeni come il fuoco. Ai cinque lavori dalla serie delle Peintures de Feu Couleur e Peinture de Feu sans titre (F 13) creati tra il 1961 e il 1962 e realizzati in pigmento puro e resina sintetica bruciati su cartone, si affiancano la Scultpure Éponge bleue sans titre (SE 263) e il Relief Éponge Fa (RE 31) o l’Excavatrice de l’espace (S 19), realizzata da Klein con lo scultore Jean Tinguely. Alimentata elettricamente, l'opera, caratterizzata da un disco di legno, genera un alone che evoca l'idea dell'immaterialità del Blu.
Arman, Antonio e Cleopatra (Colère), 1966, Violoncelli sezionati su tavola dipinta 200.5 × 160.5 × 21 cm, Collezione Giancarlo e Danna Olgiati, Lugano | Foto: Studio Pagi, 2024 © Arman Studio Archives New York / 2024, ProLitteris, Zürich
All’impalpabilità di Klein si contrappongono, nel percorso espositivo, i cicli di opere di Arman che traducono l’idea di pieno, scaturita dall’interesse dell’artista verso gli oggetti. Oggetti di cui inizialmente raccoglie le impronte nei Cachet, nelle Allures d’objets (1958), nei Violini (1961). Con le Accumulations e le Poubelles, lavori costituiti da rifiuti inscatolati in teche di plexiglass, che l’artista inizia a realizzare nel 1959, Arman si fa interprete di un’epoca dominata dalla società dei consumi e che “in circa mezzo secolo ha prodotto più oggetti che nei cinquantamila anni precedenti”. Così gli oggetti più disparati - dai rasoi elettrici alle lampadine di automobile, dalle mani di bambole agli ingranaggi di orologi - si “accumulano” in contenitori di plexiglass e teche di legno.
Anche Arman, come Klein, impiega nelle sue opere il fuoco, forza distruttiva e creatrice al tempo stesso. In mostra la Peinture de Feu di Klein ammicca in questo senso all’opera Senza titolo (1969), realizzata da Arman con un violino bruciato e conservato nella resina, in plexiglass.
La mostra trova il suo contrappasso ideale in un affascinante mise en abyme con il Premier portrait-robot d'Yves Klein, dove Arman ritrae Klein sotto forma di un accumulo di indumenti, carte e libri di Bachelard raccolte nel plexiglass e a cui Klein “risponde” con il Portrait relief d’Arman, il ritratto a rilievo del collega raffigurato nudo, proiettato in un’altra dimensione, nella purezza del blu assoluto.
La mostra, con ingresso gratuito, sarà aperta da giovedì a domenica dalle 11 alle 18.
Nativi entrambi di Nizza e a lungo sodali in gioventù, gli artisti saranno al centro di un affascinante “faccia a faccia” nell’ambito della mostra Yves Klein e Arman. Le Vide et Le Plein, accolta presso la Collezione Giancarlo e Danna Olgiati dal 22 settembre al 12 gennaio.
A presentare al pubblico per la prima volta due aspetti antitetici e complementari della poetica dei due maestri, Le Vide et Le Plein (il Vuoto e il Pieno) saranno sessanta lavori, parte di un percorso a cura di Bruno Corà, realizzato in collaborazione con la Fondazione Yves Klein di Parigi.
L’allestimento, disegnato e curato da Mario Botta, accompagna il confronto tra le opere. Nella mostra, le poetiche opposte e complementari legate a Le Vide et Le Plein prendono forma in un dialogo frontale tra il linguaggio di Klein e Arman. Le due entità scelte da Yves Klein e da Arman per orientare la propria azione artistica sfiorano discipline diverse, dalla fisica alla filosofia, dalla poesia all'immaginario popolare. Se per Klein, precursore della Body art, il Vuoto si identifica anche con la dimensione poetica di "immaterialità” verso cui tende tutta la sua vicenda artistica, influenzata dalla filosofia Zen, Arman, servendosi del concetto di Plein, esalta, invece, l’oggetto frutto della produzione industriale duplicandone la presenza fisica fino alla saturazione.
Se nel 1958 Klein mostra Le Vide alla galleria di Iris Clert di Parigi lasciando completamente vuoti gli spazi espositivi, due anni più tardi Arman, nel medesimo posto, compie un’operazione di segno contrario, riempiendo lo spazio di detriti, oggetti e vecchi mobili, dando vita a una vetrina che il pubblico può osservare solo dall’esterno.
Yves Klein, Portrait relief d’Arman, (PR 1), 1962-1989, Pigmento puro e resina sintetica su bronzo su pannello ricoperto di foglia d’oro 176 × 96 × 26 cm Collezione privata © Succession Yves Klein / 2024, ProLitteris, Zürich
“Se Klein con Le Vide opera un'innovativa contaminazione tra la cultura orientale e quella occidentale, aprendo un nuovo capitolo della sensibilità verso la realtà - spiega il curatore Bruno Corà - Arman, con l'accumulazione di oggetti e rifiuti della realtà urbana sembra voler enfatizzare l'importanza dell'oggetto e il processo della quantificazione produttiva, portandolo alle estreme conseguenze della saturazione, quasi profetizzando le società consumistiche e del surplus dell'intero Occidente, e non solo”.
Klein accoglie i visitatori con un ciclo di monocromi che coprono la fase “storica” della stagione del monocromatismo. Accanto ai dipinti declinati nel blu, come i due Monochromes bleu sans titre (IKB 38) e (IKB 246), ci saranno anche monocromi del giallo, del rosa e del bianco, fino a Monochrome or sans titre (M 59), in foglia d’oro su vetro.
Le Antropometrie, impronte dei corpi di modelle cosparse di pigmento puro blu e resina sintetica su carta e su tela, che recano quella che l’artista definiva una “traccia di vita”, si declinano in mostra in cinque esempi, realizzati nel 1960, come l’Anthropométrie sans titre (ANT 7) e l’opera Monique (ANT 59). Le meditazioni cosmologiche giovanili di Klein riecheggiano invece nelle Cosmogonie, dove le differenti elaborazioni a base di pigmento puro blu e leganti restituiscono allo sguardo impronte di fenomeni naturali come il vento, il sole, la pioggia.
Per Klein la tela è un campo aperto, sulla quale fare agire elementi primigeni come il fuoco. Ai cinque lavori dalla serie delle Peintures de Feu Couleur e Peinture de Feu sans titre (F 13) creati tra il 1961 e il 1962 e realizzati in pigmento puro e resina sintetica bruciati su cartone, si affiancano la Scultpure Éponge bleue sans titre (SE 263) e il Relief Éponge Fa (RE 31) o l’Excavatrice de l’espace (S 19), realizzata da Klein con lo scultore Jean Tinguely. Alimentata elettricamente, l'opera, caratterizzata da un disco di legno, genera un alone che evoca l'idea dell'immaterialità del Blu.
Arman, Antonio e Cleopatra (Colère), 1966, Violoncelli sezionati su tavola dipinta 200.5 × 160.5 × 21 cm, Collezione Giancarlo e Danna Olgiati, Lugano | Foto: Studio Pagi, 2024 © Arman Studio Archives New York / 2024, ProLitteris, Zürich
All’impalpabilità di Klein si contrappongono, nel percorso espositivo, i cicli di opere di Arman che traducono l’idea di pieno, scaturita dall’interesse dell’artista verso gli oggetti. Oggetti di cui inizialmente raccoglie le impronte nei Cachet, nelle Allures d’objets (1958), nei Violini (1961). Con le Accumulations e le Poubelles, lavori costituiti da rifiuti inscatolati in teche di plexiglass, che l’artista inizia a realizzare nel 1959, Arman si fa interprete di un’epoca dominata dalla società dei consumi e che “in circa mezzo secolo ha prodotto più oggetti che nei cinquantamila anni precedenti”. Così gli oggetti più disparati - dai rasoi elettrici alle lampadine di automobile, dalle mani di bambole agli ingranaggi di orologi - si “accumulano” in contenitori di plexiglass e teche di legno.
Anche Arman, come Klein, impiega nelle sue opere il fuoco, forza distruttiva e creatrice al tempo stesso. In mostra la Peinture de Feu di Klein ammicca in questo senso all’opera Senza titolo (1969), realizzata da Arman con un violino bruciato e conservato nella resina, in plexiglass.
La mostra trova il suo contrappasso ideale in un affascinante mise en abyme con il Premier portrait-robot d'Yves Klein, dove Arman ritrae Klein sotto forma di un accumulo di indumenti, carte e libri di Bachelard raccolte nel plexiglass e a cui Klein “risponde” con il Portrait relief d’Arman, il ritratto a rilievo del collega raffigurato nudo, proiettato in un’altra dimensione, nella purezza del blu assoluto.
La mostra, con ingresso gratuito, sarà aperta da giovedì a domenica dalle 11 alle 18.
lugano · mario botta · yves klein · arman · collezione olgiati · mostre settembre · le vide · le plein
LA MAPPA
NOTIZIE
VEDI ANCHE
-
Mondo | Dal 5 dicembre 2024 al 9 marzo 2025
La National Gallery celebra il genio di Parmigianino
-
Aosta | Un maestro del contemporaneo tra le montagne della Valle d’Aosta
Questa è pittura: Emilio Vedova al Forte di Bard
-
Roma | A Roma dal 26 novembre al 30 marzo
Tiziano, Lotto, Crivelli, Guercino. Ai Musei capitolini arrivano i capolavori della Pinacoteca di Ancona
-
Roma | Dal 7 dicembre a Palazzo Chigi di Ariccia
Bernini e la pittura del Seicento, una storia da riscoprire
-
Milano | Dal 15 febbraio a Palazzo Reale
A Milano tutto Casorati in 100 opere
-
Ferrara | In mostra a Ferrara dal 22 marzo 2025
Mucha e Boldini, una strana coppia in arrivo a Palazzo dei Diamanti