Al LAC dall’8 settembre al 26 gennaio

Luigi Ghirri. Vent’anni di viaggi in 140 scatti in arrivo a Lugano

Luigi Ghirri, Alpe di Siusi, 1979, C-print, new print (2001) | Eredi di Luigi Ghirri | Courtesy Eredi di Luigi Ghirri © Eredi di Luigi Ghirri
 

Samantha De Martin

30/07/2024

Mondo - La fascinazione di Luigi Ghirri per il viaggio, reale e immaginario, passa attraverso 140 fotografie a colori, per lo più stampe vintage degli anni Settanta e Ottanta provenienti principalmente dagli Eredi di Luigi Ghirri e dalla collezione dello CSAC di Parma.
Gli scatti più noti, ma anche quelli meno conosciuti del grande fotografo, figura pionieristica della fotografia, si accingono a raggiungere Lugano dove saranno al centro di una mostra in programma al LAC dall’8 settembre al 26 gennaio.
Dalle gite domenicali nei dintorni della sua città natale, Modena, da lui definite “avventure minime”, fino alle esperienze verso le mete turistiche più frequentate, Ghirri si è ispirato al viaggio sin dai suoi primi progetti, all'inizio degli anni Settanta, sia come concetto che come fonte di immagini. Il fotografo scomparso poco più di trent’anni fa ha inoltre indagato l'idea stessa di viaggio attraverso fotografie di mappe, atlanti, pubblicità per il turismo e cartoline, nonché di turisti che si godono il panorama in vacanza.
Osservando i suoi scatti il pubblico riflette sul modo in cui la fotografia sia arrivata sempre più ad inquadrare e condizionare l'esperienza di un luogo.
All’interno del percorso intitolato Luigi Ghirri. Viaggi. Fotografie 1970-1991 un allestimento tematico fluido inviterà il pubblico a stabilire liberamente pause, collegamenti e connessioni tra pensieri e immagini. Terminata la visita, l’invito è quindi a percorrere l’itinerario della mostra anche a ritroso, ubbidendo a quelli che Ghirri definiva gli “strani grovigli del vedere”.


Luigi Ghirri, Modena, 1973, C-print, vintage print | Collection Massimo Orsini, Mutina fort Art | Foto: © Massimo Orsini, Private Collection

I visitatori del LAC si imbatteranno così nelle fotografie realizzate nei primi brevi viaggi all’inizio degli anni Settanta nelle città dell’Emilia-Romagna in Italia settentrionale o in Svizzera, immagini “trovate” nell’ambiente quotidiano, come manifesti e cartoline. Ad aprire il percorso sarà una selezione di questi “Paesaggi di cartone” a dimostrazione di come i cartelloni pubblicitari possano trasportare un’esotica cascata tra le montagne svizzere o un panorama alpino a Reggio Emilia o, ancora, il mare a Modena. Questi paesaggi effimeri raccontano l’ubiquità dell’immagine fotografica negli spazi odierni. “La realtà in larga misura si va trasformando sempre più in una colossale fotografia e il fotomontaggio è già avvenuto: è nel mondo reale” scriveva Luigi Ghirri nel 1979.

C’è la serie di fotografie In Scala, realizzate a più riprese (tra il 1977 e il 1978, e nel 1985) nel parco a tema Italia in Miniatura a Viserba (Rimini). Le Dolomiti, il Grattacielo Pirelli, la Basilica di San Pietro a Roma possono essere visitati in un rapido tour in cui storia e geografia sono fortemente compresse. Non sfuggono a Ghirri le persone in vacanza, tra uno scivolo e una giostra vuoti al Lido di Spina, un ombrellone a Orbetello. Una silenziosa calma riecheggia tra piccoli specchi a Marina di Ravenna, in situazioni nelle quali raramente accade qualcosa. Così a Île-Rousse in Corsica, a dare significato alla fotografia di una coppia che gioca a tennis sulla spiaggia è la pallina poggiata proprio sulla linea dell’orizzonte, là dove il mare incontra il cielo.


Luigi Ghirri, Arles, 1979, C-print, vintage print | Collection Massimo Orsini, Mutina fort Art | Foto: © Massimo Orsini, Private Collection

Nel corso degli anni Ottanta Ghirri viaggia in quasi tutta Italia, realizzando diversi servizi per enti turistici e per il Touring Club Italiano. Sono anni in cui il passaggio a una macchina fotografica di medio formato conferisce maggiore profondità e colori più vivaci alle sue fotografie, anche se continua a inquadrare i panorami nello stesso modo tranquillo e misurato. Destinati a un pubblico, ampio, questi lavori su commissione associano le immagini stereotipate del genere divulgativo ad altre più insolite.

All’interno del libro Capri (1983), ad esempio, Ghirri ritorna più volte sui celebri Faraglioni, un particolare ben noto ai turisti. Ma Ghirri sovverte delicatamente il genere, con rocce che si frammentano in specchi o si riproducono su una mappa dipinta su ceramica. Pur sembrando talvolta affini alle foto scattate dai turisti, gli scatti di Ghirri sono tuttavia sempre diversi. Come spiega James Lingwood, Ghirri “Non mira a creare una raccolta di momenti memorabili, né a sottolineare la bellezza o l’importanza di un luogo, ma a costruire un quadro riflessivo di una cultura definita e modellata dalle immagini e dalla loro creazione”.

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