Fino al 18 maggio in una grande mostra
Una rivoluzione senza confini: Kandinsky al Museum Barberini
![](http://www.arte.it/foto/600x450/41/155149-IMG_1147.jpg)
Vasily Kandinsky, Top and left, 1925. Oil on cardboard, 70 × 50 cm. Private collection I Courtesy Museum Barberini
Francesca Grego
18/02/2025
Mondo - Una delle più radicali rivoluzioni della storia dell’arte rivive al Museum Barberini di Potsdam nel racconto di 125 prestigiosi capolavori: il suo eroe è Vasily Kandinsky, pioniere della pittura astratta. Attorno a lui artisti come Piet Mondrian, Kasimir Malevich, El Lissitzky, Josef Albers, Sonia Delaunay, Barbara Hepworth, Victor Vasarely, Agnes Martin, Bridget Riley, Frank Stella testimoniano come la novità di Kandinsky abbia travalicato i confini dello spazio e del tempo, affermandosi fin da subito in ambito internazionale, prima in Europa e poi oltre l’Atlantico, e rivelandosi come una delle più tendenze più influenti e durature del Novecento, capace di declinarsi in mille forme e movimenti.
Inaugurata da pochi giorni e in programma fino al prossimo 18 maggio presso il museo alle porte di Berlino, Kandinsky’s Universe: Geometric Abstraction in the 20th Century si getta sulle tracce del maestro russo per ricostruirne l’evoluzione e al contempo disegna una mappa delle connessioni tra le esperienze legate all’idea di astrattismo geometrico, dal Suprematismo al Costruttivismo, dal Bauhaus all’Astrazione britannica del dopoguerra, fino alla nascita dell’Hard Hedge Painting, del Minimalismo e dell’Op Art in America.
“Kandinsky Universe mostra quanto l’arte astratta e geometrica fosse coraggiosa e radicalmente moderna a quei tempi, smentendo l’accusa di essere fredda o ‘povera di contenuti’ che talvolta le è stata mossa”, osserva la direttrice del Museum Barberini Ortrud Westheider: “In realtà, rispondendo alle esplorazioni scientifiche sullo spazio, ha sempre espresso e stimolato grandi idee. Come linguaggio internazionale ha superato i confini in un’epoca di nazionalismi e intolleranze nell’Europa degli anni Trenta e Quaranta. I 125 eccezionali prestiti in mostra illuminano la storia dell’astrazione geometrica nella sua straordinaria varietà”.
![](http://www.arte.it/foto/orig/db/155157-IMG_1150.jpg)
Vasily Kandinsky, White Cross. Oil on canvas, 100,5 × 110,6 cm. Peggy Guggenheim Collection, Venezia (Solomon R. Guggenheim Foundation, New York)
Mosca, Monaco, la Weimar del Bauhaus, Parigi sono le tappe dell’avventura di Kandinsky, che in ciascuno di questi luoghi lascia il segno: Malevich, Albers, Làszlò Moholy-Nagy, Johannes Itten, ma anche Mondrian, Alexander Calder, Sophie Tauber-Arp sono tra i compagni del suo viaggio nell’essenza della pittura, che pone in primo piano linee, forme, colori. Con prestiti da musei come la Courtauld Gallery di Londra, la Fondation Beyeler di Basilea, la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia, la National Gallery of Art di Washington, il Whitney Museum of American Art e il Solomon Guggenheim Museum di New York, l’itinerario della mostra segue l’artista nelle sue peregrinazioni mentre il nastro della storia si svolge tra dittature e conflitti.
Nel 1944 Kandinsky si spegne a Neuilly-sur-Seine, ma la sua eredità ha ancora molto da offrire. Durante l’occupazione nazista di Parigi numerosi artisti, critici e mercanti si sposteranno verso Londra e poi negli Stati Uniti. Lì a raccogliere il testimone qualche tempo dopo saranno artisti come Frank Stella, Ellsworth Kelly, Donald Judd, Bridget Riley, Victor Vasarely.
![](http://www.arte.it/foto/orig/1c/155155-IMG_1148.jpg)
László Moholy-Nagy, Composition Z VIII, 1924. Distemper on canvas, 114 × 132 cm. Staatliche Museen zu Berlin, Neue Nationalgalerie
“Ripercorrere le fasi artistiche della carriera di Kandinsky è illuminante”, afferma il curatore della mostra Sterre Barentsen: “Il titolo Kandinsky’s Universe si riferisce prima di tutto all’incredibile diversità degli ambienti artistici in cui Kandinsky lavorò e che influenzò nel corso della sua vita. Più volte la sua biografia incrocia i maggiori sconvolgimenti della prima metà del XX secolo. Di conseguenza il suo impatto fu ad ampio raggio - sul Suprematismo russo, sul Bauhaus tedesco, sul gruppo francese Astrazione-Creazione”
“Dopo la morte di Kandinsky gli esuli europei portarono le sue idee negli Stati Uniti, dove emersero l’Hard Edge Painting e l’Optical Art”, prosegue il curatore: “Tutte queste correnti condividevano l’interesse per la rappresentazione dello spazio attraverso il mezzo pittorico. Gli artisti erano affascinati dalle scoperte scientifiche e tecnologiche della loro epoca, e desideravano esprimere attraverso l’arte nuove esperienze dello spazio e del tempo. In questo senso, Kandinsky era stato un vero pioniere”.
![](http://www.arte.it/foto/orig/fb/155159-IMG_1149.jpg)
Sophie Taeuber-Arp, Twelve Spaces with Planes, Angular Bands, and Laid with Circles, 1939. Oil and pencil on canvas, 80.5 × 116 cm. Kunsthaus Zürich; Gift from Hans Arp, 1958
Inaugurata da pochi giorni e in programma fino al prossimo 18 maggio presso il museo alle porte di Berlino, Kandinsky’s Universe: Geometric Abstraction in the 20th Century si getta sulle tracce del maestro russo per ricostruirne l’evoluzione e al contempo disegna una mappa delle connessioni tra le esperienze legate all’idea di astrattismo geometrico, dal Suprematismo al Costruttivismo, dal Bauhaus all’Astrazione britannica del dopoguerra, fino alla nascita dell’Hard Hedge Painting, del Minimalismo e dell’Op Art in America.
“Kandinsky Universe mostra quanto l’arte astratta e geometrica fosse coraggiosa e radicalmente moderna a quei tempi, smentendo l’accusa di essere fredda o ‘povera di contenuti’ che talvolta le è stata mossa”, osserva la direttrice del Museum Barberini Ortrud Westheider: “In realtà, rispondendo alle esplorazioni scientifiche sullo spazio, ha sempre espresso e stimolato grandi idee. Come linguaggio internazionale ha superato i confini in un’epoca di nazionalismi e intolleranze nell’Europa degli anni Trenta e Quaranta. I 125 eccezionali prestiti in mostra illuminano la storia dell’astrazione geometrica nella sua straordinaria varietà”.
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Vasily Kandinsky, White Cross. Oil on canvas, 100,5 × 110,6 cm. Peggy Guggenheim Collection, Venezia (Solomon R. Guggenheim Foundation, New York)
Mosca, Monaco, la Weimar del Bauhaus, Parigi sono le tappe dell’avventura di Kandinsky, che in ciascuno di questi luoghi lascia il segno: Malevich, Albers, Làszlò Moholy-Nagy, Johannes Itten, ma anche Mondrian, Alexander Calder, Sophie Tauber-Arp sono tra i compagni del suo viaggio nell’essenza della pittura, che pone in primo piano linee, forme, colori. Con prestiti da musei come la Courtauld Gallery di Londra, la Fondation Beyeler di Basilea, la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia, la National Gallery of Art di Washington, il Whitney Museum of American Art e il Solomon Guggenheim Museum di New York, l’itinerario della mostra segue l’artista nelle sue peregrinazioni mentre il nastro della storia si svolge tra dittature e conflitti.
Nel 1944 Kandinsky si spegne a Neuilly-sur-Seine, ma la sua eredità ha ancora molto da offrire. Durante l’occupazione nazista di Parigi numerosi artisti, critici e mercanti si sposteranno verso Londra e poi negli Stati Uniti. Lì a raccogliere il testimone qualche tempo dopo saranno artisti come Frank Stella, Ellsworth Kelly, Donald Judd, Bridget Riley, Victor Vasarely.
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László Moholy-Nagy, Composition Z VIII, 1924. Distemper on canvas, 114 × 132 cm. Staatliche Museen zu Berlin, Neue Nationalgalerie
“Ripercorrere le fasi artistiche della carriera di Kandinsky è illuminante”, afferma il curatore della mostra Sterre Barentsen: “Il titolo Kandinsky’s Universe si riferisce prima di tutto all’incredibile diversità degli ambienti artistici in cui Kandinsky lavorò e che influenzò nel corso della sua vita. Più volte la sua biografia incrocia i maggiori sconvolgimenti della prima metà del XX secolo. Di conseguenza il suo impatto fu ad ampio raggio - sul Suprematismo russo, sul Bauhaus tedesco, sul gruppo francese Astrazione-Creazione”
“Dopo la morte di Kandinsky gli esuli europei portarono le sue idee negli Stati Uniti, dove emersero l’Hard Edge Painting e l’Optical Art”, prosegue il curatore: “Tutte queste correnti condividevano l’interesse per la rappresentazione dello spazio attraverso il mezzo pittorico. Gli artisti erano affascinati dalle scoperte scientifiche e tecnologiche della loro epoca, e desideravano esprimere attraverso l’arte nuove esperienze dello spazio e del tempo. In questo senso, Kandinsky era stato un vero pioniere”.
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Sophie Taeuber-Arp, Twelve Spaces with Planes, Angular Bands, and Laid with Circles, 1939. Oil and pencil on canvas, 80.5 × 116 cm. Kunsthaus Zürich; Gift from Hans Arp, 1958
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