Fino al 30 aprile al Complesso Monumentale di Donnaregina
A Napoli Rubens e Brueghel in un gioiello a quattro mani

Pieter Paul Rubens e Jan Brueghel il Vecchio, Madonna col Bambino in una ghirlanda di fiori. 1616-18
Francesca Grego
12/02/2018
Napoli - Mentre le Fiandre si preparano a celebrarli in un grande triennio dedicato all’arte, Pieter Paul Rubens e Jan Brueghel il Vecchio approdano a Napoli con la Madonna col Bambino in una ghirlanda di fiori del 1616-1618: un gioiello dipinto su tavola che condensa in poche decine di centimetri quadrati le abilità di due giganti della pittura.
In mostra il frutto di una collaborazione sorprendente che, pur avendo origine in una consuetudine tipica della tradizione fiamminga, non sarebbe potuta esistere a simili livelli senza la stretta amicizia tra i pittori. Insieme Rubens e Brueghel diedero vita a più di 20 opere a quattro mani, senza mai litigare ed esaltando le rispettive peculiarità: se il primo si dedicava per lo più alle figure, il secondo curava soprattutto i particolari, non tralasciando un importante contributo in termini di idee.
Nel dipinto esposto al Complesso Monumentale di Donnaregina fino al 30 aprile, lo stile emotivo e sensuale di Rubens incontra le finissime pennellate di “Brueghel dei Velluti”, che lavora come al cesello una corona di rose, ortensie, tulipani dai colori splendenti e mirabilmente orchestrati. Al centro, in una cornice ottagonale, la Madonna sorregge il bimbo dalle carni rosee mentre muove i primi passi su una balaustra di pietra.
Acquistato ai primi del Novecento dal principe Nikolaus Estherhàzy e custodito nelle collezioni zurighesi della famiglia fino al 1996, il quadro è esempio di un’iconografia devozionale molto diffusa nell’arte fiamminga, che tuttavia ha origine negli scambi tra le Fiandre e la Milano del Cardinale Federico Borromeo, mecenate di entrambi gli artisti. Fu sua l’idea di intrecciare alle immagini sacre dei fiori in trompe-l’oeil che simulassero una ghirlanda appesa alla parete.
Un’invenzione davvero fortunata: la coppia Brueghel-Rubens ne produsse altri sei esemplari, oggi conservati in musei come il Louvre, il Prado e l’Alte Pinakothek di Berlino, dando il via a una moda di grande successo.
Leggi anche:
• Le Fiandre celebrano gli "ambasciatori" fiamminghi: da Rubens a Jan Fabre il trionfo è del Barocco
In mostra il frutto di una collaborazione sorprendente che, pur avendo origine in una consuetudine tipica della tradizione fiamminga, non sarebbe potuta esistere a simili livelli senza la stretta amicizia tra i pittori. Insieme Rubens e Brueghel diedero vita a più di 20 opere a quattro mani, senza mai litigare ed esaltando le rispettive peculiarità: se il primo si dedicava per lo più alle figure, il secondo curava soprattutto i particolari, non tralasciando un importante contributo in termini di idee.
Nel dipinto esposto al Complesso Monumentale di Donnaregina fino al 30 aprile, lo stile emotivo e sensuale di Rubens incontra le finissime pennellate di “Brueghel dei Velluti”, che lavora come al cesello una corona di rose, ortensie, tulipani dai colori splendenti e mirabilmente orchestrati. Al centro, in una cornice ottagonale, la Madonna sorregge il bimbo dalle carni rosee mentre muove i primi passi su una balaustra di pietra.
Acquistato ai primi del Novecento dal principe Nikolaus Estherhàzy e custodito nelle collezioni zurighesi della famiglia fino al 1996, il quadro è esempio di un’iconografia devozionale molto diffusa nell’arte fiamminga, che tuttavia ha origine negli scambi tra le Fiandre e la Milano del Cardinale Federico Borromeo, mecenate di entrambi gli artisti. Fu sua l’idea di intrecciare alle immagini sacre dei fiori in trompe-l’oeil che simulassero una ghirlanda appesa alla parete.
Un’invenzione davvero fortunata: la coppia Brueghel-Rubens ne produsse altri sei esemplari, oggi conservati in musei come il Louvre, il Prado e l’Alte Pinakothek di Berlino, dando il via a una moda di grande successo.
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