L’ultimo ritrovamento in una domus confinante con la casa di Leda e il cigno

A Pompei riemergono tredici sculture legate a un antico culto

Le statuine riemerse dal lapillo a Pompei | Courtesy Parco archeologico di Pompei
 

Samantha De Martin

28/12/2023

Napoli - Potrebbero ricordare le moderne statuette dei presepi, tradizione più recente, ma in realtà la loro funzione era strettamente connessa a un antico rito, probabilmente legato al culto di Cibele e Attis.
Tredici statuine in terracotta, caratterizzate da una vivace policromia, sono riemerse a Pompei da un ambiente di una domus confinante con la casa di Leda e il cigno, dove è in corso un cantiere di scavo, restauro e valorizzazione finalizzato alla salvaguardia e alla conservazione degli apparati decorativi, in vista anche della pubblica fruizione del complesso.
Come riportato nell’E-journal degli scavi di Pompei, le piccole sculture, alte circa 15 centimetri, emerse dal lapillo a un’altezza superiore ai due metri, rappresentano figure umane, ma anche una mandorla, una noce, la testa di un gallo in argilla e una pigna in vetro. Quest’ultima, perfettamente conservatasi, richiama un rituale al quale alcuni sacerdoti si sottoponevano: durante le cerimonie che rievocavano la morte di Attis erano soliti percuotersi il petto proprio con delle pigne.


L'ambiente di rinvenimento delle statuine a Pompei | Courtesy Parco archeologico di Pompei

Le sculture sono state ritrovate in posizione eretta all’interno di un vano definito da blocchi di travertino, dove presumibilmente si trovava uno scaffale. Alcuni soggetti raffigurati sembrerebbero connessi al mito di Cibele e Attis, legato a sua volta al ciclo vitale delle stagioni e della fertilità della terra e quindi all’equinozio di primavera. Il mito è originario della Frigia, in Asia Minore, dove la dea era venerata come Signora della natura, simbolo dei cicli vitali e naturali che contemplano la nascita, la morte e il continuo rinnovarsi della vita. Venerata in diverse località̀ della Grecia e dell’Oriente, Cibele era considerata la dea dei vivi e dei morti. Il mito si diffuse presto in tutto il Mediterraneo nella versione lidia e in quella frigia.
La presenza di questi oggetti lascia intuire come la figura del pastore sia diventata popolare nel territorio vesuviano, entrando anche nei luoghi privati, dentro case e botteghe, non soltanto come forme del culto ma anche come parte del repertorio decorativo.


Una delle statuine riemerse dal lapillo a Pompei | Courtesy Parco archeologico di Pompei

Attis è presente nelle sembianze del pastore, indossa una tunica con maniche che copre le spalle e lascia scoperto il ventre. Un’altra scultura rinvenuta - una figura accovacciata, forse androgina, seduta su una roccia o un elemento naturale, che tocca con la mano il proprio membro - potrebbe rappresentare un’ulteriore allusione a questo personaggio e alla sua storia, rimandando al momento della morte e al gesto dell’evirazione. Una figura maschile dai lunghi capelli, stretta in una tunica con scollatura a V si caratterizza invece per la foggia frigio-anatolica. Un frammento di figura fittile femminile, raffigurante una testa con polos, potrebbe invece essere ricondotto a Cibele, alla quale vanno collegati ex voto come la statuina che raffigura una madre in procinto di porgere al lattante il seno scoperto.

L'intero contesto mostra interessanti momenti del racconto mitologico, oltre a restituire anche ex voto che evocano precise azioni rituali.
Nel corso della fase di rimozione delle terre ancora presenti in alcuni ambienti della casa di Leda è stata rinvenuta anche una stanza con raffinati affreschi dove spiccano quattro eleganti tondi con volti femminili.


Casa di Leda e il cigno, volti femminili | Courtesy Parco archeologico di Pompei

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