A Napoli dal 6 dicembre all'8 aprile
Da De Nittis a Gemito, i successi dei napoletani a Parigi negli anni dell'Impressionismo
Giuseppe de Nittis, Pranzo a Posillipo, 1879 circa, olio su tela, 173, 3 x 111 cm.
Milano, Galleria d'Arte Moderna. Collezione Grassi
Milano, Galleria d'Arte Moderna. Collezione Grassi
Samantha De Martin
07/12/2017
Napoli - A Parigi abitava nell’elegante zona di Parc Monceau dove, ogni sabato, si tenevano ricevimenti molto ambìti, frequentati da Edgar Degas, Edmond de Goncourt, Marcellin Desboutin, oltre che dai tanti italiani nella capitale. Ma il suo legame con Napoli, dove ritornò di frequente, non venne mai interrotto. E lo si intuisce bene dalle piccole, ma straordinarie vedute che ritraggono una delle più spettacolari eruzioni del Vesuvio, cui Giuseppe De Nittis assistette quando si trovava a Portici, o dall’allegria familiare di Pranzo a Posillipo, ispirato ai convivi impressionisti en plein air, e dove la serenità di un pasto tra amici si traduce nello scintillìo dei bicchieri di vino, tra le note dei suonatori e la calda luce del golfo.
C’è anche quest’opera - ipnotica forse per quella sua atmosfera gioviale e spensierata - nella mostra Da De Nittis a Gemito. I napoletani a Parigi negli anni dell’Impressionismo che le Gallerie Italia di Palazzo Zevallos Stigliano - sede museale di Intesa Sanpaolo - dedicano fino all’8 aprile ai rapporti tra Parigi, grande capitale mondiale della cultura moderna, e gli artisti attivi a Napoli nella seconda metà dell’Ottocento.
Le Esposizioni Universali del 1855 e del 1867 avevano infatti solleticato un interesse sempre crescente verso il profumo di modernità che Parigi emanava sotto il profilo dell’aggiornamento e del confronto con l’arte europea. Contemporaneamente si presentava ai maestri l’opportunità di sperimentare innovazioni tecnologiche come la fotografia, che impressionò molti pittori, come Giuseppe Palizzi - in mostra a Palazzo Zevallos con Autoritratto nella foresta di Fontainebleau, I carbonai, La foresta di Fontainebleau - aprendo loro inedite potenzialità espressive.
Partendo dalla pittura storica di Domenico Morelli - autore anche dell'eccentrica culla di Vittorio Emanuele III e che è presente in mostra con Bagno pompeiano, La Maddalena - e di Gioacchino Toma, l’esposizione ripercorre la svolta in direzione della cosiddetta pittura della vita moderna teorizzata da Baudelaire, di cui sono stati protagonisti, insieme agli impressionisti, Francesco Netti e Giuseppe De Nittis. Quest’ultimo, pugliese di nascita, ma napoletano di “vocazione e cultura”, fu anche protagonista della prima mostra dedicata, nel 1874, al neonato impressionismo nello studio del fotografo Nadar. Fu quello per lui l’annus mirabilis, insieme al 1878, che riservò grandi onori al pittore di Barletta, insignito della Legion d’onore e considerato “più parigino degli stessi parigini".
La mostra a Napoli, la città che lo accolse ispirandolo, prima di stabilirsi definitivamente a Parigi, nel 1867, passa in rassegna trenta delle sue opere, tra le quali L’eruzione del Vesuvio (Sotto il Vesuvio), proveniente da una collezione privata, mai esposta prima, appartenuta in origine a un’importante raccolta di Vienna, prima di essere confiscata dai nazisti per essere collocata nel grande “museo ariano” che Hitler intendeva realizzare.
Ricche di fascino sono anche le straordinarie vedute di Parigi, molte inedite, come quella raffigurante Place de la Concorde, o La Dame à l’Ulster, un grande pastello restaurato in occasione della mostra e che conferma il livello raggiunto da De Nittis in questa tecnica, allora recuperata dal Settecento e praticata da grandi artisti come Degas, l’amico con il quale si confronta.
C’è poi Antonio Mancini - noto per la pittura di genere aneddotico - che dall’assidua frequentazione del salotto parigino di De Nittis riuscì a cogliere nuove ispirazioni per un lavoro originale e alternativo, nella sua attenzione alla realtà popolare, come emerge da Autoritratto nello studio o da L’enfant dans un grand fauteuil.
L’ultima sezione della mostra a Palazzo Zevallos è dedicata a Vincenzo Gemito, lo scultore napoletano, protagonista dell’ultima stagione naturalistica di fine secolo, di cui vengono esposti i ritratti in terracotta e i bronzi. Furono capolavori come il Ritratto di Verdi e il celebre Pescatoriello, eccezionale prestito del Museo Nazionale del Bargello, a consacrarlo come uno dei grandi rinnovatori della scultura moderna.
«Dopo Le mille luci di New York - spiega Michele Coppola, responsabile Attività Culturali di Intesa Sanpaolo - torniamo alla straordinaria tradizione artistica napoletana interpretata in chiave europea e internazionale. Punto di partenza di molte delle iniziative di Progetto Cultura sono le opere che appartengono alle collezioni della Banca esposte prevalentemente alle Gallerie d’Italia. Palazzo Zevallos Stigliano è sempre di più luogo di riferimento della produzione culturale di Napoli e promuove progetti inediti che appassionano e avvicinano il pubblico all’arte e alla storia italiana».
Leggi anche:
• Le mille luci di New York. Gli anni di Warhol, Haring e Basquiat in mostra a Napoli
• Alle Gallerie d'Italia l'Ultimo Caravaggio, e la sua fortuna
C’è anche quest’opera - ipnotica forse per quella sua atmosfera gioviale e spensierata - nella mostra Da De Nittis a Gemito. I napoletani a Parigi negli anni dell’Impressionismo che le Gallerie Italia di Palazzo Zevallos Stigliano - sede museale di Intesa Sanpaolo - dedicano fino all’8 aprile ai rapporti tra Parigi, grande capitale mondiale della cultura moderna, e gli artisti attivi a Napoli nella seconda metà dell’Ottocento.
Le Esposizioni Universali del 1855 e del 1867 avevano infatti solleticato un interesse sempre crescente verso il profumo di modernità che Parigi emanava sotto il profilo dell’aggiornamento e del confronto con l’arte europea. Contemporaneamente si presentava ai maestri l’opportunità di sperimentare innovazioni tecnologiche come la fotografia, che impressionò molti pittori, come Giuseppe Palizzi - in mostra a Palazzo Zevallos con Autoritratto nella foresta di Fontainebleau, I carbonai, La foresta di Fontainebleau - aprendo loro inedite potenzialità espressive.
Partendo dalla pittura storica di Domenico Morelli - autore anche dell'eccentrica culla di Vittorio Emanuele III e che è presente in mostra con Bagno pompeiano, La Maddalena - e di Gioacchino Toma, l’esposizione ripercorre la svolta in direzione della cosiddetta pittura della vita moderna teorizzata da Baudelaire, di cui sono stati protagonisti, insieme agli impressionisti, Francesco Netti e Giuseppe De Nittis. Quest’ultimo, pugliese di nascita, ma napoletano di “vocazione e cultura”, fu anche protagonista della prima mostra dedicata, nel 1874, al neonato impressionismo nello studio del fotografo Nadar. Fu quello per lui l’annus mirabilis, insieme al 1878, che riservò grandi onori al pittore di Barletta, insignito della Legion d’onore e considerato “più parigino degli stessi parigini".
La mostra a Napoli, la città che lo accolse ispirandolo, prima di stabilirsi definitivamente a Parigi, nel 1867, passa in rassegna trenta delle sue opere, tra le quali L’eruzione del Vesuvio (Sotto il Vesuvio), proveniente da una collezione privata, mai esposta prima, appartenuta in origine a un’importante raccolta di Vienna, prima di essere confiscata dai nazisti per essere collocata nel grande “museo ariano” che Hitler intendeva realizzare.
Ricche di fascino sono anche le straordinarie vedute di Parigi, molte inedite, come quella raffigurante Place de la Concorde, o La Dame à l’Ulster, un grande pastello restaurato in occasione della mostra e che conferma il livello raggiunto da De Nittis in questa tecnica, allora recuperata dal Settecento e praticata da grandi artisti come Degas, l’amico con il quale si confronta.
C’è poi Antonio Mancini - noto per la pittura di genere aneddotico - che dall’assidua frequentazione del salotto parigino di De Nittis riuscì a cogliere nuove ispirazioni per un lavoro originale e alternativo, nella sua attenzione alla realtà popolare, come emerge da Autoritratto nello studio o da L’enfant dans un grand fauteuil.
L’ultima sezione della mostra a Palazzo Zevallos è dedicata a Vincenzo Gemito, lo scultore napoletano, protagonista dell’ultima stagione naturalistica di fine secolo, di cui vengono esposti i ritratti in terracotta e i bronzi. Furono capolavori come il Ritratto di Verdi e il celebre Pescatoriello, eccezionale prestito del Museo Nazionale del Bargello, a consacrarlo come uno dei grandi rinnovatori della scultura moderna.
«Dopo Le mille luci di New York - spiega Michele Coppola, responsabile Attività Culturali di Intesa Sanpaolo - torniamo alla straordinaria tradizione artistica napoletana interpretata in chiave europea e internazionale. Punto di partenza di molte delle iniziative di Progetto Cultura sono le opere che appartengono alle collezioni della Banca esposte prevalentemente alle Gallerie d’Italia. Palazzo Zevallos Stigliano è sempre di più luogo di riferimento della produzione culturale di Napoli e promuove progetti inediti che appassionano e avvicinano il pubblico all’arte e alla storia italiana».
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