Al Maschio Angioino fino al 24 settembre
Sole nero, la fotografia africana in mostra a Napoli

Il sole nero. La fotografia africana dal periodo delle indipendenze ai giorni nostri I Courtesy BlackArt
Francesca Grego
13/08/2025
Napoli - Il meglio della fotografia africana si svela a Napoli negli storici ambienti del Maschio Angioino. In programma fino al prossimo 24 settembre, la mostra Il sole nero. La fotografia africana dal periodo delle indipendenze ai giorni nostri alza il sipario su una galassia contemporanea estremamente vivace e su un’importante tradizione fotografica, che tuttavia è ancora poco noto al grande pubblico europeo. A firmare il progetto è un curatore di rilievo internazionale: Simon Njami, scrittore e critico d’arte camerunense, tra i fondatori della rivista Revue Noire, venuto alla ribalta come curatore nel 2004 con la mostra Africa Remix (Centre Pompidou di Parigi, Hayward Gallery di Londra, Mori Art Museum di Tokyo, Museum Kunst Palast di Dusseldorf), co-curatore del padiglione Africa alla 52° Biennale di Venezia, da anni tra gli animatori della prestigiosa rassegna Incontri africani della fotografia di Bamako e della Triennale d’arte di Luanda.
“È impossibile parlare dell’Africa”, ha affermato Njami durante la presentazione di Sole nero: “È impossibile parlarne nei termini convenzionali del mondo dell’arte o dell’accademia. Perché l’Africa, fin dagli albori dei tempi, è fantasia. Un contenitore fantastico in cui ognuno deposita le proprie angosce, paure o desideri. Come possiamo dunque narrare questo spazio contraddittorio? Come possiamo parlarne nella sua storia e geografia senza rivedere il nostro passato e mettere in discussione ciò che credevamo di aver capito? È fondamentale ‘disimparare l’Africa’. Ricostruirla con nuovi strumenti. E questi strumenti dipendono dalla contemporaneità. Solo il contemporaneo può tentare di rendere la molteplicità delle dimensioni di un territorio oscuro attraverso la sua trasparenza. Trasparente perché oscuro”.

Maimouna Guerresi, Minaret hats I Courtesy BlackArt
Sono oltre 250 gli scatti selezionati da Njami per restituire la multiforme varietà della fotografia africana, superando i luoghi comuni per raccontare il continente con un nuovo sguardo e un nuovo vocabolario. I 44 artisti e studi fotografici presenti provengono da ogni parte dell’Africa e si spazia da autori entrati nella storia della fotografia ai talenti di spicco della scena contemporanea. Ecco l’elenco completo: Omar Said Bakor, N.V. Parek, Malik Sidibé, Mama Casset, Salla Casset, Seydou Keita, Ambroise Ngaimoko, Jean Depara, Sanlé Sory, Studio Venavi, Tidiani Shitou, J.D. Okhai Ojeikere, Mory Bamba, Oumar Ly, Sanou Bakari, Bassirou Sanni, Cornelius Azaglo, Francis Ahehehinnou, Michel Kameni, Mombasa Studio, Adama Kouyaté, Ricardo Rangel, Adeghola Photo, Clement Fumey, Danisco Studio, Ali Maiga, Photo Sedab, Studio Mehomey, Studio Kwanyainchi, K.W. Ambroise, Studio Begbawa, W.K. Jerome, Islam Photo, M.A. Aliou, Maison Osseni, Photo Belami.
Non è un caso che l’evento si svolga a Napoli. Con questo progetto il capoluogo campano rivendica il proprio ruolo di “crocevia di culture mediterranee e ponte naturale verso il Sud globale”, sottolinea Marilù Faraone Mennella, membro del Comitato Neapolis 2500: “Napoli, città plurale e crocevia di saperi e culture, ha oggi l’opportunità di rileggere criticamente la propria storia, mettendo a fuoco la persistenza di immaginari e disuguaglianze. Il Sole Nero, in questa cornice, diventa parte integrante della riflessione che la città propone su sé stessa in occasione del suo anniversario millenario. Una riflessione non celebrativa, ma consapevole, capace di fare della memoria uno strumento attivo e del passato un terreno di confronto”.

Il sole nero. La fotografia africana dal periodo delle indipendenze ai giorni nostri. Foto di Zanele Muholi I Courtesy BlackArt
Sostenuto dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e dal Comitato Neapolis 2500, forte della collaborazione con il Comune di Napoli e le Università Federico II e L’Orientale, dopo il debutto partenopeo il progetto partirà per un tour internazionale con una seconda fase negli Istituti italiani di Cultura in Africa, per concentrarsi sui legami tra Napoli e il continente sul versante della musica e del rituale. Tra gli appuntamenti spicca una performance musicale di Enzo Avitabile, concepita come gesto di restituzione e attraversamento simbolico: frutto di una ricerca delle proprie radici, la musica rivela profonde connessioni con le culture africane, restituendo e riallacciando ciò che la modernità coloniale ha spezzato. Anche la fotografia avrà la sua parte in questa fase, portando i contenuti della mostra napoletana in viaggio per il continente.
“Nel contesto post-coloniale, la fotografia africana si afferma come strumento critico e poetico, capace di raccontare un tempo ‘altro’ che attraversa la frattura storica senza rimuoverla”, spiega la curatrice Carla Travierso: “Non cerca di emulare estetiche europee né di rispondere a immaginari esotici: diventa invece spazio di confronto con l’invisibile e con ciò che la storia ha reso indicibile. Diventa luogo di riconciliazione: non semplice rappresentazione, ma pratica capace di mettere in discussione narrazioni consolidate, genealogie identitarie, categorie estetiche, geografie di appartenenza”.

Il sole nero. La fotografia africana dal periodo delle indipendenze ai giorni nostri. Foto di Nobukho Nqaba I Courtesy BlackArt
“È impossibile parlare dell’Africa”, ha affermato Njami durante la presentazione di Sole nero: “È impossibile parlarne nei termini convenzionali del mondo dell’arte o dell’accademia. Perché l’Africa, fin dagli albori dei tempi, è fantasia. Un contenitore fantastico in cui ognuno deposita le proprie angosce, paure o desideri. Come possiamo dunque narrare questo spazio contraddittorio? Come possiamo parlarne nella sua storia e geografia senza rivedere il nostro passato e mettere in discussione ciò che credevamo di aver capito? È fondamentale ‘disimparare l’Africa’. Ricostruirla con nuovi strumenti. E questi strumenti dipendono dalla contemporaneità. Solo il contemporaneo può tentare di rendere la molteplicità delle dimensioni di un territorio oscuro attraverso la sua trasparenza. Trasparente perché oscuro”.

Maimouna Guerresi, Minaret hats I Courtesy BlackArt
Sono oltre 250 gli scatti selezionati da Njami per restituire la multiforme varietà della fotografia africana, superando i luoghi comuni per raccontare il continente con un nuovo sguardo e un nuovo vocabolario. I 44 artisti e studi fotografici presenti provengono da ogni parte dell’Africa e si spazia da autori entrati nella storia della fotografia ai talenti di spicco della scena contemporanea. Ecco l’elenco completo: Omar Said Bakor, N.V. Parek, Malik Sidibé, Mama Casset, Salla Casset, Seydou Keita, Ambroise Ngaimoko, Jean Depara, Sanlé Sory, Studio Venavi, Tidiani Shitou, J.D. Okhai Ojeikere, Mory Bamba, Oumar Ly, Sanou Bakari, Bassirou Sanni, Cornelius Azaglo, Francis Ahehehinnou, Michel Kameni, Mombasa Studio, Adama Kouyaté, Ricardo Rangel, Adeghola Photo, Clement Fumey, Danisco Studio, Ali Maiga, Photo Sedab, Studio Mehomey, Studio Kwanyainchi, K.W. Ambroise, Studio Begbawa, W.K. Jerome, Islam Photo, M.A. Aliou, Maison Osseni, Photo Belami.
Non è un caso che l’evento si svolga a Napoli. Con questo progetto il capoluogo campano rivendica il proprio ruolo di “crocevia di culture mediterranee e ponte naturale verso il Sud globale”, sottolinea Marilù Faraone Mennella, membro del Comitato Neapolis 2500: “Napoli, città plurale e crocevia di saperi e culture, ha oggi l’opportunità di rileggere criticamente la propria storia, mettendo a fuoco la persistenza di immaginari e disuguaglianze. Il Sole Nero, in questa cornice, diventa parte integrante della riflessione che la città propone su sé stessa in occasione del suo anniversario millenario. Una riflessione non celebrativa, ma consapevole, capace di fare della memoria uno strumento attivo e del passato un terreno di confronto”.

Il sole nero. La fotografia africana dal periodo delle indipendenze ai giorni nostri. Foto di Zanele Muholi I Courtesy BlackArt
Sostenuto dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e dal Comitato Neapolis 2500, forte della collaborazione con il Comune di Napoli e le Università Federico II e L’Orientale, dopo il debutto partenopeo il progetto partirà per un tour internazionale con una seconda fase negli Istituti italiani di Cultura in Africa, per concentrarsi sui legami tra Napoli e il continente sul versante della musica e del rituale. Tra gli appuntamenti spicca una performance musicale di Enzo Avitabile, concepita come gesto di restituzione e attraversamento simbolico: frutto di una ricerca delle proprie radici, la musica rivela profonde connessioni con le culture africane, restituendo e riallacciando ciò che la modernità coloniale ha spezzato. Anche la fotografia avrà la sua parte in questa fase, portando i contenuti della mostra napoletana in viaggio per il continente.
“Nel contesto post-coloniale, la fotografia africana si afferma come strumento critico e poetico, capace di raccontare un tempo ‘altro’ che attraversa la frattura storica senza rimuoverla”, spiega la curatrice Carla Travierso: “Non cerca di emulare estetiche europee né di rispondere a immaginari esotici: diventa invece spazio di confronto con l’invisibile e con ciò che la storia ha reso indicibile. Diventa luogo di riconciliazione: non semplice rappresentazione, ma pratica capace di mettere in discussione narrazioni consolidate, genealogie identitarie, categorie estetiche, geografie di appartenenza”.

Il sole nero. La fotografia africana dal periodo delle indipendenze ai giorni nostri. Foto di Nobukho Nqaba I Courtesy BlackArt
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