Padiglione della Repubblica Popolare Cinese. Alla Biennale di Venezia la Cina è vicina

18/05/2011

WEB: http://arteinforma.blogspot.com/2011/05/padiglione-della-repubblica-popolare.html



di: Veronica Polichetti
Alla Biennale di Venezia, edizione 2011, il Padiglione della Repubblica Popolare Cinese si trova nell’Arsenale, area recuperata nel 1999, a seguito della concessione in uso della Marina Militare; questo spazio è stato concepito con strutture reversibili e flessibili che possono essere adattate a seconda dei diversi interventi ospitati. In questa edizione è stato scelto come curatore del Padiglione Peng Feng, vice preside del Dipartimento di Estetica e Ricerche Pedagogiche dell’Università di Pechino. Il curatore ha rilasciato qualche anticipazione sul progetto che ha intenzione di mettere in atto. Il titolo dell’esposizione del Padiglione cinese è “Pervasion”, che significa “diffusione”, “penetrazione”: una diffusione, quindi, di profumi e sensazioni provenienti dalla Cina, che sfiorano e accarezzano lo spettatore per affascinarlo e incuriosirlo, conducendolo in un inedito percorso legato a doppio filo con la tradizione orientale. Gli artisti chiamati da Peng Feng sono cinque: Cai Zhisong, Liang Yuanwei, Pan Gongkai, Yang Maoyuan, Yuan Gong. Alcuni di loro sono già conosciuti anche in Italia. Cerchiamo di scoprire qualcosa in più sugli artisti che animeranno il Padiglione della Cina e che rappresenteranno alla Biennale, dunque, l’arte contemporanea di questo affascinante sterminato Paese dell’Asia orientale.
Cai Zhisong: nato nella provincia di Liaoning e laureato all’Accademia Centrale di Belle Arti di Pechino, è divenuto ormai scultore di fama internazionale. Le sue opere traggono ispirazione da quelle delle dinastie imperiali; le figure da lui rappresentate richiamano soprattutto guerrieri immortalati in pose plastiche, quasi stessero eseguendo esercizi ginnici che sottolineano la tensione della muscolatura.
Liang Yuanwei: questa giovane artista, nata a Xian, si è laureata all’Accademia Centrale di Belle Arti di Pechino, dove vive e lavora. Il suo è un universo del tutto femminile, personale e discreto, collocato in uno spazio senza tempo, segnato dall’incertezza e dalla transitorietà. La creazione delle sue tele denota una minuziosa attenzione e una diligente pazienza, che la porta a concentrarsi sui minimi dettagli. È proprio a quest’ultimi, a quelle inezie di solito ignorate dalla gente, che Liang Yuanwei dedica, secondo le sue parole, “l’attenzione più accurata”.

Pan Gongkai: nato nel 1947 nella provincia di Zhejiang, è sicuramente uno dei nomi più conosciuti a livello internazionale. Figlio d’arte (suo padre era il grande pittore Pan Tianshou), rimane a capo dell’Accademia Centrale di Belle Arti di Pechino fino al 2001. Alla Biennale di Venezia presenterà un’installazione in cui, lungo un corridoio bianco, saranno sistemate alcune delle sue enormi tele realizzate con la china, a rappresentare uno dei più classici simboli della Cina, il loto, richiamato, in un rapporto tautologico, dal profumo di fiori veri che sbocciano, fissati lungo il corridoio.


Yang Maoyuan: anch’egli laureato all’Accademia Centrale di Belle Arti di Pechino, vive e lavora in questa città. Si muove con abilità da trapezista tra scultura, pittura e installazioni, mostrando una predilezione spiccata per le forme e le deformazioni umane e animali. Evidentemente affascinato dalla forma sferica, realizza figure animali gonfiate a tal punto da sembrare palloni aerostatici e tali da avvicinarsi ai personaggi dei cartoni animati.


Yuan Gong: artista e curatore nato a Shanghai, è l’unico dei cinque artisti chiamati da Peng Feng a non essere membro o laureato all’Accademia di Belle Arti di Pechino. È, però, dottorando all’Accademia Nazionale Cinese delle Arti di Shanghai. Yuan Gong alla Biennale di Venezia rappresenterà un altro dei simboli più esemplari della Cina, l’incenso.


Questa passeggiata nel Padiglione della Repubblica Popolare Cinese avrà, quindi, come scopo primo, quello di accompagnare lo spettatore in un viaggio virtuale tra fragranze e sensazioni ad essa connessi, per affascinarlo e catapultarlo per qualche momento in una dimensione estatica e onirica, al di là delle rappresentazioni stereotipate. Non è d’altronde questo l’intento della Biennale? Evidenziare e fare emergere, pur in un’epoca di globalizzazione, le autonomie artistiche dei paesi e poi, di conseguenza le specificità di ogni artista, sotto la tutela dei curatori? Paolo Baratta, Presidente della Biennale, spiega: “Possiamo senz’altro dire che in essi [i padiglioni] i paesi rivelano il ruolo attribuito all’arte contemporanea quale messaggera del loro presente e della loro ricchezza culturale. Ma dai padiglioni vengono anche rivelazioni su realtà e ricchezze più profonde di quelle delle pretese o consuete immagini ufficiali e stereotipe”.


In copertina: Pan Gongkai

TEKNEMEDIA



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