Dal 13 settembre al 21 gennaio a Padova

American Beauty: 120 artisti, da Robert Capa a Banksy, raccontano le contraddizioni di una superpotenza

Andy Warhol, Moonwalk, 1987, serigrafia, The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts
 

Samantha De Martin

28/08/2023

Padova - Un gruppo di Marines statunitensi innalza la bandiera sopra il rilievo squarciato dalla battaglia dell'isola di Iwo Jima, una roccaforte giapponese strenuamente difesa. È il 23 febbraio 1945.
Eppure, nonostante questa fotografia di Joe Rosenthal abbia riscosso un enorme successo a livello globale, alcuni retroscena ne misero in dubbio l’autenticità. La fotografia fu presto impiegata a scopi propagandistici mentre Rosenthal venne insignito del Premio Pulitzer.
Avrà inizio dall’immagine che forse, come sottolinea il curatore Daniel Buso, più di ogni altra esprime lo spirito americano, la mostra “American Beauty”, un percorso che dal 13 settembre al 21 gennaio a Padova esplorerà alcune delle contraddizioni che attraversano la superpotenza statunitense.
Al Centro culturale Altinate | San Gaetano un racconto serrato darà voce ad alcuni tra i protagonisti assoluti dell’arte internazionale. American Beauty è anche il nome di una meravigliosa (e fragile) rosa rossa creata in Francia, esportata negli Stati Uniti e divenuta la più diffusa del continente nordamericano, oltre che fiore simbolo della città di Washington. I suoi petali che resistono a lungo prima di appassire (mentre il gambo rapidamente marcisce: metafora efficace della società statunitense e delle sue contraddizioni evidenti e nascoste) hanno accolto il corpo nudo di Angela Hayes nell’omonimo, popolarissimo film.

La mostra, organizzata da Artika in collaborazione con il Comune di Padova e Kr8te, abbraccerà una selezione di 130 opere che scandagliano luci e ombre degli Stati Uniti, la nazione che più di ogni altra ha caratterizzato l’ultimo secolo a livello globale. A tessere questo originale ritratto degli States saranno 120 artisti, americani ma non solo.
La fotografia introdurrà il pubblico alla lettura del trionfale e decadente universo statunitense. Dal bianco e nero di maestri assoluti come Henri Cartier-Bresson, Robert Capa, Diane Arbus ed Elliott Erwitt, i visitatori approdano ai colori di Steve McCurry, Vanessa Beecroft e Annie Leibovitz. Le creazioni dei maestri della Pop Art come Robert Indiana e Andy Warhol cedono ai protagonisti della Street Art come Keith Haring, Obey e Banksy. Così dalla celebre immagine di propaganda di Joe Rosenthal (che esaltava la vittoria americana di Iwo Jima sul Giappone nel 1945), si arriva alle rivolte anarchiche nei murales di Banksy. Se il percorso si apre con la tematica del patriottismo, con la bandiera americana simbolo per eccellenza, chiamata a rappresentare l’attaccamento nazionalistico tipicamente americano e una festa di colori e immagini in bianco e nero scattate da grandi fotografi internazionali, i rapporti internazionali intessuti dagli Stati Uniti nell'ultimo secolo dominano le sezioni successive. La partecipazione alla Seconda guerra mondiale, le esperienze in Afghanistan e Iran, i conflitti che si consumano a migliaia di chilometri di distanza, ma anche tra le mura domestiche, sono ulteriori temi che arricchiscono la mostra.
Artisti come Banksy e Paul Insect immortalano un’America in subbuglio, scossa da guerriglie urbane e dall’utilizzo indiscriminato delle armi da fuoco. Steve McCurry ci consegna invece la giornata più drammatica per gli americani: l’11 settembre 2001.
La mostra darà quindi spazio al Black Lives Matter, tematica più attuale nel dibattito sociale (interno ed esterno agli Stati Uniti).