Fino al 2 luglio a Villa Magnani
A Parma l’estro incontenibile di Depero
Fortunato Depero, Simultaneità metropolitane
Francesca Grego
21/03/2017
Parma - “L’artista è chimico, fisico, architetto. Soldato, pazzo”, teorizzava Fortunato Depero. E non solo, a giudicare dalle oltre 100 opere esposte alla Fondazione Magnani Rocca. Dipinti, collage, abiti, mobili, disegni, progetti pubblicitari e i celebri arazzi popolano l’universo multicolore del protagonista del Secondo Futurismo, nella grande mostra Depero il Mago.
Un compendio dell’estetica geniale e visionaria dell’artista trentino, che a dispetto di ogni schema precostituito fuse in un’esperienza irripetibile pittura e architettura, design e teatro, arti maggiori e arti applicate, dispensando ancora, a cent’anni dal suo esordio, momenti di folle meraviglia.
Cinque sezioni per un viaggio nell’estro vulcanico di un artista inimitabile: dalla Scuola Elisabettiana di Rovereto, fucina di talenti destinati a far parlare di sé, alla fondazione, nei primi anni Cinquanta, del Museo Futurista, degno contenitore della sua opera fuori dalle righe.
In mezzo, l’adesione al Futurismo, con il sogno di un’arte totale che rinnovasse radicalmente il mondo, e la magia del teatro, con scenografie, costumi, automi, oniriche marionette per produzioni memorabili, come Le Chant du Rossignol di Sergei Diaghilev e i Balli Plastici di Gilbert Clavel.
Ma l’energia di Depero è un’onda inarrestabile: è del 1919 la creazione, ancora a Rovereto, della mitica Casa d’Arte specializzata in grafica pubblicitaria, arredo e arti decorative, la cui fama scavalca l’Atlantico portando alla nascita, nove anni dopo, della Depero Futurist’s House di New York.
Curato da Nicoletta Boschiero e Stefano Roffi, il progetto è frutto dalla collaborazione della Fondazione Magnani Rocca con il Mart di Rovereto e sarà in mostra fino al 2 luglio a Villa Magnani, insieme alla ricca collezione di casa, con la grande arte dal Medioevo al XX secolo: capolavori di maestri del Rinascimento come Tiziano e Dürer, rappresentanti del Barocco fiammingo come Rubens e van Dyck, fino a Goya, Cézanne, Morandi e Burri.
Un compendio dell’estetica geniale e visionaria dell’artista trentino, che a dispetto di ogni schema precostituito fuse in un’esperienza irripetibile pittura e architettura, design e teatro, arti maggiori e arti applicate, dispensando ancora, a cent’anni dal suo esordio, momenti di folle meraviglia.
Cinque sezioni per un viaggio nell’estro vulcanico di un artista inimitabile: dalla Scuola Elisabettiana di Rovereto, fucina di talenti destinati a far parlare di sé, alla fondazione, nei primi anni Cinquanta, del Museo Futurista, degno contenitore della sua opera fuori dalle righe.
In mezzo, l’adesione al Futurismo, con il sogno di un’arte totale che rinnovasse radicalmente il mondo, e la magia del teatro, con scenografie, costumi, automi, oniriche marionette per produzioni memorabili, come Le Chant du Rossignol di Sergei Diaghilev e i Balli Plastici di Gilbert Clavel.
Ma l’energia di Depero è un’onda inarrestabile: è del 1919 la creazione, ancora a Rovereto, della mitica Casa d’Arte specializzata in grafica pubblicitaria, arredo e arti decorative, la cui fama scavalca l’Atlantico portando alla nascita, nove anni dopo, della Depero Futurist’s House di New York.
Curato da Nicoletta Boschiero e Stefano Roffi, il progetto è frutto dalla collaborazione della Fondazione Magnani Rocca con il Mart di Rovereto e sarà in mostra fino al 2 luglio a Villa Magnani, insieme alla ricca collezione di casa, con la grande arte dal Medioevo al XX secolo: capolavori di maestri del Rinascimento come Tiziano e Dürer, rappresentanti del Barocco fiammingo come Rubens e van Dyck, fino a Goya, Cézanne, Morandi e Burri.
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