Dal 29 maggio al 31 ottobre un progetto multimediale nella Chiesa di San Sisto
La Madonna Sistina di Raffaello "torna" a Piacenza per raccontarsi in una mostra inedita
Copia della Madonna Sistina di Raffaello, realizzata da Pier Antonio Avanzini nel 1754 | Courtesy CLP
Samantha De Martin
27/05/2021
Piacenza - L’avventura di una tela sublime venduta per debiti, i tesori di un monastero, la ricerca dello scatto perfetto.
A Piacenza un percorso multimediale nel nome di Raffaello omaggia uno dei capolavori più celebri dell'Urbinate, che stregò principi e filosofi fino a diventare un’autentica icona pop.
Prima di essere ceduta dai monaci piacentini al Grande Elettore Augusto III di Sassonia per ben 25.000 scudi romani, la Madonna Sistina di Raffaello, oggi fiore all’occhiello della Gemälderie Alte Meister di Dresda, rimase a Piacenza fino al 1754, commissionata all’Urbinate direttamente da papa Giulio II.
"Fate posto al grande Raffaello" sarebbero state le parole con le quali Federico Augusto III accolse nella città tedesca l’opera forse più suggestiva del pennello gentile. E si pensa che per ammirarla meglio il monarca abbia fatto addirittura spostare il proprio trono.
Piacenza, Chiesa di San Sisto, presbiterio coro ligneo opera di Giampietro Pambianco da Colorno e Bartolomeo Spinelli da Busseto
La storia della Madonna Sistina rivive in un progetto multimediale
Adesso, grazie a un inedito progetto multimediale, lo straordinario dipinto che sembra dischiudersi come una quinta teatrale, con l’epifania della Madonna che si rivela ai fedeli come sospesa tra le nuvole, torna nel monastero di San Sisto, a Piacenza, luogo per il quale fu commissionata.
Dal 29 maggio al 31 ottobre un itinerario virtuale che si snoda da una copia settecentesca della Madonna di Raffaello, realizzata da Pier Antonio Avanzini, ripercorre la storia dell’opera intrecciandola a quella del monastero benedettino per il quale fu concepita e al suo patrimonio artistico.
Una vicenda travagliata
Secondo il Vasari, Raffaello ricevette l’incarico da Papa Giulio II nel 1512. Nella volontà del “papa guerriero”, la Madonna Sistina sarebbe dovuta rimanere nella Chiesa benedettina dedicata a Papa Sisto IV della Rovere, avo di Giulio II. Ma le cose andarono diversamente.
Realizzata sul supporto di una grande tela, l'opera rimese nella chiesa piacentina per 240 anni, fino a quando, nel 1754 i monaci, per appianare i debiti del monastero, decisero di cederla ad Augusto III di Sassonia per una cifra esorbitante per l’epoca. Messa al sicuro dai nazisti durante i bombardamenti che rasero al suolo Dresda tra il 13 ed il 15 febbraio 1945 alla fine del secondo conflitto mondiale, il dipinto fu trafugato dall'Armata Rossa e trasferito in Russia dove rimase per un decennio nelle mani del Museo Puškin di Mosca per raggiungere definitivamente Dresda nel 1955.
Piacenza, Chiesa di San Sisto, cripta del presbiterio
Dall’appartamento dell’abate alla cripta: sulle tracce della Madonna Sistina
Il percorso si snoda all’interno del complesso religioso di San Sisto, a partire dal cosiddetto “appartamento dell’abate”, aperto al pubblico per la prima volta. Ha inizio da qui l’allestimento museale che descrive le vicende del monastero, dalla sua fondazione imperiale (nel secolo IX) ai cambiamenti in epoca moderna.
Nel vestibolo spicca la ricostruzione virtuale di quattro figure di rilievo che influenzarono la vita del monastero: la fondatrice Angilberga, moglie dell’imperatore carolingio Ludovico II, Gandulfus, l’abate che resse il monastero dal 1180, l’architetto piacentino Alessio Tramello, e l’imperatrice Margherita d'Austria, figlia di Carlo V e duchessa di Piacenza e Parma, che in questo luogo trovò sepoltura.
L’itinerario sulle tracce della Madonna Sistina prosegue verso la biblioteca monastica che sfoggia una copia del XVIII sec. del testamento di Angilberga, proveniente dalla biblioteca Palatina di Parma, e ancora in un secondo ambiente che illustra la Regola monastica esponendo preziosi oggetti liturgici.
Nel trionfale coro ligneo realizzato a partire dal 1514 dagli intagliatori parmensi Giovan Pietro Pambianchi e Bartolomeo Spinelli, i visitatori possono sostare tra gli stalli, per essere virtualmente calati nella recita serale dei vespri che avveniva al cospetto del capolavoro raffaellesco. E finalmente possono raggiungere la cripta dove l’avventurosa vicenda della Madonna Sistina rivive attraverso la ricostruzione cronologica che muove dal contesto storico-politico romano e piacentino nel quale l'opera fu commissionata e realizzata.
Indossando visori VR il pubblico potrà ammirare, grazie alla ricostruzione attraverso la realtà aumentata, l’originaria collocazione del quadro, nel presbiterio progettato dal Tramello, mentre nel transetto sinistro della cripta si potrà assistere alla trattativa tra i monaci e la Casa di Sassonia, alla quale l’opera fu venduta, “incontrando” i protagonisti della vicenda. Infine, sfogliando virtualmente copie di opere e volumi si potrà conoscere la fortuna riscossa dal quadro dopo il suo arrivo a Dresda.
Piacenza, Chiesa di San Sisto, navata laterale, particolare
YOU. Story and glory of a masterpiece: la vicenda di un fotografo alla ricerca dello scatto perfetto
Parte del programma di Piacenza 2020/21 e inserita tra gli eventi ufficiali per le celebrazioni dei 500 anni dalla morte di Raffaello, la mostra si chiude con la proiezione, nella sagrestia monumentale, del docufilm YOU. Story and glory of a masterpiece diretto da Nicola Abbatangelo e sceneggiato da Giovanni Maddalena. Il documentario (50 minuti) ricostruisce le peregrinazioni dell’opera di Raffaello calandole nella vicenda personale di Brandon, un fotografo americano al quale viene commissionato lo scatto perfetto della Madonna, cercando il quale metterà profondamente in discussione se stesso.
Per orari e visite della mostra consultare il sito ufficiale.
La Chiesa di San Sisto a Piacenza
Leggi anche:
• La rivelazione della Madonna Sistina, l'opera più bella di Raffaello
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Prima di essere ceduta dai monaci piacentini al Grande Elettore Augusto III di Sassonia per ben 25.000 scudi romani, la Madonna Sistina di Raffaello, oggi fiore all’occhiello della Gemälderie Alte Meister di Dresda, rimase a Piacenza fino al 1754, commissionata all’Urbinate direttamente da papa Giulio II.
"Fate posto al grande Raffaello" sarebbero state le parole con le quali Federico Augusto III accolse nella città tedesca l’opera forse più suggestiva del pennello gentile. E si pensa che per ammirarla meglio il monarca abbia fatto addirittura spostare il proprio trono.
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La storia della Madonna Sistina rivive in un progetto multimediale
Adesso, grazie a un inedito progetto multimediale, lo straordinario dipinto che sembra dischiudersi come una quinta teatrale, con l’epifania della Madonna che si rivela ai fedeli come sospesa tra le nuvole, torna nel monastero di San Sisto, a Piacenza, luogo per il quale fu commissionata.
Dal 29 maggio al 31 ottobre un itinerario virtuale che si snoda da una copia settecentesca della Madonna di Raffaello, realizzata da Pier Antonio Avanzini, ripercorre la storia dell’opera intrecciandola a quella del monastero benedettino per il quale fu concepita e al suo patrimonio artistico.
Una vicenda travagliata
Secondo il Vasari, Raffaello ricevette l’incarico da Papa Giulio II nel 1512. Nella volontà del “papa guerriero”, la Madonna Sistina sarebbe dovuta rimanere nella Chiesa benedettina dedicata a Papa Sisto IV della Rovere, avo di Giulio II. Ma le cose andarono diversamente.
Realizzata sul supporto di una grande tela, l'opera rimese nella chiesa piacentina per 240 anni, fino a quando, nel 1754 i monaci, per appianare i debiti del monastero, decisero di cederla ad Augusto III di Sassonia per una cifra esorbitante per l’epoca. Messa al sicuro dai nazisti durante i bombardamenti che rasero al suolo Dresda tra il 13 ed il 15 febbraio 1945 alla fine del secondo conflitto mondiale, il dipinto fu trafugato dall'Armata Rossa e trasferito in Russia dove rimase per un decennio nelle mani del Museo Puškin di Mosca per raggiungere definitivamente Dresda nel 1955.
Piacenza, Chiesa di San Sisto, cripta del presbiterio
Dall’appartamento dell’abate alla cripta: sulle tracce della Madonna Sistina
Il percorso si snoda all’interno del complesso religioso di San Sisto, a partire dal cosiddetto “appartamento dell’abate”, aperto al pubblico per la prima volta. Ha inizio da qui l’allestimento museale che descrive le vicende del monastero, dalla sua fondazione imperiale (nel secolo IX) ai cambiamenti in epoca moderna.
Nel vestibolo spicca la ricostruzione virtuale di quattro figure di rilievo che influenzarono la vita del monastero: la fondatrice Angilberga, moglie dell’imperatore carolingio Ludovico II, Gandulfus, l’abate che resse il monastero dal 1180, l’architetto piacentino Alessio Tramello, e l’imperatrice Margherita d'Austria, figlia di Carlo V e duchessa di Piacenza e Parma, che in questo luogo trovò sepoltura.
L’itinerario sulle tracce della Madonna Sistina prosegue verso la biblioteca monastica che sfoggia una copia del XVIII sec. del testamento di Angilberga, proveniente dalla biblioteca Palatina di Parma, e ancora in un secondo ambiente che illustra la Regola monastica esponendo preziosi oggetti liturgici.
Nel trionfale coro ligneo realizzato a partire dal 1514 dagli intagliatori parmensi Giovan Pietro Pambianchi e Bartolomeo Spinelli, i visitatori possono sostare tra gli stalli, per essere virtualmente calati nella recita serale dei vespri che avveniva al cospetto del capolavoro raffaellesco. E finalmente possono raggiungere la cripta dove l’avventurosa vicenda della Madonna Sistina rivive attraverso la ricostruzione cronologica che muove dal contesto storico-politico romano e piacentino nel quale l'opera fu commissionata e realizzata.
Indossando visori VR il pubblico potrà ammirare, grazie alla ricostruzione attraverso la realtà aumentata, l’originaria collocazione del quadro, nel presbiterio progettato dal Tramello, mentre nel transetto sinistro della cripta si potrà assistere alla trattativa tra i monaci e la Casa di Sassonia, alla quale l’opera fu venduta, “incontrando” i protagonisti della vicenda. Infine, sfogliando virtualmente copie di opere e volumi si potrà conoscere la fortuna riscossa dal quadro dopo il suo arrivo a Dresda.
Piacenza, Chiesa di San Sisto, navata laterale, particolare
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