Piet Mondrian: l'armonia perfetta
12/10/2011
WEB: http://arteinforma.blogspot.com/2011/10/piet-mondrian-larmonia-perfetta.html
8 ottobre 2011 – 29 gennaio 2012
Complesso del Vittoriano, Roma
Piet Mondrian. L’armonia perfetta: dall’8 ottobre 2011 al 29 gennaio 2012 il Complesso del Vittoriano di Roma ospita una grande retrospettiva che, attraverso circa 70 olii e disegni del pittore olandese e oltre 40 opere di artisti che influenzano la sua evoluzione, ripercorre l’intero cammino artistico di uno dei più importanti Maestri del XX secolo valorizzando la sua coerenza nel perseguire l’obiettivo di un’arte astratta.
L’esposizione presenta capolavori in gran parte concessi eccezionalmente dal Gemeentemuseum dell’Aia e vanta la collaborazione e il supporto di grandi istituzioni museali come il Denver Art Museum, il Philadelphia Art Museum, la National Gallery of Canada di Ottawa, il National Museum of Modern Art di Kyoto.
La mostra “Piet Mondrian. L’armonia perfetta” è a cura di Benno Tempel, Direttore del Gemeentemuseum dell’Aia, e si avvale di un prestigioso comitato scientifico composto da Hans Janssen, Gemeentemuseum, L’Aia, Franz W. Kaiser, Gemeentemuseum, L’Aia, Michael White, Università di York.
Nei Paesi Bassi del primo Novecento, Piet Mondrian (Amersfoort, 7 marzo 1872 – New York, 31 gennaio 1944) era un paesaggista di successo. Ma era curioso, ossessionato dall'idea di progresso, e riteneva di avere una missione personale – elementi che si riscontrano anche in Kandinskij e che, da Charles Baudelaire in poi, possono essere considerati come caratteristici della modernità.
Negli anni a cavallo tra i due secoli, gli artisti d'avanguardia non si accontentavano più di un'arte deputata a rappresentare l'aspetto esteriore della realtà e ricercavano una verità più profonda, oltre l'esteriorità. Affascinato dalla corrente cubista, Mondrian continuò a lavorare sulle possibilità di strutturazione per riduzione, già contenute nel Cubismo, fino alla pittura astratta e, alcuni anni più tardi, inaugurò quello che definì “Neoplasticismo”.
Come in Kandinskij, agli elementi espressivi della pittura – linea, colore e forma o superficie – veniva attribuito un valore proprio, che non rimandava a qualcos'altro. In più, Mondrian ridusse tali elementi all'essenziale: soltanto linee rette, verticali e orizzontali, mai diagonali; soltanto colori primari – nessun colore composto, come in natura – e i non-colori nero, bianco e grigio.
Ne derivò una delle fasi più affascinanti della storia dell'arte moderna: il gioco di Mondrian con le linee orizzontali e verticali e la ricerca della composizione ideale.
La mostra
Nei Paesi Bassi del primo Novecento Piet Mondrian (Amesfoort, 1872 – New York, 1944) è un paesaggista di successo. Il passaggio dalla prima maniera naturalistica alla ricerca simbolista avviene con il trasferimento nel 1908 a Domburg in Zelanda e con l’incontro di J. Toorop. Il simbolismo conduce Mondrian a semplificare l’ossatura dell’immagine e, allo stesso tempo, a usare un colore vivo, talora steso a zonature, talora accostato secondo la tecnica divisionista e fauve.
Negli anni a cavallo tra i due secoli, gli artisti d’avanguardia non si accontentano più di un’arte deputata a rappresentare l’aspetto esteriore della realtà, e ricercano una verità più profonda, oltre l’esteriorità. Mondrian crede di poterla trovare nella teosofia di Madame Blavatsky e Rudolf Steiner – dottrina in bilico tra filosofia, religione e scienza. Come sottolinea Benno Tempel “La teosofia parte, tra le altre cose, dalle forze che agiscono tra uomo e donna, che anche Mondrian raffigura nella sua opera. Forse l’osservatore non lo percepisce immediatamente ma, sapendo che l’elemento femminile è reso dalla orizzontale e il maschile dalla verticale, risulta chiaro che Mondrian attribuisce un ruolo importante a questi elementi sin dall’inizio della sua parabola artistica, prima nelle sue figurazioni, poi nelle composizioni astratte… Per Mondrian è infatti importante soprattutto la relazione tra l’orizzontale (femminile) e il verticale (maschile). La ricerca di questa armonia universale mantiene una posizione centrale nell’intero arco della sua produzione. Nella teosofia è importante l’evoluzione dell’uomo, che, da creatura inferiore, materiale, si eleva a una superiore condizione spirituale. Un processo che Mondrian esprime con particolare chiarezza.”
Nel 1911 Toorop e Mondrian organizzano una mostra d’arte moderna ad Amsterdam, e le loro opere vengono esposte tra quelle di Cézanne, Picasso e Braque. Per Mondrian è una rivelazione. E’ la prima volta che vede dei quadri cubisti. Senza pensarci due volte, abbandona la posizione sicura raggiunta nei Paesi Bassi e va a Parigi. Qui la sua evoluzione conosce una fase decisiva. Passando per un breve intermezzo cubista, nel 1914 Mondrian compone i suoi primi quadri astratti. Negli anni parigini la scomposizione della forma organica si attua in composizioni sempre più rigorose nelle quali la superficie è divisa in piccole zone con una sempre più evidente riduzione delle diagonali e delle linee curve. Ma rispetto alla sintassi cubista, la struttura formale dei suoi quadri è ridotta al piano e l’articolazione spaziale viene sin d’ora affidata al colore, dapprima sfumato in tonalità rosa, grigio, azzurro, marrone chiaro, poi con zonature più marcate di blu, rossi e verdi con le quali Mondrian vuole giungere all’essenza formale del soggetto. “Mondrian fece proprio il Cubismo, ponendo l’accento sulla forza analitica di questo nuovo modo di dipingere, con il quale si poteva scomporre la forma esteriore degli oggetti, dispiegarla sul piano, eliminare la tradizionale illusione di profondità e strutturare l’intera superficie della tela. Mondrian continuò a lavorare sulle possibilità di strutturazione per riduzione, già contenute nel cubismo, fino alla pittura astratta.” (B. Tempel).
Dopo il suo rientro in Olanda, dove rimane dal 1914 al 1919, la ricerca di Mondrian si sviluppa verso il rigore astrattista e la totale elementarizzazione delle linee e dei colori. Fonda la rivista d’arte olandese “De Stijl”, uscita per la prima volta nel 1917, e il Neoplasticismo con Theo van Doesburg. Benno Tempel sottolinea che “De Stijl” è stato più di un semplice periodico. Gli artisti che vi scrivono vogliono creare con la loro arte una società nuova. Aspirano a un’opera d’arte totale, in cui pittura, scultura, grafica e architettura formano un insieme unico. Inoltre, credono che non vi sia gerarchia tra le varie forme d’arte. Questa idea modernissima, che ha esercitato una profonda influenza sull’arte moderna, li porta a occuparsi anche di pubblicità e fotografia.
Per questi artisti l’individualismo, nell’arte come nella vita, è causa di ogni rovina e deviazione dal giusto; è necessario opporre a esso la serena chiarezza dello spirito, che sola può creare l’equilibrio tra l’universale e l’individuale.
Come è scritto nella II Prefazione di “De Stijl” nel 1919 “l’artista è maturato per opporsi alla dominazione dell’individuale nelle arti plastiche e cioè alla forma e al colore naturali, alle emozioni” e così “L’arte nuova ha messo in luce il contenuto della nuova coscienza del tempo: proporzioni bilanciate tra l’universale e l’individuale” (Primo Manifesto della rivista “De Stijl”, 1918).
Il Neoplasticismo si propone di trovare una nuova forma di espressione plastica, non soggettiva ma valida per tutti, “nella astrazione di tutte le forme e di tutti i colori primari nettamente definiti” (P. Mondrian).
Sempre Mondrian nel 1914 scrive: “Costruisco combinazioni di linee e di colori su una superficie piatta, per esprimere una bellezza generale con una somma coscienza. La Natura (o ciò che vedo) mi ispira, mi mette, come ogni altro pittore, in uno stato emotivo che mi provoca un’urgenza di fare qualcosa, ma voglio arrivare più vicino possibile alla verità e astrarre ogni cosa da essa, fino a che non raggiungo le fondamenta (anche se solo le fondamenta esteriori!) delle cose... Credo sia possibile che, attraverso linee orizzontali e verticali costruite con coscienza, ma non con calcolo, guidate da un’alta intuizione, e create con armonia e ritmo, queste forme basilari di bellezza, aiutate se necessario da altre linee o curve, possano divenire un’opera d’arte, così forte quanto vera.”
Per Mondrian, dunque, la vita è pura attività interiore. Di qui la necessità di eliminare in arte la presenza del mondo oggettivo: distruggendo l’oggetto nell’arte si avvicina sempre di più l’arte alla verità della coscienza interiore. E’ indispensabile abolire tutti i modi in cui più facilmente può manifestarsi il dato soggettivo, passionale, sentimentale, individualistico. La retta verticale e orizzontale devono essere l’unica misura consentita al Neoplasticismo.
Finita la guerra, Mondrian torna a Parigi dal 1919 al 1938 dove il clima artistico è completamente cambiato. L’artista porta avanti la sua ricerca e pur sembrando universali, le sue opere recano una cifra talmente personale che le composizioni neoplasticiste in rosso, blu e giallo diventano dei veri e propri classici. “Agli elementi espressivi della pittura – linea, colore e forma o superficie – veniva attribuito un valore proprio, che non rimandava a qualcos’altro. In più, Mondrian li ridusse all’essenziale: soltanto linee rette, verticali e orizzontali, mai diagonali; soltanto colori primari – nessun colore composto, come in natura – e i non-colori nero, bianco e grigio. Ne derivò una delle fasi più affascinanti della storia dell’arte moderna: il gioco di Mondrian con le linee orizzontali e verticali e la ricerca della composizione ideale.” (B. Tempel). L’opera d’arte non doveva rappresentare alcunché ma costituire un momento di contatto tra l’uomo e l’universo tendente al superamento di ogni naturalismo o accidentalità in funzione di una restaurazione dell’armonia, dell’immobilità e della quiete perdute. Nel mondo futuro di Mondrian, come scrive lui stesso, l’uomo non sarà “nulla in sé, non sarà che parte del tutto, ed è allora che, avendo perduta la vanità della sua piccola e meschina individualità, sarà felice in questo Eden che avrà creato”.
Il misticismo di Mondrian è di natura mentale anzichè emotiva; in Mondrian l’ascetismo tende a superare il fluttuare delle passioni, i turbamenti, mediante un processo di liberazione dagli stimoli individuali. Il modo con cui Mondrian giunge all’astrattismo puro è un modo graduale: egli toglie progressivamente all’oggetto tutte le sue note individuanti, le sue particolarità, sino a ridurlo a scheletro, a stilizzazione, a linea.
Con la minaccia della Germania nazista, Mondrian decide nel 1938 di trasferirsi a Londra e nel 1940 a New York dove vive la sua ultima stagione felice nell’incontro con un mondo nuovo: la patria del jazz lo ispira, la folla e il dinamismo della metropoli portano un rinnovamento nella sua arte. Per prenotazioni / Reservation :
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