Dal 12 ottobre presso il SET-Spazio Eventi Tirso di Roma
Il caos dentro. Nel mondo di Frida Kahlo
Frida Kahlo. Il caos dentro
Francesca Grego
11/10/2019
Roma -
“Una bomba con un nastro intorno”, così André Breton definì l’arte di Frida, a indicare come l’intensità prorompente dei suoi dipinti sia vestita di bellezza e tecnica ricercata. Dal 12 ottobre al 29 marzo un nuovo progetto espositivo proverà ad andare al cuore di un personaggio tanto popolare quanto complesso.
Sono diversi i mezzi impiegati dai curatori Sergio Uribe, Alejandra Matiz, Ezio Pagano e Maria Rosso per raccontare l’universo della pittrice: Frida Kahlo. Il caos dentro è una mostra “sensoriale” che si avvale di tecnologie immersive e coinvolgenti, ma presenta anche rare fotografie personali, preziosi ritratti d’autore, abiti, gioielli, pagine di diario, lettere scritte dall’artista di suo pugno. E per i fan della Kahlo c’è una chicca inedita in Italia: il dipinto Piden aeroplanos y les dan alas de petate (Chiedono aeroplani e gli danno ali di paglia, 1938), ispirato a un ricordo di infanzia, che esprime bene il connubio di dolore e forza d’animo alla base della “bomba” Frida. Sono in mostra poi il ritratto della pittrice che Diego Rivera disegnò nel 1954 e la Nina de los abanicos, sempre di Rivera. Non a caso, ha spiegato la curatrice Maria Rosso uno dei meriti dell’allestimento è di dare ragione del rapporto della Kahlo con il muralista messicano, un amore fatto di affanni, entusiasmi e burrasche che finì per confondere le acque sul valore di entrambi come artisti.
Tra aneddoti e curiosità, l’itinerario allestito al SET-Spazio Eventi Tirso ci trasporta nel caos di un’esistenza diventata leggenda, ma non sempre adeguatamente compresa: dalla politica alla trama di relazioni che Frida e Diego intrattennero con grandi personaggi dell’epoca, fino al rapporto della pittrice con il proprio corpo, al legame con gli allievi o alla sua visione dell’attività creativa. Se grandi immagini in formato Modlight introducono i focus sulle singole opere, la tecnologia ci apre anche la porta di Casa Azul, la dimora dell’artista nei dintorni di Città del Messico che conosciamo da fotografie e autoritratti e che oggi è un museo dedicato alla Kahlo. Attraverso le riproduzioni dell’iconica camera da letto, dello studio e del coloratissimo giardino entriamo letteralmente nella quotidianità dell’artista.
Ma a smascherare definitivamente l’ocultadora - come lei stessa amava definirsi - sono gli scatti di Leo Matiz, il fotografo colombiano legato a Frida da una profonda amicizia, “scoperti” dai curatori in Sicilia, al Museum Bagheria. In queste immagini un gioco di sguardi e di sensibilità ci accompagna fin sulla soglia di un miracolo: quello dell’arte che nasce “da una ferita che diviene luce”, come diceva Georges Braque.
Leggi anche:
• FOTO: L'idea di Frida: una magica storia vera
• Frida Kahlo. Il caos dentro
• Nell'anima di Frida Kahlo: dentro il percorso sensoriale dedicato alla "ocultadora"
• ARTE.it media partner della mostra Frida Kahlo. Il caos dentro
“Una bomba con un nastro intorno”, così André Breton definì l’arte di Frida, a indicare come l’intensità prorompente dei suoi dipinti sia vestita di bellezza e tecnica ricercata. Dal 12 ottobre al 29 marzo un nuovo progetto espositivo proverà ad andare al cuore di un personaggio tanto popolare quanto complesso.
Sono diversi i mezzi impiegati dai curatori Sergio Uribe, Alejandra Matiz, Ezio Pagano e Maria Rosso per raccontare l’universo della pittrice: Frida Kahlo. Il caos dentro è una mostra “sensoriale” che si avvale di tecnologie immersive e coinvolgenti, ma presenta anche rare fotografie personali, preziosi ritratti d’autore, abiti, gioielli, pagine di diario, lettere scritte dall’artista di suo pugno. E per i fan della Kahlo c’è una chicca inedita in Italia: il dipinto Piden aeroplanos y les dan alas de petate (Chiedono aeroplani e gli danno ali di paglia, 1938), ispirato a un ricordo di infanzia, che esprime bene il connubio di dolore e forza d’animo alla base della “bomba” Frida. Sono in mostra poi il ritratto della pittrice che Diego Rivera disegnò nel 1954 e la Nina de los abanicos, sempre di Rivera. Non a caso, ha spiegato la curatrice Maria Rosso uno dei meriti dell’allestimento è di dare ragione del rapporto della Kahlo con il muralista messicano, un amore fatto di affanni, entusiasmi e burrasche che finì per confondere le acque sul valore di entrambi come artisti.
Tra aneddoti e curiosità, l’itinerario allestito al SET-Spazio Eventi Tirso ci trasporta nel caos di un’esistenza diventata leggenda, ma non sempre adeguatamente compresa: dalla politica alla trama di relazioni che Frida e Diego intrattennero con grandi personaggi dell’epoca, fino al rapporto della pittrice con il proprio corpo, al legame con gli allievi o alla sua visione dell’attività creativa. Se grandi immagini in formato Modlight introducono i focus sulle singole opere, la tecnologia ci apre anche la porta di Casa Azul, la dimora dell’artista nei dintorni di Città del Messico che conosciamo da fotografie e autoritratti e che oggi è un museo dedicato alla Kahlo. Attraverso le riproduzioni dell’iconica camera da letto, dello studio e del coloratissimo giardino entriamo letteralmente nella quotidianità dell’artista.
Ma a smascherare definitivamente l’ocultadora - come lei stessa amava definirsi - sono gli scatti di Leo Matiz, il fotografo colombiano legato a Frida da una profonda amicizia, “scoperti” dai curatori in Sicilia, al Museum Bagheria. In queste immagini un gioco di sguardi e di sensibilità ci accompagna fin sulla soglia di un miracolo: quello dell’arte che nasce “da una ferita che diviene luce”, come diceva Georges Braque.
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