Ai Musei Reali dal 19 ottobre al 2 marzo
1950-1970. La grande arte italiana dalla GNAM in arrivo a Torino
Gastone Novelli, Poetry reading tour, 1961, Olio, grafite, pastelli, acrilico e tempera su tela, 330 x 220 cm
Samantha De Martin
09/10/2024
Torino - “Un monumento vivo alla storia della GNAM”.
Avrà questa connotazione la mostra che, a partire dal prossimo 19 ottobre porterà a Torino, nelle Sale Chiablese dei Musei Reali, i capolavori dei più importanti artisti italiani del secondo dopoguerra, in prestito dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma.
Per la prima volta un ingente numero di opere del museo romano - 79 capolavori in totale - lascerà la capitale per presentare a un ampio pubblico le testimonianze artistiche di una stagione irripetibile.
Prodotta da Musei Reali e Arthemisia con la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, la rassegna, intitolata 1950-1970. La grande arte italiana Capolavori dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, fortemente voluta e resa possibile da Mario Turetta, capo Dipartimento per le Attività Culturali del Ministero della Cultura e direttore delegato dei Musei Reali di Torino, sarà curata dalla direttrice della GNAM Renata Cristina Mazzantini e dallo studioso Luca Massimo Barbero.
Ma la mostra, in programma fino al 2 marzo, sarà soprattutto un racconto volto a ricordare il trentennale rapporto che la soprintendente Palma Bucarelli intrattenne con un gruppo eccezionale di artisti, mettendo in risalto la ricchezza delle collezioni del museo romano ed esaltando i 21 maestri più rappresentativi che hanno animato una stagione senza precedenti nel panorama dell’arte moderna italiana.
Pino Pascali, Primo piano labbra, 1964, Tela smaltata tensionata su struttura lignea con camere d'aria, 165 x 165 cm
“La mostra - ha ribadito la direttrice Renata Cristina Mazzantini nel corso della conferenza stampa di presentazione della mostra, svoltasi a Roma - vuole mettere in luce la qualità, non sempre sufficientemente percepita, delle ineguagliabili collezioni della GNAM e di porre al tempo stesso l’attenzione sul ruolo da protagonista che la Galleria rivestì nella costituzione del patrimonio artistico italiano moderno e contemporaneo, grazie soprattutto al rapporto attivo che, nei suoi tre decenni al vertice della Galleria, la soprintendente Palma Bucarelli seppe intrecciare con gli artisti più significativi e innovativi di quella così alta stagione, da Burri e Fontana fino a Pascali”.
Mentre la GNAM è in fermento per accogliere la prossima esposizione (le sale delle opere che andranno in prestito a Torino accoglieranno alcuni capolavori de Il tempo del Futurismo), i Musei Reali si preparano ad ospitare alcuni illustri esponenti di quello che il co-curatore Luca Massimo Barbero definisce un vero e proprio “movimento artistico tellurico”.
“È un monumento vivo alla storia della GNAM e alla storia dell’arte moderna e contemporanea, un percorso intenso - anticipa Barbero - e, in più sale, è un vero corpo a corpo fra i “nuovi maestri” dell’arte italiana del dopoguerra, della quale si esplorano qui le radici e, per la prima volta, è possibile confrontarli al di fuori della collezione della GNAM. Per l'arte italiana si tratta dei protagonisti germinali, oggi identificati come gli interpreti internazionali dell'allora contemporaneità".
Una narrazione avvincente, scandita in dodici sale, proporrà confronti e dialoghi intercorsi negli anni del secondo dopoguerra tra gli artisti italiani più importanti, divenuti ormai irrinunciabile riferimento nel panorama artistico internazionale.
Ad aprire l’itinerario saranno due lavori simbolici, Rilievo con bulloni del ‘58/’59 di Ettore Colla e L’arco di Ulisse realizzato nel 1968 da Pino Pascali. Segue una sala con i capolavori di Capogrossi, tra i quali una monumentale Superficie del 1963. Il tema della materia, elemento di ricerca fondamentale degli anni ’50, viene esplorato attraverso un dialogo tra due Concetti spaziali-Buchi di Lucio Fontana e rare opere di Ettore Colla, lavori germinali di Mimmo Rotella e la ricerca astratta di Bice Lazzari.
Ettore Colla, Genesi, 1955-56, Assemblage in ferri di recupero
Due sale aprono al confronto tra Afro e Piero Dorazio, maestri dell’astrazione che nel secondo dopoguerra hanno contribuito al successo dell’arte italiana negli Stati Uniti, mentre il fulcro della mostra è racchiuso nel confronto tra Lucio Fontana e Alberto Burri. A dialogare saranno undici emblematiche opere, mentre si stabilisce un inedito accostamento tra il grande Concetto spaziale. Teatrino del 1965 del primo e il Nero cretto G5 del 1975 del secondo.
Il fermento artistico che invase Roma tra gli anni ’50 e ‘60 rivive a Torino grazie a un monumentale décollage di Mimmo Rotella del 1957 e attraverso le opere storiche di Giosetta Fioroni, Carla Accardi, Giulio Turcato, Gastone Novelli, Toti Scialoja, Sergio Lombardo, Tano Festa. Del tutto inedito sarà anche il confronto tra un monocromo nero di Franco Angeli e alcuni importanti Achrome di Piero Manzoni.
La contemporaneità si farà spazio anche attraverso il grande quadro specchiante I visitatori del 1968 di Michelangelo Pistoletto e le celebri Cancellature di Emilio Isgrò.
Si prosegue con un emozionante dialogo tra alcune significative opere di Mario Schifano e di Pino Pascali. Quest’ultimo sarà protagonista assoluto dell’ultima sala dell’esposizione, con capolavori come Ricostruzione del dinosauro del 1966 e i Bachi da setola del 1968.
Avrà questa connotazione la mostra che, a partire dal prossimo 19 ottobre porterà a Torino, nelle Sale Chiablese dei Musei Reali, i capolavori dei più importanti artisti italiani del secondo dopoguerra, in prestito dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma.
Per la prima volta un ingente numero di opere del museo romano - 79 capolavori in totale - lascerà la capitale per presentare a un ampio pubblico le testimonianze artistiche di una stagione irripetibile.
Prodotta da Musei Reali e Arthemisia con la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, la rassegna, intitolata 1950-1970. La grande arte italiana Capolavori dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, fortemente voluta e resa possibile da Mario Turetta, capo Dipartimento per le Attività Culturali del Ministero della Cultura e direttore delegato dei Musei Reali di Torino, sarà curata dalla direttrice della GNAM Renata Cristina Mazzantini e dallo studioso Luca Massimo Barbero.
Ma la mostra, in programma fino al 2 marzo, sarà soprattutto un racconto volto a ricordare il trentennale rapporto che la soprintendente Palma Bucarelli intrattenne con un gruppo eccezionale di artisti, mettendo in risalto la ricchezza delle collezioni del museo romano ed esaltando i 21 maestri più rappresentativi che hanno animato una stagione senza precedenti nel panorama dell’arte moderna italiana.
Pino Pascali, Primo piano labbra, 1964, Tela smaltata tensionata su struttura lignea con camere d'aria, 165 x 165 cm
“La mostra - ha ribadito la direttrice Renata Cristina Mazzantini nel corso della conferenza stampa di presentazione della mostra, svoltasi a Roma - vuole mettere in luce la qualità, non sempre sufficientemente percepita, delle ineguagliabili collezioni della GNAM e di porre al tempo stesso l’attenzione sul ruolo da protagonista che la Galleria rivestì nella costituzione del patrimonio artistico italiano moderno e contemporaneo, grazie soprattutto al rapporto attivo che, nei suoi tre decenni al vertice della Galleria, la soprintendente Palma Bucarelli seppe intrecciare con gli artisti più significativi e innovativi di quella così alta stagione, da Burri e Fontana fino a Pascali”.
Mentre la GNAM è in fermento per accogliere la prossima esposizione (le sale delle opere che andranno in prestito a Torino accoglieranno alcuni capolavori de Il tempo del Futurismo), i Musei Reali si preparano ad ospitare alcuni illustri esponenti di quello che il co-curatore Luca Massimo Barbero definisce un vero e proprio “movimento artistico tellurico”.
“È un monumento vivo alla storia della GNAM e alla storia dell’arte moderna e contemporanea, un percorso intenso - anticipa Barbero - e, in più sale, è un vero corpo a corpo fra i “nuovi maestri” dell’arte italiana del dopoguerra, della quale si esplorano qui le radici e, per la prima volta, è possibile confrontarli al di fuori della collezione della GNAM. Per l'arte italiana si tratta dei protagonisti germinali, oggi identificati come gli interpreti internazionali dell'allora contemporaneità".
Una narrazione avvincente, scandita in dodici sale, proporrà confronti e dialoghi intercorsi negli anni del secondo dopoguerra tra gli artisti italiani più importanti, divenuti ormai irrinunciabile riferimento nel panorama artistico internazionale.
Ad aprire l’itinerario saranno due lavori simbolici, Rilievo con bulloni del ‘58/’59 di Ettore Colla e L’arco di Ulisse realizzato nel 1968 da Pino Pascali. Segue una sala con i capolavori di Capogrossi, tra i quali una monumentale Superficie del 1963. Il tema della materia, elemento di ricerca fondamentale degli anni ’50, viene esplorato attraverso un dialogo tra due Concetti spaziali-Buchi di Lucio Fontana e rare opere di Ettore Colla, lavori germinali di Mimmo Rotella e la ricerca astratta di Bice Lazzari.
Ettore Colla, Genesi, 1955-56, Assemblage in ferri di recupero
Due sale aprono al confronto tra Afro e Piero Dorazio, maestri dell’astrazione che nel secondo dopoguerra hanno contribuito al successo dell’arte italiana negli Stati Uniti, mentre il fulcro della mostra è racchiuso nel confronto tra Lucio Fontana e Alberto Burri. A dialogare saranno undici emblematiche opere, mentre si stabilisce un inedito accostamento tra il grande Concetto spaziale. Teatrino del 1965 del primo e il Nero cretto G5 del 1975 del secondo.
Il fermento artistico che invase Roma tra gli anni ’50 e ‘60 rivive a Torino grazie a un monumentale décollage di Mimmo Rotella del 1957 e attraverso le opere storiche di Giosetta Fioroni, Carla Accardi, Giulio Turcato, Gastone Novelli, Toti Scialoja, Sergio Lombardo, Tano Festa. Del tutto inedito sarà anche il confronto tra un monocromo nero di Franco Angeli e alcuni importanti Achrome di Piero Manzoni.
La contemporaneità si farà spazio anche attraverso il grande quadro specchiante I visitatori del 1968 di Michelangelo Pistoletto e le celebri Cancellature di Emilio Isgrò.
Si prosegue con un emozionante dialogo tra alcune significative opere di Mario Schifano e di Pino Pascali. Quest’ultimo sarà protagonista assoluto dell’ultima sala dell’esposizione, con capolavori come Ricostruzione del dinosauro del 1966 e i Bachi da setola del 1968.
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