Fino al 31 gennaio alla GAM
Monet arriva a Torino per impressionare
Inaugurazione dell'esposizione "MONET. Dalle collezioni del Musée d'Orsay" alla GAM Galleria Civica d'Arte Moderna e Contemporanea di Torino
Sirio Schiano lo Moriello
01/10/2015
Torino - La Galleria Civica di Arte Moderna e Contemporanea (GAM) di Torino ospita, dal 2 ottobre al 31 gennaio 2016, una mostra d’eccezione: l’esposizione monografica dedicata a Claude Monet (1840-1926), artista tra i fondatori dell’Impressionismo e, più in generale, dell’arte moderna.
Quarantuno opere, concesse in prestito dalla collezione custodita al Musée d’Orsay, tra le quali cinque esposte per la prima volta in Italia, una su tutte, il grande frammento centrale de Le déjeuner sur l’herbe (1865-1866), opera emblematica dell’evoluzione stilistica di Monet.
“Vorrei chiedere al pubblico di Torino di visitare questa mostra con lo sguardo che hanno i bambini, quell’ingenuità indispensabile per scoprire un’arte che deve impressionare ed edificare ad un tempo”. Questo l’invito del presidente del Musée d’Orsay Guy Cogeval, che ha curato la mostra insieme al conservatore Xavier Rey, sempre del museo parigino, ed in collaborazione con la conservatrice Virginia Bertone della GAM. Una mostra densa in cui, una concentrazione così corposa di capolavori, non aveva precedenti in Italia se non nel lontano 1932, quando alla XVIII Biennale di Venezia venne presentato, nel padiglione francese, un significativo nucleo di opere del maestro.
Un’esposizione con un chiaro intento illustrativo, in grado di tracciare il percorso di tutta la ricerca pittorica di Monet: dalle reminiscenze realiste della sua formazione courbetiana, passando per le audaci e radicali sperimentazioni della pittura en plein air, fino alle estreme conseguenze in cui seppe condurre la tecnica impressionista, creando i presupposti e le basi su cui avrebbero lavorato poi i postimpressionisti.
Tra le opere-manifesto della teoria en plein air, in cui la luce naturale diviene la protagonista della ricerca, nonché il soggetto dell’opera, troviamo le tele dipinte durante i soggiorni ad Argenteul, come Régates à Argenteuil (1872), oppure a Vétheuil, ma anche lo studio Essai de figure en plein-air: Femme à l'ombrelle tournée vers la droite (1886). Attraverso il percorso della mostra è facile intuire come Monet sia poi arrivato al ciclo delle Cattedrali di Rouen, composto da 31 dipinti realizzati tra il 1892 ed il 1894, di cui sono esaustivi testimoni le due tele messe a contrasto de La cathédrale de Rouen. Le portail, temps gris (1892 circa) e La cathédrale de Rouen. Le portail et la tour Saint-Romain, plein soleil (1893), in cui la produzione seriale diveniva necessaria all’espressione di una teoria di pittura fatta di luce e di impressioni.
MONET. Dalle collezioni del Musée d’Orsay è la terza, in ordine d’apparizione, di una successione di mostre che hanno già portato, nelle sale torinesi, l’opera di Degas nel 2012 e di Renoir nel 2013. Un “trittico”, com’è stato definito da quella sinergia di attori che ha realizzato questo progetto a lungo termine: La Gam, ma soprattutto il Musée d’Orsey, che queste opere custodisce, e l’editore Skira, che ha agito da trait d’union nelle precedenti e anche in quest’ultima mostra. Team consolidato che si lascia sfuggire la promessa di continuare questa proficua collaborazione magari con una futura mostra di Manet.
Vedi anche:
- MONET. Dalle collezioni del Musée d’Orsay
- I capolavori di Monet a Torino
Quarantuno opere, concesse in prestito dalla collezione custodita al Musée d’Orsay, tra le quali cinque esposte per la prima volta in Italia, una su tutte, il grande frammento centrale de Le déjeuner sur l’herbe (1865-1866), opera emblematica dell’evoluzione stilistica di Monet.
“Vorrei chiedere al pubblico di Torino di visitare questa mostra con lo sguardo che hanno i bambini, quell’ingenuità indispensabile per scoprire un’arte che deve impressionare ed edificare ad un tempo”. Questo l’invito del presidente del Musée d’Orsay Guy Cogeval, che ha curato la mostra insieme al conservatore Xavier Rey, sempre del museo parigino, ed in collaborazione con la conservatrice Virginia Bertone della GAM. Una mostra densa in cui, una concentrazione così corposa di capolavori, non aveva precedenti in Italia se non nel lontano 1932, quando alla XVIII Biennale di Venezia venne presentato, nel padiglione francese, un significativo nucleo di opere del maestro.
Un’esposizione con un chiaro intento illustrativo, in grado di tracciare il percorso di tutta la ricerca pittorica di Monet: dalle reminiscenze realiste della sua formazione courbetiana, passando per le audaci e radicali sperimentazioni della pittura en plein air, fino alle estreme conseguenze in cui seppe condurre la tecnica impressionista, creando i presupposti e le basi su cui avrebbero lavorato poi i postimpressionisti.
Tra le opere-manifesto della teoria en plein air, in cui la luce naturale diviene la protagonista della ricerca, nonché il soggetto dell’opera, troviamo le tele dipinte durante i soggiorni ad Argenteul, come Régates à Argenteuil (1872), oppure a Vétheuil, ma anche lo studio Essai de figure en plein-air: Femme à l'ombrelle tournée vers la droite (1886). Attraverso il percorso della mostra è facile intuire come Monet sia poi arrivato al ciclo delle Cattedrali di Rouen, composto da 31 dipinti realizzati tra il 1892 ed il 1894, di cui sono esaustivi testimoni le due tele messe a contrasto de La cathédrale de Rouen. Le portail, temps gris (1892 circa) e La cathédrale de Rouen. Le portail et la tour Saint-Romain, plein soleil (1893), in cui la produzione seriale diveniva necessaria all’espressione di una teoria di pittura fatta di luce e di impressioni.
MONET. Dalle collezioni del Musée d’Orsay è la terza, in ordine d’apparizione, di una successione di mostre che hanno già portato, nelle sale torinesi, l’opera di Degas nel 2012 e di Renoir nel 2013. Un “trittico”, com’è stato definito da quella sinergia di attori che ha realizzato questo progetto a lungo termine: La Gam, ma soprattutto il Musée d’Orsey, che queste opere custodisce, e l’editore Skira, che ha agito da trait d’union nelle precedenti e anche in quest’ultima mostra. Team consolidato che si lascia sfuggire la promessa di continuare questa proficua collaborazione magari con una futura mostra di Manet.
Vedi anche:
- MONET. Dalle collezioni del Musée d’Orsay
- I capolavori di Monet a Torino
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