Il Museo Diocesano Tridentino apre gratuitamente e porta alla scoperta di un grande mecenate del Medioevo
Museo Diocesano Tridentino |
Museo Diocesano Tridentino, sede principale
03/02/2013
Trento - Il Museo Diocesano Tridentino è uno dei primi, nel suo genere, ad avere fondazione in Italia: la sua nascita risale al 1903 e dal 1963 è ospitato nella prima residenza vescovile eretta accanto alla cattedrale di San Vigilio, nel cuore di Trento.
Da domenica 3 febbraio e, a partire da quella data, per tutte le prime domeniche di ciascun mese, il Museo apre le sue porte gratuitamente.
Le opere esposte al suo interno, che danno conto della ricca produzione artistica locale destinata ai luoghi di culto della diocesi, coprono un arco cronologico compreso tra il XIII e il XIX secolo. Sotto la custodia del Museo Diocesano Tridentino è inoltre la basilica paleocristiana di San Vigilio, eretta presumibilmente intorno al VI secolo fuori dalla cinta urbana, insieme alle testimonianze del Concilio di Trento e ai reperti archeologici rinvenuti nel corso degli scavi effettuati tra il 1964 e il 1977 nel sottosuolo della Cattedrale. Dal 2000, inoltre, il museo dispone di una sede succursale, a Villa Lagarina, dove è esposta la ricca collezione della nobile famiglia Lodron che per secoli ebbe il patronato sulla pieve di Santa Maria Assunta.
La gratuità dell’accesso al Museo è estesa anche alla mostra “Un vescovo, la sua cattedrale, il suo tesoro. La committenza artistica di Federico Vanga (1207-1218)”, allestita nelle sale del piano terra fino al 7 aprile 2013. L'esposizione, organizzata in occasione dell'ottavo centenario dalla fondazione della cattedrale di San Vigilio, è dedicata a Federico Vanga, principe vescovo di Trento tra il 1207 e il 1218, che fu anche il promotore della fondazione del nuovo edificio di culto e che, negli anni del suo episcopato, ebbe un ruolo rilevante per le sorti del territorio, sul piano pastorale, politico, economico, legislativo. Non meno importante fu la sua influenza in ambito artistico, anzi egli fu uno dei più interessanti mecenati del Medioevo. Edifici, ritratti, preziosi manoscritti, scrigni in avorio, codici miniati, oggetti d'oreficeria testimoniano le relazioni ad ampio raggio che seppe coltivare coi maggiori centri di produzione artistica e con le corti dei potenti principi ecclesiastici dell’epoca.
Nicoletta Speltra
Da domenica 3 febbraio e, a partire da quella data, per tutte le prime domeniche di ciascun mese, il Museo apre le sue porte gratuitamente.
Le opere esposte al suo interno, che danno conto della ricca produzione artistica locale destinata ai luoghi di culto della diocesi, coprono un arco cronologico compreso tra il XIII e il XIX secolo. Sotto la custodia del Museo Diocesano Tridentino è inoltre la basilica paleocristiana di San Vigilio, eretta presumibilmente intorno al VI secolo fuori dalla cinta urbana, insieme alle testimonianze del Concilio di Trento e ai reperti archeologici rinvenuti nel corso degli scavi effettuati tra il 1964 e il 1977 nel sottosuolo della Cattedrale. Dal 2000, inoltre, il museo dispone di una sede succursale, a Villa Lagarina, dove è esposta la ricca collezione della nobile famiglia Lodron che per secoli ebbe il patronato sulla pieve di Santa Maria Assunta.
La gratuità dell’accesso al Museo è estesa anche alla mostra “Un vescovo, la sua cattedrale, il suo tesoro. La committenza artistica di Federico Vanga (1207-1218)”, allestita nelle sale del piano terra fino al 7 aprile 2013. L'esposizione, organizzata in occasione dell'ottavo centenario dalla fondazione della cattedrale di San Vigilio, è dedicata a Federico Vanga, principe vescovo di Trento tra il 1207 e il 1218, che fu anche il promotore della fondazione del nuovo edificio di culto e che, negli anni del suo episcopato, ebbe un ruolo rilevante per le sorti del territorio, sul piano pastorale, politico, economico, legislativo. Non meno importante fu la sua influenza in ambito artistico, anzi egli fu uno dei più interessanti mecenati del Medioevo. Edifici, ritratti, preziosi manoscritti, scrigni in avorio, codici miniati, oggetti d'oreficeria testimoniano le relazioni ad ampio raggio che seppe coltivare coi maggiori centri di produzione artistica e con le corti dei potenti principi ecclesiastici dell’epoca.
Nicoletta Speltra
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