Al MAGA di Legnano fino al 4 giugno
Mario Giacomelli: immagini come poesie

© Eredi Mario Giacomelli |
Mario Giacomelli, dalla serie Scanno, 1957-59
Francesca Grego
21/03/2017
Varese - È la potenza delle emozioni, unita a una straordinaria sensibilità grafico-pittorica, il filo conduttore che tiene insieme le immagini di Mario Giacomelli, uno dei fotografi italiani più significativi e noti a livello internazionale, outsider anarchico nella tecnica e nell’anima.
In occasione del Festival Fotografico Europeo, sono in mostra al MAGA di Legnano 101 scatti scelti dallo stesso autore per un’esposizione a Lonato del Garda nel 1984 e poi donate alla cittadina del bresciano.
Una selezione rappresentativa dei principali filoni tematici toccati dall'artista, che nel 1964 il direttore del Dipartimento di Fotografia del MoMa John Szarkowski consacrò fra i 100 migliori fotografi al mondo nella grande mostra The Photographer’s Eye.
Dai paesaggi di Presa di coscienza sulla natura, un racconto visivo lungo i decenni, a Io non ho mani che mi accarezzino il volto, incursione nella realtà parallela della vita di alcuni giovani seminaristi, ritratti con fresca leggiadria durante una partita di pallone, un girotondo o una battaglia di palle di neve.
Fra i lavori più toccanti, Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, realizzato all’interno dell’ospizio di Senigallia, città natale dell’autore. Scatti duri, in cui il fotografo raccontò di aver aggiunto volutamente alla cattiveria del tempo quella del flash.
E poi i ritratti delle persone care, le sagome nere e le atmosfere irreali della serie Scanno, fra cui la celeberrima Il Bambino, ma anche le campagne delle Marche nel progetto La buona terra, che trasforma i paesaggi in segni o “merletti ricamati” da solchi e “rughe”, in un percorso verso l’astrazione rivelatrice.
Il gusto grafico del tipografo-pittore diventa poesia dell’immagine in un racconto intriso d’inquietudine e febbrile ricerca: “Ho scoperto la realtà che ho dentro di me – spiegava Giacomelli - distruggo l’oggetto e lo ricostruisco senza tenere conto della realtà oggettiva È come un gioco d’amore tra la realtà e il risultato fotografico. Mi dicono spesso che le mie fotografie sono piene di errori, invece non sanno quanta fatica mi costa fare una foto così sbagliata”.
E ancora: “Tutte le fotografie sono come autoritratti, ho sempre fotografato i miei pensieri, le mie idee, le mie passioni, le mie paure. A volte hai il coraggio di fotografare, a volte no”.
A cura di Enrica Viganò, Mario Giacomelli. La collezione della città di Lonato sarà visitabile fino al 4 giugno a Palazzo Leone da Perego, sede del MAGA di Legnano.
In occasione del Festival Fotografico Europeo, sono in mostra al MAGA di Legnano 101 scatti scelti dallo stesso autore per un’esposizione a Lonato del Garda nel 1984 e poi donate alla cittadina del bresciano.
Una selezione rappresentativa dei principali filoni tematici toccati dall'artista, che nel 1964 il direttore del Dipartimento di Fotografia del MoMa John Szarkowski consacrò fra i 100 migliori fotografi al mondo nella grande mostra The Photographer’s Eye.
Dai paesaggi di Presa di coscienza sulla natura, un racconto visivo lungo i decenni, a Io non ho mani che mi accarezzino il volto, incursione nella realtà parallela della vita di alcuni giovani seminaristi, ritratti con fresca leggiadria durante una partita di pallone, un girotondo o una battaglia di palle di neve.
Fra i lavori più toccanti, Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, realizzato all’interno dell’ospizio di Senigallia, città natale dell’autore. Scatti duri, in cui il fotografo raccontò di aver aggiunto volutamente alla cattiveria del tempo quella del flash.
E poi i ritratti delle persone care, le sagome nere e le atmosfere irreali della serie Scanno, fra cui la celeberrima Il Bambino, ma anche le campagne delle Marche nel progetto La buona terra, che trasforma i paesaggi in segni o “merletti ricamati” da solchi e “rughe”, in un percorso verso l’astrazione rivelatrice.
Il gusto grafico del tipografo-pittore diventa poesia dell’immagine in un racconto intriso d’inquietudine e febbrile ricerca: “Ho scoperto la realtà che ho dentro di me – spiegava Giacomelli - distruggo l’oggetto e lo ricostruisco senza tenere conto della realtà oggettiva È come un gioco d’amore tra la realtà e il risultato fotografico. Mi dicono spesso che le mie fotografie sono piene di errori, invece non sanno quanta fatica mi costa fare una foto così sbagliata”.
E ancora: “Tutte le fotografie sono come autoritratti, ho sempre fotografato i miei pensieri, le mie idee, le mie passioni, le mie paure. A volte hai il coraggio di fotografare, a volte no”.
A cura di Enrica Viganò, Mario Giacomelli. La collezione della città di Lonato sarà visitabile fino al 4 giugno a Palazzo Leone da Perego, sede del MAGA di Legnano.
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