David LaChapelle a Venezia dal 12 aprile al 10 settembre
Gli scatti dissacranti di David LaChapelle stregano Venezia
Courtesy of David LaChapelle |
David LaChapelle, Land Scape Kings Dominion 2013
Samantha De Martin
11/04/2017
Venezia -
Dopo lo straordinario trionfo di Damien Hirst a Punta della Dogana e a Palazzo Grassi, Venezia si prepara a celebrare il dissacrante universo di David LaChapelle, il fotografo che con i suoi scatti esagerati, amava “tramutare in immagine i sogni”.
Dal 12 aprile al 10 settembre la Casa dei Tre Oci si trasforma nell'eccentrico, vibrante, surreale atelier dell'artista statunitense le cui opere - un centinaio in tutto, che spaziano dai primi progetti in bianco e nero degli anni Novanta ai lavori a colori degli anni più recenti - sono diventate l'icona di uno stile che trova nella Pop Art infiniti spunti di riflessione sull'infinita riproducibilità dell'immagine.
I corpi nerboruti, palestrati, lucidi di una Natività sui generis ammiccano con malizia alle fotografie del ciclo Gas Station and Land Scape, in cui modelli di impianti petroliferi e stazioni di rifornimento in scala vengono ricostruiti attraverso cartoni delle uova, bigodini, schede madri per computer.
Ma è New World, presentata alla Casa dei Tre Oci in anteprima mondiale, la grande novità della prima monografica di LaChapelle a Venezia. Si tratta di una nuova serie realizzata negli ultimi quattro anni, caratterizzata da undici fotografie che segnano il ritorno alla figura umana e che insistono sul tema del paradiso e sulle rappresentazioni della gioia, dell'anima, che l'artista cerca in natura come oggetto dei suoi scatti. In questo, “il Fellini della fotorafia”, dichiara di essere stato ispirato dal pittore francese Odilon Redon, visto al Musée d'Orsay, da William Blake e dalla canzone “Happy” di Pharrell Williams.
Sfogliando i 30 anni di carriera dell'artista, il visitatore scopre il forte influsso che le riviste e la pubblicità hanno impresso sulla fotografia di LaChapelle, accanto alle icone della moda utilizzate come materia grezza per l'ispirazione. Tuttavia ha anche modo di apprezzare la straordinaria creatività di un genio capace di esprimere per immagini la propria personalissima visione del mondo, fortemente influenzata dalla generazione di artisti a lui contemporanei.
Il percorso espositivo inizia dagli anni Novanta, quando La Chapelle riceve da Andy Warhol il suo primo incarico professionale fotografico per la rivista Interview. È qui che le celebrità iniziano ad affacciarsi negli scatti dell'artista che denuncia le ossessioni contemporanee, il rapporto con il piacere, con il superfluo e l'irrefrenabile esigenza di apparire. Le immagini di Michael Jackson, Madonna, Uma Thurman, David Bowie che fanno capolino nelle opere, sono utilizzate come merce prodotta in serie, consapevolmente sacrificata sull'altare del sistema fondato sull'icona.
In questo contesto dominato da un nudo sfacciato e aggressivo che sposa colori elettrici e superfici laccate si fa spazio il viaggio a Roma del 2006, che inaugura il passaggio a una nuova fase dell'evoluzione artistica di LaChapelle. In questa occasione, la visita alla Cappella Sistina e la vista degli straordinari affreschi di Michelangelo inducono l'artista ad abbracciare la monumentalità del Rinascimento italiano. Proprio il Diluvio universale è stato l'ispirazione per The Deluge, opera in cui i rimandi michelangioleschi si mescolano ai marchi della società consumistica e alla bellezza dei nudi.
La mostra ai Tre Oci prosegue con gli scatti di After the Deluge e Awakened, una sorta di “resurrezione” dopo il diluvio, che ritrae persone immerse in acqua in uno stato embrionale.
Tocca poi al tema della Vanitas, che caratterizza le serie fotografiche alle quali l'artista inizia a lavorare dopo il 2006. Un motivo racchiuso nella bellezza dei fiori appassiti di Earth Laughs in Flowers e tra le statue di cera che riproducono le sembianze di alcune stelle di Hollywood, distrutte dai vandali.
Sempre la fotografia - questa volta di Robert Rauschenberg - sarà al centro di due mostre presentate presso la Fondazione Giorgio Cini in concomitanza con la 57esima Biennale che, tra circa un mese, aprirà i battenti a Venezia. Us Silkscreeners, in programma dal 12 maggio al 27 agosto,assume come punto di partenza i primissimi dipinti serigrafati da Rauschenberg e Warhol, rispettivamente Renascence e la serie Dollar Bills, entrambi terminati nel 1962. Late Series parte, invece, dalla storia delle primissime serigrafie dell’arte contemporanea, presentando due opere appartenenti ad alcune delle serie più importanti di Rauschenberg, tra cui Borealis, Urban Bourbon, Scenarios e la sua ultima: Runts. Il filo rosso che unisce i lavori è il trasferimento dell’immagine, tecnica che l’artista iniziò a utilizzare nel 1962.
Sempre in concomitanza con la Biennale, il Museo di Palazzo Fortuny ospiterà Intuition, l'attesissima mostra che dal 13 maggio al 26 novembre esplorerà il mondo dell'intuizione riunendo artefatti antichi e opere più moderne legate ai temi dello spirituale, del sogno, del misticismo.
Dopo lo straordinario trionfo di Damien Hirst a Punta della Dogana e a Palazzo Grassi, Venezia si prepara a celebrare il dissacrante universo di David LaChapelle, il fotografo che con i suoi scatti esagerati, amava “tramutare in immagine i sogni”.
Dal 12 aprile al 10 settembre la Casa dei Tre Oci si trasforma nell'eccentrico, vibrante, surreale atelier dell'artista statunitense le cui opere - un centinaio in tutto, che spaziano dai primi progetti in bianco e nero degli anni Novanta ai lavori a colori degli anni più recenti - sono diventate l'icona di uno stile che trova nella Pop Art infiniti spunti di riflessione sull'infinita riproducibilità dell'immagine.
I corpi nerboruti, palestrati, lucidi di una Natività sui generis ammiccano con malizia alle fotografie del ciclo Gas Station and Land Scape, in cui modelli di impianti petroliferi e stazioni di rifornimento in scala vengono ricostruiti attraverso cartoni delle uova, bigodini, schede madri per computer.
Ma è New World, presentata alla Casa dei Tre Oci in anteprima mondiale, la grande novità della prima monografica di LaChapelle a Venezia. Si tratta di una nuova serie realizzata negli ultimi quattro anni, caratterizzata da undici fotografie che segnano il ritorno alla figura umana e che insistono sul tema del paradiso e sulle rappresentazioni della gioia, dell'anima, che l'artista cerca in natura come oggetto dei suoi scatti. In questo, “il Fellini della fotorafia”, dichiara di essere stato ispirato dal pittore francese Odilon Redon, visto al Musée d'Orsay, da William Blake e dalla canzone “Happy” di Pharrell Williams.
Sfogliando i 30 anni di carriera dell'artista, il visitatore scopre il forte influsso che le riviste e la pubblicità hanno impresso sulla fotografia di LaChapelle, accanto alle icone della moda utilizzate come materia grezza per l'ispirazione. Tuttavia ha anche modo di apprezzare la straordinaria creatività di un genio capace di esprimere per immagini la propria personalissima visione del mondo, fortemente influenzata dalla generazione di artisti a lui contemporanei.
Il percorso espositivo inizia dagli anni Novanta, quando La Chapelle riceve da Andy Warhol il suo primo incarico professionale fotografico per la rivista Interview. È qui che le celebrità iniziano ad affacciarsi negli scatti dell'artista che denuncia le ossessioni contemporanee, il rapporto con il piacere, con il superfluo e l'irrefrenabile esigenza di apparire. Le immagini di Michael Jackson, Madonna, Uma Thurman, David Bowie che fanno capolino nelle opere, sono utilizzate come merce prodotta in serie, consapevolmente sacrificata sull'altare del sistema fondato sull'icona.
In questo contesto dominato da un nudo sfacciato e aggressivo che sposa colori elettrici e superfici laccate si fa spazio il viaggio a Roma del 2006, che inaugura il passaggio a una nuova fase dell'evoluzione artistica di LaChapelle. In questa occasione, la visita alla Cappella Sistina e la vista degli straordinari affreschi di Michelangelo inducono l'artista ad abbracciare la monumentalità del Rinascimento italiano. Proprio il Diluvio universale è stato l'ispirazione per The Deluge, opera in cui i rimandi michelangioleschi si mescolano ai marchi della società consumistica e alla bellezza dei nudi.
La mostra ai Tre Oci prosegue con gli scatti di After the Deluge e Awakened, una sorta di “resurrezione” dopo il diluvio, che ritrae persone immerse in acqua in uno stato embrionale.
Tocca poi al tema della Vanitas, che caratterizza le serie fotografiche alle quali l'artista inizia a lavorare dopo il 2006. Un motivo racchiuso nella bellezza dei fiori appassiti di Earth Laughs in Flowers e tra le statue di cera che riproducono le sembianze di alcune stelle di Hollywood, distrutte dai vandali.
Sempre la fotografia - questa volta di Robert Rauschenberg - sarà al centro di due mostre presentate presso la Fondazione Giorgio Cini in concomitanza con la 57esima Biennale che, tra circa un mese, aprirà i battenti a Venezia. Us Silkscreeners, in programma dal 12 maggio al 27 agosto,assume come punto di partenza i primissimi dipinti serigrafati da Rauschenberg e Warhol, rispettivamente Renascence e la serie Dollar Bills, entrambi terminati nel 1962. Late Series parte, invece, dalla storia delle primissime serigrafie dell’arte contemporanea, presentando due opere appartenenti ad alcune delle serie più importanti di Rauschenberg, tra cui Borealis, Urban Bourbon, Scenarios e la sua ultima: Runts. Il filo rosso che unisce i lavori è il trasferimento dell’immagine, tecnica che l’artista iniziò a utilizzare nel 1962.
Sempre in concomitanza con la Biennale, il Museo di Palazzo Fortuny ospiterà Intuition, l'attesissima mostra che dal 13 maggio al 26 novembre esplorerà il mondo dell'intuizione riunendo artefatti antichi e opere più moderne legate ai temi dello spirituale, del sogno, del misticismo.
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