Il presidente della Fondazione Vedova parla del nuovo museo dedicato all’artista
Presto a Venezia un nuovo spazio per la personalità "plurima" di Emilio Vedova
Vedova al ciclo dei Dischi, Venezia, 1985 | Courtesy of Fondazione Emilio e Annabianca Vedova
Samantha De Martin
21/07/2020
Venezia - La data ufficiale non c’è ancora, ma l’inaugurazione dovrebbe avvenire tra la fine del 2021 e la primavera del 2022. L’obiettivo del nuovo museo dedicato alla poliedrica esistenza dell’artista veneziano è invece chiaro: durare nei secoli per testimoniare la personalità complessa di Emilio Vedova e la ricchezza delle sue opere, un turbine paragonato a "un arcipelago di isole e di atolli in diversi mari’".
Raggiungiamo al telefono Alfredo Bianchini, presidente della Fondazione Emilio e Annabianca Vedova, per saperne di più sullo spazio che dovrà contenere questa personalità plurima, il lascito artistico ed esistenziale di un uomo dedito alla pittura e alla grafica, alla musica e al teatro, agli arazzi e alla letteratura.
La location resta ancora top secret, anche se una possibile sede potrebbe essere al Magazzino del Sale, al 266 di Dorsoduro, o nello Spazio Vedova di Dorsoduro 50, che accoglie anche un elegante bookshop, e dove un tempo si trovava una parte dello studio dell’artista. Qui la Fondazione ha aperto un’area espositiva, affidando il restauro e il progetto della nuova destinazione d’uso a Renzo Piano. E qui, proprio sui bordi delle sue amate Zattere alla Salute, in questo che l’artista considerava il suo “grande antro”, hanno visto la luce cicli significativi di opere, dai Plurimi Binari, i grandi teleri degli anni Ottanta, ai Dischi, i Tondi, gli Oltre, i Carnevali, l’esperienza dei Continuum fino ai modellini Per uno Spazio.
I Magazzini del Sale | Public Domain
In che rapporto si porrà il nuovo Museo con il Magazzino del Sale e con lo Spazio Vedova?
“Sarà un’espansione degli spazi già esistenti. In attesa di inaugurare questo nuovo museo vogliamo tuttavia cominciare da questi due luoghi a dare vita a un progetto ambizioso, destinato a durare nei secoli”.
Da cosa nasce l’esigenza di un nuovo spazio dedicato all’artista veneziano?
“In questi dodici anni di mostre dedicate a Vedova, caratterizzate da un profondo dialogo con grandi artisti contemporanei, da Calder a Baselitz e ancora a Lichtenstein, è emersa ancora di più, oltre ogni immaginazione, la complessità di un artista a 360 gradi, assolutamente contemporaneo. La mostra svoltasi a Milano, a Palazzo Reale, nella sala delle Cariatidi, e curata dal compianto Germano Celant, ha messo in luce la complessità di quest’uomo che aveva una concezione esistenziale della sua pittura e che coniugava i temi esistenziali del tempo e dello spazio con l’impegno politico, collante di tutto. Vorremmo che il nuovo spazio rendesse al meglio anche i suoi interessi per la musica e il teatro (è del 1961 la collaborazione con Luigi Nono per la scenografie, i costumi e le proiezioni dell'opera Intolleranza '60, e dell’inizio degli anni Ottanta quella per il Prometeo).
E poi c’è il suo interesse per la letteratura, si pensi a Pagine di diario scritto dall'artista stesso e pubblicato nel 1960, un vero capolavoro.
Insomma pensiamo che le mostre non esauriscano in toto la complessità dell’artista dei Plurimi e dell’Absurdes Berliner Tagebuch ‘64, che si cimentò nella pittura e nella scultura, oltre che negli arazzi e nella grafica. Pensiamo quindi che la struttura museale possa consentire uno studio a 360 gradi di tutte queste propensioni dello spirito e dell’essenza di Vedova”.
L'allestimento della mostra Emilio Vedova a Palazzo Reale, Milano | Foto: © Marco Cappelletti
Il nuovo spazio sarà anche un centro di studi. In particolare quale aspetto della personalità e dello stile di Vedova sarà oggetto di approfondimenti?
“Studieremo in chiave vedoviana un aspetto che ruota intorno ai concetti di spazio e di tempo, che pongono Vedova in un’ottica molto attuale. L’artista riteneva che le sue opere dovessero navigare immerse nello spazio. Si tratta di una visione assolutamente contestuale, di assoluta modernità. Oggi, soprattutto alla luce della pandemia, assistiamo a un annullamento delle concezioni di spazio e di tempo, a vantaggio di una sovrapposizione di questi due piani. Basti pensare che quando raggiungiamo un luogo collegandoci in video, il fattore tempo ne risulta annullato”.
In che modo l’impiego delle nuove forme di comunicazione digitale farà da supporto all’allestimento?
“Il nuovo museo accoglierà anche una videoteca. D’altronde la Fondazione si è già cimentata in quest’ambito con il film documentario Dalla parte del naufragio, prodotto dalla Fondazione con la regia di Tomaso Pessina e realizzato da Twin Studio, arrivato nella cinquina dei finalisti per i Nastri d’Argento 2020. Ricordo poi il filmato realizzato nell’ambito della mostra a Palazzo Reale, e trasmesso su Rai5, nel programma Art Night”.
Emilio Vedova dal film Emilio Vedova. Dalla parte del naufragio | Courtesy © 2019 Fondazione Emilio e Annabianca Vedova
Che cosa vedremo di inedito?
“Tra la collezione permanente e le mostre temporanee vogliamo offrire un panorama completo dell’opera di Vedova. Abbiamo materiali inediti, mai esposti negli spazi della Fondazione: grafiche, sculture, circa 350 disegni a colori realizzati tra il 1935 e il 2006. Vedova ha realizzato tantissimo, dalle sculture in ferro alla grafica di vario tipo, dalle pitture su tela, e su carta agli oli. Non tutte queste opere sono state mostrate al pubblico”.
In attesa del nuovo spazio, Emilio Vedova sarà al centro di una mostra che inaugurerà in Austria, il 6 settembre, al Museo Arnulf Rainer, in una location molto suggestiva ricavata dalle vecchie terme. L’artista austriaco, oggi novantenne, ha invitato la Fondazione Vedova a partecipare a questo progetto incentrato sull’incontro tra le opere del pittore veneziano e le proprie. Questa mostra sarà riproposta in Italia? Quali saranno gli altri appuntamenti dedicati a Emilio Vedova?
“Sì, la mostra EMILIO VEDOVA – ARNULF RAINER "TIZIAN SCHAUT" sarà riproposta tra il Magazzino del Sale e lo Spazio Vedova, ma in una versione aggiornata rispetto a quella del museo viennese. Sempre negli spazi attuali sarà accolta un’altra mostra dedicata al confronto tra Vedova e Georg Baselitz che porterà nei nostri spazi alcuni inediti ai quali l'artista sta lavorando. Infine avremo un’antologica che ripercorrerà vari periodi di Vedova. Così nel 2021 chiuderemo idealmente il ciclo dimostre propriamente dette (la prima risale al 2009 nel Magazzino del sale) e apriremo il nuovo capitolo dedicato al museo”.
L'allestimento della mostra Emilio Vedova di/by Georg Baselitz del 2019 | Courtesy © Fondazione Emilio e Annabianca Vedova
Tra le tante attività che vedranno impegnata la Fondazione si inserisce l’uscita, a metà 2021, del volume dedicato ad Annabianca. Che ruolo ha avuto questa figura nella vita dell’artista?
“Questa donna elegante, colta, conoscitrice di diverse lingue, appartenente all’alta borghesia, è stata una figura importante nella vita di Vedova. Erano inseparabili, uniti, per oltre 50 anni, da un grande amore. L’incontro con Annabianca determinò una notevole crescita culturale e intellettuale per l’artista che aveva avuto un’istruzione casuale e che proveniva da una famiglia di umili origini. Il carattere di Annabianca emerge da un ricco carteggio di appunti e studi e da una corrispondenza continua. Era lei a intrattenere i rapporti con le altre fondazioni, con i musei, con le università. Possedeva una Lettera 22 e scriveva come un fulmine e sotto dettatura. Aiutava Emilio tanto nella preparazione di una mostra, quanto nella prenotazione di un viaggio con l’affetto di una moglie devota. Ricco di lettere e appunti privati, il libro consentirà una lettura “in controluce” di questa figura e svelerà alcuni aspetti meno noti della sua vita".
In che modo le iniziative del nuovo museo Vedova faranno sinergia con le istituzioni di Venezia, la città nella quale l’artista nacque?
“La Fondazione ha da sempre collaborato in modo propizio con le altre istitituzioni. Abbiamo ad esempio ottimi rapporti con i Musei Civici e con la Guggenheim che possiede diversi lavori dell'artista”.
Emilio Vedova scultore, 2010, Venezia, Fondazione Emilio e Annabianca Vedova - Spazio Vedova.
Leggi anche:
• Emilio Vedova: un film per raccontare l'artista
• Cent'anni di Emilio Vedova a Palazzo Reale
Raggiungiamo al telefono Alfredo Bianchini, presidente della Fondazione Emilio e Annabianca Vedova, per saperne di più sullo spazio che dovrà contenere questa personalità plurima, il lascito artistico ed esistenziale di un uomo dedito alla pittura e alla grafica, alla musica e al teatro, agli arazzi e alla letteratura.
La location resta ancora top secret, anche se una possibile sede potrebbe essere al Magazzino del Sale, al 266 di Dorsoduro, o nello Spazio Vedova di Dorsoduro 50, che accoglie anche un elegante bookshop, e dove un tempo si trovava una parte dello studio dell’artista. Qui la Fondazione ha aperto un’area espositiva, affidando il restauro e il progetto della nuova destinazione d’uso a Renzo Piano. E qui, proprio sui bordi delle sue amate Zattere alla Salute, in questo che l’artista considerava il suo “grande antro”, hanno visto la luce cicli significativi di opere, dai Plurimi Binari, i grandi teleri degli anni Ottanta, ai Dischi, i Tondi, gli Oltre, i Carnevali, l’esperienza dei Continuum fino ai modellini Per uno Spazio.
I Magazzini del Sale | Public Domain
In che rapporto si porrà il nuovo Museo con il Magazzino del Sale e con lo Spazio Vedova?
“Sarà un’espansione degli spazi già esistenti. In attesa di inaugurare questo nuovo museo vogliamo tuttavia cominciare da questi due luoghi a dare vita a un progetto ambizioso, destinato a durare nei secoli”.
Da cosa nasce l’esigenza di un nuovo spazio dedicato all’artista veneziano?
“In questi dodici anni di mostre dedicate a Vedova, caratterizzate da un profondo dialogo con grandi artisti contemporanei, da Calder a Baselitz e ancora a Lichtenstein, è emersa ancora di più, oltre ogni immaginazione, la complessità di un artista a 360 gradi, assolutamente contemporaneo. La mostra svoltasi a Milano, a Palazzo Reale, nella sala delle Cariatidi, e curata dal compianto Germano Celant, ha messo in luce la complessità di quest’uomo che aveva una concezione esistenziale della sua pittura e che coniugava i temi esistenziali del tempo e dello spazio con l’impegno politico, collante di tutto. Vorremmo che il nuovo spazio rendesse al meglio anche i suoi interessi per la musica e il teatro (è del 1961 la collaborazione con Luigi Nono per la scenografie, i costumi e le proiezioni dell'opera Intolleranza '60, e dell’inizio degli anni Ottanta quella per il Prometeo).
E poi c’è il suo interesse per la letteratura, si pensi a Pagine di diario scritto dall'artista stesso e pubblicato nel 1960, un vero capolavoro.
Insomma pensiamo che le mostre non esauriscano in toto la complessità dell’artista dei Plurimi e dell’Absurdes Berliner Tagebuch ‘64, che si cimentò nella pittura e nella scultura, oltre che negli arazzi e nella grafica. Pensiamo quindi che la struttura museale possa consentire uno studio a 360 gradi di tutte queste propensioni dello spirito e dell’essenza di Vedova”.
L'allestimento della mostra Emilio Vedova a Palazzo Reale, Milano | Foto: © Marco Cappelletti
Il nuovo spazio sarà anche un centro di studi. In particolare quale aspetto della personalità e dello stile di Vedova sarà oggetto di approfondimenti?
“Studieremo in chiave vedoviana un aspetto che ruota intorno ai concetti di spazio e di tempo, che pongono Vedova in un’ottica molto attuale. L’artista riteneva che le sue opere dovessero navigare immerse nello spazio. Si tratta di una visione assolutamente contestuale, di assoluta modernità. Oggi, soprattutto alla luce della pandemia, assistiamo a un annullamento delle concezioni di spazio e di tempo, a vantaggio di una sovrapposizione di questi due piani. Basti pensare che quando raggiungiamo un luogo collegandoci in video, il fattore tempo ne risulta annullato”.
In che modo l’impiego delle nuove forme di comunicazione digitale farà da supporto all’allestimento?
“Il nuovo museo accoglierà anche una videoteca. D’altronde la Fondazione si è già cimentata in quest’ambito con il film documentario Dalla parte del naufragio, prodotto dalla Fondazione con la regia di Tomaso Pessina e realizzato da Twin Studio, arrivato nella cinquina dei finalisti per i Nastri d’Argento 2020. Ricordo poi il filmato realizzato nell’ambito della mostra a Palazzo Reale, e trasmesso su Rai5, nel programma Art Night”.
Emilio Vedova dal film Emilio Vedova. Dalla parte del naufragio | Courtesy © 2019 Fondazione Emilio e Annabianca Vedova
Che cosa vedremo di inedito?
“Tra la collezione permanente e le mostre temporanee vogliamo offrire un panorama completo dell’opera di Vedova. Abbiamo materiali inediti, mai esposti negli spazi della Fondazione: grafiche, sculture, circa 350 disegni a colori realizzati tra il 1935 e il 2006. Vedova ha realizzato tantissimo, dalle sculture in ferro alla grafica di vario tipo, dalle pitture su tela, e su carta agli oli. Non tutte queste opere sono state mostrate al pubblico”.
In attesa del nuovo spazio, Emilio Vedova sarà al centro di una mostra che inaugurerà in Austria, il 6 settembre, al Museo Arnulf Rainer, in una location molto suggestiva ricavata dalle vecchie terme. L’artista austriaco, oggi novantenne, ha invitato la Fondazione Vedova a partecipare a questo progetto incentrato sull’incontro tra le opere del pittore veneziano e le proprie. Questa mostra sarà riproposta in Italia? Quali saranno gli altri appuntamenti dedicati a Emilio Vedova?
“Sì, la mostra EMILIO VEDOVA – ARNULF RAINER "TIZIAN SCHAUT" sarà riproposta tra il Magazzino del Sale e lo Spazio Vedova, ma in una versione aggiornata rispetto a quella del museo viennese. Sempre negli spazi attuali sarà accolta un’altra mostra dedicata al confronto tra Vedova e Georg Baselitz che porterà nei nostri spazi alcuni inediti ai quali l'artista sta lavorando. Infine avremo un’antologica che ripercorrerà vari periodi di Vedova. Così nel 2021 chiuderemo idealmente il ciclo dimostre propriamente dette (la prima risale al 2009 nel Magazzino del sale) e apriremo il nuovo capitolo dedicato al museo”.
L'allestimento della mostra Emilio Vedova di/by Georg Baselitz del 2019 | Courtesy © Fondazione Emilio e Annabianca Vedova
Tra le tante attività che vedranno impegnata la Fondazione si inserisce l’uscita, a metà 2021, del volume dedicato ad Annabianca. Che ruolo ha avuto questa figura nella vita dell’artista?
“Questa donna elegante, colta, conoscitrice di diverse lingue, appartenente all’alta borghesia, è stata una figura importante nella vita di Vedova. Erano inseparabili, uniti, per oltre 50 anni, da un grande amore. L’incontro con Annabianca determinò una notevole crescita culturale e intellettuale per l’artista che aveva avuto un’istruzione casuale e che proveniva da una famiglia di umili origini. Il carattere di Annabianca emerge da un ricco carteggio di appunti e studi e da una corrispondenza continua. Era lei a intrattenere i rapporti con le altre fondazioni, con i musei, con le università. Possedeva una Lettera 22 e scriveva come un fulmine e sotto dettatura. Aiutava Emilio tanto nella preparazione di una mostra, quanto nella prenotazione di un viaggio con l’affetto di una moglie devota. Ricco di lettere e appunti privati, il libro consentirà una lettura “in controluce” di questa figura e svelerà alcuni aspetti meno noti della sua vita".
In che modo le iniziative del nuovo museo Vedova faranno sinergia con le istituzioni di Venezia, la città nella quale l’artista nacque?
“La Fondazione ha da sempre collaborato in modo propizio con le altre istitituzioni. Abbiamo ad esempio ottimi rapporti con i Musei Civici e con la Guggenheim che possiede diversi lavori dell'artista”.
Emilio Vedova scultore, 2010, Venezia, Fondazione Emilio e Annabianca Vedova - Spazio Vedova.
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