A Vicenza la tutela dei beni artistici fa tutt’uno con la formazione degli addetti ai lavori

Vicenza, Basilica Palladiana
 

19/02/2013

Vicenza - Sono più di novecentosessanta in tutto il mondo i luoghi inseriti dall'Unesco nella lista dei beni patrimonio dell'umanità. Quarantasette, circa il 5%, si trovano in Italia. Vicenza, realizzazione artistica eccezionale per i numerosi contributi architettonici di Andrea Palladio, ne fa parte dal 1994 ed è a tutti gli effetti uno dei siti Unesco con il maggior numero di monumenti protetti.
 
La città veneta ha celebrato pochi mesi fa la riapertura dopo cinque lunghi anni di restauri di uno di questi grandi tesori: la Basilica Palladiana.
L'obiettivo adesso è renderla luogo di incontro e di scambio, contenitore di eventi culturali e polo di attrazione turistica. Perché questo accada è necessario valorizzarla, promuoverla come merita e dunque proteggerla, tutelarla.
 
Proprio il tema della protezione del patrimonio storico artistico e architettonico è al centro del seminario La valorizzazione dei beni UNESCO attraverso la loro protezione, organizzato dalla fondazione Hruby e dal Comune di Vicenza lunedì 18 febbraio nella sede di Palazzo Bonin Longare, a pochi passi dalla Basilica.
"La prima forma di tutela e valorizzazione di un luogo è proprio la sua messa in sicurezza", spiega Carlo Hruby, vice presidente della Fondazione che porta il suo nome e che in collaborazione con il comune di Vicenza ha messo a punto un efficace sistema di videosorveglianza che permette di monitorare la Basilica e i suoi dintorni 24 ore su 24.
 
Creare sinergie fra tutti i soggetti coinvolti nella tutela dei beni artistici è uno dei primi scopi dell'associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale UNESCO, di cui Claudio Ricci, uno dei relatori, è presidente.
 
Secondo Ricci manutenzione e conservazione non possono prescindere in nessun modo dalla formazione dei tecnici e delle imprese coinvolti nei lavori all’interno dei Siti Unesco.
In altre parole a chi lavora all’interno dei cantieri devono essere forniti gli strumenti culturali, tecnici e di metodo per portare a termine nel miglior modo possibile il proprio lavoro.
Perché non basta che il nostro patrimonio culturale sia in buone mani.
Deve essere in mani che sanno quello che stanno facendo e con quale scopo.
Mani buone sì, ma anche mani intelligenti.

Elena Scroffa