Al Palladio Museum dal 3 novembre
A Vicenza un Tiepolo "segreto". In mostra sette capolavori sottratti alla guerra
Giandomenico Tiepolo, Ercole con Cerbero incatenato, (Particolare)
Samantha De Martin
27/09/2017
Vicenza - Per oltre 50 anni sono stati custoditi nelle residenze dei proprietari, che molto coraggiosamente li avevano sottratti alla furia della guerra. I sette straordinari affreschi di Giandomenico Tiepolo si svelano per la prima volta al pubblico al Palladio Museum, accendendo i riflettori sul legame tra l'arte indiscussa di uno dei maggiori pittori del Seicento veneziano e gli studi del grande architetto rinascimentale.
La mostra che inaugura il prossimo 3 novembre, realizzata grazie alla collaborazione della Soprintendenza di Verona diretta da Fabrizio Magani, e al direttore del Palladio Museum, Guido Beltramini, nasce dalla generosa scelta degli eredi dei vecchi proprietari di rendere fruibili al pubblico i capolavori del maestro. Sarà così possibile ricucire una vicenda nella quale si intrecciano l'arte dell'artista seicentesco, il tema della difesa del patrimonio artistico negli anni cupi della guerra, e il legame tra gli affreschi di Palazzo Valmarana Franco e gli studi palladiani.

I sette lavori, infatti - che includono Ercole con Cerbero incatenato, Giove e Coppia di satiri con vaso di fiori - sono stati realizzati due decenni dopo la decorazione di Villa Valmarana ai Nani, per il figlio del committente, Gaetano Valmarana.
Se nella dimora suburbana, non lontana dalla Rotonda palladiana, Giambattista e Giandomenico Tiepolo avevano esaltato la naturalezza di una vita “moralizzata” in campagna, venti anni dopo, in città, e a poca distanza dal Teatro Olimpico, progettato da Andrea Palladio, il registro di Tiepolo appare totalmente diverso. L'artista concepisce, infatti, per il figlio del vecchio committente, una riedizione in pittura della magnificente scena del teatro all’antica di Palladio e decide di abbandonare il registro lieve e scherzoso della vita agreste, preferendo il linguaggio aulico, monocromo, della vicina architettura palladiana.
«Si tratta di una iniziativa lodevole e assai opportuna - ha detto Fabrizio Magani a proposito della mostra - in considerazione delle effettive distruzioni che gli affreschi di Tiepolo hanno subito a Vicenza durante la guerra. È importante quindi che oggi divenga fruibile al pubblico una parte importantissima del Tiepolo sopravvissuto».
I capolavori saranno allestiti nella Sala delle Arti di Palazzo Barbarano, in continuità con le sale espositive del Palladio Museum che, come spiega Howard Burns, presidente del Consiglio scientifico del Centro palladiano, «ribadisce la propria natura di autentico “museo della città”, luogo dello studio, ma anche della conservazione dei reperti della memoria urbana nei suoi aspetti più significativi».
Leggi anche:
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• Palladio protagonista di un documentario "on the road"
La mostra che inaugura il prossimo 3 novembre, realizzata grazie alla collaborazione della Soprintendenza di Verona diretta da Fabrizio Magani, e al direttore del Palladio Museum, Guido Beltramini, nasce dalla generosa scelta degli eredi dei vecchi proprietari di rendere fruibili al pubblico i capolavori del maestro. Sarà così possibile ricucire una vicenda nella quale si intrecciano l'arte dell'artista seicentesco, il tema della difesa del patrimonio artistico negli anni cupi della guerra, e il legame tra gli affreschi di Palazzo Valmarana Franco e gli studi palladiani.

I sette lavori, infatti - che includono Ercole con Cerbero incatenato, Giove e Coppia di satiri con vaso di fiori - sono stati realizzati due decenni dopo la decorazione di Villa Valmarana ai Nani, per il figlio del committente, Gaetano Valmarana.
Se nella dimora suburbana, non lontana dalla Rotonda palladiana, Giambattista e Giandomenico Tiepolo avevano esaltato la naturalezza di una vita “moralizzata” in campagna, venti anni dopo, in città, e a poca distanza dal Teatro Olimpico, progettato da Andrea Palladio, il registro di Tiepolo appare totalmente diverso. L'artista concepisce, infatti, per il figlio del vecchio committente, una riedizione in pittura della magnificente scena del teatro all’antica di Palladio e decide di abbandonare il registro lieve e scherzoso della vita agreste, preferendo il linguaggio aulico, monocromo, della vicina architettura palladiana.
«Si tratta di una iniziativa lodevole e assai opportuna - ha detto Fabrizio Magani a proposito della mostra - in considerazione delle effettive distruzioni che gli affreschi di Tiepolo hanno subito a Vicenza durante la guerra. È importante quindi che oggi divenga fruibile al pubblico una parte importantissima del Tiepolo sopravvissuto».
I capolavori saranno allestiti nella Sala delle Arti di Palazzo Barbarano, in continuità con le sale espositive del Palladio Museum che, come spiega Howard Burns, presidente del Consiglio scientifico del Centro palladiano, «ribadisce la propria natura di autentico “museo della città”, luogo dello studio, ma anche della conservazione dei reperti della memoria urbana nei suoi aspetti più significativi».
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