La presentazione del progetto nella Torre di Londra
CyArk, sfida per la conservazione digitale del patrimonio mondiale
Monte Rushmore, CyArk
Ludovica Sanfelice
25/09/2013
Si chiama CyArk, abbreviazione di Cyber Archive, ed è un’organizzazione no-profit americana con base nella baia di San Francisco fondata da un ingegnere civile iracheno espatriato, Ben Kacyra, che dopo aver contribuito a sviluppare il primo vero Laser Scanner portatile 3D, ha dedicato tutte le sue energie all’impiego della nuova tecnologia nella preservazione e archiviazione del patrimonio mondiale con il preciso obiettivo di tutelare l’integrità della memoria collettiva.
“Stiamo disperdendo le nostre ricchezze più rapidamente di quanto siamo in grado di conservarle fisicamente intatte” sostiene Ben Kacyra. Cambiamenti climatici, abusi, guerre sono tra le cause della rovina. Basti pensare alla distruzione deliberata dei Buddha di Bamiyan da parte dei Talebani o al più recente crollo del minareto di Aleppo in Siria. La conservazione digitale in 3D oltre ad essere sfruttata per monitorare il graduale processo di decadenza, nei casi peggiori potrebbe servire alla ricostruzione dei siti in seguito ad eventi catastrofici.
Attraverso la scannerizzazione, la modellazione e l’utilizzo di tecnologie spaziali all’avanguardia, la compagnia lavora alla costruzione di un database che ha già raccolto informazioni su un centinaio di siti come Pompei, Tebe, Chichén Itza, Tikal, il Monte Rushmore e la Sydney Opera House e adesso intende elevare la sfida mappando 500 siti in 5 anni. Il progetto sarà presentato il 20 ottobre nella Torre di Londra in una sessione di due giorni di conferenze sulla tecnologia e la conservazione del patrimonio.
“Stiamo disperdendo le nostre ricchezze più rapidamente di quanto siamo in grado di conservarle fisicamente intatte” sostiene Ben Kacyra. Cambiamenti climatici, abusi, guerre sono tra le cause della rovina. Basti pensare alla distruzione deliberata dei Buddha di Bamiyan da parte dei Talebani o al più recente crollo del minareto di Aleppo in Siria. La conservazione digitale in 3D oltre ad essere sfruttata per monitorare il graduale processo di decadenza, nei casi peggiori potrebbe servire alla ricostruzione dei siti in seguito ad eventi catastrofici.
Attraverso la scannerizzazione, la modellazione e l’utilizzo di tecnologie spaziali all’avanguardia, la compagnia lavora alla costruzione di un database che ha già raccolto informazioni su un centinaio di siti come Pompei, Tebe, Chichén Itza, Tikal, il Monte Rushmore e la Sydney Opera House e adesso intende elevare la sfida mappando 500 siti in 5 anni. Il progetto sarà presentato il 20 ottobre nella Torre di Londra in una sessione di due giorni di conferenze sulla tecnologia e la conservazione del patrimonio.
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