The Dream of Warsaw
Dal 29 Maggio 2014 al 31 Luglio 2014
Roma
Luogo: Fondazione Pastificio Cerere
Indirizzo: via degli Ausoni 7
Orari: lunedì - venerdì 15-19
Curatori: Gabi Scardi
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 06 45422960
E-Mail info: info@pastificiocerere.it
Sito ufficiale: http://www.pastificiocerere.com
Nell’ambito di In Polonia, cioè dove? – progetto dedicato all’approfondimento della scena artistica contemporanea in Polonia – l’Istituto Polacco di Roma e la Fondazione Pastificio Cerere presentano la mostra The Dream of Warsaw, a cura di Gabi Scardi, dal 29 maggio al 31 luglio 2014 presso gli spazi della Fondazione.
La mostra è il primo appuntamento del progetto In Polonia, cioè dove?, ideato da Ania Jagiello, responsabile del programma d’arte contemporanea dell’Istituto Polacco, e da Marcello Smarrelli, direttore artistico della Fondazione Pastificio Cerere. Il titolo The Dream of Warsaw, richiama l’omonima canzone di Czeslaw Niemen, ma anche il film di Artur Zmijewski (del 2005) presente in mostra, e lascia intuire il tema centrale del progetto: una riflessione sulla città di Varsavia e sulle sue trasformazioni. L'esposizione presenta le opere di dieci artisti polacchi – Miroslaw Balka, Janicka & Wilczyk, Agnieszka Kalinowska, Paulina Olowska, Aleksandra Polisiewicz, Katarzyna Przezwanska, Konrad Pustola, Joanna Rajkowska, Aleksandra Wsilkowska e Artur ?mijewski – i cui lavori esplorano la realtà visibile o celata di Varsavia: una città che si presenta oggi complessa, frammentaria, diversificata, contraddittoria, ma carica di uno straordinario potenziale di trasformazione. Il progetto è accompagnato inoltre da un programma di incontri che si svolgeranno al MAXXI per approfondire i temi affrontati nella mostra.
Poche città testimoniano tanto efficacemente – quanto Varsavia – i corsi e i ricorsi della storia, i traumi e le ferite che politiche e ideologie possono infliggere a una città e ai suoi abitanti. Dall’edificazione della città storica alle integrazioni moderniste, alla sua trasformazione in teatro di tragedia e alla devastazione bellica della Seconda Guerra Mondiale, alla ricostruzione del periodo comunista, la città ha subito una serie di trasformazioni radicali. E ancora oggi Varsavia è incalzata da un accelerato processo di metamorfosi che avviene sotto i nostri occhi, in tempo reale.
Il processo si è svolto attraverso un continuo segnare, cancellare e di nuovo inscrivere segni sulla città, che manifesta una straordinaria capacità di assorbire il cambiamento, di rigenerarsi, e che costituisce, nel suo insieme e nelle sue parti, una testimonianza delle possibili variazioni sul tema della demolizione e della rigenerazione.
La mostra comprende opere di artisti che si sono confrontati con Varsavia sul piano dell’esperienza, dell’azione, della progettualità, dando origine a lavori che, nella diversità di approcci e di esiti, esprimono l’aspirazione a una rinnovata consapevolezza dello sguardo e l’esigenza di nuovi modi di vivere la città.
La mostra si apre con la rielaborazione di un progetto pubblico che ha fortemente segnato la città: l’Oxygenator di Joanna Rajkowska, una sorta di piccolo lago che l’artista ha collocato in un luogo della città ancora irrisolto, dove si trovano gruppi sociali, ordini e modelli architettonici diversi. Grazie all’oasi temporanea il luogo ha saputo esprimere un nuovo senso, manifestandosi non più come ingestibile coagulo di contraddizioni, ma come nuovo possibile punto di convergenza.
Nella serie degli Accidental Collages di Paulina Olowska, l’artista combina foto di se stessa e dei propri amici con documenti storici – in cui compaiono elementi urbani, architettonici – e immagini tratte da riviste di moda. Dall’innesto emergono implicitamente le connessioni tra moda, arte, figura femminile e ruolo della donna nella società.
Segue un nucleo di opere di Miroslaw Balka. L’opera fortemente drammatica dell'artista è legata all’esperienza diretta e quotidiana della città e a un’attitudine a riflettere sulla storia, sulle sue tracce – sempre presenti e ineludibili – e sulla sua influenza, spesso traumatica, sull’individuo. Le opere in mostra costituiscono “frammenti” di vita ed evocano i temi della migrazione e della ferita.
Janicka & Wilczyk hanno realizzato la serie fotografica Altra Città, in cui, con occhio analitico, hanno mappato l'area della città un tempo occupata dal ghetto ebraico, rilevandone il rapido sviluppo dal dopoguerra a oggi. Uno sviluppo soprattutto immobiliare, sintomo di un liberismo assoluto che risulta agli occhi degli artisti non meno assertivo di quanto non lo siano stati i regimi del passato.
Agnieszka Kalinowska crea con le sue installazioni vere e proprie metafore della trasformazione del contesto urbano di Varsavia. L’opera in mostra, nata da uno spunto autobiografico, è costituita da una serie di frammenti che sono copie esatte dei resti della scuola frequentata dall'artista in un periodo in cui la Polonia era pienamente partecipe dell’ideologia comunista: un viaggio tra le rovine di una fallita utopia.
Aleksandra Polisiewicz, in Wartopia, mette a punto una versione virtuale della pianta di Varsavia così come il Nazionalsocialismo l’aveva riprogettata nei primi anni della Seconda Guerra Mondiale. La città, basata su uno stile monumentale classico-modernista, sarebbe sorta sulle macerie di una Varsavia totalmente demolita e avrebbe ospitato meno di centomila abitanti. L’artista dà di questa visione un'inquietante versione 3D, sotto forma di stampe colorate, animazioni e maquettes.
Anche l’attenzione di Katarzyna Przezwa?ska si focalizza sulla città, sull’architettura e sugli spazi dell’abitare con un particolare interesse per il modernismo. La sua ricerca si sviluppa intorno alla discrepanza tra progetto e risultato, tra desiderio e realtà, nella convinzione che la qualità della vita dipenda anche dai dettagli. Per la mostra l'artista realizzerà un'opera site-specific, concentrandosi su elementi interstiziali che sfuggono alla nostra attenzione ed esporrà un suo recente progetto: per migliorare la qualità della vita politica del proprio paese, Przezwa?ska propone una riqualificazione della Sala dei Deputati, perché un ambiente più confortevole non potrà che influire positivamente sul lavoro di chi è chiamato a governarci.
Il lavoro Views of power di Konrad Pustola è una mappatura della città attraverso le fotografie scattate dagli uffici di alcuni degli uomini più influenti di Varsavia, tra cui il Presidente della Repubblica, Bronislaw Komorowski. Le fotografie, dallo stile documentario e apparentemente oggettivo, sono state affisse a Varsavia come grandi cartelloni pubblicitari: un progetto che, attraverso un incrocio di punti di vista, dà origine a una riflessione sulle differenze che caratterizzano la società.
Aleksandra Wasilkowska, il cui lavoro spazia tra arte, architettura, design e tematiche urbane, ha realizzato il progetto Shadow Architecture, con un'attenzione che si rivolge all’economia informale e spontanea, difficile da regolare e da analizzare, ma pur sempre tra le forze trainanti e più vitali dell’economia globale. In mostra mappe, modelli e sculture che costituiscono l'esito delle sue ricerche sull'economia informale e sul commercio di strada a Varsavia.
La mostra si chiude con il video A Dream of Warsaw di Artur ?mijewski, tributo a Oskar Hansen, architetto e teorico di una città dalla forma aperta, organica, fluida, capace di assumere desideri, necessità e mutamenti. Il video, realizzato durante i preparativi per l'ultima mostra di Hansen (febbraio 2 2005, Foksal Gallery Foundation), vede protagonista l'architetto insieme a giovani artisti e intellettuali della scena polacca, come Pawe? Althamer, Artur ?mijewski stesso e Joanna Mytkowska.
Si ringrazia per la collaborazione il Centro d’Arte Contemporanea Zamek Ujazdowski di Varsavia, la Galleria Nazionale d’Arte Zacheta di Varsavia, la Galleria Raffaella Cortese di Milano, la Fondazione Bec Zmiana di Varsavia, il MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma, il Museo d’Arte Moderna di Varsavia e l'Ente Nazionale Polacco per il Turismo.
La mostra è il primo appuntamento del progetto In Polonia, cioè dove?, ideato da Ania Jagiello, responsabile del programma d’arte contemporanea dell’Istituto Polacco, e da Marcello Smarrelli, direttore artistico della Fondazione Pastificio Cerere. Il titolo The Dream of Warsaw, richiama l’omonima canzone di Czeslaw Niemen, ma anche il film di Artur Zmijewski (del 2005) presente in mostra, e lascia intuire il tema centrale del progetto: una riflessione sulla città di Varsavia e sulle sue trasformazioni. L'esposizione presenta le opere di dieci artisti polacchi – Miroslaw Balka, Janicka & Wilczyk, Agnieszka Kalinowska, Paulina Olowska, Aleksandra Polisiewicz, Katarzyna Przezwanska, Konrad Pustola, Joanna Rajkowska, Aleksandra Wsilkowska e Artur ?mijewski – i cui lavori esplorano la realtà visibile o celata di Varsavia: una città che si presenta oggi complessa, frammentaria, diversificata, contraddittoria, ma carica di uno straordinario potenziale di trasformazione. Il progetto è accompagnato inoltre da un programma di incontri che si svolgeranno al MAXXI per approfondire i temi affrontati nella mostra.
Poche città testimoniano tanto efficacemente – quanto Varsavia – i corsi e i ricorsi della storia, i traumi e le ferite che politiche e ideologie possono infliggere a una città e ai suoi abitanti. Dall’edificazione della città storica alle integrazioni moderniste, alla sua trasformazione in teatro di tragedia e alla devastazione bellica della Seconda Guerra Mondiale, alla ricostruzione del periodo comunista, la città ha subito una serie di trasformazioni radicali. E ancora oggi Varsavia è incalzata da un accelerato processo di metamorfosi che avviene sotto i nostri occhi, in tempo reale.
Il processo si è svolto attraverso un continuo segnare, cancellare e di nuovo inscrivere segni sulla città, che manifesta una straordinaria capacità di assorbire il cambiamento, di rigenerarsi, e che costituisce, nel suo insieme e nelle sue parti, una testimonianza delle possibili variazioni sul tema della demolizione e della rigenerazione.
La mostra comprende opere di artisti che si sono confrontati con Varsavia sul piano dell’esperienza, dell’azione, della progettualità, dando origine a lavori che, nella diversità di approcci e di esiti, esprimono l’aspirazione a una rinnovata consapevolezza dello sguardo e l’esigenza di nuovi modi di vivere la città.
La mostra si apre con la rielaborazione di un progetto pubblico che ha fortemente segnato la città: l’Oxygenator di Joanna Rajkowska, una sorta di piccolo lago che l’artista ha collocato in un luogo della città ancora irrisolto, dove si trovano gruppi sociali, ordini e modelli architettonici diversi. Grazie all’oasi temporanea il luogo ha saputo esprimere un nuovo senso, manifestandosi non più come ingestibile coagulo di contraddizioni, ma come nuovo possibile punto di convergenza.
Nella serie degli Accidental Collages di Paulina Olowska, l’artista combina foto di se stessa e dei propri amici con documenti storici – in cui compaiono elementi urbani, architettonici – e immagini tratte da riviste di moda. Dall’innesto emergono implicitamente le connessioni tra moda, arte, figura femminile e ruolo della donna nella società.
Segue un nucleo di opere di Miroslaw Balka. L’opera fortemente drammatica dell'artista è legata all’esperienza diretta e quotidiana della città e a un’attitudine a riflettere sulla storia, sulle sue tracce – sempre presenti e ineludibili – e sulla sua influenza, spesso traumatica, sull’individuo. Le opere in mostra costituiscono “frammenti” di vita ed evocano i temi della migrazione e della ferita.
Janicka & Wilczyk hanno realizzato la serie fotografica Altra Città, in cui, con occhio analitico, hanno mappato l'area della città un tempo occupata dal ghetto ebraico, rilevandone il rapido sviluppo dal dopoguerra a oggi. Uno sviluppo soprattutto immobiliare, sintomo di un liberismo assoluto che risulta agli occhi degli artisti non meno assertivo di quanto non lo siano stati i regimi del passato.
Agnieszka Kalinowska crea con le sue installazioni vere e proprie metafore della trasformazione del contesto urbano di Varsavia. L’opera in mostra, nata da uno spunto autobiografico, è costituita da una serie di frammenti che sono copie esatte dei resti della scuola frequentata dall'artista in un periodo in cui la Polonia era pienamente partecipe dell’ideologia comunista: un viaggio tra le rovine di una fallita utopia.
Aleksandra Polisiewicz, in Wartopia, mette a punto una versione virtuale della pianta di Varsavia così come il Nazionalsocialismo l’aveva riprogettata nei primi anni della Seconda Guerra Mondiale. La città, basata su uno stile monumentale classico-modernista, sarebbe sorta sulle macerie di una Varsavia totalmente demolita e avrebbe ospitato meno di centomila abitanti. L’artista dà di questa visione un'inquietante versione 3D, sotto forma di stampe colorate, animazioni e maquettes.
Anche l’attenzione di Katarzyna Przezwa?ska si focalizza sulla città, sull’architettura e sugli spazi dell’abitare con un particolare interesse per il modernismo. La sua ricerca si sviluppa intorno alla discrepanza tra progetto e risultato, tra desiderio e realtà, nella convinzione che la qualità della vita dipenda anche dai dettagli. Per la mostra l'artista realizzerà un'opera site-specific, concentrandosi su elementi interstiziali che sfuggono alla nostra attenzione ed esporrà un suo recente progetto: per migliorare la qualità della vita politica del proprio paese, Przezwa?ska propone una riqualificazione della Sala dei Deputati, perché un ambiente più confortevole non potrà che influire positivamente sul lavoro di chi è chiamato a governarci.
Il lavoro Views of power di Konrad Pustola è una mappatura della città attraverso le fotografie scattate dagli uffici di alcuni degli uomini più influenti di Varsavia, tra cui il Presidente della Repubblica, Bronislaw Komorowski. Le fotografie, dallo stile documentario e apparentemente oggettivo, sono state affisse a Varsavia come grandi cartelloni pubblicitari: un progetto che, attraverso un incrocio di punti di vista, dà origine a una riflessione sulle differenze che caratterizzano la società.
Aleksandra Wasilkowska, il cui lavoro spazia tra arte, architettura, design e tematiche urbane, ha realizzato il progetto Shadow Architecture, con un'attenzione che si rivolge all’economia informale e spontanea, difficile da regolare e da analizzare, ma pur sempre tra le forze trainanti e più vitali dell’economia globale. In mostra mappe, modelli e sculture che costituiscono l'esito delle sue ricerche sull'economia informale e sul commercio di strada a Varsavia.
La mostra si chiude con il video A Dream of Warsaw di Artur ?mijewski, tributo a Oskar Hansen, architetto e teorico di una città dalla forma aperta, organica, fluida, capace di assumere desideri, necessità e mutamenti. Il video, realizzato durante i preparativi per l'ultima mostra di Hansen (febbraio 2 2005, Foksal Gallery Foundation), vede protagonista l'architetto insieme a giovani artisti e intellettuali della scena polacca, come Pawe? Althamer, Artur ?mijewski stesso e Joanna Mytkowska.
Si ringrazia per la collaborazione il Centro d’Arte Contemporanea Zamek Ujazdowski di Varsavia, la Galleria Nazionale d’Arte Zacheta di Varsavia, la Galleria Raffaella Cortese di Milano, la Fondazione Bec Zmiana di Varsavia, il MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma, il Museo d’Arte Moderna di Varsavia e l'Ente Nazionale Polacco per il Turismo.
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