Dalla collaborazione fra Musei Vaticani e Museo Ebraico
A Roma il mito della Menorah, simbolo del dialogo tra culture
Di ParentingPatch (Opera propria) [CC BY-SA 3.0 (http://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0)], attraverso Wikimedia Commons |
Marc Chagall, dipinto su vetro dal Chicago Art Museum
Francesca Grego
16/05/2017
Roma - Millenni di storia e d’arte si addensano nell’immagine della Menorah. Una sorta di Sacro Graal dell’Ebraismo, che l’improvvisa sparizione ha circonfuso di un alone di mistero e reso protagonista di leggende e congetture.
Fatto forgiare in oro puro da Mosè per ordine divino, come vuole il libro dell’Esodo, con le sue rocambolesche peregrinazioni il candelabro a sette bracci divenne presto il simbolo del popolo ebraico, per poi entrare a tutti gli effetti nella tradizione artistica del Rinascimento europeo.
Da oggi la mitica icona è al centro di La Menorà. Culto, Storia e Mito, in assoluto la prima mostra realizzata in collaborazione fra Vaticano e Comunità Ebraica, aperta fino al 23 luglio nelle due prestigiose sedi del Museo Ebraico di Roma e del Braccio di Carlo Magno dei Musei Vaticani, che si affaccia proprio sul colonnato del Bernini in Piazza San Pietro.
“È una grande emozione per me vedere il manifesto con la Menorah accanto alla facciata di San Pietro - commenta lo storico dell’arte Francesco Leone, curatore insieme a Arnold Nesselrath e Alessandra Di Castro -In un momento in cui le guerre si giustificano con le religioni, vogliamo mostrare come le religioni non si combattano tra loro ma al contrario si parlino. Nonostante le differenze di prospettiva, vogliamo arrivare a dire che si può costruire insieme, anche con idee diverse”. Opinione condivisa dal direttore del Museo Ebraico Alessandra Di Castro, che conferma: “Lavorare assieme ci ha fatto toccare con mano come un progetto congiunto possa aprire la strada del dialogo”.
Punto di arrivo di un complesso lavoro durato quattro anni, l’esposizione riunisce dipinti e sculture di ogni epoca, insieme a codici miniati e rari reperti archeologici, grazie a prestiti da grandi istituzioni come il Louvre di Parigi, la National Gallery di Londra, l’Israel Museum e il Kunsthistorisches Museum di Vienna.
Il risultato è un grandioso racconto per immagini, che comprende meraviglie dell’antichità come la Pietra di Magdala, rinvenuta di recente in Galilea e per la prima volta esposta fuori da Israele, la famosa Bibbia di San Paolo di età carolingia, dipinti di maestri come Giulio Romano e Nicolas Poussin. Per proseguire con grandi artisti della diaspora come Marc Chagall e con le più notevoli declinazioni contemporanee di un oggetto dalla potenza simbolica intramontabile: qui i disegni di William Kentridge per l’opera Triumphs & Laments sono di scena insieme alla Menorah in 3D della Shabbat Room dell’israeliana Maya Zack.
Più di 130 opere e capolavori dell’arte ricostruiscono in tre sezioni l’avventuroso viaggio nel tempo e nello spazio compiuto dal leggendario Candelabro: dalla collocazione nel primo Tempio di Gerusalemme in segno di alleanza tra Dio e il suo popolo, al trasporto a Roma come bottino di guerra per opera di Tito e alla misteriosa sparizione del V secolo, probabilmente durante il Sacco dei Vandali; dalla straordinaria popolarità dell’icona già in Età Imperiale, alla diffusione nell’arte dei più grandi interpreti europei e alla consacrazione nel XX secolo sullo stemma dello Stato di Israele.
Strettissimo il rapporto della Città Eterna con la Menorah: è qui che la Lampada si afferma come simbolo dell’Ebraismo, ma incontra anche una sorprendente fortuna nell’iconografia e nelle arti di tradizione cristiana, come testimonia il prezioso candelabro del Santuario della Mentorella. Non a caso, “nel titolo della mostra è stata rispettata la dizione romana di Menorà”, spiega la Di Castro: per indicare un’immagine entrata a pieno titolo nel linguaggio e nella cultura dell’Urbe.
Fatto forgiare in oro puro da Mosè per ordine divino, come vuole il libro dell’Esodo, con le sue rocambolesche peregrinazioni il candelabro a sette bracci divenne presto il simbolo del popolo ebraico, per poi entrare a tutti gli effetti nella tradizione artistica del Rinascimento europeo.
Da oggi la mitica icona è al centro di La Menorà. Culto, Storia e Mito, in assoluto la prima mostra realizzata in collaborazione fra Vaticano e Comunità Ebraica, aperta fino al 23 luglio nelle due prestigiose sedi del Museo Ebraico di Roma e del Braccio di Carlo Magno dei Musei Vaticani, che si affaccia proprio sul colonnato del Bernini in Piazza San Pietro.
“È una grande emozione per me vedere il manifesto con la Menorah accanto alla facciata di San Pietro - commenta lo storico dell’arte Francesco Leone, curatore insieme a Arnold Nesselrath e Alessandra Di Castro -In un momento in cui le guerre si giustificano con le religioni, vogliamo mostrare come le religioni non si combattano tra loro ma al contrario si parlino. Nonostante le differenze di prospettiva, vogliamo arrivare a dire che si può costruire insieme, anche con idee diverse”. Opinione condivisa dal direttore del Museo Ebraico Alessandra Di Castro, che conferma: “Lavorare assieme ci ha fatto toccare con mano come un progetto congiunto possa aprire la strada del dialogo”.
Punto di arrivo di un complesso lavoro durato quattro anni, l’esposizione riunisce dipinti e sculture di ogni epoca, insieme a codici miniati e rari reperti archeologici, grazie a prestiti da grandi istituzioni come il Louvre di Parigi, la National Gallery di Londra, l’Israel Museum e il Kunsthistorisches Museum di Vienna.
Il risultato è un grandioso racconto per immagini, che comprende meraviglie dell’antichità come la Pietra di Magdala, rinvenuta di recente in Galilea e per la prima volta esposta fuori da Israele, la famosa Bibbia di San Paolo di età carolingia, dipinti di maestri come Giulio Romano e Nicolas Poussin. Per proseguire con grandi artisti della diaspora come Marc Chagall e con le più notevoli declinazioni contemporanee di un oggetto dalla potenza simbolica intramontabile: qui i disegni di William Kentridge per l’opera Triumphs & Laments sono di scena insieme alla Menorah in 3D della Shabbat Room dell’israeliana Maya Zack.
Più di 130 opere e capolavori dell’arte ricostruiscono in tre sezioni l’avventuroso viaggio nel tempo e nello spazio compiuto dal leggendario Candelabro: dalla collocazione nel primo Tempio di Gerusalemme in segno di alleanza tra Dio e il suo popolo, al trasporto a Roma come bottino di guerra per opera di Tito e alla misteriosa sparizione del V secolo, probabilmente durante il Sacco dei Vandali; dalla straordinaria popolarità dell’icona già in Età Imperiale, alla diffusione nell’arte dei più grandi interpreti europei e alla consacrazione nel XX secolo sullo stemma dello Stato di Israele.
Strettissimo il rapporto della Città Eterna con la Menorah: è qui che la Lampada si afferma come simbolo dell’Ebraismo, ma incontra anche una sorprendente fortuna nell’iconografia e nelle arti di tradizione cristiana, come testimonia il prezioso candelabro del Santuario della Mentorella. Non a caso, “nel titolo della mostra è stata rispettata la dizione romana di Menorà”, spiega la Di Castro: per indicare un’immagine entrata a pieno titolo nel linguaggio e nella cultura dell’Urbe.
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