Un altro tempo. Vite nell’arte (1912 – 1957)
Un altro tempo. Vite nell’arte (1912 – 1957), Mart, Rovereto
Dal 22 Settembre 2012 al 13 Gennaio 2012
Rovereto | Trento
Luogo: Mart - Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto
Indirizzo: corso Bettini 43
Orari: da martedì a domenica 10-18; venerdì 10-21
Curatori: Lea Vergine
Costo del biglietto: intero € 11, ridotto € 7, famiglie € 22
Telefono per informazioni: +39 0464 438887/ 800397760
E-Mail info: info@mart.trento.it
Sito ufficiale: http://www.mart.trento.it
Provate un po’ a immaginare una situazione così: Virginia Woolf ricama a punto-non-soche-
lo schienale di una seggiola, il cui disegno è progettato da Duncan Grant mentre sua
sorella Vanessa Bell disegna per lei la copertina di The Waves intanto che Percy Wyndham
Lewis, tra un Blast e l'altro, dipinge il ritratto di Edith Sitwell fotografata con i suoi fratelli da
Cecil Beaton. I tre Sitwell si fanno affrescare la Villa di Montegufoni in Val di Pesa da Gino
Severini; dopodiché tutti giù a rovistare tra gli avanzi di gomitoli di lana per i calzerotti da
inviare ad Alec Guinnes sotto le armi (lo ricordò, anni fa, Alberto Arbasino). Ma cos'è? Una
burla, una sceneggiatura per una pièce? No. E’ tutto vero.
Tratteggiare una mescolanza di personalità illustri e individui burloni è sufficiente a dare
un'idea solo molto approssimativa di uno dei luoghi bizzarri di un Novecento ancora
sconosciuto. Decenni assatanati del Nuovo e del Moderno: Parigi, Londra e l'Italia come
crocicchio privilegiato delle invenzioni di linguaggio nelle arti tutte. Gli anni tra le due guerre
videro, forse per l'ultima volta, il verificarsi, in Occidente, di un fenomeno culturale e sociale
quale l’incrociarsi di iniziative ad opera di poeti e pittori; ma anche di “divini mondani”, di
cosmopoliti eccentrici, di artisti mecenati dei loro stessi colleghi.
Ricostruire tutto questo è il compito di una mostra ideata da Lea Vergine al Mart di
Rovereto: “Un altro tempo. Vite nell’arte (1912-1957)”, dal 22 settembre 2012 al 13
gennaio 2013. Attraverso un centinaio di opere bizzarre e audaci, l’esposizione mette in
luce uno dei più interessanti fenomeni artistici e culturali del Novecento. La mostra è
accompagnata da un libro-catalogo, edito da Il Saggiatore.
“Un altro tempo” è composta da sculture, dipinti e disegni, ma anche oggetti d’uso,
grafica editoriale, libri, fotografie e arredi. Sono oggetti quasi del tutto sconosciuti fuori
dall’Inghilterra, e soprattutto esposti ora per la prima volta.
L’interesse di queste opere non sta nel loro valore artistico, ma piuttosto nella loro capacità
di evocare emozioni e sensazioni che sono appunto di “un altro tempo”: sono oggetti unici,
spesso eccentrici rispetto ai canoni delle arti figurative. Vederli riuniti in un percorso
espositivo offre al visitatore l’occasione per una rivelazione appassionante. “Una mostra non
si fa solo per guardare e vedere ma anche per sapere” scrive Lea Vergine: l’ambizione di “Un
altro tempo” è quella di portare a conoscenza del pubblico un mondo mai considerato dalla
storia dell’arte, ed oggi in parte scomparso, in cui le connessioni tra gli artisti sono spesso
sorprendenti.
I poeti Ezra Pound, Hilda Doolittle e T. S. Eliot, lo scultore Henri Gaudier-Brzeska, gli
scrittori Edward M. Forster, Ford Madox Ford, James Joyce e David Herbert Lawrence per
esempio, si legano per amicizia e con i medesimi intenti, a gruppi che sperimentano arti
visive e simili. Si pensi anche a Gertrude Stein a Parigi, ai tre poeti Sitwell tra l'Inghilterra e la
Toscana, ai futuristi inglesi “vorticasti” a Londra. Nascono riviste come Blast (“un racket di
giovani”): si realizza il primo tentativo di proto-design, gli Omega Workshops, ad opera del
critico d'arte Roger Fry e di due pittori, Vanessa Bell e Duncan Grant.
Tutti, amici fra loro, erano, in primis, materia di scandalo; e poi di acute insolenze e di
erudite litigiosità. Tra questi, leaders carismatici e molti supporters: ma tutti insieme formano
un coro singolare. Studiosi di rara cultura, signore costumate e non, giovanotti morbidi e
protervi, artisti concimati dalla paranoia, eccentrici in abbondanza; e poi, neurolabili,
creature vampirizzate, soggetti psichiatricamente interessanti, anime smedesimate e altre
afflitte da ego ipertrofici. Solo un manipolo di intellettuali le ha viste, conosciute e
comparate (le opere). Al più, le cronache di quegli anni hanno riferito delle sregolatezze
mondane e sentimentali dei protagonisti.
Vanessa Stephen, (Bell dopo il matrimonio con lo storico dell'arte Clive), con l'amato
Duncan Grant, bello e omosessuale, preso a sua volta d'amore per David Garnett (invaghito
perso di John Maynard Keynes) fabbrica mobili e oggetti, decora tessuti e tavoli, ciotole e
paraventi. Ma nella casa del quartiere londinese detto Bloomsbury (nome che
contrassegnerà il gruppo) scrivono, impaginano, editano, dipingono, tutti gli altri parenti ed
amici: dallo stesso marito Clive Bell all’economista J.M Keynes, da Roger Fry (con cui
Vanessa aveva concluso un amore precedente), allo storico Lytton Strachey, a Virginia e suo
marito Leonard Woolf. In breve, un gruppo operativo cui si univano partecipanti come D.
H. Lawrence o Bertrand Russel e tutti i loro annessi e connessi.
Ma cos’è l'Omega Workshops? Laboratori di arti applicate creati da Fry. I manufatti,
realizzati nei laboratori Omega, restavano anonimi. Del gruppo fece parte anche Percy
Wyndham Lewis che redasse il manifesto del “Vorticismo”, pubblicato nel primo numero
della rivista Blast. Lewis fu anche fondatore del “Rebel Art Centre”, altro atelier collettivo,
sorto in contrapposizione all'Omega Workshops, con l'intenzione di raccogliere l'ala più
intransigente dell’avanguardia inglese poiché considerava "troppo educati" i rappresentanti
del gruppo di Fry. A Osbert, fratello di Edith Sitwell, quando era a Pechino, nel Collegio dei
vecchi eunuchi imperiali, fu chiesto se a Londra esistesse un istituto simile. E lui: “Certo, e si
chiama Bloomsbury” (Alberto Arbasino riporta).
Osbert, romanziere e saggista, era fratello di Sacheverell, poeta e scrittore, e di Edith,
scrittrice e poetessa leggendaria, nota anche presso Igor Strawinskij per Façade, il
“divertimento in parole e musica”, ideato con la collaborazione del musicista William
Walton. Ritratta da Roger Fry, dai vorticisti, fotografata da Man Ray e da Beaton che, in
quegli stessi anni, ritraevano Gertrude Stein e Alice B. Toklas, Edith si imbatté proprio
attraverso la scrittrice americana nel pittore russo Pavel Tchelitchew, presenza tra le più
importanti della sua vita, omosessuale di non rigorosa osservanza. Dei vorticisti inglesi
fecero parte Helen Saunders, Jessica Dismorr e anche Dorothy Shakespear che sposò Pound
e progettò le copertine di molti suoi libri. Ezra Weston Pound, (costruì da sé i mobili
dell’abitazione di Rapallo!) debuttò attraverso un amore prestigioso con Hilda Doolittle,
nota come H.D. anche per essere stata tra i primi pazienti e illustri amici di Sigmund Freud e
averne scritto. Insieme ad essa, Pound fondò il movimento detto Imagismo. E, intanto che
proteggeva Eliot e Joyce, lavorando sulle traduzioni da Confucio, si faceva ritrarre dal “vortfotografo”
Alvin Langdon Coburn, da Brancusi, da Gaudier-Brzeska (per inciso, prima
mostra da Guido Le Noci alla galleria Apollinaire di Milano, fotografata da Ugo Mulas).
lo schienale di una seggiola, il cui disegno è progettato da Duncan Grant mentre sua
sorella Vanessa Bell disegna per lei la copertina di The Waves intanto che Percy Wyndham
Lewis, tra un Blast e l'altro, dipinge il ritratto di Edith Sitwell fotografata con i suoi fratelli da
Cecil Beaton. I tre Sitwell si fanno affrescare la Villa di Montegufoni in Val di Pesa da Gino
Severini; dopodiché tutti giù a rovistare tra gli avanzi di gomitoli di lana per i calzerotti da
inviare ad Alec Guinnes sotto le armi (lo ricordò, anni fa, Alberto Arbasino). Ma cos'è? Una
burla, una sceneggiatura per una pièce? No. E’ tutto vero.
Tratteggiare una mescolanza di personalità illustri e individui burloni è sufficiente a dare
un'idea solo molto approssimativa di uno dei luoghi bizzarri di un Novecento ancora
sconosciuto. Decenni assatanati del Nuovo e del Moderno: Parigi, Londra e l'Italia come
crocicchio privilegiato delle invenzioni di linguaggio nelle arti tutte. Gli anni tra le due guerre
videro, forse per l'ultima volta, il verificarsi, in Occidente, di un fenomeno culturale e sociale
quale l’incrociarsi di iniziative ad opera di poeti e pittori; ma anche di “divini mondani”, di
cosmopoliti eccentrici, di artisti mecenati dei loro stessi colleghi.
Ricostruire tutto questo è il compito di una mostra ideata da Lea Vergine al Mart di
Rovereto: “Un altro tempo. Vite nell’arte (1912-1957)”, dal 22 settembre 2012 al 13
gennaio 2013. Attraverso un centinaio di opere bizzarre e audaci, l’esposizione mette in
luce uno dei più interessanti fenomeni artistici e culturali del Novecento. La mostra è
accompagnata da un libro-catalogo, edito da Il Saggiatore.
“Un altro tempo” è composta da sculture, dipinti e disegni, ma anche oggetti d’uso,
grafica editoriale, libri, fotografie e arredi. Sono oggetti quasi del tutto sconosciuti fuori
dall’Inghilterra, e soprattutto esposti ora per la prima volta.
L’interesse di queste opere non sta nel loro valore artistico, ma piuttosto nella loro capacità
di evocare emozioni e sensazioni che sono appunto di “un altro tempo”: sono oggetti unici,
spesso eccentrici rispetto ai canoni delle arti figurative. Vederli riuniti in un percorso
espositivo offre al visitatore l’occasione per una rivelazione appassionante. “Una mostra non
si fa solo per guardare e vedere ma anche per sapere” scrive Lea Vergine: l’ambizione di “Un
altro tempo” è quella di portare a conoscenza del pubblico un mondo mai considerato dalla
storia dell’arte, ed oggi in parte scomparso, in cui le connessioni tra gli artisti sono spesso
sorprendenti.
I poeti Ezra Pound, Hilda Doolittle e T. S. Eliot, lo scultore Henri Gaudier-Brzeska, gli
scrittori Edward M. Forster, Ford Madox Ford, James Joyce e David Herbert Lawrence per
esempio, si legano per amicizia e con i medesimi intenti, a gruppi che sperimentano arti
visive e simili. Si pensi anche a Gertrude Stein a Parigi, ai tre poeti Sitwell tra l'Inghilterra e la
Toscana, ai futuristi inglesi “vorticasti” a Londra. Nascono riviste come Blast (“un racket di
giovani”): si realizza il primo tentativo di proto-design, gli Omega Workshops, ad opera del
critico d'arte Roger Fry e di due pittori, Vanessa Bell e Duncan Grant.
Tutti, amici fra loro, erano, in primis, materia di scandalo; e poi di acute insolenze e di
erudite litigiosità. Tra questi, leaders carismatici e molti supporters: ma tutti insieme formano
un coro singolare. Studiosi di rara cultura, signore costumate e non, giovanotti morbidi e
protervi, artisti concimati dalla paranoia, eccentrici in abbondanza; e poi, neurolabili,
creature vampirizzate, soggetti psichiatricamente interessanti, anime smedesimate e altre
afflitte da ego ipertrofici. Solo un manipolo di intellettuali le ha viste, conosciute e
comparate (le opere). Al più, le cronache di quegli anni hanno riferito delle sregolatezze
mondane e sentimentali dei protagonisti.
Vanessa Stephen, (Bell dopo il matrimonio con lo storico dell'arte Clive), con l'amato
Duncan Grant, bello e omosessuale, preso a sua volta d'amore per David Garnett (invaghito
perso di John Maynard Keynes) fabbrica mobili e oggetti, decora tessuti e tavoli, ciotole e
paraventi. Ma nella casa del quartiere londinese detto Bloomsbury (nome che
contrassegnerà il gruppo) scrivono, impaginano, editano, dipingono, tutti gli altri parenti ed
amici: dallo stesso marito Clive Bell all’economista J.M Keynes, da Roger Fry (con cui
Vanessa aveva concluso un amore precedente), allo storico Lytton Strachey, a Virginia e suo
marito Leonard Woolf. In breve, un gruppo operativo cui si univano partecipanti come D.
H. Lawrence o Bertrand Russel e tutti i loro annessi e connessi.
Ma cos’è l'Omega Workshops? Laboratori di arti applicate creati da Fry. I manufatti,
realizzati nei laboratori Omega, restavano anonimi. Del gruppo fece parte anche Percy
Wyndham Lewis che redasse il manifesto del “Vorticismo”, pubblicato nel primo numero
della rivista Blast. Lewis fu anche fondatore del “Rebel Art Centre”, altro atelier collettivo,
sorto in contrapposizione all'Omega Workshops, con l'intenzione di raccogliere l'ala più
intransigente dell’avanguardia inglese poiché considerava "troppo educati" i rappresentanti
del gruppo di Fry. A Osbert, fratello di Edith Sitwell, quando era a Pechino, nel Collegio dei
vecchi eunuchi imperiali, fu chiesto se a Londra esistesse un istituto simile. E lui: “Certo, e si
chiama Bloomsbury” (Alberto Arbasino riporta).
Osbert, romanziere e saggista, era fratello di Sacheverell, poeta e scrittore, e di Edith,
scrittrice e poetessa leggendaria, nota anche presso Igor Strawinskij per Façade, il
“divertimento in parole e musica”, ideato con la collaborazione del musicista William
Walton. Ritratta da Roger Fry, dai vorticisti, fotografata da Man Ray e da Beaton che, in
quegli stessi anni, ritraevano Gertrude Stein e Alice B. Toklas, Edith si imbatté proprio
attraverso la scrittrice americana nel pittore russo Pavel Tchelitchew, presenza tra le più
importanti della sua vita, omosessuale di non rigorosa osservanza. Dei vorticisti inglesi
fecero parte Helen Saunders, Jessica Dismorr e anche Dorothy Shakespear che sposò Pound
e progettò le copertine di molti suoi libri. Ezra Weston Pound, (costruì da sé i mobili
dell’abitazione di Rapallo!) debuttò attraverso un amore prestigioso con Hilda Doolittle,
nota come H.D. anche per essere stata tra i primi pazienti e illustri amici di Sigmund Freud e
averne scritto. Insieme ad essa, Pound fondò il movimento detto Imagismo. E, intanto che
proteggeva Eliot e Joyce, lavorando sulle traduzioni da Confucio, si faceva ritrarre dal “vortfotografo”
Alvin Langdon Coburn, da Brancusi, da Gaudier-Brzeska (per inciso, prima
mostra da Guido Le Noci alla galleria Apollinaire di Milano, fotografata da Ugo Mulas).
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