“In Arte Vicino”, dal 4 luglio al 15 settembre
Bomarzo in festa: il Parco dei Mostri celebra i 500 anni del suo fondatore
L Orco del Parco dei Mostri di Bomarzo
Francesca Grego
04/07/2023
Viterbo - Sfingi, dee, gorgoni e sirene popolano il Sacro Bosco di Bomarzo, un sogno materializzato sulle colline del viterbese da un estroso nobile cinquecentesco, Pier Francesco Orsini detto Vicino. Nel quinto centenario della nascita del suo fondatore, per due mesi Bomarzo si anima in un festival pensato per celebrarne la bellezza e la fantasia, mostrando come questo insolito abbia ispirato gli artisti del Novecento. Dal 4 luglio, data di nascita di Vicino, fino al 15 settembre, aperture straordinarie in notturna, passeggiate, incontri, visite guidate, installazioni e cene rinascimentali scandiranno il tempo del Sacro Bosco, svelandone storia e significati (il programma completo è disponibile sul sito https://inartevicino.it).
Nato da un’idea dello storico dell’arte Antonio Rocca, autore di una radicale reinterpretazione del luogo e delle sue origini, In Arte Vicino è patrocinato dall’Accademia Nazionale di San Luca e si nutre della collaborazione di quattro importanti parchi d’arte contemporanea dell’Italia centrale: il Giardino dei Tarocchi di Niki de Saint Phalle (Capalbio, Grosseto), il Giardino delle Meraviglie di Paolo Portoghesi (Calcata, Viterbo), Hic terminus haeret di Daniel Spoerri (Seggiano,Grosseto) e la Scarzuola di Tomaso Buzzi (Montegabbione, Terni), che nel Sacro Bosco hanno trovato tutti un imprescindibile riferimento.
Niki De Saint Phalle, Il Grande Diavolo - Le Grand Diable © Niki Charitable Art Foundation I Courtesy Sacro Bosco di Bomarzo. Foto Giancarlo Campo
La prossimità di questi parchi “onirici” non è casuale: “Come attratti da un magnete, nuovi giardini vennero disponendosi attorno a Bomarzo, disegnando un cerchio”, spiega Rocca: “Tra la Maremma e l’Amiata, tra Peglia e la campagna romana, si inverarono mascheroni dagli occhi azzurri, labirinti, torri, angeli e demoni, arcani di un’avventura unica seppur variamente declinata. Foreste di simboli, nell’inferno della psiche, per poi tornare a vedere le stelle. Al fondo di sogni differenti c’è forse il medesimo archetipo perduto e questi giardini d’artista ne costituiscono una prova in pietra. Un’intuizione che ci ha invitato a confondere in un unico tessuto onirico questi luoghi incantati, tutti In Arte, Vicino.
Arte contemporanea nel Sacro Bosco
Nei mesi estivi, opere d’arte provenienti dai giardini sopra menzionati dialogheranno con le sculture monumentali del Parco dei Mostri di Bomarzo. Il Folle di Niki de Saint Phalle, arcano dei tarocchi e spirito ramingo sospeso tra cielo e terra, accoglie gli ospiti all’ingresso introducendo alla ricerca del sacro, non lontano dagli Otto Incubi Magri e da Bianco? Nero? di Daniel Spoerri, ispirati a magici rituali tribali. La Fontana delle Nana di Niki de Saint Phalle, invece, rappresenta l’archetipo del femminile di cui sia il Sacro Bosco che il Giardino dei Tarocchi sono pervasi: in dialogo con Proteo, divinità marina e simbolo del divenire di casa a Bomarzo, rimanda alla fecondità della natura.
Daniel Spoerri, Senza titolo. Foto Susanne Neumann © Fondazione Il Giardino di Daniel Spoerri
Più avanti, un’installazione creata da Paolo Portoghesi gioca con lo sguardo dell’iconico Orco del Sacro Bosco: con il Mostro sorridente l’architetto romano recentemente scomparso ha voluto arginare le forze sotterranee della spiritualità etrusca, rendendo omaggio a Gea, il lato luminoso della Terra. Nei pressi del Tempio, infine, i visitatori incontreranno il Grande Diavolo di Niki de Saint Phalle, che con il fuoco chiude il cerchio degli elementi.
Il video di un’intervista inedita fa da appendice al percorso: protagonista è Paolo Portoghesi, tra i primi a visitare e a studiare il Sacro Bosco quando era ancora un ragazzo e Bomarzo un luogo selvaggio, abbandonato da secoli. “Bomarzo è stata una delle scoperte fatte di domenica, viaggiando in 500 Giardinetta con mio padre e mia madre”, racconta Portoghesi: “Tutto ci aspettavamo di vedere meno che qualcosa di meraviglioso, di drammatico…”. Affascinato dal parco e dalla figura di Vicino Orsini – “personaggio tipico dell’ambiente manierista, che ha pensato di curare la sua tragica condizione di incertezza e di dubbio aiutandosi con il fare” – nel video Portoghesi illustra il legame con Bomarzo e la genesi del Mostro sorridente che ha creato per il suo giardino di Calcata.
Bomarzo, Dettaglio di fanciulla o Tullia. Foto Marco Paolini I Courtesy Sacro Bosco di Bomarzo
Il Parco di Bomarzo tra storia e mistero
Grottesco, eccentrico, enigmatico, il Sacro Bosco è un autentico rompicapo per chiunque cerchi di decodificarlo. La sua costruzione risale alla metà del Cinquecento, quando creature mitologiche, mostri e divinità apparvero presso il borgo di Bomarzo, sulle colline tra Viterbo e Orvieto. “Un territorio ricco d’acqua, di boschi e di rovine etrusco-romane, ma carente di tutto il resto” – racconta Rocchi – che a Vicino, cresciuto tra le corti di Roma e di Firenze, i palazzi di Venezia e le campagne militari al seguito dell’imperatore, doveva stare un po’ stretto. Convinto che “non sono i luoghi a nobilitare le persone, ma le persone che nobilitano i luoghi”, Pier Francesco farà del giardino una sorta di autoritratto spirituale: grazie al suo gusto per il bizzarro, il Sacro Bosco si configura subito come un unicum nel panorama italiano.
Incredibile teatro di natura e artificio, il parco di Vicino è stato al centro delle ipotesi più disparate, dai significati esoterici alla dedica a Giulia Farnese, la sposa prematuramente scomparsa del signore di Bomarzo. Lo stesso Pier Francesco è stato di volta in volta descritto come un essere mostruoso e malvagio, un rozzo guerriero, un letterato o un anarchico sognatore. La regia del giardino è stata attribuita al Vignola, a Pirro Ligorio e perfino a Michelangelo, ma non c’è fonte affidabile che lo confermi. Nelle sue lettere Vicino tace, ma la passione per il “boschetto” non lo abbandonerà mai: in vecchiaia il desiderio di tornare a calpestarne le pietre lo terrà in vita in attesa della primavera.
Bomarzo, Nettuno. Foto Marco Paolini I Courtesy Sacro Bosco di Bomarzo
Lo studio di Antonio Rocca restituisce a Vicino Orsini la piena paternità del giardino. Avvalendosi dei Mosca, una famiglia di scultori attivi a Orvieto, il signore di Bomarzo avrebbe tradotto in pietra la mappa dell’universo redatta dal cabalista cristiano Giulio Camillo nell’opera L’idea del Theatro (1550): un progetto di natura sacrale che ancora oggi è possibile riconoscere nel cosiddetto Parco dei Mostri.
Dopo la morte di Vicino, il Sacro Bosco fu presto dimenticato. Lo riscoprirono i surrealisti, e da allora fu meta e fonte di ispirazione per artisti come Salvador Dalì. Oggi fa parte della rete Grandi Giardini Italiani.
Bomarzo, Bocca tartarea. Foto Marco Paolini I Courtesy Sacro Bosco di Bomarzo
Nato da un’idea dello storico dell’arte Antonio Rocca, autore di una radicale reinterpretazione del luogo e delle sue origini, In Arte Vicino è patrocinato dall’Accademia Nazionale di San Luca e si nutre della collaborazione di quattro importanti parchi d’arte contemporanea dell’Italia centrale: il Giardino dei Tarocchi di Niki de Saint Phalle (Capalbio, Grosseto), il Giardino delle Meraviglie di Paolo Portoghesi (Calcata, Viterbo), Hic terminus haeret di Daniel Spoerri (Seggiano,Grosseto) e la Scarzuola di Tomaso Buzzi (Montegabbione, Terni), che nel Sacro Bosco hanno trovato tutti un imprescindibile riferimento.
Niki De Saint Phalle, Il Grande Diavolo - Le Grand Diable © Niki Charitable Art Foundation I Courtesy Sacro Bosco di Bomarzo. Foto Giancarlo Campo
La prossimità di questi parchi “onirici” non è casuale: “Come attratti da un magnete, nuovi giardini vennero disponendosi attorno a Bomarzo, disegnando un cerchio”, spiega Rocca: “Tra la Maremma e l’Amiata, tra Peglia e la campagna romana, si inverarono mascheroni dagli occhi azzurri, labirinti, torri, angeli e demoni, arcani di un’avventura unica seppur variamente declinata. Foreste di simboli, nell’inferno della psiche, per poi tornare a vedere le stelle. Al fondo di sogni differenti c’è forse il medesimo archetipo perduto e questi giardini d’artista ne costituiscono una prova in pietra. Un’intuizione che ci ha invitato a confondere in un unico tessuto onirico questi luoghi incantati, tutti In Arte, Vicino.
Arte contemporanea nel Sacro Bosco
Nei mesi estivi, opere d’arte provenienti dai giardini sopra menzionati dialogheranno con le sculture monumentali del Parco dei Mostri di Bomarzo. Il Folle di Niki de Saint Phalle, arcano dei tarocchi e spirito ramingo sospeso tra cielo e terra, accoglie gli ospiti all’ingresso introducendo alla ricerca del sacro, non lontano dagli Otto Incubi Magri e da Bianco? Nero? di Daniel Spoerri, ispirati a magici rituali tribali. La Fontana delle Nana di Niki de Saint Phalle, invece, rappresenta l’archetipo del femminile di cui sia il Sacro Bosco che il Giardino dei Tarocchi sono pervasi: in dialogo con Proteo, divinità marina e simbolo del divenire di casa a Bomarzo, rimanda alla fecondità della natura.
Daniel Spoerri, Senza titolo. Foto Susanne Neumann © Fondazione Il Giardino di Daniel Spoerri
Più avanti, un’installazione creata da Paolo Portoghesi gioca con lo sguardo dell’iconico Orco del Sacro Bosco: con il Mostro sorridente l’architetto romano recentemente scomparso ha voluto arginare le forze sotterranee della spiritualità etrusca, rendendo omaggio a Gea, il lato luminoso della Terra. Nei pressi del Tempio, infine, i visitatori incontreranno il Grande Diavolo di Niki de Saint Phalle, che con il fuoco chiude il cerchio degli elementi.
Il video di un’intervista inedita fa da appendice al percorso: protagonista è Paolo Portoghesi, tra i primi a visitare e a studiare il Sacro Bosco quando era ancora un ragazzo e Bomarzo un luogo selvaggio, abbandonato da secoli. “Bomarzo è stata una delle scoperte fatte di domenica, viaggiando in 500 Giardinetta con mio padre e mia madre”, racconta Portoghesi: “Tutto ci aspettavamo di vedere meno che qualcosa di meraviglioso, di drammatico…”. Affascinato dal parco e dalla figura di Vicino Orsini – “personaggio tipico dell’ambiente manierista, che ha pensato di curare la sua tragica condizione di incertezza e di dubbio aiutandosi con il fare” – nel video Portoghesi illustra il legame con Bomarzo e la genesi del Mostro sorridente che ha creato per il suo giardino di Calcata.
Bomarzo, Dettaglio di fanciulla o Tullia. Foto Marco Paolini I Courtesy Sacro Bosco di Bomarzo
Il Parco di Bomarzo tra storia e mistero
Grottesco, eccentrico, enigmatico, il Sacro Bosco è un autentico rompicapo per chiunque cerchi di decodificarlo. La sua costruzione risale alla metà del Cinquecento, quando creature mitologiche, mostri e divinità apparvero presso il borgo di Bomarzo, sulle colline tra Viterbo e Orvieto. “Un territorio ricco d’acqua, di boschi e di rovine etrusco-romane, ma carente di tutto il resto” – racconta Rocchi – che a Vicino, cresciuto tra le corti di Roma e di Firenze, i palazzi di Venezia e le campagne militari al seguito dell’imperatore, doveva stare un po’ stretto. Convinto che “non sono i luoghi a nobilitare le persone, ma le persone che nobilitano i luoghi”, Pier Francesco farà del giardino una sorta di autoritratto spirituale: grazie al suo gusto per il bizzarro, il Sacro Bosco si configura subito come un unicum nel panorama italiano.
Incredibile teatro di natura e artificio, il parco di Vicino è stato al centro delle ipotesi più disparate, dai significati esoterici alla dedica a Giulia Farnese, la sposa prematuramente scomparsa del signore di Bomarzo. Lo stesso Pier Francesco è stato di volta in volta descritto come un essere mostruoso e malvagio, un rozzo guerriero, un letterato o un anarchico sognatore. La regia del giardino è stata attribuita al Vignola, a Pirro Ligorio e perfino a Michelangelo, ma non c’è fonte affidabile che lo confermi. Nelle sue lettere Vicino tace, ma la passione per il “boschetto” non lo abbandonerà mai: in vecchiaia il desiderio di tornare a calpestarne le pietre lo terrà in vita in attesa della primavera.
Bomarzo, Nettuno. Foto Marco Paolini I Courtesy Sacro Bosco di Bomarzo
Lo studio di Antonio Rocca restituisce a Vicino Orsini la piena paternità del giardino. Avvalendosi dei Mosca, una famiglia di scultori attivi a Orvieto, il signore di Bomarzo avrebbe tradotto in pietra la mappa dell’universo redatta dal cabalista cristiano Giulio Camillo nell’opera L’idea del Theatro (1550): un progetto di natura sacrale che ancora oggi è possibile riconoscere nel cosiddetto Parco dei Mostri.
Dopo la morte di Vicino, il Sacro Bosco fu presto dimenticato. Lo riscoprirono i surrealisti, e da allora fu meta e fonte di ispirazione per artisti come Salvador Dalì. Oggi fa parte della rete Grandi Giardini Italiani.
Bomarzo, Bocca tartarea. Foto Marco Paolini I Courtesy Sacro Bosco di Bomarzo
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