Le magie della civiltà indiana al centro di una rassegna allestita nella Casa dei Carraresi
Per fare un viaggio in India basta andare a Treviso

Rama, Sita e Lakshmana in esilio, 1810/1815, miniatura, stile kangra, Rajasthan, India settentrionale
L.S.
25/10/2013
Treviso - Dal 26 ottobre al 31 maggio 2014, dopo quattro grandi mostre dedicate alla Cina e il successo riscosso dall’esposizione dedicata al Tibet, la Casa dei Carraresi di Treviso, accompagnerà i propri visitatori in un viaggio nelle magie dell’India.
Ricreando scenograficamente gli ambienti originali intorno a miniature, fotografie dell’epoca, oggetti di uso quotidiano e rituale, sete, arazzi, costumi, gioielli, armi, bassorilievi e sculture, l’edificio romanico accoglierà un’ampia rassegna di opere d’arte che ripercorrono a tappe la storia della civiltà indiana dal II millennio a.C. all’epoca dei Maharaja.
Attraverso l'accostamento di due grandi fili narrativi riconducibili al Tempio e alla Corte, il percorso descriverà i poli che convivono senza respingersi nella cultura del subcontinente e si realizzano in una filosofia che impone l’impegno ma non nega il piacere, che sostiene la povertà senza svilire la ricchezza, che crede nella trascendenza ma apprezza e celebra la vita. Tutti elementi che trovano ampia rappresentazione nell’arte.
Una terza sezione si separerà infine da questo dualismo per concentrarsi sui rapporti tra India e Italia e le loro origini antiche. Dagli avventurieri che percorsero la via delle Indie, a Marco Polo, a Niccolò Mannucci che fece fortuna come medico alla corte dei Moghul, fino a Emilio Salgari che in India non ci mise mai piede ma la descrisse incantando generazioni di lettori.
Ricreando scenograficamente gli ambienti originali intorno a miniature, fotografie dell’epoca, oggetti di uso quotidiano e rituale, sete, arazzi, costumi, gioielli, armi, bassorilievi e sculture, l’edificio romanico accoglierà un’ampia rassegna di opere d’arte che ripercorrono a tappe la storia della civiltà indiana dal II millennio a.C. all’epoca dei Maharaja.
Attraverso l'accostamento di due grandi fili narrativi riconducibili al Tempio e alla Corte, il percorso descriverà i poli che convivono senza respingersi nella cultura del subcontinente e si realizzano in una filosofia che impone l’impegno ma non nega il piacere, che sostiene la povertà senza svilire la ricchezza, che crede nella trascendenza ma apprezza e celebra la vita. Tutti elementi che trovano ampia rappresentazione nell’arte.
Una terza sezione si separerà infine da questo dualismo per concentrarsi sui rapporti tra India e Italia e le loro origini antiche. Dagli avventurieri che percorsero la via delle Indie, a Marco Polo, a Niccolò Mannucci che fece fortuna come medico alla corte dei Moghul, fino a Emilio Salgari che in India non ci mise mai piede ma la descrisse incantando generazioni di lettori.
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