A Roma dal 23 giugno al 3 aprile
Un viaggio nel tempo tra i "sussurri" delle antichità romane: la Domus Aurea riparte da Raffaello
Atlante Farnese, II secolo d.C., copia romana da originale greco, Napoli, Museo Archeologico Nazionale, Sala Ottagona della Domus Aurea, Roma. Allestimento e Interaction Design a cura di Dotdotdot | Foto: © Andrea Martiradonna
Samantha De Martin
21/06/2021
Assomiglia a un respiro ritmico, lento, quasi sospeso, tra gocce d'acqua, suoni siderali, canti di muse e spiritelli, buio pesto e una luce all’improvviso che si accende nel grande ventre di Roma.
Ricorda il respiro rarefatto degli scopritori delle grottesche che, come Raffaello, al lume delle torce, trattenevano il fiato di fronte alla più grande meraviglia dei loro tempi.
Per apprezzare la mostra che dal 23 giugno al 3 aprile si potrà “ascoltare” e attraversare in una Domus Aurea che riapre i cancelli con una nuova veste dopo oltre un anno di chiusura, bisogna tornare al 1480. Precisamente all’eccezionale riscoperta della pittura antica sepolta nelle “grotte” dell’originaria Domus Aurea di Nerone.
L’invenzione delle “grottesche”, da Raffaello ai Surrealisti
La mostra - promossa dal Parco archeologico del Colosseo e prodotta da Electa - pronta a inaugurare a Roma, attesa già un anno fa, in occasione dei 500 anni dalla morte di Raffaello, si intitola Raffaello e la Domus Aurea. L’invenzione delle grottesche e, con i suoi straordinari apparati interattivi e multimediali allestiti nella Sala Ottagona e negli ambienti circostanti, lega la sontuosa dimora di Nerone al primo vero studio sistematico di queste decorazioni parietali antiche realizzato proprio dal pittore di Urbino, destinato ad avere fortuna fino ai surrealisti Salvador Dalì, Max Ernst, Yves Tanguy.
Galeotta fu la visita quattrocentesca, di notte, e in gran segreto, di alcuni pittori alle rovine dimenticate dell’immenso palazzo imperiale di Nerone, celebrato dalle fonti e che l’appassionata brigata riscopriva senza saperlo. Tra i primi, Pintoricchio, Filippino Lippi e Signorelli, calatisi, a lume di torcia, come ladri di bellezza, nelle cavità del colle Oppio - definite appunto “grotte” - per scrutare le decorazioni pittoriche, da allora chiamate “grottesche”, di antichi ambienti romani.
Atlante Farnese, II secolo d.C., copia romana da originale greco, Napoli, Museo Archeologico Nazionale, Sala Ottagona della Domus Aurea, Roma. Allestimento e Interaction Design a cura di Dotdotdot | Foto: © Andrea Martiradonna
C’è un filo che lega a questa storia anche Raffaello. In realtà l’Urbinate, fino al 1514-15 non sembra amare particolarmente le grottesche antiche riscoperte dai suoi maestri. Ma il 1516 è l’anno della svolta: il pittore inventa la decorazione di una Stufetta e di una Loggetta nell’appartamento privato del Cardinal Bernardo Dovizi da Bibbiena, all’interno del Palazzo Apostolico (ricostruita in mostra da un trittico animato che riproduce anche il minuscolo bagno privato dell’appartamento cardinalizio realizzato su disegno di Raffaello e oggi non visibile al pubblico). Questo importante cambio di rotta legherà per sempre il pittore dei volti gentili alle antiche rovine della Domus di Nerone. Così l’Urbinate, accompagnato del fedele collaboratore Giovanni di Udine, doveva aver ceduto alla tentazione di discendere tra le rovine della Domus Aurea.
Roma, Domus Aurea | Courtesy Stefano Boeri Architetti | Foto: © Lorenzo Masotto
Ecco perché ripercorrere adesso la nuova passerella d’accesso firmata dallo Studio Stefano Boeri Architetti, che, dal parco di colle Oppio, si insinua tra le rovine, sfiorandole, fino ad approdare nella Sala Ottagona della Domus Aurea, equivale a compiere un viaggio nel tempo, sulle orme dei grandi dell’arte. Grazie a questo ingresso dedicato in una delle gallerie sotterranee originarie delle Terme di Traiano, realizzato appositamente per questa prima grande mostra all’interno della Domus Aurea, il visitatore potrà immergersi tra le stratificazioni della storia, letteralmente avvolto dalla bellezza degli ambienti ipogei.
Basta scivolare lungo la serpentina di luce per ritrovarsi nel cuore dell’edificio neroniano.
Un ospite speciale dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli
Nella Sala Ottagona, l’incontro con il commovente Atlante Farnese, eccezionale prestito dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli, quasi stordisce. Sulla cupola fluttuano le immagini astrologiche dedotte dal globo sostenuto da Atlante. Ci viene incontro Svetonio che, nella Vita di Nerone, ricorda come nella Domus Aurea il più memorabile salone per banchetti fosse rotondo e ruotasse su se stesso tutto il giorno, continuamente, come la terra. Per evocare questa coenatio rotunda - sulla cui esatta collocazione gli archeologi ancora discutono - è stata realizzata, sulla volta della Sala Ottagona, una proiezione ruotante di immagini astrologiche, alternata alla proiezione di una caduta di petali di rosa che, sempre secondo lo storico, pare avvenisse durante i banchetti. A orari stabiliti, il videomapping si dissolve mentre gli effetti di luce naturale dall’oculo centrale simulano il passaggio dal giorno alla notte. Bastano pochi minuti per fare immaginare ai visitatori gli straordinari effetti realizzati dagli architetti di Nerone Severo e Celere.
Roma, Domus Aurea, Sala Ottagona allestita con la scultura dell’Atlante Farnese (Museo Archeologico Nazionale di Napoli) per la mostra Raffaello e la Domus aurea. L’invenzione delle grottesche | Foto: © ERCO illuminazione
Un viaggio immersivo nel tempo
A rendere vivo e multisensoriale il percorso immersivo, caricandolo di suggestioni scaturite anche da tool digitali di musica generativa che evocano suoni di strumenti del passato e scale musicali dell’epoca antica, l’allestimento sapiente progettato appositamente per la mostra da Dotdotdot. Questo studio di design multidisciplinare, fondato a Milano nel 2004 (con interventi anche al Museo M9 di Mestre e al Piccolo Museo del Diario) sfrutta l’interaction design per sviluppare il tema delle grottesche attraverso un'esperienza multisensoriale, poetica ed evocativa. Il pubblico si immerge in affascinanti storie - come il ritrovamento del gruppo scultoreo del Laocoonte, il progetto di Nerone per la Sala Ottagona - o segue l’espandersi delle decorazioni a grottesche in tutta Europa, dagli Uffizi all’Alhambra di Granada, fino alla Galleria di Francesco I a Fontainebleau.
Animali fantastici, arpie, strumenti musicali - tra i motivi decorativi che si rincorrevano nella Domus Aurea - prendono vita grazie al visitatore che innesca questo racconto muovendo il proprio corpo, per simulare il riverbero della fiamma delle torce, utilizzate all’epoca di Raffaello.
Roma, Domus Aurea, Padiglione di colle Oppio, Dettaglio della volta della Sala 80 (cd. della Volta Dorata) | Foto: © ERCO illuminazione
Gocce d’acqua, sussurri, rumori cavernosi, pietre che rotolano, completano il viaggio del pubblico tra gli affreschi che decoravano gli ambienti della reggia di Nerone, al cospetto delle sculture della musa Talia, restaurate e collocate lungo il percorso, che si aggiungono alla Tersicore e all’Amazzone. L’illuminazione, realizzata da Erco - su progetto del PArCo - prevede il lighting sostenibile della passerella d’ingresso e degli spazi visitabili della Domus Aurea.
Una mostra corale
“La mostra - spiega Vincenzo Farinella, che ha curato l’esposizione assieme ad Alfonsina Russo, Stefano Borghini e Alessandro D’Alessio - è un percorso ‘collegiale’, dove le competenze degli archeologi incontrano quelle degli storici dell’arte, degli architetti, dei tecnici. Il percorso è nato in collegamento con quello allestito alle Scuderie del Quirinale che ha volutamente tralasciato il tema delle grottesche. L'obiettivo è stato quello di raccontare una storia che inizia alla fine degli anni settanta del Quattrocento per allargarsi e rievocare l'effetto straordinario che la Domus Aurea doveva trasmettere ai tempi di Nerone".
Come prenotare la visita
La mostra è visitabile tutti i giorni, e dal venerdì alla domenica è compresa nella visita guidata del cantiere della Domus Aurea. Informazioni, orari e biglietti sul sito ufficiale .
Raffaello e la Domus Aurea. L’invenzione delle grottesche | Courtesy Dotdotdot | Foto: © Andrea Martiradonna
Ricorda il respiro rarefatto degli scopritori delle grottesche che, come Raffaello, al lume delle torce, trattenevano il fiato di fronte alla più grande meraviglia dei loro tempi.
Per apprezzare la mostra che dal 23 giugno al 3 aprile si potrà “ascoltare” e attraversare in una Domus Aurea che riapre i cancelli con una nuova veste dopo oltre un anno di chiusura, bisogna tornare al 1480. Precisamente all’eccezionale riscoperta della pittura antica sepolta nelle “grotte” dell’originaria Domus Aurea di Nerone.
L’invenzione delle “grottesche”, da Raffaello ai Surrealisti
La mostra - promossa dal Parco archeologico del Colosseo e prodotta da Electa - pronta a inaugurare a Roma, attesa già un anno fa, in occasione dei 500 anni dalla morte di Raffaello, si intitola Raffaello e la Domus Aurea. L’invenzione delle grottesche e, con i suoi straordinari apparati interattivi e multimediali allestiti nella Sala Ottagona e negli ambienti circostanti, lega la sontuosa dimora di Nerone al primo vero studio sistematico di queste decorazioni parietali antiche realizzato proprio dal pittore di Urbino, destinato ad avere fortuna fino ai surrealisti Salvador Dalì, Max Ernst, Yves Tanguy.
Galeotta fu la visita quattrocentesca, di notte, e in gran segreto, di alcuni pittori alle rovine dimenticate dell’immenso palazzo imperiale di Nerone, celebrato dalle fonti e che l’appassionata brigata riscopriva senza saperlo. Tra i primi, Pintoricchio, Filippino Lippi e Signorelli, calatisi, a lume di torcia, come ladri di bellezza, nelle cavità del colle Oppio - definite appunto “grotte” - per scrutare le decorazioni pittoriche, da allora chiamate “grottesche”, di antichi ambienti romani.
Atlante Farnese, II secolo d.C., copia romana da originale greco, Napoli, Museo Archeologico Nazionale, Sala Ottagona della Domus Aurea, Roma. Allestimento e Interaction Design a cura di Dotdotdot | Foto: © Andrea Martiradonna
C’è un filo che lega a questa storia anche Raffaello. In realtà l’Urbinate, fino al 1514-15 non sembra amare particolarmente le grottesche antiche riscoperte dai suoi maestri. Ma il 1516 è l’anno della svolta: il pittore inventa la decorazione di una Stufetta e di una Loggetta nell’appartamento privato del Cardinal Bernardo Dovizi da Bibbiena, all’interno del Palazzo Apostolico (ricostruita in mostra da un trittico animato che riproduce anche il minuscolo bagno privato dell’appartamento cardinalizio realizzato su disegno di Raffaello e oggi non visibile al pubblico). Questo importante cambio di rotta legherà per sempre il pittore dei volti gentili alle antiche rovine della Domus di Nerone. Così l’Urbinate, accompagnato del fedele collaboratore Giovanni di Udine, doveva aver ceduto alla tentazione di discendere tra le rovine della Domus Aurea.
Roma, Domus Aurea | Courtesy Stefano Boeri Architetti | Foto: © Lorenzo Masotto
Ecco perché ripercorrere adesso la nuova passerella d’accesso firmata dallo Studio Stefano Boeri Architetti, che, dal parco di colle Oppio, si insinua tra le rovine, sfiorandole, fino ad approdare nella Sala Ottagona della Domus Aurea, equivale a compiere un viaggio nel tempo, sulle orme dei grandi dell’arte. Grazie a questo ingresso dedicato in una delle gallerie sotterranee originarie delle Terme di Traiano, realizzato appositamente per questa prima grande mostra all’interno della Domus Aurea, il visitatore potrà immergersi tra le stratificazioni della storia, letteralmente avvolto dalla bellezza degli ambienti ipogei.
Basta scivolare lungo la serpentina di luce per ritrovarsi nel cuore dell’edificio neroniano.
Un ospite speciale dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli
Nella Sala Ottagona, l’incontro con il commovente Atlante Farnese, eccezionale prestito dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli, quasi stordisce. Sulla cupola fluttuano le immagini astrologiche dedotte dal globo sostenuto da Atlante. Ci viene incontro Svetonio che, nella Vita di Nerone, ricorda come nella Domus Aurea il più memorabile salone per banchetti fosse rotondo e ruotasse su se stesso tutto il giorno, continuamente, come la terra. Per evocare questa coenatio rotunda - sulla cui esatta collocazione gli archeologi ancora discutono - è stata realizzata, sulla volta della Sala Ottagona, una proiezione ruotante di immagini astrologiche, alternata alla proiezione di una caduta di petali di rosa che, sempre secondo lo storico, pare avvenisse durante i banchetti. A orari stabiliti, il videomapping si dissolve mentre gli effetti di luce naturale dall’oculo centrale simulano il passaggio dal giorno alla notte. Bastano pochi minuti per fare immaginare ai visitatori gli straordinari effetti realizzati dagli architetti di Nerone Severo e Celere.
Roma, Domus Aurea, Sala Ottagona allestita con la scultura dell’Atlante Farnese (Museo Archeologico Nazionale di Napoli) per la mostra Raffaello e la Domus aurea. L’invenzione delle grottesche | Foto: © ERCO illuminazione
Un viaggio immersivo nel tempo
A rendere vivo e multisensoriale il percorso immersivo, caricandolo di suggestioni scaturite anche da tool digitali di musica generativa che evocano suoni di strumenti del passato e scale musicali dell’epoca antica, l’allestimento sapiente progettato appositamente per la mostra da Dotdotdot. Questo studio di design multidisciplinare, fondato a Milano nel 2004 (con interventi anche al Museo M9 di Mestre e al Piccolo Museo del Diario) sfrutta l’interaction design per sviluppare il tema delle grottesche attraverso un'esperienza multisensoriale, poetica ed evocativa. Il pubblico si immerge in affascinanti storie - come il ritrovamento del gruppo scultoreo del Laocoonte, il progetto di Nerone per la Sala Ottagona - o segue l’espandersi delle decorazioni a grottesche in tutta Europa, dagli Uffizi all’Alhambra di Granada, fino alla Galleria di Francesco I a Fontainebleau.
Animali fantastici, arpie, strumenti musicali - tra i motivi decorativi che si rincorrevano nella Domus Aurea - prendono vita grazie al visitatore che innesca questo racconto muovendo il proprio corpo, per simulare il riverbero della fiamma delle torce, utilizzate all’epoca di Raffaello.
Roma, Domus Aurea, Padiglione di colle Oppio, Dettaglio della volta della Sala 80 (cd. della Volta Dorata) | Foto: © ERCO illuminazione
Gocce d’acqua, sussurri, rumori cavernosi, pietre che rotolano, completano il viaggio del pubblico tra gli affreschi che decoravano gli ambienti della reggia di Nerone, al cospetto delle sculture della musa Talia, restaurate e collocate lungo il percorso, che si aggiungono alla Tersicore e all’Amazzone. L’illuminazione, realizzata da Erco - su progetto del PArCo - prevede il lighting sostenibile della passerella d’ingresso e degli spazi visitabili della Domus Aurea.
Una mostra corale
“La mostra - spiega Vincenzo Farinella, che ha curato l’esposizione assieme ad Alfonsina Russo, Stefano Borghini e Alessandro D’Alessio - è un percorso ‘collegiale’, dove le competenze degli archeologi incontrano quelle degli storici dell’arte, degli architetti, dei tecnici. Il percorso è nato in collegamento con quello allestito alle Scuderie del Quirinale che ha volutamente tralasciato il tema delle grottesche. L'obiettivo è stato quello di raccontare una storia che inizia alla fine degli anni settanta del Quattrocento per allargarsi e rievocare l'effetto straordinario che la Domus Aurea doveva trasmettere ai tempi di Nerone".
Come prenotare la visita
La mostra è visitabile tutti i giorni, e dal venerdì alla domenica è compresa nella visita guidata del cantiere della Domus Aurea. Informazioni, orari e biglietti sul sito ufficiale .
Raffaello e la Domus Aurea. L’invenzione delle grottesche | Courtesy Dotdotdot | Foto: © Andrea Martiradonna
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