Dal 24 febbraio al 25 giugno a Milano
Trent'anni di Bill Viola in un viaggio interiore a Palazzo Reale
Bill Viola, The Raft, May 2004 Video/sound installation Color high-definition video projection on wall in a darkened space; 5.1 channels of surround sound, 3,96x2,23 m 10:33 minutes Performers: Sheryl Arenson, Robin Bonaccorsi, Rocky Capella, Cathy Chang, Liisa Cohen, Tad Coughenour, James Ford, Michael Irby, Simon Karimian, John Kim, Tanya Little, Mike Martinez, Petro Martirosian, Jeff Mosley, Gladys Peters, Maria Victoria, Kaye Wade, Kim Weild, Ellis Williams | Photo: Kira Perov ©
Samantha De Martin
23/02/2023
Milano - Da quando, all’età di nove anni, fu nominato “Capitano della squadra TV” nella scuola elementare del Queens, a New York, con il compito di spostare un televisore da un’aula all’altra, su un carrello, il fascino magnetico esercitato dal bagliore blu del monitor in Bill Viola si è alimentato negli anni di sempre nuova linfa.
Quell'occasione fu il preludio di una passione che sarebbe esplosa fin dai primi anni Settanta quando Viola iniziò a impegnarsi a creare opere per quel medium espressivo che negli ultimi sessant’anni è stato investito da innumerevoli cambiamenti in termini di forma e strumentazione.
Dal 24 febbraio al 25 giugno i trent’anni di carriera artistica del maestro indiscusso della videoarte si raccontano ai visitatori di Palazzo Reale a Milano nella mostra "Bill Viola", con quindici capolavori in aperto dialogo con lo spazio espositivo che viene riletto e riproposto da una prospettiva nuova.
Bill Viola, Fire Martyr, 2014, Color high-definition video on flat panel display mounted vertically on wall 107,6x62,1x6,8 cm 7:10 minutes Executive producer: Kira Perov Performer: Darrow Igus Photo: Kira Perov © Bill Viola Studio
L’icona dell’arte contemporanea porta a Milano una serie di lavori incentrati su immagini al rallentatore nei quali luce, colore e suono possono creare momenti di profonda introspezione. Questo percorso, forte a livello emotivo, che si snoda lungo le sale buie e vuote di Palazzo Reale - luogo non convenzionale per l’arte contemporanea che si trasforma per accogliere le installazioni dell’artista americano di origini italiane - obbliga i visitatori a fare un cambio di passo e a rallentare per abbracciare una temporalità nuova in un’epoca ipertecnologica.
Così in questo gioco di passati ricostruiti e futuri anticipati, di temporalità espanse, la mostra invita a contemplare le profonde questioni esplorate dall’artista, mentre il moto di emozioni, passioni, meditazioni che emergono dai video invita lo spettatore a compiere un viaggio interiore.
"La crisi odierna del mondo industrializzato - afferma Bill Viola - è una crisi della vita interiore, non del mondo esterno. Parlare di macchine, tecnologie, capacità, costi, mercati, infrastrutture, non ci offre alcuna guida ed è del tutto inadeguato e irrilevante per lo sviluppo della nostra vita interiore. Ecco perché oggi l’arte, tradizionalmente articolazione ed espressione del “perché” della vita, è così importante e vitale, anche se appare confusa e incoerente nel rispondere alle nuove richieste e responsabilità che le vengono poste in questo tempo di transizione”.
Bill Viola, Emergence, 2002, Video installation Color high-definition video rear projection on screen mounted on wall in dark room Projected image size: 213x213 cm 11:40 minutes | Performers: Weba Garretson, John Hay, Sarah Steben | Photo: Kira Perov © Bill Viola Studio
L’artista statunitense che condivide con l’Italia una relazione solida e duratura dall’età di 23 anni, oltre alle origini (il nonno paterno era originario di Due Cossani, in provincia di Varese), sfodera il lavoro prodotto in tutta la sua carriera, dalla serie di video Passions (opere di chiaro richiamo al Rinascimento italiano) che catturano al rallentatore dettagli di emozioni umane impossibili da vedere in tempo reale, a Ocean Without a Shore (2007), opera nata a Venezia nella chiesetta sconsacrata di San Gallo che ripercorre una soglia metaforica del momento di passaggio dalla vita alla morte.
L’incontro virtuale tra uomo e donna in The Veiling (1995) lascia spazio a un improvviso diluvio, al centro di The Raft (maggio 2004). Gli ospiti di Palazzo Reale sono adesso invitati a unirsi a un gruppo di persone provenienti da diversi background etnici e sociali, improvvisamente colpito da un massiccio assalto d’acqua. Abiti e corpi vengono investiti dalla furia del liquido, mentre volti e arti si contorcono per l’agonia contro la forza fredda e dura che li assale. Poi, improvvisamente l’acqua si ferma, lasciando dietro di sé un gruppo di individui disorientati e malconci.
Bill Viola, Martyrs series - Water Martyr, 2014. Colour high-definition video on flat panel display mounted vertically on wall. Executive producer: Kira Perov. Performer: John Hay. Photo by Kira Perov © Bill Viola
Gli elementi naturali ritornano prepotenti nella serie Martyrs dove quattro individui sferzati dai quattro elementi naturali, acqua, aria terra e fuoco, diventano testimoni di azione, coraggio, perseveranza, resistenza, sacrificio, riuscendo a consegnarsi al loro inevitabile destino. Il video-dittico di proiezioni su lastre di granito nero Man Searching for Immortality/Woman Searching for Eternity (2013) incontra i lavori parte della serie Tristan (2005), che raffigurano l'intensità visiva e uditiva della trasfigurazione del fuoco e dell'acqua, ma anche lavori raramente esposti in Italia come The Quintet of the Silent (2000). Promossa dal Comune di Milano-Cultura, prodotta e organizzata da Palazzo Reale e Arthemisia con la collaborazione del Bill Viola Studio, curata da Kira Perov, moglie dell’artista e direttore esecutivo del Bill Viola Studio, la mostra richiama un processo di risveglio dell’anima, stimolando a una riflessione sulla vita. Ognuno è invitato a intraprendere il proprio viaggio interiore e immergersi in un mondo alternativo, per ritrovarsi diverso e lontano da ciò che è stato all'ingresso del percorso.
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• Bill Viola
Quell'occasione fu il preludio di una passione che sarebbe esplosa fin dai primi anni Settanta quando Viola iniziò a impegnarsi a creare opere per quel medium espressivo che negli ultimi sessant’anni è stato investito da innumerevoli cambiamenti in termini di forma e strumentazione.
Dal 24 febbraio al 25 giugno i trent’anni di carriera artistica del maestro indiscusso della videoarte si raccontano ai visitatori di Palazzo Reale a Milano nella mostra "Bill Viola", con quindici capolavori in aperto dialogo con lo spazio espositivo che viene riletto e riproposto da una prospettiva nuova.
Bill Viola, Fire Martyr, 2014, Color high-definition video on flat panel display mounted vertically on wall 107,6x62,1x6,8 cm 7:10 minutes Executive producer: Kira Perov Performer: Darrow Igus Photo: Kira Perov © Bill Viola Studio
L’icona dell’arte contemporanea porta a Milano una serie di lavori incentrati su immagini al rallentatore nei quali luce, colore e suono possono creare momenti di profonda introspezione. Questo percorso, forte a livello emotivo, che si snoda lungo le sale buie e vuote di Palazzo Reale - luogo non convenzionale per l’arte contemporanea che si trasforma per accogliere le installazioni dell’artista americano di origini italiane - obbliga i visitatori a fare un cambio di passo e a rallentare per abbracciare una temporalità nuova in un’epoca ipertecnologica.
Così in questo gioco di passati ricostruiti e futuri anticipati, di temporalità espanse, la mostra invita a contemplare le profonde questioni esplorate dall’artista, mentre il moto di emozioni, passioni, meditazioni che emergono dai video invita lo spettatore a compiere un viaggio interiore.
"La crisi odierna del mondo industrializzato - afferma Bill Viola - è una crisi della vita interiore, non del mondo esterno. Parlare di macchine, tecnologie, capacità, costi, mercati, infrastrutture, non ci offre alcuna guida ed è del tutto inadeguato e irrilevante per lo sviluppo della nostra vita interiore. Ecco perché oggi l’arte, tradizionalmente articolazione ed espressione del “perché” della vita, è così importante e vitale, anche se appare confusa e incoerente nel rispondere alle nuove richieste e responsabilità che le vengono poste in questo tempo di transizione”.
Bill Viola, Emergence, 2002, Video installation Color high-definition video rear projection on screen mounted on wall in dark room Projected image size: 213x213 cm 11:40 minutes | Performers: Weba Garretson, John Hay, Sarah Steben | Photo: Kira Perov © Bill Viola Studio
L’artista statunitense che condivide con l’Italia una relazione solida e duratura dall’età di 23 anni, oltre alle origini (il nonno paterno era originario di Due Cossani, in provincia di Varese), sfodera il lavoro prodotto in tutta la sua carriera, dalla serie di video Passions (opere di chiaro richiamo al Rinascimento italiano) che catturano al rallentatore dettagli di emozioni umane impossibili da vedere in tempo reale, a Ocean Without a Shore (2007), opera nata a Venezia nella chiesetta sconsacrata di San Gallo che ripercorre una soglia metaforica del momento di passaggio dalla vita alla morte.
L’incontro virtuale tra uomo e donna in The Veiling (1995) lascia spazio a un improvviso diluvio, al centro di The Raft (maggio 2004). Gli ospiti di Palazzo Reale sono adesso invitati a unirsi a un gruppo di persone provenienti da diversi background etnici e sociali, improvvisamente colpito da un massiccio assalto d’acqua. Abiti e corpi vengono investiti dalla furia del liquido, mentre volti e arti si contorcono per l’agonia contro la forza fredda e dura che li assale. Poi, improvvisamente l’acqua si ferma, lasciando dietro di sé un gruppo di individui disorientati e malconci.
Bill Viola, Martyrs series - Water Martyr, 2014. Colour high-definition video on flat panel display mounted vertically on wall. Executive producer: Kira Perov. Performer: John Hay. Photo by Kira Perov © Bill Viola
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