Visioni Incantate: Alessandro Abruscato a Casa Ligabue
Dal 02 Marzo 2024 al 03 Aprile 2024
Gualtieri | Reggio Emilia
Luogo: Casa Museo Antonio Ligabue
Indirizzo: Via Giardino 27
Orari: lun-dom: 10-12; 15-18; chiuso il martedì, visita su appuntamento
Curatori: Vera Canevazzi e Margherita Strada
Telefono per informazioni: +39 333 6546098
E-Mail info: info@museoligabue.it
Sito ufficiale: http://www.museoligabue.it
La Casa Museo Antonio Ligabue è lieta di annunciare l'inaugurazione della mostra "Visioni Incantate", curata da Vera Canevazzi e Margherita Strada, che presenta un dialogo tra Antonio Ligabue e il giovane artista Alessandro Abruscato, noto come ABAL.
Nel contesto di questo luogo che ha ospitato e protetto Antonio Ligabue, la mostra racconta la vita tumultuosa dell'artista e la sua lotta contro l'isolamento e la marginalizzazione attraverso opere, filmati e documenti. Oggi, le opere di Alessandro Abruscato vengono accolte in questa cornice, inserendosi in un ciclo di esposizioni mensili che mettono in relazione il lavoro di Ligabue con quello di artisti contemporanei. Questa iniziativa continua la tradizione di accoglienza che la famiglia Caleffi ha mantenuto fin dai primi del Novecento, aprendo così a nuove narrazioni e prospettive interpretative.
Alessandro Abruscato offre una rilettura personale delle opere pittoriche di Ligabue, uno dei suoi maestri di riferimento, all'interno di un contesto privato e intimo. Le sue reinterpretazioni, caratterizzate da un approccio vivace e sognante, riflettono la sua esperienza maturata nel biennio in Spagna, dove ha vissuto fino al 2023, e si distinguono per l'uso di colori intensi, tratti grafici rapidi e corposi e uno stile fortemente espressivo. Il suo obiettivo principale è trasmettere un preciso stato d'animo attraverso la pittura figurativa. Come Ligabue, Abruscato preferisce soggetti che gli permettono di esplorare le fragilità esistenziali, come ritratti realistici o allegorici, elementi naturali e animali. Affascinato dalla simbologia, Abruscato cerca di evocare una dimensione onirica e spirituale in ogni sua opera, che va oltre la mera rappresentazione del reale e si spinge verso mondi misteriosi e inesplorati.
La mostra presenta nove opere pittoriche di Abruscato, tra cui quattro inedite e appositamente create per l'occasione. Nella prima sala della Casa Museo, solitamente dedicata alle esposizioni temporanee, i visitatori sono accolti dai ritratti femminili e allegorici di Abruscato, che esplorano diversi stati d'animo e incarnano evocazioni: “Rebecca”, “Christine”, “Il Tempo”, “Italia” e “Altrove”. Attraverso l’utilizzo di una ricca gamma cromatica Abal enfatizza l’interiorità delle figure, svelandone la personalità attraverso il loro sguardo. Come Ligabue, il pittore si concentra sull'espressività degli occhi, grandi ed eloquenti, enigmatici e ammiccanti, talvolta riservati e intimoriti, seppur sempre caratterizzati da un tratto stilizzato e naïf.
Per sottolineare ulteriormente il legame tra i due artisti, nello stesso ambiente, Abruscato ha realizzato alcuni omaggi ad Antonio Ligabue, tra cui due ritratti dell'artista svizzero, raffigurato accanto a una tigre, simbolo di rinascita, forza e grandezza. Abruscato rilegge e reinterpretata la figura di Ligabue, immergendola in uno sfondo astratto e amorfo, composto da strati di colori brillanti. Ligabue è così illuminato dalla visione di Abruscato, che lo eleva a idolo e icona, portatore di una visione unica del mondo e della natura.
Il confronto tra i due artisti diventa diretto e aperto nella sala principale della Casa Museo. Qui nell'opera intitolata "Tra la Spagna e i tacchini," Abruscato offre una reinterpretazione di un soggetto tipico dell'autore svizzero, portandolo in un mondo idealizzato, liberato dalle preoccupazioni del quotidiano. La scena è ambientata a Benalmadena Pueblo, nella piazza centrale della Ninà, riconoscibile dalla fontana rappresentata al centro dell'opera. Questo luogo è stato testimone di momenti spensierati e gioiosi nella vita dell'artista, come si evince dall’utilizzo di colori vibranti e vivaci, in contrasto con i toni più tetri di Ligabue.
Così nel percorso espositivo due sguardi diversi si rispecchiano, in un dialogo tra natura e umanità, espressività individuale e valori universali, disillusione e incanto.
ALESSANDRO ABRUSCATO (Galliate, 1983)
Alessandro Abruscato, conosciuto anche come Abal, è un pittore italiano. Sin dalla sua giovinezza, ha nutrito una profonda passione per l’arte e la letteratura e nel 2020 ha deciso di dedicarsi alla pittura, senza seguire un percorso accademico formale. La pittura di Abal è distinta per il suo stile figurativo e per l’utilizzo di colori vivaci e intensi. Ogni opera nasce da un disegno che rappresenta soggetti reali o immaginari, persone e luoghi. Il tratto grafico rapido e irrazionale si trasforma in una pittura dinamica ed espressiva grazie all’uso di brillanti e accesi colori. Per Abal, il colore è il mezzo attraverso cui esprime le sue emozioni interiori, come la felicità, il dolore, la malinconia, ed esplora le fragilità umane e le forze soprannaturali che governano il mondo. Le sue opere sono ricche di significati simbolici ed evocativi, che portano oltre la rappresentazione del reale, verso il misterioso e l’interiorità. Dal punto di vista stilistico e tematico la sua pittura omaggia alcuni movimenti storici dell’arte figurativa, tra cui il fauvismo, l’espressionismo e l’arte ingenua. In particolare, tra gli artisti che hanno influenzato il suo lavoro vi sono Antonio Ligabue, per la sua passione per la natura e il mondo animale espresso attraverso una forte gestualità segnata da un tratto rapido e deciso, Salvador Dalì, per la sua visione immaginifica e surrealistica del mondo, e Pablo Picasso per la sua capacità di mostrare le molteplici identità dei soggetti, trasformandone i volti in forme astratte e deformate. Abal è anche un’artista multidisciplinare, che ha sperimentato in altri campi, oltre a quello della pittura. Dal 2021 ha fondato insieme all’economista Debora Cuccaro un’attività dedicata al dialogo tra il mondo dell’arte e quella della moda: ABAL FashionArt, concependo il tessuto come un nuovo materiale attraverso cui esprimere la propria creatività. Nel 2022 due opere dell’artista sono entrate, a seguito di una donazione, nelle raccolte della Fondazione Il Vittoriale degli Italiani a Gardone Riviera. Dal 2021 al 2023 ha vissuto a Malaga, in Spagna, ed è successivamente rientrato in Italia.
ANTONIO LIGABUE (Zurigo, 1899 – Gualtieri, 1965)
Antonio Ligabue nasce a Zurigo nel 1899. Suo padre rimane sconosciuto, e alla nascita viene registrato come Antonio Costa, figlio di Elisabetta Costa, una donna originaria di Cencenighe Agordino, vicino a Belluno, che emigrò in Svizzera. Tuttavia, nel 1901, sua madre si sposa con Bonfiglio Laccabue, un emigrato originario di Gualtieri. Il patrigno legittima Antonio, dando a lui il suo cognome, che l’artista poi trasformerà in Ligabue. Fin dalla sua adolescenza mostra segni di problemi psichiatrici e nel 1913 viene iscritto a un collegio per ragazzi con disabilità. Nonostante il suo talento artistico, che emerge sin dalla giovane età, non viene riconosciuto né valorizzato. Nel corso degli anni, Ligabue affronta numerosi ricoveri in cliniche psichiatriche a causa dei suoi scatti di rabbia e della sua instabilità emotiva. Nel 1919, a causa dei conflitti con la sua famiglia adottiva, viene denunciato e nel maggio dello stesso anno viene espulso dalla Svizzera. Viene accompagnato oltre il confine a Como, dove viene inviato a Gualtieri, il paese d'origine del suo patrigno.
La permanenza di Ligabue in Emilia non è facile. Non parla italiano, vive da solo nelle campagne e ha difficoltà ad integrarsi con la comunità locale. Si mantiene grazie ai sussidi pubblici, a lavori occasionali e alla carità, oltre ai pochi soldi che riceve dalla madre adottiva. Nonostante le difficoltà, Ligabue inizia a dedicarsi alla pittura e alla scultura, creando piccole opere in creta con l'argilla raccolta dal fiume Po'. Le sue creazioni attirano l'attenzione nel paese e le regala in cambio di cibo o piccoli servizi. Nel 1928-1929 conosce Renato Marino Mazzacurati, un artista che si era trasferito a Gualtieri. Questo incontro segna un punto di svolta nella sua vita artistica. Nel febbraio del 1961 espone per la prima volta a Roma, alla Galleria “La Barcaccia”. Il successo è breve perché nel novembre del 1962, a pochi giorni dall’apertura di un’importante mostra antologica a Guastalla, viene colpito da una paresi ed è ricoverato all’ospedale Carri di Gualtieri, dove muore nel 1965.
Opening: sabato 2 marzo ore 17.30-19.30
Nel contesto di questo luogo che ha ospitato e protetto Antonio Ligabue, la mostra racconta la vita tumultuosa dell'artista e la sua lotta contro l'isolamento e la marginalizzazione attraverso opere, filmati e documenti. Oggi, le opere di Alessandro Abruscato vengono accolte in questa cornice, inserendosi in un ciclo di esposizioni mensili che mettono in relazione il lavoro di Ligabue con quello di artisti contemporanei. Questa iniziativa continua la tradizione di accoglienza che la famiglia Caleffi ha mantenuto fin dai primi del Novecento, aprendo così a nuove narrazioni e prospettive interpretative.
Alessandro Abruscato offre una rilettura personale delle opere pittoriche di Ligabue, uno dei suoi maestri di riferimento, all'interno di un contesto privato e intimo. Le sue reinterpretazioni, caratterizzate da un approccio vivace e sognante, riflettono la sua esperienza maturata nel biennio in Spagna, dove ha vissuto fino al 2023, e si distinguono per l'uso di colori intensi, tratti grafici rapidi e corposi e uno stile fortemente espressivo. Il suo obiettivo principale è trasmettere un preciso stato d'animo attraverso la pittura figurativa. Come Ligabue, Abruscato preferisce soggetti che gli permettono di esplorare le fragilità esistenziali, come ritratti realistici o allegorici, elementi naturali e animali. Affascinato dalla simbologia, Abruscato cerca di evocare una dimensione onirica e spirituale in ogni sua opera, che va oltre la mera rappresentazione del reale e si spinge verso mondi misteriosi e inesplorati.
La mostra presenta nove opere pittoriche di Abruscato, tra cui quattro inedite e appositamente create per l'occasione. Nella prima sala della Casa Museo, solitamente dedicata alle esposizioni temporanee, i visitatori sono accolti dai ritratti femminili e allegorici di Abruscato, che esplorano diversi stati d'animo e incarnano evocazioni: “Rebecca”, “Christine”, “Il Tempo”, “Italia” e “Altrove”. Attraverso l’utilizzo di una ricca gamma cromatica Abal enfatizza l’interiorità delle figure, svelandone la personalità attraverso il loro sguardo. Come Ligabue, il pittore si concentra sull'espressività degli occhi, grandi ed eloquenti, enigmatici e ammiccanti, talvolta riservati e intimoriti, seppur sempre caratterizzati da un tratto stilizzato e naïf.
Per sottolineare ulteriormente il legame tra i due artisti, nello stesso ambiente, Abruscato ha realizzato alcuni omaggi ad Antonio Ligabue, tra cui due ritratti dell'artista svizzero, raffigurato accanto a una tigre, simbolo di rinascita, forza e grandezza. Abruscato rilegge e reinterpretata la figura di Ligabue, immergendola in uno sfondo astratto e amorfo, composto da strati di colori brillanti. Ligabue è così illuminato dalla visione di Abruscato, che lo eleva a idolo e icona, portatore di una visione unica del mondo e della natura.
Il confronto tra i due artisti diventa diretto e aperto nella sala principale della Casa Museo. Qui nell'opera intitolata "Tra la Spagna e i tacchini," Abruscato offre una reinterpretazione di un soggetto tipico dell'autore svizzero, portandolo in un mondo idealizzato, liberato dalle preoccupazioni del quotidiano. La scena è ambientata a Benalmadena Pueblo, nella piazza centrale della Ninà, riconoscibile dalla fontana rappresentata al centro dell'opera. Questo luogo è stato testimone di momenti spensierati e gioiosi nella vita dell'artista, come si evince dall’utilizzo di colori vibranti e vivaci, in contrasto con i toni più tetri di Ligabue.
Così nel percorso espositivo due sguardi diversi si rispecchiano, in un dialogo tra natura e umanità, espressività individuale e valori universali, disillusione e incanto.
ALESSANDRO ABRUSCATO (Galliate, 1983)
Alessandro Abruscato, conosciuto anche come Abal, è un pittore italiano. Sin dalla sua giovinezza, ha nutrito una profonda passione per l’arte e la letteratura e nel 2020 ha deciso di dedicarsi alla pittura, senza seguire un percorso accademico formale. La pittura di Abal è distinta per il suo stile figurativo e per l’utilizzo di colori vivaci e intensi. Ogni opera nasce da un disegno che rappresenta soggetti reali o immaginari, persone e luoghi. Il tratto grafico rapido e irrazionale si trasforma in una pittura dinamica ed espressiva grazie all’uso di brillanti e accesi colori. Per Abal, il colore è il mezzo attraverso cui esprime le sue emozioni interiori, come la felicità, il dolore, la malinconia, ed esplora le fragilità umane e le forze soprannaturali che governano il mondo. Le sue opere sono ricche di significati simbolici ed evocativi, che portano oltre la rappresentazione del reale, verso il misterioso e l’interiorità. Dal punto di vista stilistico e tematico la sua pittura omaggia alcuni movimenti storici dell’arte figurativa, tra cui il fauvismo, l’espressionismo e l’arte ingenua. In particolare, tra gli artisti che hanno influenzato il suo lavoro vi sono Antonio Ligabue, per la sua passione per la natura e il mondo animale espresso attraverso una forte gestualità segnata da un tratto rapido e deciso, Salvador Dalì, per la sua visione immaginifica e surrealistica del mondo, e Pablo Picasso per la sua capacità di mostrare le molteplici identità dei soggetti, trasformandone i volti in forme astratte e deformate. Abal è anche un’artista multidisciplinare, che ha sperimentato in altri campi, oltre a quello della pittura. Dal 2021 ha fondato insieme all’economista Debora Cuccaro un’attività dedicata al dialogo tra il mondo dell’arte e quella della moda: ABAL FashionArt, concependo il tessuto come un nuovo materiale attraverso cui esprimere la propria creatività. Nel 2022 due opere dell’artista sono entrate, a seguito di una donazione, nelle raccolte della Fondazione Il Vittoriale degli Italiani a Gardone Riviera. Dal 2021 al 2023 ha vissuto a Malaga, in Spagna, ed è successivamente rientrato in Italia.
ANTONIO LIGABUE (Zurigo, 1899 – Gualtieri, 1965)
Antonio Ligabue nasce a Zurigo nel 1899. Suo padre rimane sconosciuto, e alla nascita viene registrato come Antonio Costa, figlio di Elisabetta Costa, una donna originaria di Cencenighe Agordino, vicino a Belluno, che emigrò in Svizzera. Tuttavia, nel 1901, sua madre si sposa con Bonfiglio Laccabue, un emigrato originario di Gualtieri. Il patrigno legittima Antonio, dando a lui il suo cognome, che l’artista poi trasformerà in Ligabue. Fin dalla sua adolescenza mostra segni di problemi psichiatrici e nel 1913 viene iscritto a un collegio per ragazzi con disabilità. Nonostante il suo talento artistico, che emerge sin dalla giovane età, non viene riconosciuto né valorizzato. Nel corso degli anni, Ligabue affronta numerosi ricoveri in cliniche psichiatriche a causa dei suoi scatti di rabbia e della sua instabilità emotiva. Nel 1919, a causa dei conflitti con la sua famiglia adottiva, viene denunciato e nel maggio dello stesso anno viene espulso dalla Svizzera. Viene accompagnato oltre il confine a Como, dove viene inviato a Gualtieri, il paese d'origine del suo patrigno.
La permanenza di Ligabue in Emilia non è facile. Non parla italiano, vive da solo nelle campagne e ha difficoltà ad integrarsi con la comunità locale. Si mantiene grazie ai sussidi pubblici, a lavori occasionali e alla carità, oltre ai pochi soldi che riceve dalla madre adottiva. Nonostante le difficoltà, Ligabue inizia a dedicarsi alla pittura e alla scultura, creando piccole opere in creta con l'argilla raccolta dal fiume Po'. Le sue creazioni attirano l'attenzione nel paese e le regala in cambio di cibo o piccoli servizi. Nel 1928-1929 conosce Renato Marino Mazzacurati, un artista che si era trasferito a Gualtieri. Questo incontro segna un punto di svolta nella sua vita artistica. Nel febbraio del 1961 espone per la prima volta a Roma, alla Galleria “La Barcaccia”. Il successo è breve perché nel novembre del 1962, a pochi giorni dall’apertura di un’importante mostra antologica a Guastalla, viene colpito da una paresi ed è ricoverato all’ospedale Carri di Gualtieri, dove muore nel 1965.
Opening: sabato 2 marzo ore 17.30-19.30
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