Dal 5 aprile al 30 giugno alla Galleria BPER Banca
L’incanto del vero. La natura morta si svela a Modena
Giovanni Rivalta, Crostacei e pesci, seconda metà del XVIII secolo, tempera su carta incollata su tela, Modena, Collezione BPER Banca
Samantha De Martin
04/04/2024
Modena - Colori, sapori, profumi fuoriescono da cucine ricche di pesche, zucche, crostacei per mescolarsi a ricette, libri, menù, mentre le immagini restituiscono la suggestione di scene di vita domestica all’interno delle case padane tra Sei e Settecento.
Accade negli spazi della pinacoteca della Galleria BPER Banca di Modena dove, dal 5 aprile al 30 giugno, la mostra L’incanto del vero. Frammenti di quotidiano nella natura morta tra Sei e Settecento, con ingresso gratuito, svela per la prima volta al pubblico quindici tra i dipinti più significativi del nucleo di nature morte della collezione di BPER Banca.
A queste opere si affiancano undici capolavori da collezioni private e istituzioni pubbliche, al centro di un itinerario a cura di Lucia Peruzzi, che si snoda tra le principali scuole artistiche del bacino emiliano-romagnolo tra Sei e Settecento.
In dialogo con i dipinti, la curatrice dell’Archivio storico di BPER Banca Chiara Pulini propone una serie di documenti prestati dall’Archivio di Stato di Modena e dall’Archivio privato Rangoni Machiavelli per ribadire il legame tra la vita vissuta e l’immagine trasmessa dall’opera d’arte.
Il genere artistico della natura morta e le sue trasformazioni nel corso del tempo, che vedono l’oggetto assumere significati diversi a seconda del contesto storico e sociale nel quale viene inserito, diventano il filo conduttore di un percorso che si insinua tra dispense, raffigurazioni floreali, tavole imbandite, mentre lo studio del vero cala l’oggetto inanimato e domestico in una dimensione che gli conferisce un valore simbolico.
Adriaen Van Utrecht, Natura morta di ortaggi, frutta e cacciagione con figure, Olio su tela, 196 x 151.5 cm, Collezione BPER Banca, Modena
Nel percorso costellato di fiori variopinti, appena sbocciati o sull’orlo del disfacimento, vasellame ricercato e maioliche pregiate, dispense ricche di prelibatezze, mense aristocratiche piene di cibo elaborato gli oggetti escono dalla loro dimensione estetica e decorativa per ritrovare anche il senso del forte legame con lo scorrere della vita.
All'interno de La Madonna della rosa di Michele Desubleo il fiore diventa il simbolo della purezza della Vergine, mentre la passiflora evoca gli strumenti della Passione. Se La Terra dona a Nettuno i bulbi di tulipano di Giovanni Andrea Sirani (XVII sec.) richiama la diffusione del tulipano in Europa a seguito della sua importazione dall’Olanda dopo l’arrivo dalla Turchia, i dipinti di Monsù Aurora ornati di narcisi, rose, tulipani, camelie e altri fiori da giardino testimoniano come nel corso del Seicento il progressivo incremento degli studi botanici e la realizzazione di alcuni tra i più ricercati giardini esistenti abbia trasformato la pittura di fiori in una vera e propria moda.
Michele Desubleo, La Madonna della rosa, 1650circa, Olio su tela, Modena, Collezione BPER Banca
La tavola imbandita di dolciumi e vivande ricercate di gusto aristocratico di Pier Francesco Cittadini della Civica Pinacoteca di Cento dialoga con Natura morta con frutta e spartito di Cristoforo Munari (XVII – XVIII sec.) della Collezione BPER Banca, mentre la tela di Bartolomeo Passerotti con il Contadino che suona il liuto (XVI sec.) è messa in relazione con i tre dipinti attribuiti al Maestro di Rodolfo Lodi, attivo tra il XVII e il XVIII secolo, che mettono in scena una quotidianità umile e solenne.
Ad attirare l’attenzione del pubblico è la Natura morta con figure di Adriaen Van Utrecht (prima metà del XVII sec.). Questa volta entriamo in una scena di mercato tuffandoci dentro una composizione barocca di carne, frutta, verdura e cacciagione, per cogliere uno scorcio della fioritura economica di Anversa, città natale dell’artista.
L’influsso dell’arte fiamminga si percepisce anche nella tela del piacentino Bartolomeo Arbotori e in quella del napoletano Giovan Battista Recco che ci conduce invece all’interno di una cucina ricca di pesci e crostacei tipici di una città di mare.
Accade negli spazi della pinacoteca della Galleria BPER Banca di Modena dove, dal 5 aprile al 30 giugno, la mostra L’incanto del vero. Frammenti di quotidiano nella natura morta tra Sei e Settecento, con ingresso gratuito, svela per la prima volta al pubblico quindici tra i dipinti più significativi del nucleo di nature morte della collezione di BPER Banca.
A queste opere si affiancano undici capolavori da collezioni private e istituzioni pubbliche, al centro di un itinerario a cura di Lucia Peruzzi, che si snoda tra le principali scuole artistiche del bacino emiliano-romagnolo tra Sei e Settecento.
In dialogo con i dipinti, la curatrice dell’Archivio storico di BPER Banca Chiara Pulini propone una serie di documenti prestati dall’Archivio di Stato di Modena e dall’Archivio privato Rangoni Machiavelli per ribadire il legame tra la vita vissuta e l’immagine trasmessa dall’opera d’arte.
Il genere artistico della natura morta e le sue trasformazioni nel corso del tempo, che vedono l’oggetto assumere significati diversi a seconda del contesto storico e sociale nel quale viene inserito, diventano il filo conduttore di un percorso che si insinua tra dispense, raffigurazioni floreali, tavole imbandite, mentre lo studio del vero cala l’oggetto inanimato e domestico in una dimensione che gli conferisce un valore simbolico.
Adriaen Van Utrecht, Natura morta di ortaggi, frutta e cacciagione con figure, Olio su tela, 196 x 151.5 cm, Collezione BPER Banca, Modena
Nel percorso costellato di fiori variopinti, appena sbocciati o sull’orlo del disfacimento, vasellame ricercato e maioliche pregiate, dispense ricche di prelibatezze, mense aristocratiche piene di cibo elaborato gli oggetti escono dalla loro dimensione estetica e decorativa per ritrovare anche il senso del forte legame con lo scorrere della vita.
All'interno de La Madonna della rosa di Michele Desubleo il fiore diventa il simbolo della purezza della Vergine, mentre la passiflora evoca gli strumenti della Passione. Se La Terra dona a Nettuno i bulbi di tulipano di Giovanni Andrea Sirani (XVII sec.) richiama la diffusione del tulipano in Europa a seguito della sua importazione dall’Olanda dopo l’arrivo dalla Turchia, i dipinti di Monsù Aurora ornati di narcisi, rose, tulipani, camelie e altri fiori da giardino testimoniano come nel corso del Seicento il progressivo incremento degli studi botanici e la realizzazione di alcuni tra i più ricercati giardini esistenti abbia trasformato la pittura di fiori in una vera e propria moda.
Michele Desubleo, La Madonna della rosa, 1650circa, Olio su tela, Modena, Collezione BPER Banca
La tavola imbandita di dolciumi e vivande ricercate di gusto aristocratico di Pier Francesco Cittadini della Civica Pinacoteca di Cento dialoga con Natura morta con frutta e spartito di Cristoforo Munari (XVII – XVIII sec.) della Collezione BPER Banca, mentre la tela di Bartolomeo Passerotti con il Contadino che suona il liuto (XVI sec.) è messa in relazione con i tre dipinti attribuiti al Maestro di Rodolfo Lodi, attivo tra il XVII e il XVIII secolo, che mettono in scena una quotidianità umile e solenne.
Ad attirare l’attenzione del pubblico è la Natura morta con figure di Adriaen Van Utrecht (prima metà del XVII sec.). Questa volta entriamo in una scena di mercato tuffandoci dentro una composizione barocca di carne, frutta, verdura e cacciagione, per cogliere uno scorcio della fioritura economica di Anversa, città natale dell’artista.
L’influsso dell’arte fiamminga si percepisce anche nella tela del piacentino Bartolomeo Arbotori e in quella del napoletano Giovan Battista Recco che ci conduce invece all’interno di una cucina ricca di pesci e crostacei tipici di una città di mare.
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