Francesca Fini. Ofelia non annega
Dal 30 Ottobre 2016 al 30 Ottobre 2016
Maruggio | Taranto
Luogo: Cineteatro Impero
Indirizzo: via Nazario Sauro
Orari: dalle h 19
Curatori: Angelo Raffaele Villani
Enti promotori:
- Comune di Maruggio
Costo del biglietto: Ingresso Gratuito
Telefono per informazioni: +39 347 0218772
E-Mail info: rossocontemporaneo@gmail.com
Sito ufficiale: http://www.francescafini.com
ROSSOCONTEMPORANEO ed il Comune di Maruggio (Ta), patrocinante l'evento, sono lieti di presentare in esclusiva per la provincia di Taranto, l'unica tappa in terra ionica di "OFELIA NON ANNEGA", l’ultimo lungometraggio sperimentale dell’artista romana Francesca Fini.
L’evento, che si terrà domenica 30 ottobre 2016 alle ore 19:00 (apertura mostra - 20:30 proiezione film), presso il Cineteatro Impero di Maruggio (Ta), sarà a cura di Angelo Raffaele Villani, e vedrà l'allestimento nel foyer del cineteatro di una mostra fotografica e documentaria inedita sul backstage del film, ma anche bozzetti e studi preparatori dell'artista. La mostra precederà la proiezione del film, che sarà presentato in video dalla stessa Francesca Fini, come apertura della proiezione.
Alla presentazione del film saranno presenti le Istituzioni, per un saluto ai presenti in sala.
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Ofelia non annega è un film sperimentale di 90 minuti - scritto e diretto da Francesca Fini, prodotto in associazione con Istituto Luce Cinecittà di Roma - in cui la performance art dialoga con il materiale d’archivio del Luce, costruendo un racconto surrealista e ibrido sulla femminilità, ma anche sulla nostra storia, sull’arte, e sul confronto costante tra tensioni reazionarie e avanguardistiche.
Il 6 ottobre 2016, la presentazione in anteprima nazionale al Cinema Apollo 11 di Roma, all'interno della rassegna "Racconti dal vero, racconti dal mondo" curata dallo studioso dei media Giacomo Ravesi, e da qui il Tour con tappe in Italia - Milano, Torino, Bologna, Modena, Firenze, Viareggio, Napoli, Venezia, Latina e Taranto - e all’estero.
OFELIA NON ANNEGA - IL FILM
Film-collage, un film stratificato, un film fatto di ibridazioni, realizzato integrando materiali tratti dall’Archivio dell’Istituto Luce - selezionati tra quelli che raccontano la società italiana tra gli anni ’40 e ’70 - e videoperformance originali che l'autrice, Francesca Fini, ha elaborato su ispirazione del repertorio stesso.
Il film tesse una trama di linguaggi eterogenei, apparentemente incompatibili, accomunati però dal macro-tema rappresentato dal concetto di avanguardia artistica, interpretata da un’artista che la vive come pratica quotidiana e articolata nel racconto dell’Istituto Luce, documentatore e custode degli aspetti sacri e profani della società italiana.
Un repertorio, individuato dall’artista, con uno stile volutamente simbolico e surreale che fa della sperimentazione linguistica la sua forza narrativa, trascurando le esigenze di linearità e verosimiglianza del racconto cinematografico tradizionale. Tra il materiale d’Archivio selezionato non ci sono solo i documentari sul Futurismo, i reportage su Dalì a Roma, la poesia epistaltica di Rotella, i servizi sugli artisti della Pop Art, ma anche quelle gemme visuali in cui un’eccentrica regia costruisce un racconto sorprendentemente sconnesso dagli schemi narrativi tradizionali, ma estremamente collegato al linguaggio surrealista e simbolico dell’inconsci, rappresentato dall’elemento dell’acqua, filo rosso dell’intero racconto performativo.
Il racconto si apre con la presentazione delle due protagoniste; Ofelia - impersonata da più donne diverse per età, forme e colori e l’attrice di “Personaggi di un sogno” (regia di Aldo Rubens, 1952), il primo filmato dal repertorio del Luce che vediamo nel film.
Le Ofelie distruggono una parete fatta di centinaia di uova dorate piene di stracci colorati, come fossero pixel di uno schermo surrealista, per comporre la parola “LOVE”, mentre l’attrice del filmato del Luce si aggira di notte in una Via Appia deserta e sconsolata, in attesa del suo amante. Quando si mette a piovere è costretta a rifugiarsi tra le rovine, dove si trasforma in tre famose eroine femminili, rivivendone le scene madri: è Ofelia in Amleto, è Margherita nella Signora delle Camelie, e uno dei personaggi pirandelliani in cerca d’autore.
Questo è un film sul sogno, sulla materia stessa del sogno, ma anche un film sulla distruzione del sogno e sul massacro dell’arte, sulla bestializzazione dell’uomo operata da una società senza sogno e senza arte. E così una parte importante del film è dedicata al tema del lavoro femminile, della bellezza, dell’identità, del rapporto tra donna o e macchina: strumento portatore di libertà e schiavitù allo stresso tempo.
Un discorso che culmina nelle immagini emblematiche della tragedia di Via Savoia, a Roma, quando nel 1951 un centinaio di ragazze fecero crollare una scala dove si accalcavano per contendersi un posto di dattilografa. L’eterna “guerra tra poveri” che viviamo - certamente con dinamiche diverse - anche oggi, e di cui è vittima soprattutto la donna. Al repertorio sulla tragedia di Via Savoia risponde l’artista stessa, con le immagini di una scioccante performance in cui alimenta il nastro di una vecchia macchina da scrivere Olivetti con il suo stesso sangue, per scrivere e riscrivere ossessivamente la frase “Ofelia non annega”.
CELEBRAZIONE DI UN'ANTI-EROINA
Al centro di tutto c’è un’Ofelia diversa da quella tramandata dalla tradizione letteraria: non l’adolescente fragile, ma tante donne diverse per colori, fattezze, età. Un’Ofelia che non si perde nei boschi di Danimarca, ma nei taglienti paesaggi laziali: dalle suggestioni industriali del Gazometro di Roma al Centro Rottami di Cisterna di Latina, dalle aride cave di tufo di Riano alla Villa Futuristica della famiglia Perugini a Fregene, passando attraverso un rocambolesco giro panoramico su un bus turistico della capitale.
Un'eroina che alla fine non annega, ma rinuncia al suo destino di donna romantica per essere una “persona normale”.
DICONO DI "OFELIA NON ANNEGA".
“Un film davvero originale, direi unico, nel mescolare performance bellissime con il repertorio del LUCE facendolo sembrare quasi sperimentale…”
(Adriano Aprà)
“A convincere non è solo la sua capacità di aver realizzato un lungometraggio denso di stimoli, ambizioso punto di arrivo, ma di aver saputo esprimere e sintetizzare al meglio il suo universo estetico trovando la giusta cifra espressiva, in bilico tra l’evocazione del passato, la disperata fisicità del presente e il pre-sentimento del futuro.”
(Bruno Di Marino)
“Ci sono cento Ophelie nel film della Fini, ognuna racconta un conflitto, un pezzo di storia, un gioco. Non giocano così infatti le bambine? Con la sottoveste della mamma davanti allo specchio, o le scarpe da grandi col tacco, o il rossetto scarabocchiato sulle labbra. Ophelia deve arrivare alla follia, una follia intesa non come fatto patologico, ma strumento di comprensione della verità.”
(Igor Pulcini - BookCiak Magazine)
Francesca Fini è un’artista interdisciplinare la cui ricerca spazia dalla videoarte al documentario sperimentale, dal teatro alla performance art, dalle arti digitali all’installazione pittorica, inoltrandosi in quel territorio di confine dove le arti visive si ibridano, cercando di proporne una sintesi nuova proprio nel linguaggio performativo contemporaneo. Negli anni ha performato ed esibito il suo lavoro al MACRO di Roma, al Manege Museum di San Pietroburgo, al Schusev State Museum of Architecture di Mosca, alle Tese dell'Arsenale di Venezia, a Toronto per FADO Performance Art Festival, a Chicago per Rapid Pulse Festival, a Belo Horizonte per FAD Festival De Arte Digital, a San Paolo e a Rio per FILE Electronic Language International Festival. Sempre a Venezia ha preso parte alla prima Venice International Performance Art Week, nei suggestivi spazi di Palazzo Bembo, e presentato i suoi video, su invito di Elisabetta Di Sopra e Carlo Montanaro, presso la galleria AplusA, padiglione della Slovenia alla 55° Biennale di Venezia. Nel 2014 è stata selezionata da Bob Wilson per partecipare a cinque settimane di residenza artistica estiva presso il Watermill Center di New York, l’incubatore di arti performative da lui diretto, e successivamente è stata invitata a performare alla Triennale di Milano per un evento del Watermill Center presso l’Illy Art Lab.
Francesca Fini ha presentato il suo lavoro all’Accademia di Belle Arti di Bologna, all’Università di Coimbra, alla RUFA di Roma, al Satyajit Ray Film and Television Institute di Calcutta, alla ESAD University di Caldas da Rainha e al Georgia Institute of Technology di Atlanta, per il Margaret Guthman Musical Instrument Prize.
Ha recentemente realizzato “Ofelia non annega”, un lungometraggio sperimentale, che mescola il linguaggio della performance art a quello dell’archivio storico, comprodotto e distribuito da Istituto Luce Cinecittà, e un performance-based art film a Gerusalemme, prodotto da Musrara Mix Festival.
I suoi video sono distribuiti da Video Out di Vancouver e VIVO Media Art Center.
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