Cristino de Vera. Eremita della pittura
Dal 15 Febbraio 2024 al 04 Maggio 2024
Roma
Luogo: Instituto Cervantes
Indirizzo: Piazza Navona 91
Orari: da martedì a venerdì dalle 14.00 alle 20.00; sabato dalle 10.00 alle 14.00 e dalle 15.00 alle 20.00
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 06 6861871
Sito ufficiale: http://roma.cervantes.es/it/
Cristino de Vera (Santa Cruz de Tenerife, 1931): uno dei grandi pittori spagnoli della seconda metà del Novecento che fino ad oggi aspettava di essere presentato al pubblico italiano. Grazie alla collaborazione dell'Istituto Cervantes di Roma, del Governo delle Isole Canarie, della Fondazione CajaCanarias e della Fondazione Cristino de Vera nata nel 2009 nella meravigliosa città di La Laguna e dedicata alla diffusione della sua opera, viene proposta per la prima volta in Italia una mostra personale dal titolo “Cristino de Vera. Eremita della pittura” a cura di Juan Manuel Bonet, già Direttore del Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía di Madrid, uno dei musei di arte moderna più importanti del mondo. Ospitata dal 15 febbraio al 4 maggio 2024 nella Sala Dalì, bellissima sala espositiva che la Spagna ha nella storica Piazza Navona, l’esposizione presenta una trentina di opere tra oli su tela e disegni provenienti dalle rispettive collezioni della Fondazione CajaCanarias e della Fondazione Cristino de Vera, nonché da quella del Governo delle Isole Canarie. Un’occasione veramente unica per ammirare l’opera di questo “pittore solitario e amico della contemplazione, della meditazione e del silenzio” (J.M. Bonet) nelle cui nature morte, paesaggi, ritratti, riecheggiano rimandi a Morandi e a Zurbarán. L’esposizione sarà inaugurata giovedì 15 febbraio 2024 alle ore 18.00.
La mostra
“Il lettore avrà notato che, nel titolo di questa mostra descrivo Cristino de Vera come un eremita della pittura. Il suo studio di Madrid, in cui la luce del giorno non entra, e su uno scaffale c'è un teschio - presenza non strana quando sappiamo quanto ama dipingere vanitas -, ha qualcosa di simile alla cella di un monaco.” Queste le emblematiche parole di Juan Manuel Bonet, curatore della prima personale italiana di Cristino de Vera, un solitario dell’arte e grande ammiratore di una penisola che visitò per la prima volta nel 1962, dopo aver ottenuto una borsa di studio della Fundación Juan March che gli diede la possibilità di visitare svariati paesi europei. Juan Manuel Bonet ha scelto le opere più emblematiche custodite nella Fundación CajaCanarias, presso il Governo delle Isole Canarie e nella Fundación Cristino de Vera di San Cristóbal de La Laguna.
I due quadri più antichi presenti in mostra sono datati 1957. In Monaco, si percepisce l’impatto di Zurbarán sul pittore allora ventenne. Di Zurbarán l’Artista racconterà a Salvador Jiménez, che nel 1970 lo intervistò per la ABC: “Sono interessato quanto o più interessato di Velázquez. Era più legato alla terra, era più austero e aveva quella nobiltà che possiamo trovare nella poesia di Antonio Machado. I suoi successi nel campo della plastica sono straordinari. Fu il primo ad elevare una mela, una pentola, a categoria. Anche lui viveva umilmente e in lui c'era una teoria completa della luce. Ancora nel 1973, l'enigmatico dipinto intitolato Cena e panni va contemplato come una sorta di refettorio zurbaranesco svuotato delle sue figure, e la stessa cosa avviene, vent'anni dopo, con Tavolo e Oggetti bianchi.”
Pittore della luce e del silenzio, dei “piangenti”, del paesaggio di Castiglia - le sue città, i suoi umili cimiteri circondati da cipressi -, della sua isola natale, il cuore pulsante dell’opera di Cristino de Vera, egli è anche un ritrattista affermato come si può notare dall’effigie che rappresenta il suo collega e amico Antonio Quirós; lo testimoniano le sue nature morte, molte delle quali sono vanitas e in cui, oltre ai crani, è possibile trovare specchi, rose, candele e bicchieri o tazze d’ispirazione certamente morandiana, sebbene questo aspetto si inserisca nella tradizione spagnola tipica in Zurbarán e Luis Fernández, ma anche in Sánchez Cotán o Juan Gris.
Oltre alle tele, la mostra presenta una serie di disegni realizzati con uno spirito fortemente geometrico e con l’inconfondibile linea sottile cristiniana.
La natura morta costituisce l'asse centrale nell'opera di Cristino de Vera, che si riempie di semplicità, umiltà e misticismo: tazze vuote, cestini, bottiglie, candele, specchi. “Su tavole generalmente con tovaglie di lino, oltre ai teschi, ci sono cesti e canestri con pani o con limoni o con rose e altri fiori, brocche, piatti con uova, ciotole, specchi, tovaglie, violini, candele in un'ossessiva danza geometrizzante, e qualche uccellino, e un orologio a pendolo, e una tavolozza, e una maschera tra Solanesque ed Ensorian. Con insistenza si ripete il motivo della coppa o del vaso. Motivi d'origine, sì, Morandiana, anche se in questo campo è chiaro che il nativo di Tenerife si inserisce in una tradizione spagnola, che è quella di Francisco de Zurbarán - e di suo figlio Juan, anche lui ottimo artista di nature morte” (J.M. Bonet). Nessuna delle nature morte cubiste, con un tocco più picassiano che grisiano, che Cristino de Vera dipinse nel 1954, all'inizio della sua carriera, appare in questa mostra. Quelle in mostra appartengono tutte alla zona matura della sua produzione, nella quale prende piede il suo inconfondibile stile cupo e delicato - con pennellate sempre leggere, seppur mai lontane dall'asprezza dei primitivi -, la ricerca di armonie in cui predominano i grigi Velazquez, i bianchi e i rosa Zurbaranesque.
Cristino de Vera è un pittore del paesaggio di Castiglia: le sue città, come Ávila o Toledo, sono così identificate da lui con il suo ammirato El Greco, i suoi paesi, il monastero di San Lorenzo de El Escorial, i suoi umili cimiteri circondati da cipressi alberi, fratelli di quelli toscani o di San Michele. Visioni notturne cristalline, in cui sul profilo delle vette - a volte, quello del Teide -, brillano le luci delle città del Sud, facendo a gara con il luccichio delle stelle, simile a quello ammirato in Van Gogh. D’altra parte la figura umana - donne, Cristi, santi e monaci - è sempre stata presente nell'opera di Cristino de Vera, seppur sottoposta, nel corso degli anni, ad un processo di sintesi plastica e purificazione cromatica. L'austerità della gamma cromatica utilizzata - bianco, nero avorio, ocra, giallo cadmio, blu oltremare, carminio garanza e verde smeraldo - e le diverse gradazioni tra i toni trasmettono la sua volontà di instaurare un dialogo con le pietre medievali.
I disegni sereni di Cristino de Vera, la maggior parte disegnati con una penna con inchiostro cinese, catturano l'essenza della sua saggezza; ripetono, con lievi variazioni, temi e motivi presenti fin dall'inizio della sua carriera professionale: donne, teschi, specchi, coppe, croci, fiori e candele. A volte emergono come entità portanti e misteriose in primi piani, in altre occasioni Cristino de Vera li associa e li racconta, posizionandoli strategicamente su un tavolo allungato, uno scaffale o un pavimento da dove sembrano levitare e risplendere della diafana luce spirituale dell'artista.
Nell’opera di Cristino de Vera c'è una raffinatezza nel modo di usare la luce e il colore, un'evoluzione spirituale che tende inevitabilmente all'intimità. “Vorrei nel mio lavoro che tutto avesse un'aria poeticamente calma, che sembri che l'effimero si fermi, che l'angoscia fugga e il silenzio della pace avvolga tutto, che la morte stessa sia chiara e diafana come una melodia silenziosa dove tutto è armonioso” (C. de Vera).
Cristino de Vera nasce a Santa Cruz de Tenerife il 15 dicembre 1931. Inizia gli studi nel 1944 presso la Scuola Nautica di Santa Cruz de Tenerife, che lascia due anni dopo per entrare nella Scuola di Arti e Mestieri di Santa Cruz de Tenerife. Nel 1951 si trasferisce a Madrid, dove vive e dove ha maturato la maggior parte del suo lavoro. Nel 1960 riceve il Premio della Fondazione Juan March e due anni dopo la stessa Fondazione gli assegna una borsa di studio per viaggiare in Francia, Italia, Belgio e Olanda. Dopo aver terminato il tour in Europa, scrive un libro di memorie di viaggio che raccoglie in seguito nell’opera The Word on the Canvas, pubblicata nel 2006.
Nel 1961 partecipa alla Seconda Biennale di Parigi e l'anno successivo alla Biennale di Venezia, mostra per la quale realizza diverse opere che in seguito distrugge lui stesso. Nel 1965 partecipa alla Fiera di New York. Negli anni Settanta realizza numerose mostre, tra cui la prima antologica dell’artista nelle Isole Canarie, allestita presso la Sala de Arte y Cultura de la Caja General de Ahorros de Canarias a San Cristóbal de La Laguna e presso il Museo Municipal de Bellas Artes a Santa Cruz de Tenerife, oltre a numerosi viaggi in tutto il mondo. Nel 1971 la rivista Fablas pubblica una importante monografia su Cristino de Vera. Nel 1973, la Direzione Generale delle Belle Arti di Madrid pubblica Cristino de Vera di Joaquín de la Puente, e due anni dopo pubblica Cristino de Vera di Antonio Manuel Campoy, edito dall'Ibérico Europea de Ediciones di Madrid. Nello stesso anno, il documentario Cristino de Vera di Juan Gabriel Tharrats viene proiettato ai Festival di Barcellona e Bilbao nella categoria Spanish Artists of Today. Il 15 febbraio 1985 viene presentato a Las Palmas de Gran Canaria Autobiografía, un libro di memorie di Cristino de Vera, con un prologo di Lázaro Santana.
Cristino de Vera ha donato gran parte delle sue opere al Governo delle Isole Canarie. Nel marzo del 1996 il Museo Reina Sofía di Madrid ha esposto un centinaio di suoi disegni. Nel 1996 è stato insignito con il Distintivo d'Oro del Comune di Granadilla, Tenerife. Nel 1998 ha ricevuto il Premio Nazionale per le Arti Plastiche, assegnato dal Ministero dell'Istruzione e della Cultura,“per la sua carriera artistica e il suo contributo all'arte spagnola”. Nell'aprile 2005 sono state esposte per la prima volta le quindici tele che l'artista ha donato all'IVAM di Valencia. Un mese dopo è stato insignito del Premio delle Isole Canarie per le Belle Arti e l'Interpretazione ed è entrato a far parte dell'Accademia Reale di Belle Arti delle Canarie di San Miguel Arcángel come accademico onorario.
La Fundación Cristino de Vera-Espacio Cultural CajaCanarias
Nel luglio 2009 è stata inaugurata a San Cristóbal de La Laguna la Fundación Cristino de Vera-Espacio Cultural CajaCanarias. “Tutto questo mi entusiasma, soprattutto per il gusto di condividere, in modo che anche altri possano godere del mio lavoro, che non sia nascosto in collezioni private o in studio. Offrire agli altri, questo è l'obiettivo [...] Soprattutto, deve essere inteso come un luogo vivo, fatto per l'incontro”. Queste le parole dello stesso Artista che ben sottolineano l’obiettivo della Fondazione, privata senza scopo di lucro di natura culturale, educativa, scientifica e artistica: accogliere l'opera donata da Don Cristino de Vera, al fine di fondare la sua Casa Museo, volta a promuovere, nel senso più ampio del termine, attività in tutti quei campi e soggetti che contribuiscano ad accrescere e consolidare la conoscenza dell'opera, del pensiero, dell'azione e della biografia di Cristino de Vera.
Nella sede della Fundación Cristino de Vera-Espacio Cultural CajaCanarias, situata in Calle San Agustín, 18, San Cristóbal de La Laguna, sono esposte in modo permanente le opere dell’artista la cui narrativa cambia annualmente. Lo spazio dispone anche di una sala per esposizioni temporanee, di una sala per assemblee in cui si tengono eventi culturali di ogni tipo, di una biblioteca e di un centro di documentazione il cui scopo è promuovere l’accesso allo studio e alla ricerca dell’opera di Cristino de Vera.
Inaugurazione: giovedì 15 febbraio ore 18.00
La mostra
“Il lettore avrà notato che, nel titolo di questa mostra descrivo Cristino de Vera come un eremita della pittura. Il suo studio di Madrid, in cui la luce del giorno non entra, e su uno scaffale c'è un teschio - presenza non strana quando sappiamo quanto ama dipingere vanitas -, ha qualcosa di simile alla cella di un monaco.” Queste le emblematiche parole di Juan Manuel Bonet, curatore della prima personale italiana di Cristino de Vera, un solitario dell’arte e grande ammiratore di una penisola che visitò per la prima volta nel 1962, dopo aver ottenuto una borsa di studio della Fundación Juan March che gli diede la possibilità di visitare svariati paesi europei. Juan Manuel Bonet ha scelto le opere più emblematiche custodite nella Fundación CajaCanarias, presso il Governo delle Isole Canarie e nella Fundación Cristino de Vera di San Cristóbal de La Laguna.
I due quadri più antichi presenti in mostra sono datati 1957. In Monaco, si percepisce l’impatto di Zurbarán sul pittore allora ventenne. Di Zurbarán l’Artista racconterà a Salvador Jiménez, che nel 1970 lo intervistò per la ABC: “Sono interessato quanto o più interessato di Velázquez. Era più legato alla terra, era più austero e aveva quella nobiltà che possiamo trovare nella poesia di Antonio Machado. I suoi successi nel campo della plastica sono straordinari. Fu il primo ad elevare una mela, una pentola, a categoria. Anche lui viveva umilmente e in lui c'era una teoria completa della luce. Ancora nel 1973, l'enigmatico dipinto intitolato Cena e panni va contemplato come una sorta di refettorio zurbaranesco svuotato delle sue figure, e la stessa cosa avviene, vent'anni dopo, con Tavolo e Oggetti bianchi.”
Pittore della luce e del silenzio, dei “piangenti”, del paesaggio di Castiglia - le sue città, i suoi umili cimiteri circondati da cipressi -, della sua isola natale, il cuore pulsante dell’opera di Cristino de Vera, egli è anche un ritrattista affermato come si può notare dall’effigie che rappresenta il suo collega e amico Antonio Quirós; lo testimoniano le sue nature morte, molte delle quali sono vanitas e in cui, oltre ai crani, è possibile trovare specchi, rose, candele e bicchieri o tazze d’ispirazione certamente morandiana, sebbene questo aspetto si inserisca nella tradizione spagnola tipica in Zurbarán e Luis Fernández, ma anche in Sánchez Cotán o Juan Gris.
Oltre alle tele, la mostra presenta una serie di disegni realizzati con uno spirito fortemente geometrico e con l’inconfondibile linea sottile cristiniana.
La natura morta costituisce l'asse centrale nell'opera di Cristino de Vera, che si riempie di semplicità, umiltà e misticismo: tazze vuote, cestini, bottiglie, candele, specchi. “Su tavole generalmente con tovaglie di lino, oltre ai teschi, ci sono cesti e canestri con pani o con limoni o con rose e altri fiori, brocche, piatti con uova, ciotole, specchi, tovaglie, violini, candele in un'ossessiva danza geometrizzante, e qualche uccellino, e un orologio a pendolo, e una tavolozza, e una maschera tra Solanesque ed Ensorian. Con insistenza si ripete il motivo della coppa o del vaso. Motivi d'origine, sì, Morandiana, anche se in questo campo è chiaro che il nativo di Tenerife si inserisce in una tradizione spagnola, che è quella di Francisco de Zurbarán - e di suo figlio Juan, anche lui ottimo artista di nature morte” (J.M. Bonet). Nessuna delle nature morte cubiste, con un tocco più picassiano che grisiano, che Cristino de Vera dipinse nel 1954, all'inizio della sua carriera, appare in questa mostra. Quelle in mostra appartengono tutte alla zona matura della sua produzione, nella quale prende piede il suo inconfondibile stile cupo e delicato - con pennellate sempre leggere, seppur mai lontane dall'asprezza dei primitivi -, la ricerca di armonie in cui predominano i grigi Velazquez, i bianchi e i rosa Zurbaranesque.
Cristino de Vera è un pittore del paesaggio di Castiglia: le sue città, come Ávila o Toledo, sono così identificate da lui con il suo ammirato El Greco, i suoi paesi, il monastero di San Lorenzo de El Escorial, i suoi umili cimiteri circondati da cipressi alberi, fratelli di quelli toscani o di San Michele. Visioni notturne cristalline, in cui sul profilo delle vette - a volte, quello del Teide -, brillano le luci delle città del Sud, facendo a gara con il luccichio delle stelle, simile a quello ammirato in Van Gogh. D’altra parte la figura umana - donne, Cristi, santi e monaci - è sempre stata presente nell'opera di Cristino de Vera, seppur sottoposta, nel corso degli anni, ad un processo di sintesi plastica e purificazione cromatica. L'austerità della gamma cromatica utilizzata - bianco, nero avorio, ocra, giallo cadmio, blu oltremare, carminio garanza e verde smeraldo - e le diverse gradazioni tra i toni trasmettono la sua volontà di instaurare un dialogo con le pietre medievali.
I disegni sereni di Cristino de Vera, la maggior parte disegnati con una penna con inchiostro cinese, catturano l'essenza della sua saggezza; ripetono, con lievi variazioni, temi e motivi presenti fin dall'inizio della sua carriera professionale: donne, teschi, specchi, coppe, croci, fiori e candele. A volte emergono come entità portanti e misteriose in primi piani, in altre occasioni Cristino de Vera li associa e li racconta, posizionandoli strategicamente su un tavolo allungato, uno scaffale o un pavimento da dove sembrano levitare e risplendere della diafana luce spirituale dell'artista.
Nell’opera di Cristino de Vera c'è una raffinatezza nel modo di usare la luce e il colore, un'evoluzione spirituale che tende inevitabilmente all'intimità. “Vorrei nel mio lavoro che tutto avesse un'aria poeticamente calma, che sembri che l'effimero si fermi, che l'angoscia fugga e il silenzio della pace avvolga tutto, che la morte stessa sia chiara e diafana come una melodia silenziosa dove tutto è armonioso” (C. de Vera).
Cristino de Vera nasce a Santa Cruz de Tenerife il 15 dicembre 1931. Inizia gli studi nel 1944 presso la Scuola Nautica di Santa Cruz de Tenerife, che lascia due anni dopo per entrare nella Scuola di Arti e Mestieri di Santa Cruz de Tenerife. Nel 1951 si trasferisce a Madrid, dove vive e dove ha maturato la maggior parte del suo lavoro. Nel 1960 riceve il Premio della Fondazione Juan March e due anni dopo la stessa Fondazione gli assegna una borsa di studio per viaggiare in Francia, Italia, Belgio e Olanda. Dopo aver terminato il tour in Europa, scrive un libro di memorie di viaggio che raccoglie in seguito nell’opera The Word on the Canvas, pubblicata nel 2006.
Nel 1961 partecipa alla Seconda Biennale di Parigi e l'anno successivo alla Biennale di Venezia, mostra per la quale realizza diverse opere che in seguito distrugge lui stesso. Nel 1965 partecipa alla Fiera di New York. Negli anni Settanta realizza numerose mostre, tra cui la prima antologica dell’artista nelle Isole Canarie, allestita presso la Sala de Arte y Cultura de la Caja General de Ahorros de Canarias a San Cristóbal de La Laguna e presso il Museo Municipal de Bellas Artes a Santa Cruz de Tenerife, oltre a numerosi viaggi in tutto il mondo. Nel 1971 la rivista Fablas pubblica una importante monografia su Cristino de Vera. Nel 1973, la Direzione Generale delle Belle Arti di Madrid pubblica Cristino de Vera di Joaquín de la Puente, e due anni dopo pubblica Cristino de Vera di Antonio Manuel Campoy, edito dall'Ibérico Europea de Ediciones di Madrid. Nello stesso anno, il documentario Cristino de Vera di Juan Gabriel Tharrats viene proiettato ai Festival di Barcellona e Bilbao nella categoria Spanish Artists of Today. Il 15 febbraio 1985 viene presentato a Las Palmas de Gran Canaria Autobiografía, un libro di memorie di Cristino de Vera, con un prologo di Lázaro Santana.
Cristino de Vera ha donato gran parte delle sue opere al Governo delle Isole Canarie. Nel marzo del 1996 il Museo Reina Sofía di Madrid ha esposto un centinaio di suoi disegni. Nel 1996 è stato insignito con il Distintivo d'Oro del Comune di Granadilla, Tenerife. Nel 1998 ha ricevuto il Premio Nazionale per le Arti Plastiche, assegnato dal Ministero dell'Istruzione e della Cultura,“per la sua carriera artistica e il suo contributo all'arte spagnola”. Nell'aprile 2005 sono state esposte per la prima volta le quindici tele che l'artista ha donato all'IVAM di Valencia. Un mese dopo è stato insignito del Premio delle Isole Canarie per le Belle Arti e l'Interpretazione ed è entrato a far parte dell'Accademia Reale di Belle Arti delle Canarie di San Miguel Arcángel come accademico onorario.
La Fundación Cristino de Vera-Espacio Cultural CajaCanarias
Nel luglio 2009 è stata inaugurata a San Cristóbal de La Laguna la Fundación Cristino de Vera-Espacio Cultural CajaCanarias. “Tutto questo mi entusiasma, soprattutto per il gusto di condividere, in modo che anche altri possano godere del mio lavoro, che non sia nascosto in collezioni private o in studio. Offrire agli altri, questo è l'obiettivo [...] Soprattutto, deve essere inteso come un luogo vivo, fatto per l'incontro”. Queste le parole dello stesso Artista che ben sottolineano l’obiettivo della Fondazione, privata senza scopo di lucro di natura culturale, educativa, scientifica e artistica: accogliere l'opera donata da Don Cristino de Vera, al fine di fondare la sua Casa Museo, volta a promuovere, nel senso più ampio del termine, attività in tutti quei campi e soggetti che contribuiscano ad accrescere e consolidare la conoscenza dell'opera, del pensiero, dell'azione e della biografia di Cristino de Vera.
Nella sede della Fundación Cristino de Vera-Espacio Cultural CajaCanarias, situata in Calle San Agustín, 18, San Cristóbal de La Laguna, sono esposte in modo permanente le opere dell’artista la cui narrativa cambia annualmente. Lo spazio dispone anche di una sala per esposizioni temporanee, di una sala per assemblee in cui si tengono eventi culturali di ogni tipo, di una biblioteca e di un centro di documentazione il cui scopo è promuovere l’accesso allo studio e alla ricerca dell’opera di Cristino de Vera.
Inaugurazione: giovedì 15 febbraio ore 18.00
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